Ardipithecus
ramidus
Il nome deriva
da “Ardi”, che nella lingua Afar significa “terra”. “Ramidus” deriva dal greco e vuol dire “radice”. Il ritrovamento è avvenuto nel 1992-93 ad opera di Tim White dell’University della California e di due suoi allievi, nel sito di Asa Koma (Collina Rossa) nella media valle del fiume Awash (Etiopia), Tale nome è stato dato nell'idea che il fossile fosse l'antenato dell'uomo, affossando quindi l’idea che l’uomo derivi dallo scimpanzé. Sono stati rinvenuti diversi frammenti ossei appartenenti a 17 individui diversi. Altri fossili sono stati rinvenuti nel 1994, pari al 49% dello scheletro totale. Tra il 1999 e il 2003 un gruppo di ricercatori guidato da Sileschi Semaw ha ritrovato altri fossili Ardipithecus ramidus nel sito di sito di As Duma in Etiopia. Sono frammenti di mandibola, denti, ossa delle mani e dei piedi. La datazione di questi reperti fossili è datata fra 4,45 e 4,35 milioni di anni fa, valutando gli strati di materiale vulcanico. Questa datazione è però contestata da alcuni (Fleage e Kappleman), che sottolineano che la zona del ritrovamento è di difficile valutazione radiometrica e che bisogna formulare una datazione a 3,9 milioni di anni fa. Questa datazione comporta che l’Arditithecus sia contemporaneo all’Afarensis che visse tra 3,9 e 2,9 milioni di anni fa (Lucy 3,4 milioni di anni fa; Selam 3,3 milioni di anni fa). La datazione di Fleage e Kappleman contraddice in pieno l’idea che Lucy derivi da Ardipithecus e per questo gli autoevoluzionisti preferiscono la data a 4,35 e 4,45, cioè una data che permetta loro di pensare ad una autoevoluzione verso l’Afarensis (Lcy e Selam), ma anche se la data fosse a 4,45 milioni di anni fa non si hanno elementi per sostenere tale idea.
Nel 2006 nel sito chiamato Mille, nella regione orientale dell'Afar, sono stati ritrovati altri resti fossili di Ardipithecus ramidus: una tibia completa di una gamba, parti di femore, costole, vertebre, un bacino, una scapola completa.
Il 1 ottobre 2009 è stata annunciata la scoperta, nel sito Aramis nella media valle del fiume Awash, di uno scheletro abbastanza completo. Si tratta di un Ardipithecus femmina stimata alta 120 cm, e del peso di circa 40 kg. Il fossile è stato chiamato Ardi.
I resti di Ardi furono calpestati e spinti nel fango da ippopotami o da altri erbivori. Con ciò le ossa furono malridotte, ma si sono conservate. L’erosione del fiume le ha portate alla luce. Erano in condizioni di grande fragilità per cui vennero trattate con la massima perizia per trarle dai sedimenti che le tenevano incluse. Tim White e i suoi collaboratori presero i reperti con attorno i sedimenti pietrosi. In un laboratorio di Adis Abeba con un ago guidato sotto un microscopio, le ossa vennero liberate con il lavoro di diversi anni dalla matrice pietrosa. Alla fine del lavoro risultarono 125 parti di uno scheletro, incluse ossa dei piedi e quasi per completo le mani.
Una prima osservazione è che l’alluce di Ardi è grande ed è in diagonale rispetto all’asse del piede con la particolarità che presenta un piccolo osso con un tendine, con l’effetto che l’alluce è più rigido che nelle scimmie. Tale osso non lo si trova negli scimpanzé nei gorilla e negli australopiteci. L’Ardipithecus ha così un alluce che più divergente non si può immaginare. Altro punto è che le articolazioni dei polsi e delle dita di Ardi sono notevolmente flessibili, mentre ciò non è per gli scimpanzé e i gorilla.
I canini superiori e inferiori sono più pronunciati rispetto a quelli degli Australopiteci, ma meno pronunciati rispetti agli scimpanzé e ai gorilla.
L’alluce serviva per afferrare i rami degli alberi e conferiva un equilibrio quando Ardi usava il bipedismo a terra. La flessibilità dei polsi e delle dita dava la possibilità di procedere con i palmi, come un quadrumane, ma non sulle nocche. Il bacino di Ardi nella sua parte superiore indica che poteva avere un andamento bipede, mentre la parte inferiore del bacino aveva la struttura di una scimmia con l’inserzione di forti muscoli posteriori idonei agli spostamenti sugli alberi.
Nel caso della datazione a 4,45 milioni di anni fa si dovrebbe ammettere che Ardi in 500.000 anni ha sviluppato un’autoevoluzione profonda per arrivare a Lucy. Ovviamente non c’è nessuna prova fossile intermedia (i famosi anelli mancanti, retaggio ormai solo dei giornalisti) di un tale passaggio. In un milione di anni (relativamente a Lucy a cui ci si rapporta) avrebbe dovuto perdere il singolare e funzionale osso dell’alluce; avere una modificazione del bacino e guadagnare non molto in capacità cranica, da 300/350 a 400/500 cc. e circa 30 cm in altezza. Un po’ molto e un po’ molto come si vede.
Poi, per quanto Tim White abbia ricercato utensili nell’area dei ritrovamenti di Ardipithecus non sono stati trovati, e la stessa assenza la si ha per gli australopiteci.
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