Orme di
Laetoli
Laetoli si trova a circa 45 km. a sud di Olduvai (Tanzania). Vicino a Laetoli si trova il Sadiman, un vulcano oggi spento, ma attorno ai 4 milioni di anni fa attivo. In un'eruzione emise una nube di cenere composta di carbonatite, che si depositò nel territorio circostante con uno strato di circa 1,5 cm. Seguì a quello sbuffo di cenere un momento di pioggia che impregnò la cenere. Lo strato formatosi cominciò a ricevere e trattenere orme. Poi subentrò il sole e lo strato con le impronte si solidificò. Prima che tornasse la pioggia il Sadiman emise un'altra nube di ceneri che si depositarono sul primo strato indurito, coprendo le orme e sigillandole. Tutto ciò si ripeté più volte nel probabile arco di un mese, risultando alla fine uno strato di tufo vulcanico di circa 20 cm. Per erosione di un fiumiciattolo, lo strato tufaceo venne alla luce, cosicché nel 1977 si rinvennero le famosissime "orme di Laetoli". Tim White, presente al rinvenimento, disse ("Lucy, le origini dell'umanità", D. Johanson, M.Edey, Oscar Mondadori, 1981, pag 243): "Sia chiaro. Sono orme come quelle di un essere umano moderno. Se ce ne fosse una su una qualsiasi spiaggia, oggi, e si chiedesse a un bambino di quattro anni di cosa si tratti, quel bimbo direbbe subito che si tratta di orme lasciate da qualcuno che camminava. Non le troverebbe differenti da altre centinaia di orme. La morfologia esterna è la stessa: tallone moderno ben formato, arcata ben sostenuta, polpastrelli delle dita. L'alluce sta bene allineato, non sporge di lato, come l'alluce di una scimmia antropomorfa, o come l'alluce in tanti disegni di autralopitecini che si possono vedere riprodotti nei libri". Sono più di 50 orme, che si estendono per più di 23 metri. Sono prodotte da due individui: uno grande-adulto e uno piccolo ("Lucy, le origini dell'umanità", pag. 240-241). Le orme sono datate a 3/3,5 milioni di anni fa e sono perfettamente umane e pure la camminata è perfettamente eretta. I due camminano in parallelo. L’adulto raccorcia la lunghezza del suo passo - circa 48 cm. - e il piccolo lo allunga.
A partire dagli anni 90 si è imposta l'idea che fossero di un
Australopithecus afarensis, ma oggettivamente il piede di Afarensis non soddisfa affatto il confronto con le orme ritrovate. L'identificazione, non discutibile, delle orme di Laetoli la si ha dalla loro forma, e questa è pienamente umana, anche quanto le dimensioni, con tanto di arco sottoplantare;
minime differenziazioni che sono state notate rispetto al nostro
tipo standard di piede, non sono affatto sostanziali. La rilevazione delle orme non è stata facile e diverse, per questo motivo, sono state compromesse ("Lucy, le origini dell'umanità", pag. 242). Le foto a disposizione rivelano che alcune orme hanno avuto torsioni di slittamento dovuto alla fanghiglia, altre sono meno nitide nei dettagli, ma non poche orme rivelano senza fatica la presenza di
piedi nostri.
Nell’estate del 2015 un gruppo di ricercatori provenienti da diverse università italiane e dall’Università di Dar es Salaam (Tanzania) ha effettuato, nelle adiacenze del sito del primo rinvenimento, una serie di 62 pozzetti di sondaggio. In tre di questi (L 8 [foto
seguenti]; M 9; Tp 2) sono state rinvenute, nel medesimo piano paleosuperficiale del rinvenimento del 1977, alla distanza di circa 150 m. dallo stesso, le orme di due nuovi individui. Le nuove orme si presentano combacianti con quelle del 1977.
Gli utensili del sito Lomerwi3 (lago Turkana, Kenia)
E’ importantissimo il recente ritrovamento (2015), nel sito Lomerwi 3 sul lago Turkana in Kenya, effettuato da ricercatori della Stony Brook University di New York in concordanza con il Turkana Basin Insitute, di utensili datati a 3,3 milioni di anni fa.
La data a 3,3 milioni di anni fa pone gli utensili a 800/700.000 mila anni prima di quelli ritrovati nel triangolo di Afar, zona di Hadar. L’industria utensile di Hadar (2,6/2,5 milioni di anni fa) è di qualità migliore di quella dell’area Olduviana (1,9/2 milioni di anni fa) connessa con Homo habilis.
Tutte queste industrie sono frutto di Homo, dell’uomo. Presso i reperti australopitecini non sono stati mai ritrovati utensili, per quanto si siano ricercati.
Gli utensili (oltre una ventina) del sito Lomekwi 3 del lago Turkana sono pietre scheggiate (coltelli) e incudini staccati dalla roccia madre.
La data di 3,3 milioni di anni dell’industria di Lomekwi è concomitante a quella delle orme di Laetoli. L’utensile di Lomerwi 3 è a scheggia bifacciale (copping tool), evoluta rispetto alla lavorazione su di una sola faccia (choppers) ed è riconducibile all’industria Olvudiana, i cui primi rinvenimenti sono datati a 2,6/-2,5 milioni di anni fa. L’industria Olduviana (choppers e chopping tool) è documentata ampiamente in Europa a 2-1,5 milioni di anni fa, ed è attribuibile a Homo erectus che la usò, producendo però anche lavorazioni migliori.
Al livello Olvudiano seguono più perfezionate l’industria Chelleana, Acheuleana (paleolitico inferiore), Musteriana (paleolitico medio), ecc.
Bufale smascherate
Una bufala buia, perché
coinvolge una rivista (“Smithsonian Magazine”, luglio 1992) come
pure Jerry Mc Donald, autore di diversi ritrovamenti di orme fossili
di animali negli strati d'argilla del Permiano nel New Mexico. La bufala
presenta un'orma dalle sembianze umane impressa su di una lastra di
fanghiglia che viene detta risalente al Permiano, cioè a 290-248 milioni
di anni fa, quando la terra non era ancora divisa in continenti. L'orma
sarebbe stata ritrovata da Jerry Mc Donald nel 1978, insieme a tante
altre impronte di animali proprie del Permiano. Jerry Mc Donald è un
paleontologo per passione perché i suoi studi si sono svolti nell’ambito
della sociologia. Ha lavorato nelle sue ricerche praticamente da solo,
senza l'appoggio di una organizzata equipe di esperti, sulle forme di
vita del Permiano.
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Questa è invece la realtà:
1)
La lastra non è corredata da nessuna datazione geologica ed è stata
messa in circolazione nel 1929 (Joe Taylor, “Fossil Facts and
Fantasies”, Christian Book Distributor, 1999) e non a partire dal
1978. La foto della lastra con la presunta impronta di un piede umano è
stata divulgata anni fa dal creazionista Dr. Don R. Patton. Questi non
ha mai allegato alla sua asserzione uno studio geologico della lastra e
sulle circostanze del ritrovamento, e lo doveva dal momento che ha
fatto studi di geologia e archeologia.
2)
Nell'articolo della rivista “Smithsonian Magazine” il giornalista
fa una narrazione agile e anche pittoresca di Jerry Mc Donald in azione
tra gli strati di argilla del Permiano, stupendosi delle impronte grandi
e assomiglianti ad una grande mano d'uomo (leggi zampa di un rettile a
quattro zampe proprio del Permiano). L'articolo non nasconde proprio
niente e se parla di problematica introdotta dai ritrovamenti di Mc
Donald lo fa per dire che essi avrebbero avuto una incidenza sulle
ricerche del Permiano.
3)
Jerry Mc. Donald mai ha parlato di impronta umana da lui ritrovata, ma
di animali e vegetali, e neppure lo ha scritto (1994). In seguito due
paleontologi (1995) hanno dato un'informazione dettagliata dei
ritrovamenti di Jerry Mc Donald e non c'è riferimento alla presunta
impronta umana.
4)
La solitaria impronta - non esiste una pista (track) - sulla lastra
appare subito come un'impronta non collocabile dentro una stratigrafia
ma come fatta in uno strato di superficie, contrariamente da quanto
detto dalla divulgazione. Le dita si presentano ben fatte ma non con
orientamento naturale. Il tallone manca della classica curvatura. I
rilievi di fango attorno all'orma non appaiono legati allo spostamento
della melma causato dall'impronta ma alla situazione della lastra. C'è
poi un forte rilievo a sinistra del tallone che dovrebbe esserci anche a
destra. La conclusione è che ci si trova di fronte ad una "bufala".
5)
La divulgazione della foto non ha nessuna indicazione dimensionale, che
si poteva ottenere mettendo accanto un righello, ma forse questo era far
vedere troppo. Comunque, considerando in via ipotetica che un dito
dell'impronta, comparandolo con uno umano, sia largo 1cm ne risulta che
l'alluce è di 2 cm. Prendendo l'alluce come unità di misura risulta un
piede largo 7 cm, con una lunghezza di 18 cm. Chiaramente è un piede
stretto e proporzionalmente più lungo rispetto a quello umano, sia
maschile che femminile.
Non si dica che è il piede di un australopithecus, perché questi sono
esistiti alla fine del miocene e nel pliocene, quindi a circa 6-1,2
milioni di anni fa. Inoltre il piede degli australopitechi aveva dite
piuttosto lunghe e arcuate, e pur avendo la volta plantare, la parte
interna del piede non aveva la concavità.
Comunque i gruppi
creazionisti più numerosi e importanti (questi gruppi sono un fenomeno
americano; qualche piccolo gruppo è purtroppo di carattere settario) non hanno seguito il Dr. Don R. Patton, che, impensabilmente
per lui, ha invece dato alimento al dilagante “misterismo”, che si
propone di rendere misterica la realtà vulnerando così l'esercizio della
ragione. Don R. Patton, che appartiene ad un piccolo gruppo
creazionista, non ha reso così nessun servizio al creazionismo avallando
una bufala.
Cf. http://paleo.cc/paluxy/zapata.htm
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Altra bufala è l'impronta
datata a 15 milioni di anni fa in Bolivia. Lo scopritore è Freddy Ace,
non nuovo a confezionare bufale. Si tratta di una solitaria impronta su
roccia del miocene. La lunghezza dell'impronta è di 29,5 cm. La notizia
è stata data in una conferenza stampa del Ministero degli Esteri della
Bolivia; dunque non in una Università o in un convegno di scienziati.
Solo la stampa boliviana e spagnola e italiana nel giugno del 2008 (Corriere.it
e Stampa.it) hanno riportato la notizia, il resto del mondo ha fiutato
subito la bufala.
L'impronta secondo la
cultura locale è quella di un loro antenato e viene chiamata “La
pisada del inka”. L'esame dell'impronta ha messo subito in evidenza
che questa è stata scavata nella roccia e perciò non è
un'impronta, ma un artefatto dell'uomo.
Cf. http://progettogalileo.wordpress.com/category/bufala-del-mese/
Ma ci sono pure le
interpretazioni sulle statuette fittili ritrovate nel 1945 in scavi
archeologici dell'area messicana Acambaro (circa 2500 anni fa) che
secondo alcuni ritraggono i dinosauri che, quindi, sarebbero stati
contemporanei agli uomini. Facile smentire questa gratuita asserzione,
bastando dire che l'Iguana - può raggiungere la lunghezza di due metri e
mezzo -, il geco leopardo, la lucertola, fornivano modello più che sufficiente per l'estrosità di tali
piccole statuette, rappresentative di qualche divinità. Ad esempio Itzamna, divinità Maya, che significa letteralmente: “casa
dell'iguana”, cioè protettore dell’iguana o della lucertola.
Cf. http://it.wikipedia.org/wiki/Statuette_di_Acambaro
Qualche gruppo
creazionista vuole vedere delle orme umane accanto a quelle di dinosauri
(vissuti nel mesozoico: 225-136 milioni di anni fa) sono delle pure
fantasie di lettura di casuali e vaghi disegni creatisi nelle melme,
per successivi dilavamenti, depositi, riempimenti, presenza di parti
petrose, e di orme di animali. In America gli uomini ci sono arrivati
attraverso lo stretto di Bering, circa 40.000 anni fa, come lo studio
delle migrazioni e della paleoantropologia attesta con forza
documentale.
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Basti guardare una foto
esibita da un sito creazionista per rendersene conto. L'impronta del
presunto uomo (29,5 cm di lunghezza) nasce solo dall'utilizzo delle
varietà formali presenti nella fanghiglia, sulle quale si è disteso del
colore per dare corpo alla forma voluta, e se ben si guarda si potrebbe
segnare in nero anche un altro dito accanto all'alluce, e altri farli
più lunghi e anche lateralmente curvi. Si noti che non si ha nessuna
concavità di piede, mentre non è così per l'orma del dinosauro.
Nessun gruppo creazionista
di valore ha accettato la contemporaneità dell'uomo con i dinosauri,
distinguendo bene tra orma e orma.
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