Australopiteco
(Australopithecus)
sediba (2008 - 2010)
Nel sito di Malapa a 15 km. dal noto sito di Sterkfontein e a
40 km. a nord-ovest di Johannesgurg, il Sud Africa, sono stati ritrovati due
scheletri di una nuova specie di Australopithecus.
Il ritrovamento è stato effettuato dal professor Lee Berger
dell'Università di Witwatersrand a Johannesburg il 15 agosto 2008. La
presentazione ufficiale è avvenuta il giorno 8 aprile 2010.
La nuova specie è stata denominata Australopithecus sediba.
Sediba, nella lingua Sesotho, una delle undici lingue ufficiale del Sud
Africa, significa “sorgente, fontana”. Il nome è dovuto al pensiero che i
nuovi fossili siano importanti per le ricerche degli evoluzionisti circa lo
sviluppo di Homo.
Queste le parole di Lee Berger, che spiegano il perché del
titolo di sediba: “Si tratta di un buon candidato per una specie
di transizione fra Australopithecus africanus e Homo habilis, se non un diretto
predecessore di Homo erectus come il ragazzo di Turkana, l'uomo di Giava
e di Pechino”. Parole queste dette in libertà, ma poi puntualizzate dallo
stesso Berger nella presentazione ufficiale, e del resto messe alle strette da
vari autori come Tim White della Berkeley University of California, Berard Wood,
della George Washington University, Brian Richmond sempre della George
Washington University, Scott Simpson della Case Western Reserve University in
Cleveland (Ohio). Insomma un buon candidato, ma non un promosso.
Le parole di Lee Berger hanno però portato, a pochi giorni
dalla presentazione dei fossili, diverse testate giornalistiche a parlare di
“identificazione dell'anello mancante tra Australopithecus e Homo”. Un vero
pasticcio che si somma a tutti gli altri pasticci in merito, infatti per oltre
venti volte si è parlato del ritrovamento dell'anello mancante tra l'uomo
e la scimmia.
Gli studiosi precisano da tempo che l'immagine di anello
mancante è una categoria ottocentesca, quando si pensava che lo sviluppo
evoluzionista verso l'uomo fosse lineare. Infatti, nella realtà, non ci sono
accenni ad un tale phylum lineare; perciò oggi si parla di “cespuglio di
transizione”, di “raccordi” e di “diramazioni”, in parole povere l'ipotetica
evoluzione verso l'uomo avrebbe avuto un andamento a zig zag, restando
tuttavia il problema di scoprire la linea direzionale (phylum); e con ciò,
l'idea ottocentesca dell'anello mancante non è poi tanto ottocentesca, essendo
essenzialmente costitutiva dell'evoluzionismo.
Il ritrovamento dei due fossili (MH1 e MH2,
evoluzionisticamente: Malapa hominid) è avvenuto nel profondo di una
serie di grotte a circa 46 metri dal suolo.
La ricostruzione ha fornito due scheletri, uno di un giovane
maschio di circa 8-13 anni, l'altro di femmina sui 20-30 anni. Successivamente
sono stati ritrovati resti fossili di un cucciolo sediba stimato di 18 mesi, e
resti di un adulto (2011).
I fossili sono stati datati a 1,95-1,78 milioni di anni fa.
Ovviamente, la datazione si riferisce ai due reperti, niente si sa di prima e di
dopo.
Ci si domanda come siano finiti in quel baratro, dove sono
stati ritrovati anche resti di 25 altri animali, come iene, gatti selvatici,
licaoni, antilopi, tigri dai denti a sciabola e anche un cavallo. La risposta è
che probabilmente sono precipitati mentre erano alla ricerca di acqua, ma è più
possibile che vi siano stati trasportati da un torrente prodotto da un
temporale.
I due scheletri non sono integri, ma quello del maschio ha
gran parte del cranio, che presenta la capacità di 420-450 cc.; tra le più
basse degli Australopithecus. Entrambi presentano un'altezza di 1,27 m.
Gli zigomi sono meno accentuati che nell'Australopithecus
africanus.
Il naso ha le consuete caratteristiche scimmiesche, cioè non
ha il rilievo del setto nasale.
L'arcata dentaria è tipica dell'Australopithecus, a metà tra
la disposizione a rettangolo dei Primati e a iperbole dell'uomo.
I denti presentano la caratteristica di essere un po' più
piccoli dell'Africanus, tuttavia i canini sono simili al Robustus. La dentatura
di Sediba è paragonabile a quella di OH7, che è ha una dentatura più grande di
1,5 mm. di altezza. Anche la dentatura di STS52, un Africanus, può essere messa
in accostamento con Sediba.
Deviante è mettere a confronto la mascella
(mandibola superiore) di Sediba con la mascella Al 666-1, che è pienamente
umana.
Le ossa post-craniali, cioè quelle del corpo, avvicinano
Sediba all'Africanus.
Le braccia dei due Sediba sono molto lunghe rispetto alla
loro mole e questo è un tratto tipico della capacità di arrampicarsi sugli
alberi degli Australopithecus. Il polso ha caratteristiche primitive. L'andatura
bipede non risulta pienamente eretta; contrariamente ai primi entusiasmi
evoluzionistici è inclinata in avanti secondo il copione degli Australopithecus.
I pochi resti del piede si presentano con caratteristiche primitive. Lo
scheletro dei due Sediba è compatibile con l'Australopithecus afarensis (Lucy).
Concludendo, Sediba non va oltre i confini degli
Australopithecus.
Il prof. Lee Berger ha fatto
esaminare il cranio di Sediba MH1 presso il Sincrotrone di Gernoble (FR),
chiamato Petra III dal fatto che è il risultato di tre rielaborazioni
strutturali. Il Sincrotrone, detto anche European Synchrotron Radiation Facility
(ESRF), è un acceleratore di elettroni prima prodotti da una sorgente e poi
immessi in un anello acceleratore di 300 metri di diametro, quindi immessi
dentro un anello di 850 metri di diametro, che è il Sincrotrone vero e proprio.
Gli elettroni immersi in un fortissimo campo magnetico e lanciati alla velocità
della luce emettono la cosiddetta "luce di sincrotrone", che ha uno spettro che varia dall'infrarosso ai raggi X.
I raggi X, che rappresentano il prodotto più sfruttato, vengono poi convogliati
dentro i laboratori per lo sfruttamento pratico. In uno dei laboratori è stato
esaminato il fossile MH1. La risoluzione delle immagini prodotte dalla
strumentazione adottata è capace di microtomografie di 1000 miliardi di volte
superiore a quelle ottenute negli ospedali, ma ovviamente negli ospedali c'è da
esaminare un uomo vivo. La Tomografia è stata eseguita nei giorni antecedenti la
presentazione ufficiale del fossile.
L'interno del cranio, che
manca della parte occipitale, è apparso ripieno di fanghiglia argillosa,
con delle cavità dovute al prosciugamento della fanghiglia e alla sua viscosità
al momento dell'invasione. L'invasione dell'argilla è avvenuta dopo il
decadimento batterico del cervello. Un'area a non alta densità è stata già
interpretata come il residuo del decadimento. Il DNA del cervello non è
possibile ricavarlo dal residuo. Il DNA è una struttura molto fragile, al
massimo si potrebbero trovare dei piccolissimi frammenti di DNA, ma anche questa
ipotesi, dopo che il residuo è stato irradiato dall'altissima potenza della
radiazione usata, è una speranza da lasciare da parte. All'interno della melma
argillosa sono state trovare tre uova fossili di insetto e questo può indicare
come il cervello sia stato divorato in parte dagli insetti. Come di Sediba non
si abbia la parte posteriore del cranio non è possibile definirlo; probabilmente
va ricercato in un attacco di un suo predatore, che lo uccise.
Un'attenzione particolare Lee
Berger l'ha posta nelle microtomografie dei denti, nella suggestione di arrivare
per mezzo di essi a determinare la data della morte dell'Australopiteco, e
quindi la sua precisa età. Ovviamente una tale ricerca di necessità dovrebbe
partire dall'interpretazione che Sediba sia la punta avanzata verso l'uomo, cioè
l'intermedio più qualificato tra i primati e l'uomo, e ciò non è. Comunque Lee
Berger dovrebbe percorrere la strada comparativa tra dentizione dei primati
odierni e la loro età, e ugualmente per l'uomo. All'interno di questa
impalcatura dovrebbe cercare di collocare i denti di Sediba e quindi per
comparazioni arrivare a determinarne l'età (sviluppo dei denti e loro intima
struttura) della morte. Ma questa impalcatura non sta in piedi perché
parte dalla immotivata considerazione che i denti siano indice più preciso
dell'evoluzione verso l'uomo della capienza celebrale, che Sediba
presenta bassa; ma ciò appartiene ai giorni antecedenti il ridimensionamento
della presentazione ufficiale. Una tale impalcatura è poi sbagliata perché
prende come dimostrata nei fatti la teoria evoluzionista verso l'uomo,
mentre ciò non è.
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