L’anima
nel restare in Maria e nell’operare con Maria vive il mistero
dell’adombramento, che incarna misticamente Cristo il lei, trasformandola in
Lui; e il fatto che l’accesso intimo al Padre, compiuto in Cristo per l’azione
dello Spirito Santo, vuole ancora:
“La
castissima, la purissima, l’immacolata”, poiché Ella è la perfetta Sposa
di Cristo” (D IV,627).
Maria
tiene l’anima unita a sé per farla, in lei, sposa del Verbo incarnato.
Ella,
avendo l’anima unita a sé, fa meritare all’anima, per mezzo dei suoi meriti,
l’azione piena dello Spirito Santo, orientandola così all’intimità con Dio uno
e trino. Maria a questo livello ha ancora l’anima unita a sé, essendo Ella la
perfetta Figlia dell’Eterno Padre, la perfetta Sposa del Verbo, la perfetta
Discepola dello Spirito Santo; così l’adorazione alla Trinità l’anima la compie
con Lei, e viene avvalorata da Lei.
“In
quel mentre io ti feci riposare nel mio seno, avesti l’unione con l’anima mia,
e da essa fosti come di volo portata avanti a Dio. Ella con sé consegnò te a Dio e Dio accettò l’offerta…il divino
volere (è l’azione dello Spirito Santo) operava e cooperava in te con te, e tu cooperavi mediante la stessa anima
mia, la quale teneva te unita a sé ed ella per te con te operava e cooperava…io
ti feci fare l’adorazione alla SS.ma Trinità. La feci io con te per te”. (D
IV,654, 901).
La
stessa totale presenza di Maria la si vede nella Comunione dove Cristo dona,
nell’azione dello Spirito Santo, un’intima unione dell’anima con Maria, e nello
stesso tempo le dona l’iniziativa del medesimo Spirito rivolta a trasformare in
Lui l’anima unita a Maria, che, trasformata in Lui, accede al Padre, e quindi
alla Trinità.
“Figlia,
con il cuore del mio cuore questa mattina ti accosterai alla S. Comunione, ei n
quel punto vi sarà l’unione dei tre cuori (quello di Gesù, di Veronica, di
Maria).. Ricordati che nell’atto della Comunione rimanesti subito in unione, e
in essa Iddio rinnovò i comandi… l’anima della mia anima era diventata lo
stesso amore… Fu fatto un legame tra te e Dio” (D IV,655).
Nella
Sacra Scrittura troviamo che l’unione con la Madre si realizza nei discepoli
nel momento della Pentecoste.
Maria
nel cenacolo aveva toccato con il suo esempio i discepoli e lo Spirito Santo;
scendendo li fecondò con l’unirli vitalmente a Lei, e in Lei a Cristo. Da quel
momento i discepoli si aprono alla missione data loro dal Divin Maestro nella
visione ben meritata dei suoi dolori e di quelli della Madre.
In
tale unione con la Madre, di cui vivamente ricordano e considerano i dolori,
vedono aiutata la loro partecipazione alla Passione.
3 Unione trasformante con l’anima di Maria
Siamo
all’Ω che vive nell’intenzione della conversione di se stessi e
nell’intenzione apostolica della conversione dei peccatori, sia pagani che
cristiani. Se il Battesimo inaugura l’A
cioè l’essere in Cristo, che implica
sempre la missione, la Cresima inaugura con pienezza l’Ω, che scaturisce dall’essere in Cristo.
Così
nel Diario le stupende unioni sono avvio alle espiazioni.
C’è
una pedagogia nel Diario che fa vedere la connessione fra comunione ed
espiazione, ed è quella che prolunga nelle stimmatizzazioni il contenuto degli
sponsali con Cristo.
Nelle
stimmatizzazioni Veronica brama di unirsi a Cristo crocefisso nella
partecipazione dei suoi dolori e implora Maria, che le si presenta quale
Addolorata, per avere tale grazia.
Nelle
stimmaizzazioni, poi, Maria dà a Veronica i suoi dolori quale mezzo perfetto
per partecipare ai dolori di Cristo, fino a darglieli come abito interiore:
“Come
il mio Figlio ti ha fatto la grazia di darti i segni delle sue piaghe e la sua
Passione, così io ti ho dato i miei dolori, ed ora ti do l’abito santo di essi”
(D IV,253).
Ciò
fa sì che ogni soffrire di Veronica sia in unione a Cristo Crocefisso nella
perfezione comunicatale dall’abito infuso datole dall’Addolorata.
Tale
abito interno si collega con le virtù poiché il Diario riferisce che:
“(Maria)
mi ha fatto la grazia di rinnovarmi, nel cuore, i suoi dolori… Il primo: la
vita in obbedienza; il secondo: la vita fra patimenti e in patimenti; terzo:
l’umiltà; il quarto: obbedienza pronta a chi sta in luogo di Dio; il quinto:
purità d’intenzione, ed abbracciare qualsiasi croce, per puro amore di Dio; il
sesto: morire a me stessa e stare nelle mani dell’obbedienza, come corpo morto;
il settimo: mi sono consacrata tutta al Cuore di Maria SS.ma” (D III,956).
I
dolori sono stimoli di virtù; e in tal modo insegnano e spingono al consenso ai
patimenti. Sono, ancora, stimoli di confidenza nell’intercessione di Maria
poiché Veronica sa che i dolori di Maria sono fonte di grazie (D III,473) e
sono “voce” per chiedere grazie (D III,763).
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