Porretta Terme si trova a circa 60 km da Bologna e 40 da
Pistoia ad un'altezza di 360 metri sul livello del mare. Il suo nome deriva
secondo Demetrio Lorenzini, farmacista, geologo e botanico, nato e vissuto a
Porretta tra il 1834 e il 1910, autore della "Guida ai Bagni della Porretta",
da "una misera parrocchia intitolata a Santi Nicolai di Poreda", nome
anche di "un antico castello già distrutto nella guerra fra i Bolognesi e
quelli della Sambuca Pistoiese". Poreda significherebbe “poveretta”.
C’è chi afferma tra le antiche famiglie porrettane (Nanni-Costa) che il nome
Poreda derivi dalla presenza di un Lazzaretto per il territorio della montagna,
e ivi collocato per la presenza delle acque termali. Comunque sia l'origine del
nome, Porretta Terme si è costituita a partire dalla riscoperta, intorno al
1249, delle acque termali, dopo un lunghissimo periodo di oblio. Alcune vestigia
di epoca classica ci dicono che nell’antichità le sue acque curative vennero
conosciute e usate, come attesta la scala romana in pietra serena trovata
nell’area delle Terme “alte” e il mascherone raffigurante il volto di un
leone, rinvenuto nel 1888 lungo il greto del Rio Maggiore, e risalente al I
secolo dopo Cristo in età romana. Risale a tempi antichi la leggenda del bue
malato, che lasciato in libertà dal suo padrone, si abbeverò alle acque
termali, ritornando alla stalla perfettamente risanato. La parte più antica di
Porretta è quella disposta lungo il corso del Rio Maggiore. L'espansione
dell'abitato lungo l'asse fluviale del Reno iniziò nella seconda metà del
secolo scorso, dopo l'apertura della strada provinciale Porrettana (1816-1843) e
della ferrovia (1862-1863). La presenza dei Cappuccini risale ad una donazione di terreno, firmata il 23
luglio 1857 da parte dei fratelli Francesco e Alfonso Nanni Costa. Il terreno
donato non faceva parte del territorio parrocchiale di Porretta Terme, ma di
quello della parrocchia di Capugnano. I Cappuccini vennero chiamati come elemento
di guida per la gioventù, e per un irraggiamento di testimonianza francescana,
augurabile in una città che conosceva grande affluenza e incontri con
personalità di spicco. Il convento dei Cappuccini aveva attorno a sé ampi spazi di verde, ma era
destinato nel futuro ad essere raggiunto dall’edilizia in espansione. La posa
della prima pietra avvenne il 25 luglio 1859 ad opera del Card. Michele Viale
Prelà, Arcivescovo di Bologna. La chiesa venne dedicata all’Immacolata
Concezione. Parteciparono alla posa della prima pietra anche i Cardinali
Giuseppe Milesi Pironi Ferretti, Legato di Bologna, e Luigi Vannicelli Casoni,
Arcivescovo di Ferrara, presenti a Porretta per le cure termali. Ma anche il
Card. Gustavo de’ Principi d’Hohenlohe, elemosiniere segreto di Pio IX e
frequentatore di Porretta Terme, nonché amico della famiglia Nanni Costa, ed ebbe
in simpatia la costruzione del convento. Appena si ebbe un minimo di edificio fu
fatta una cappella nello scantinato del convento e si cominciò il 2 luglio 1863
a celebrarvi la Messa. La costruzione del convento e della chiesa subirono un
arresto p er il decreto di soppressione degli Ordini Religiosi da parte dello
Stato italiano entrato in vigore il 31 dicembre 1866. A Porretta, lo Stato non
poté incamerare il convento perché la proprietà era dei Nanni Costa. I frati
sacerdoti dovettero lasciare il saio per indossare l’abito talare e
funzionarono come custodi della chiesa, e i fratelli laici indossarono abiti
borghesi. Superato quel triste momento i lavori della chiesa vennero terminati
nel 1878 e quelli del convento nel 1882.
I
frati diedero subito prova di capacità culturale. La bella chiesa venne
progettata nel 1858 da un frate cappuccino, padre Filippo Maria Fortini da
Cento. Per i quadri della chiesa venne interessato il pittore svizzero Melchior
Paul von Deschwanden (1811-1881). Il pregevole pittore, di linea neoclassica con
forte sensibilità cromatica e dolcezza di sfumature, presenta la capacità di
fissare l’interiore ricchezza spirituale dei personaggi. Lo si vede benissimo
nel quadro della Beata Vergine delle Grazie, che gli venne commissionato dalla
famiglia dei Nanni Costa per essere poi donato alla chiesa dei
cappuccini nel 1865. Il quadro dell’Immacolata Concezione dell’altare
maggiore venne dipinto da Melchior Paul a Stans, città capitale del Canton
Nidvaldo in Svizzera. Il quadro venne spedito e i frati lo poterono avere nel
1872. Il pittore svizzero dipinse pure un quadro sulla Sacra Famiglia, che si
trova sotto il rosone della facciata della chiesa. La presenza dei Cappuccini
venne sempre stimata da tutta la vallata dell’Alto Reno, e la chiesa
francescana divenne un punto costantemente attivo, in ogni ora, per il
Sacramento della Riconciliazione. Non sono mancate personalità di frati
fortemente inserite nella realtà Porrettana, come padre Adeodato Cristoforoni
(1912-1976), padre Emanuele Grassi (1912-2002) e padre Corrado Corazza che
recentemente ha lasciato la terra per il cielo (1930-2007). Essi sono stati promotori di un
incontro con la città fondato su di un rapporto di simpatia, per poi giungere
ad una proposta di fede. Oggi è del tutto normale per la popolazione vedere i
frati passeggiare nelle sere d’estate lungo il Reno o in Piazza, per un
contatto di letizia francescana, in una presentazione di identità senza
equivoci. |