PREGHIERE E DEVOZIONI MARIANE
E’ la più antica preghiera mariana che si conosca. Il
testo originario risale al III secolo, ed è stato rinvenuto su un papiro in
Egitto.
Il tono della preghiera sembra indicare un tempo di
persecuzione (Valeriano-Decio). In tanta necessità, il cristiano cerca scampo
rifugiandosi sotto la protezione della ss.Vergine.
Dalla patria d’origine, l’Egitto, si è diffusa attraverso
i due riti principali: il bizantino e il romano.
La formula romana si trova nell’Antifonario di Compiègne
(sec. IX-X) tra le antifone in Evangelio (serie di antifone che si
intercalavano nei diversi versetti del Benedictus) per le feste dell’Assunzione
(PL 78,799).
La Salve Regina
dovette essere accolta, appena composta, come antifona “ad canticum”
(Magnificat o Benedictus) o come canto professionale. Negli statuti di Pietro
il Venerabile, abate di Cluny, redatti ca. il 1135, la si prescrive infatti per
la processione solita a farsi nella festa dell’Assunta e nel recarsi della
comunità alla Chiesa di s. Maria (Statua Congr. Cluniacensis, 76: PL 189,1048).
I cistercensi,
fin dalla metà del sec. XII, l’usarono come antifona, al Magnificat ed al
Benedictus, per le quattro feste maggiori della Vergine; dal 1218 ne praticarono
la recita quotidiana e nel 1251 l’adottarono come canto di compieta. Però i
domenicani la cantavano regolarmente dopo compieta a Bologna, verso il 1230,
per disposizione del generale b. Giordano di Sassonia, e poi in tutto l’Ordine
(capitolo gen. di Limoges, 1250).
I francescani
l’adottarono, insieme alle altre antifone mariane, verso il 1249. Secondo le
Rubricae novae, messe in luce da Giovanni Mercati (Rass. Greg. 2 [1903], coll. 436-40), la consuetudine francescana
fu introdotta nel Breviario romano nel 1350 da papa Clemente VI.
L’Ave Maria,
conosciuta nel Medio Evo sotto il nome di salutazione angelica, ha visto secoli
di gestazione, dal VI al XVI. Il popolo cominciò a far propria la salutazione
angelica sulla fine del secolo XII ad opera di prescrizioni vescovili. Il
Vescovo di Parigi, Odone de Soliac, nel Sinodo del 1198, raccomandava: “Exhortetur populum semper presbyter ad
dicendam orationem dominicam, et Credo in Deum, et salutationem Beatae Virginis”.
Nel secolo XII, concili di ogni nazione esortano alla
recita della salutazione. E’ in concomitanza a queste prescrizioni che, nel
secolo XII, incominciò l’uso di recitare, su grani infilati in cordoni, le Ave
Maria, dando origine ai primi rosari. Il rosario poi contribuì a rendere l’Ave
Maria una delle preghiere più recitate.
La preghiera dell’Angelus Domini scaturisce dalla
devozione al mistero dell’Incarnazione del Verbo nel seno di Maria ed ha la sua
gestazione storica fin dal più antico Medioevo
Nell’antico Medioevo, al momento del suono della campana
del ‘coprifuoco’, si usava fare una genuflessione in ricordo dell’Incarnazione
pronunciando le parole: “Verbum caro
factum est”. Nel basso Medioevo e anche prima si introdusse nei monasteri
l’usanza di un ossequio alla Vergine fatta dopo compieta, all’imbrunire. Questo
ossequio era generalmente il canto di un’antifona mariana. In questo contesto
si inserì, con una forza originale che proveniva dalla Terrasanta, una
elaborazione francescana della pratica di salutare la Vergine, verso il
tramonto, con apposite preghiere che rievocavano l’annuncio dell’Angelo e il
mistero dell’Incarnazione.
Questa pratica si consolidò quando nel 1349 i francescani
ebbero a custodire il luogo dell’Incarnazione a Nazaret; si estese poi anche
nei conventi italiani con l’appoggio zelante di s. Bonaventura.
Nel capitolo generale di Pisa, dei francescani, vennero
fatti statuti affinché nella predicazione al popolo venissero esortati i fedeli
a salutare la Beata Vergine Maria al suono di compieta.
Nel capitolo provinciale di Padova del 1295 si stabilì che
in ogni convento si suonasse tre volte a breve intervallo la campana mentre i
religiosi in ginocchio salutavano la Vergine santissima per tre volte.
Nel secolo successivo la cosa venne estesa anche al
mattino e a mezzogiorno.
Giovanni XXII (1334) convalidò per la Chiesa l’uso di
recitare tre Ave Maria al suono delle campane nell’ora del tramonto e al
mattino. Callisto III (1458), introducendo il suono delle campane a mezzogiorno,
estese a quell’ora la recita della salutazione. L’ossequio mariano, che era
stato promosso dal contatto vivo con la Terrasanta, trovò poi, dal secolo XVII,
la sua formulazione attuale e la sua affermazione universale.
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