L'esplosione
del Cambrico o Cambriano
Quella che viene chiamata
l’esplosione del Cambrico o Cambriano (Il Cambriano secondo le stime attuali va da circa 541 milioni di anni fa a circa 405 milioni di anni, ma altri lo collocano tra circa 600 milioni e 500 milioni di anni fa) contraddice frontalmente la teoria di Darwin. A circa 530 milioni di anni fa si registra nei fossili l’emergere di
Phylum (I phylum sono linee tassonomiche di base che raggruppano tutta una serie di viventi, e quindi di specie) che non hanno antecedenti,
(prima ci sono solo organismi unicellulari che vivevano isolatamente o in colonie). E’ stimato che nell’esplosione Cambriana circa 60
phylum siano comparsi, quasi simultaneamente nello spazio di 10 milioni di anni. Secondo la teorie evoluzioniste ci si aspetterebbe che un
phylum sorgesse da un altro come una ramificazione e invece assolutamente no. La linea di partenza vede dei
phylum differenziati, anzi dei circa 60 phylum ne sono giunti ai giorni nostri solo circa 38, il che contraddice ancora le teorie evoluzioniste, perché i phylum avrebbero dovuto aumentare nel tempo.
Uno studio dei ricercatori dell’Università Australiana di Adelaide, pubblicato sulla rivista Current Biology, settembre 2013, è arrivato con elaborati calcoli matematici di orologeria biologica - calcoli pieni di fattori e sempre forzati e da sistemare con la realtà - e l’esame dei dati fenomenologici strutturali dei viventi attuali e dei fossili, a concepire una scala temporale dei cambiamenti. Questa scala temporale dei cambiamenti è stata poi applicata al
phylum degli artropodi, che ha avuto nel Cambriano la massima espansione e diversificazione, mantenute ancora oggi (gli artropodi contano oltre un milione di specie) e ha portato al risultato di un tasso di comparsa di nuove specie 4/5 volte maggiore di quello previsto dalla scala dei cambiamenti. Con ciò azzarda Michael Lee, del gruppo di ricercatori di Adelaide, si potrebbe applicare, per l’esplosione del Cambriano, circa gli artropodi, la selezione naturale del darwinismo. Non spiega però perché la selezione naturale non abbia lasciato sul terreno forme in abbozzo, elementi in sviluppo, come dovrebbe essere, secondo la selezione naturale applicata all’evoluzione.
Comparsa
repentina degli invertebrati
Gli Invertebrati
compaiono all'improvviso e in massa nell'immediato Infracambrico e nel
Cambrico.
Nell'immediato
Infracambrico e nel Cambrico compaiono improvvisamente le Scifomeduse e gli
Antozoi (Celenterati); i Cistoidi, gli Asteroidi e gli Oloturoidi
(Echinodermi); gli Articolati e gli Inarticolati (Branchiopodi); i
Monoplacofori, i Nautiloidi, i Gasteropodi e i Lamellibranchi; tra gli
Artropodi, le Trilobiti, i Gigantostraci, ecc. (Molluschi).
Le Trilobiti forniscono
un esempio impressionante. Esse avevano occhi sfaccettati come gli insetti. Una
Trilobite (Remopleurides) ha 17.000 faccette, contro le 10.000 delle Api
attuali.
Comparsa
repentina dei vertebrati
I vertebrati
compaiono all'improvviso nel periodo successivo al Cambrico, il Siluriano.
Compaiono repentinamente con pesci: Agnati o
Ostracodermi. Hanno scheletro cartilagineo, privi di mascelle, e quindi pesci
capaci solo di succhiare; sono ricoperti di corazze ossee o di scaglie ossee,
erano lunghi una trentina di cm. Fin da principio sono già divisi in 5 Ordini e
18 Famiglie. Nulla di reale si può dire dal punto di vista dei reperti circa
riferimenti a forme anteriori. All'apparire dei pesci con mascella, lunghi
anche fino a 7 metri, i Plactodermi, gli Aganti si estinsero alla fine del
Devoniano, come anche esemplari di pesci senza mascella.
I pesci Agnati, che
vivevano nei fondali marini preferibilmente nelle zone di estuario dei fiumi
cibandosi di plancton o di residui organici, avevano corazze difensive all’attacco
di specie di Cefalopodi. La lunghezza dei Cefalopodi andava da pochi millimetri
fino a raggiungere i 7 metri di lunghezza. I Cefalalopodi avevano il capo
dotato di lobi prensili.
Comparsa
repentina dei vegetali
Improvvisa è la
comparsa dei vari tipi vegetali durante il Preambico, il Cambriano, il Giurese,
il Siluriano inferiore, il Carbonifero superiore, il Cretaceo.
I tipi maggiori di
piante appaiono in massa. Così le Cianoficee (alghe azzurre) appaiono nel
Preambico insieme ai Batteri. Solo dopo 2 miliardi di anni si ritrovano,
accanto alle Cianoficee, le Cloroficee (alghe verdi) e Funghi.
Le Alghe Flagellate
compaiono improvvisamente senza collegamenti intermedi con altre alghe: ere
Cambrico e Giurassico. Nel Cambriano inferiore compaiono improvvisamente la
Dasycladacea, alghe verdi, ecc.
La mancanza di
forme intermedie
La Paleontologia
presenta la comparsa delle varie specie senza che vi siano forme intermedie
dalle antecedenti, il che vuol dire che mancano gli anelli di congiunzione necessari
all'autoevoluzionismo. Darwin aveva accumulato la convinzione che esistessero
anelli di congiunzione.
Risalendo le ere
geologiche (era Paleozoica), la Paleontologia presenta alcuni casi di forme “quasi
intermedie”, ma non degli anelli di congiunzione. Ad esempio, considerando
pesci e anfibi, si hanno in antico specie di pesci che per diversi tratti si
avvicinano ai primi anfibi. Così tra Anfibi e Rettili nell'era Primaria ci
furono Rettili che si avvicinavano agli Anfibi. Ma non si hanno anelli di congiunzione,
che dovrebbero invece ritrovarsi, stando alla teoria dell'autoevoluzione. Le
distanze morfologiche risultano ravvicinate, ma nient'affatto colmate.
Oggi non si
parla più di anelli mancanti - tale terminologia è lasciata solo al
giornalismo e alla propaganda evoluzionista -, ma si parla di "cespugli"
di forme, indicando con ciò un insieme transizionale. La rinuncia a
parlare di anelli mancanti è molto importante, è un passo avanti
nell'ascolto della realtà, anche se poi le teorie evoluzioniste non
rinunciano a parlare di caso e di selezione naturale come regola del
divenire evolutivo. La realtà che appare è invece che l'evoluzione c'è, ma
non c'è l'autoevoluzione.
Qualche
cristiano avrà forse paura di pensare a troppi interventi di Dio, ma
ricordo che Dio continuamente crea all'istante, dal nulla, le anime
spirituali, forme sostanziali del corpo umano.
Archaeopteryx
Gli evoluzionisti
presentano, di solito, come prova l'Archaeopteryx. L'Archaeopteryx venne
ritrovato in strati del Giurassico superiore, l'anno dopo la pubblicazione de “l'Origine
della specie” di Darwin, così il rinvenimento venne accolto come l'esempio
calzante di anello intermedio tra i rettili e gli uccelli. In realtà è
un vero uccello, come sostenuto da tempo da eminenti studiosi (P. Overhage, "Die
Evolution des Lebendigen. Das Phanomen", Freiburg, Herder, ed. 1964, pag.
109-110), un po' più grande di un piccione, con una sua identità precisa, sia
per la struttura generica, le ali, le penne, le ossa cave, pur avendo le
mascelle munite di denti e una coda con vertebre, e poi le dita degli arti
anteriori libere e munite di unghie, la presenza di un anello sclerotico
nell'orbita funzionante come diaframma. Tale uccello, vissuto 150 milioni di
anni fa, indubbiamente si pone tra i dinosauri e gli uccelli, ma non è una
forma intermedia in abbozzo, come dovrebbe aversi per dare sostegno all'autoevoluzionismo, ma una forma ben definita.
Ma va detto che sono
esistiti nella Cina nord-orientale, nel Cretaceo (150 milioni di anni fa)
dinosauri, di piccole dimensioni, senza ali, ma con piume, con lo scopo di
proteggere dal freddo e dal bagnato. Dunque non strutture
filamentose, come aveva un altro piccolo dinosauro, sempre ritrovato in Cina,
ma piume. Il Sinosauropteryx ("prima lucertola cinese") era lungo 68 cm
aveva una specie di pelliccia fatta di filamenti allungati. Il Dilong paradoxus
("drago imperatore paradosso") raggiungeva solo un metro e mezzo di lunghezza e
aveva una specie di pelliccia fatta di piume mancanti di una struttura centrale.
A proposito di
panzane, nel novembre del 1999 la rivista National Geographiv ha pubblicato una
lastra sedimentaria dove c'era un dinosauro con ali e piume, con l'affermazione
del solito “anello di congiunzione”; ma il “fossile” era un falso composto
da due fossili diversi: un uccello e un sauro messi insieme. Un’invenzione
commerciale di contadini cinesi di Liaoning (zona di ritrovamenti fossili)
per far soldi. Ne è nato uno scandalo perché una rivista prestigiosa non può
fare tali errori, ma - devo dirlo - la gola degli “anelli mancanti”
non fa vedere nulla.
Microraptor gui
Fin dall'ottocento due
scuole evoluzioniste si sono avversate circa l'origine del volo. Una diceva che
il volo era partito dalla corsa (le ali sarebbero state all'inizio degli
equilibratori e dei facilitatori in salita della corsa. Vedi struzzo, pulcini),
e questa pura opinione è stata la dominante fino ad oggi; l'altra sosteneva che
il volo era partito dal lanciarsi di piccoli animali da un albero all'altro, che
poi avrebbero formato le ali per attutire gli impatti.
Ora una recente scoperta di
fossili (nel 2005 in Cina) fa pendere la ragione verso la seconda opinione,
senza però renderla trionfale.
Si tratta della scoperta di
un animale capace di volo planare, cioè librato, senza un attivo esercizio delle
ali. Questo animale, vissuto nel Cretaceo inferiore in Cina circa 130 milioni di
anni fa, aveva le sembianze generali di un piccolo dinosauro: quattro zampette
corredate di quattro ali, e una lunga coda piumata. Complessivamente misurava
poco meno di un metro di lunghezza, coda piumata compresa.
Gli studiosi della
Università del Kansas e della Northeastern University di Boston, lo hanno
denominato “Microraptor gui”. “Gui” in omaggio al paleontologo Gu Zhiwei che
lavorò nell'area dove sono stati ritrovati i fossili della nuova specie.
Il microdinosauro
quadrialato aveva una dieta carnivora, cibandosi di piccoli animaletti presenti
sugli alberi che raggiungeva con volo planare.
La conclusione è che la
seconda scuola fino a ieri perdente acquista un punteggio in positivo, visto che
il volo planare del “Microraptor gui” costituisce il primo volo, precedente ad
ogni altro volo, ma non ottiene la scuola nessuna prova reale che il
“Microraptor gui” sia un abbozzo di transizione, essendo una realtà definita.
Darwinius
Masillae
Il fossile, ritrovato 25 anni anni fa nella cava Messel nei
pressi di Darmstadt, e facente parte degli Adapidi, una famiglia degli Aplorrini,
i quali sono un sottordine dei primati, è stato chiamato Darwinius Masillae (da
“Messel buca”) in occasione del bicentenario della nascita (12 febbraio 2009) di
Charles Darwin.
La caratterizzazione generale dei primati, e quindi degli
Adapidi, è di avere cinque dita (mano/piede), pollice opponibile con capacità di
cogliere cibo, unghie e non artigli, visione binoculare, cioè con gli occhi
rivolti in avanti e una dieta onnivora. Gli Adapidi vissero nell'Eocene in
Eurasia, in Africa e nel Nord America.
L'esemplare ritrovato nella cava Messel è un fossile integro
per il 95%. Di sesso femminile, l'animale (al quale il giornalismo ha voluto
dare il nome di Ida) visse 47 milioni di anni fa, presso un vulcano che
probabilmente ne provocò la morte con una nuvola di gas. La carcassa
dell'animale, stimato di nove mesi d'età, si trovò depositata nel fondo di un
lago avvolta dai suoi sedimenti.
Tale fossile è il primo esempio ritrovato di primate.
Si presenta simile alle Lemure che vivono attualmente nel
Madagascar.
Le proporzioni del Darwinius Masillae sono quelle di una
marmotta.
Si congettura che avesse la possibilità di brevi momenti di
bipedismo.
Dire che è “l'anello mancante” tra i mammiferi e i
primati è pura ideologia auto evoluzionista.
Le “serie genealogiche”
Esse si hanno negli equidi, e
con meno completezza, nei Sirenidi, nei Proboscidati, nei Rinoceronti, nei
Titanori, nei Protoceratidi, nei Cetacei. Si hanno salti non pieni, cioè con la
conservazione di caratteri precedenti, ma mai con forme in abbozzo.
L'Eohippus si è
trasformato in Equus attraverso l'aumento della mole, la complicazione dei
molari e la riduzione delle dita, ma con un processo genetico veramente
misterioso, perché secondo un calcolo di probabilità se si fosse prodotto per
mezzo delle mutazioni genetiche casuali, più la selezione
naturale, l'evoluzione avrebbe impiegato oltre tre miliardi di anni, il che non
è neppure pensabile.
Il filo evolutivo
degli equidi inoltre non è lineare. Basta osservare che l'Orohippus (Eocene
medio) è più piccolo dell'antenato Hyracotherium (Eocene inferiore). Così pure
nell'Archaeohippus e nel Nannippus si ha il ripicciolimento rispetto ai loro
probabili antenati. Così risulta errato pensare ad un'evoluzione costante e
rettilinea, come diversi phylum degli evoluzionisti hanno presentato,
scegliendo di volta in volta le specie che più concordavano con le loro idee.
Solo globalmente esiste il passaggio da forme di equidi piccole a quelle più
grandi e senza concatenati anelli intermedi.
Le balene sono
anch'esse il frutto di salti non pieni: sono prive degli arti
posteriori, ma hanno profondamente immersi nella carne del tronco rudimenti di
quegli arti e del bacino.
Secondo recenti
posizioni gli “antenati” dei cetacei andrebbero ricercati tra gli ippopotami,
visti i raffronti delle strutture dei DNA, ma ora ci si dovrebbe orientare più
precisamente verso un essere vissuto 48 milioni di anni fa: l'Indohys (Indohyus). L'Indohys
è un artiodattilo (mammifero con le estremità degli arti formati da un numero
pari di dita e da zoccolo), più precisamente un suiforme (maiali, e anche
ippopotami), della grandezza di una volpe, assomigliante in qualche modo ad un
cervo, ma senza le corna. Secondo il responsabile di questa ultimissima
indicazione, il professor Hans Thewissen, della Ohio Universities College of
Medicine di Rotstown (USA), l'Indohys era un animale a regime vegetale che
restava lungamente in acqua per sfuggire ai nemici. L'Indohys venne ritrovato in
India 30 anni fa da un certo Ranga Rao nella regione del Kashmir. Nel cranio
venne rivelato, in prossimità dell'orecchio, una struttura ossea non ritrovabile
nei mammiferi, se non in forma concava. Poiché nelle balene quella struttura é
spessa all'interno e sottile ai bordi e in tal senso ha affinità con l'Indohys,
il professor Hans Thewissen ne ha fatto l'argomento "princeps" del suo discorso
del tutto traballante. Va detto, infatti, che l'animale in questione era
erbivoro, come si
ricava dalla dentatura, mentre gli archeoceti, cioè i primi cetacei fossili,
hanno dentatura acuminata da predatori di pesci, inoltre i primi archeoceti, che
avevano narici al posto degli sfiatatoi dei cetacei, risalgono a circa 55
milioni di anni. L'Indohys visse 48 milioni di anni fa. Per aggirare le date si
potrebbe ricorrere ad aggiustamenti del tempo, ma non all'idea di un repentino
passaggio dal piccolo animaletto ad un ippopotamo o ad un archeoceto. Dire che
l'Indohys è “l'anello mancante” che spiegherebbe il passaggio degli
"antenati dei cetacei" dalla vita terrestre a quella acquatica, è mettere i desideri prima della realtà.
L'ipotesi classica - fino alla fine del XX secolo - del passaggio dalla vita
terrestre a quella acquatica dei cetacei, guardava ai menonichidi, che erano a
regime carnivoro, simili ai più antichi cetacei conosciuti, e con ossa uditive
altrettanto simili, ma non erano neppure essi "l'anello mancante".
Omologia
degli
organi
Si osserva a favore
dell'evoluzionismo che organi di diverse specie animali sono somiglianti: la
mano dell'uomo, la zampa di un cavallo, di un elefante, ecc. Ma ciò non prova
assolutamente nulla quanto all'evoluzionismo. Un vivente superiore deve avere
una struttura scheletrica su cui si innestino i muscoli; deve avere arti per
muoversi, strutture per nutrirsi, ecc. Non si può rimanere colpiti da parti
simili senza pensare che quelle sono calibrate per realtà organiche diverse.
Luis Vialleton,
autore dalle critiche più serrate sull'argomento “organi omologhi”, in
“Morphologie e Transformisme”, J. Vrin, Paris, 1927. pag. 81, ci ha
lasciato scritto: “Un omero d'uomo, di leone, di balena, di pipistrello,
ecc., rispondono alla medesima idea di pezzo scheletrico prossimale di membro e
presentano le medesime parti: testa articolare per la spalla, trocanteri, ecc.
Ma le parti che hanno il medesimo nome non concordano per tutto con la
situazione, la forma, la potenza. Al contrario: differiscono, in ciascuna delle
specie sopra nominate, per l'orientazione del membro, delle sue connessioni con
la cintura pettorale, dei suoi rapporti col tronco da cui è più o meno
indipendente, ecc.”.
L'argomento organi rudimentali
Robert Ernst Eduard Wiedersheim (1848-1932) presentava
nell'uomo tanti "vestigiales organis", tra i quali tutte le
ghiandole a secrezione interna, oggi oggetto di una branca scientifica: "l'endocrinologia".
Wiedersheim ci metteva l'appendice, ecc. ; ma oggi sappiamo
che l'appendice è un organo linfatico, utile; le tonsille hanno una funzione di
protezione della gola contro le infezioni; la tiroide ha importanti effetti
ormonali sulla crescita; il timo è destinato ad attivare cellule immunitarie;
la ghiandola pineale è fondamentale per i processi ormonali, l'ipofisi è
fondamentale per l'attività endocrinologa e metabolica. La
pliche semilunare
dell'occhio, che Darwin dichiarava rudimentale, è invece necessaria per la
pulizia e la lubrificazione del globo oculare.
Oltre l'appedice, molto usata come cavallo di battaglia
dagli evoluzionisti, sono stati chiamati in campo anche i muscoli del cuoio
capelluto, che sarebbero rudimentali, ma si dà il caso che tanti li usano. Si
parla dei muscoli delle orecchie che non agiscono più, e che il nervo stimolatore
è atrofizzato, ma in tanti hanno ancora un leggero movimento, funzionale
all'udito.
Il coccige nell'uomo, sarebbe un rudimento di coda, ma gli
animali da cui deriverebbe non hanno la coda. I casi rarissimi di accenni
caudati sono solo mostruosità, e il numero delle vertebre del coccige, che in
media è di 5 (oscilla tra 4 e 6, per ragioni non di conservazione
ancestrale della coda, ma per ragioni genetiche subentrate nei millenni
dei millenni; del resto vertebre sovrannumerarie sono state ritrovate, anche
se molto raramente, nella spina dorsale di particolari soggetti), non è in
aumento come per gli animali. Ma questo argomento è accantonato, infatti è in
contraddizione con l'ipotesi di derivazione da scimmie non caudate.
Ma allora sarebbe atavismo anche il rarissimo ritrovamento
di uomini con sei dita. La Bibbia ne presenta tranquillamente un caso (2Sam
21,20).
Rudimenti sarebbero le ali dello struzzo, ma ciò si spiega
per situazioni di incidenza ambientale. Le ali dello struzzo servono poi, oltre
che per decorazione, anche per rendere agile la corsa, che può arrivare fino a
70 km. l’ora.
L'assunto che gli organi rudimentali sono vestigia di
antichi organi, non è un argomento che possa appoggiare la tesi
dell'autoevoluzionismo.
Sui cosiddetti organi rudimentali già da tempo si
è espresso il lavoro dei critici a sfavore dell'evoluzionismo (Cf.
"L'uomo", Ranche Joannes, trad. Canestrini, UTET (1890-1892)
2 vol.; vol. 1, pag. 172, biblioteca. com. Portoferraio, coll. 2 D 71)
Oggi gli scienziati disposti a parlare di organi rudimentali
sono sempre meno.
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