Divorziati risposati, Müller chiude sulle seconde nozze all'orientale | |
L'arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, interviene sul tema dei divorziati risposati e sulla possibilità per chi vive quelle situazioni di ricevere l'eucaristia. Lo fa con un
lungo e documentato articolo su «L'Osservatore Romano», quasi una «summa» dei documenti e delle posizioni del magistero della Chiesa sul tema, a partire dai riferimenti biblici.
Due sono sostanzialmente i segnali che arrivano dal questo articolo riguardante uno dei temi che saranno discussi dal Sinodo straordinario dell'ottobre 2014. Il primo è una conferma dell'intenzione guardare con maggiore attenzione le dichiarazioni di nullità: già Benedetto XVI e poi Francesco, in più occasioni, hanno parlato del fatto che la mancanza di fede può rappresentare una causa di nullità. A questo proposito Müller ha affermato: «La mentalità contemporanea si pone piuttosto in contrasto con la comprensione cristiana del matrimonio, specialmente rispetto alla sua indissolubilità e all’apertura alla vita. Poiché molti cristiani sono influenzati da tale contesto culturale, i matrimoni sono probabilmente più spesso invalidi ai nostri giorni di quanto non lo fossero in passato, perché è mancante la volontà di sposarsi secondo il senso della dottrina matrimoniale cattolica e anche l’appartenenza a un contesto vitale di fede è molto ridotta. Pertanto, una verifica della validità del matrimonio è importante e può portare a una soluzione dei problemi». Il secondo segnale riguarda la prassi orientale di benedire le seconde nozze dopo un cammino penitenziale. Nell'intervista sul volo di ritorno da Rio de Janeiro, Papa Francesco aveva detto: «Con riferimento al problema della comunione alle persone in seconda unione... Io credo che questo sia necessario guardarlo nella totalità della pastorale matrimoniale. E per questo è un problema. Ma anche una parentesi: gli ortodossi hanno una prassi differente. Loro seguono la teologia dell’economia, come la chiamano, e danno una seconda possibilità, lo permettono. Ma credo che questo problema – chiudo la parentesi – si debba studiare nella cornice della pastorale matrimoniale... Siamo in cammino per una pastorale matrimoniale un po’ profonda». Papa Francesco - tra parentesi, e senza specificare nulla di più - aveva fatto solo un breve accenno alla prassi delle Chiese ortodosse. Un intervento più articolato su questo era stato fatto a suo tempo dal cardinale Roger Etchegaray, durante un concistoro. Su questo Müller scrivendo su «L'Osservatore Romano» appare negativo: «Oggi nelle Chiese ortodosse esiste una varietà di cause per il divorzio, che sono solitamente giustificate con riferimento alla oikonomìa, la clemenza pastorale per i singoli casi difficili, e aprono la strada a un secondo o terzo matrimonio con carattere penitenziale. Questa prassi non è coerente con la volontà di Dio, chiaramente espressa dalle parole di Gesù sulla indissolubilità del matrimonio, e ciò rappresenta certamente una questione ecumenica da non sottovalutare». «In Occidente - continua il Prefetto dell'ex Sant'Uffizio - la riforma gregoriana ha contrastato le tendenze di liberalizzazione e ha riproposto l’originaria concezione delle Scritture e dei Padri. La Chiesa cattolica ha difeso l’assoluta indissolubilità del matrimonio anche a costo di grandi sacrifici e sofferenze. Lo scisma della “Chiesa di Inghilterra”, separatasi dal successore di Pietro, è avvenuto non a causa di differenze dottrinali, ma perché il Papa, in obbedienza alla parola di Gesù, non poteva assecondare la richiesta del re Enrico VIII circa lo scioglimento del suo matrimonio». Inserito il 30 Ottobre 2013 |
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11 settembre 2013: Quando titoli di Giornale e di TG non colgono la verità | |
“Dio perdona chi segue la propria coscienza” titola la Repubblica (11 settembre 2013).
“Un ateo che segue la propria coscienza si salva”, ha detto il Tg1 delle 13,30 (11 settembre 2013). Queste titolazioni si riferiscono a una lettera che Papa Francesco ha scritto a Scalfari che l’aveva interpellato con delle domande pubblicate su Repubblica con la dichiarazione di starsi interessando della predicazione di Gesù di Nazareth. La lettera, per intero pubblicata da Repubblica (11 settembre 2013), smentisce le titolazioni sopra viste. Innanzi tutto, si tratta di una lettera che cerca di parlare alla mente e al cuore di Scalfari, e quindi ha un taglio pastorale, che contraddistingue Papa Francesco. Ecco per intero il passo in questione: “Innanzi tutto, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso che - ed è la cosa fondamentale - la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito 1, la questione 2 per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha fede, c’è quando si va contro la coscienza 3. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire 4. In secondo luogo, mi chiede se il pensiero secondo il quale non esiste alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma solo una serie di verità relative e soggettive, sia un errore o un peccato. Per cominciare, io non parlerei nemmeno per chi crede, di verità assoluta, nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione 5. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque la verità è una relazione! Tant’è vero che anche ciascuno di noi la coglie la verità, e la esprime a partire da sé: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive, ecc. Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt’altro. Ma significa che essa si da a noi sempre e solo come un cammino e una vita. Non ha detto forse Gesù stesso: «Io sono la via, la verità, la vita»? In altri termini, la verità essendo in definitiva tutt’uno con l’amore, richiede l’umiltà e l’apertura per essere cercata, accolta ed espressa”. 1 E’ chiarissimo che Dio perdona quando il peccatore riconosce umilmente il suo peccato e a lui si rivolge. 2 Cioè il tema. 3 La coscienza è la voce interiore che approva il bene e disapprova il male, ed è presente in ogni uomo. Andare contro la coscienza è peccare. Ovviamente la coscienza può essere parzialmente offuscata da situazioni ambientali e con ciò si parla di ignoranza invincibile. Ma anche nell’ignoranza invincibile la coscienza può tanto. 4 Da ciò il peccato. Ma la coscienza indica l’esistenza del bene oggettivo , che va perseguito, e che questo bene oggettivo è fondato su Dio (Rm 1,20s). 5 Diò è l’Assoluto in quanto è l’Ipsum Esse Subsistens, tuttavia per suo liberissima volontà ha voluto creare l’uomo per essere in relazione d’amore con lui. Il senso delle parole di Papa Francesco è chiarissimo. |
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Inserito l'11 Settembre 2013 | |
29 Luglio 2013: Le interviste date in aereo da Papa Francesco ai giornalisti sono volanti: bisogna leggere più fonti per farsi un quadro chiaro | |
L’agenzia Ansa riporta la risposta di Papa Francesco circa mons. Ricca messo a capo dello Ior sul quale un giornale (l’Espresso) ha fatto un servizio sul suo passato (presunto) omossessuale quando era nunzio in Uruguay: ''io non giudico. Se è una persona di buona volontà, chi sono io per giudicare?''. ''Non ho trovato carte d'identità di gay in Vaticano, dicono che ce ne sono, credo che si deve distinguere il fatto che è gay dal fatto che fa lobby''.
Essere gay, ha aggiunto il Papa ''è una tendenza, il problema è la lobby, la lobby non va bene, quella gay, quella politica, quella massonica. E la ringrazio tanto per avermi fatto questa domanda'' . ''Nei confronti di mons. Ricca ho fatto quello che il diritto canonico dice di fare: ho fatto la 'investigatio previa' e in questa non c'è niente di ciò di cui lo accusano, non abbiamo trovato niente''. TG5 delle 20.00 del 29 luglio 2013 ha dato questo spezzone: “Se uno è di buona volontà, se cerca il Signore. Chi sono io per giudicarlo?”. Il Resto del Carlino del 30 luglio aggiunge particolari: “Io finora non ho trovato in Vaticano chi ha scritto “gay” sulla carta di identità”. “Il catechismo insegna che non vanno discriminati”. Dal sito zenit.org : Trascrizione dell'incontro con la stampa durante il volo di rientro a Roma. Ilze Scamparini: “Vorrei chiedere il permesso di fare una domanda un po’ delicata: anche un’altra immagine ha girato un po’ il mondo, che è stata quella di mons. Ricca e delle notizie sulla sua intimità. Vorrei sapere, Santità, cosa intende fare su questa questione? Come affrontare questa questione e come Sua Santità intende affrontare tutta la questione della lobby gay?”. Papa Francesco: “Quello di mons. Ricca: ho fatto quello che il Diritto Canonico manda a fare, che è la investigatio previa. E da questa investigatio non c’è niente di quello di cui l’accusano, non abbiamo trovato niente di quello. Questa è la risposta. Ma io vorrei aggiungere un’altra cosa su questo: io vedo che tante volte nella Chiesa, al di fuori di questo caso ed anche in questo caso, si vanno a cercare i "peccati di gioventù", per esempio, e questo si pubblica. Non i delitti, eh? i delitti sono un’altra cosa: l’abuso sui minori è un delitto. No, i peccati. Ma se una persona, laica o prete o suora, ha fatto un peccato e poi si è convertito, il Signore perdona, e quando il Signore perdona, il Signore dimentica e questo per la nostra vita è importante. Quando noi andiamo a confessarci e diciamo davvero: "Ho peccato in questo", il Signore dimentica e noi non abbiamo il diritto di non dimenticare, perché corriamo il rischio che il Signore non si dimentichi dei nostri [peccati]. E’ un pericolo quello. Questo è importante: una teologia del peccato. Tante volte penso a San Pietro: ha fatto uno dei peggiori peccati, che è rinnegare Cristo, e con questo peccato lo hanno fatto Papa. Dobbiamo pensare tanto. Ma, tornando alla Sua domanda più concreta: in questo caso, ho fatto l’investigatio previa e non abbiamo trovato. Questa è la prima domanda. Poi, Lei parlava della lobby gay. Mah! Si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho trovato chi mi dia la carta d’identità in Vaticano con "gay". Dicono che ce ne sono. Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere una persona gay, dal fatto di fare una lobby, perché le lobby, tutte non sono buone. Quello è cattivo. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla? Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega in modo tanto bello questo, ma dice, Aspetta un po’, come si dice… e dice: "non si devono emarginare queste persone per questo, devono essere integrate in società". Il problema non è avere questa tendenza, no, dobbiamo essere fratelli, perché questo è uno, ma se c’è un altro, un altro. Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di avari, lobby di politici, lobby dei massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me. E La ringrazio tanto per aver fatto questa domanda. Grazie tante!”. Patricia Zorzan: "Parlando a nome dei brasiliani. La società è cambiata, i giovani sono cambiati e si vedono in Brasile tanti giovani. Lei non ha parlato sull’aborto, sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. In Brasile è stata approvata una legge che amplia il diritto all’ aborto e ha permesso il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Perché non ha parlato su questo?". Papa Francesco: "La Chiesa si è già espressa perfettamente su questo. Non era necessario tornarci, come non ho parlato neppure della frode, della menzogna o di altre cose sulle quali la Chiesa ha una dottrina chiara!". Patricia Zorzan: "Ma è un argomento che interessa ai giovani…" Papa Francesco: "Sì, ma non era necessario parlare di questo, bensì delle cose positive che aprono il cammino ai ragazzi. Non è vero? Inoltre, i giovani sanno perfettamente qual è la posizione della Chiesa!". Patricia Zorzan: "Qual è la posizione di Vostra Santità, ce ne può parlare?". Papa Francesco: "Quella della Chiesa. Sono figlio della Chiesa!". Dunque nessuna clamorosa novità. Il peccato non sta nella tendenza che può essere nativa o acquisita col l’esercizio omossessuale, ma nel compiere l’atto omossessuale. Questo quanto dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: 2357 L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, 238 la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati». 239 Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati. 2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione. 2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana. Inserito il 30 Luglio 2013 | |
13 Marzo 2013: "Habemus Papam" | |
Dopo un’ora e dieci minuti dalla fumata bianca delle 19.06 del
13 marzo 2013, il cardinale Jean-Louis Tauran, protodiacono, dà
l’annuncio tanto atteso da una piazza gremita di pellegrini
provenienti da ogni parte del mondo ed in attesa da tante ore,
senza scoraggiarsi per la pioggia quasi ininterrotta, per
ascoltare le solenni parole: "Annuntio vobis gaudium magnum; habemus Papam: Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum Georgium Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio qui sibi nomen imposuit Franciscum". La folla è esplosa per la gioia, mentre le campane hanno iniziato a suonare a festa. Subito un fragoroso applauso, lacrime di commozione, canti, danze e mani che sgranavano la corona del Rosario, immagini che si sovrapponevano ma tutte esprimevano gioia e gratitudine a Dio per il dono del nuovo Vescovo di Roma che, seppur ancora sconosciuto a tanti, ha subito conquistato con la scelta del nome Francesco, un nome che sarà il programma del suo Pontificato. E il cuore va al poverello di Assisi, alla sua scelta di vita radicalmente evangelica, nel rifiuto di tutto ciò che sa di effimero. Poi, dalla Loggia della Basilica di san Pietro, è apparsa la bianca figura del nuovo Pontefice, privo della mantellina rossa, già da tutti amato come Papa Francesco, che si è presentato al mondo con semplicità e umiltà, ma soprattutto improntando il suo primo discorso sulla preghiera e la fratellanza: "Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo … ma siamo qui … Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. (Recita del Padre Nostro, dell’Ave Maria e del Gloria al Padre) E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio Cardinale Vicario, qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa città tanto bella! E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima - prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me. […] Adesso darò la Benedizione a voi e a tutto il mondo, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà. [Benedizione] Fratelli e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a presto! Ci vediamo presto: domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo!. Dopo la elezione e la benedizione dalla Loggia era stata preparata per Papa Francesco l'auto solenne, targata Scv1 e invece è voluto andare sul pulmino insieme agli altri cardinali. "Stamattina - ha riferito il direttore della sala stampa vaticana - Papa Francesco ha preso le sue valigie alla Casa del Clero, in via della Scrofa, e ha pagato il conto, per dare il buon esempio". E proprio come ha annunciato nel suo primo discorso al mondo, stamattina alle 8 si è recato a Santa Maria Maggiore per pregare la Madonna e portare anche un piccolo mazzo fiori che ha deposto sull'altare. Vi è rimasto per mezz'ora. Poi ai confessori (chiamati "i confessori del Papa") della Basilica ha detto: "Siate misericordiosi verso le anime, ne hanno bisogno. Pregate per me". Jorge Mario Bergoglio: argentino, 76 anni, gesuita, arcivescovo di Buenos Aires è il primo Pontefice sudamericano della storia. Eletto al quinto scrutinio, ha scelto (per la prima volta nella storia della Chiesa) il nome di Francesco, per sottolineare la propria vicinanza ai poveri e agli umili. Diviene sacerdote a 33 anni, dopo aver studiato da perito chimico. Continua gli studi in Cile, Germania e Spagna. È conosciuto per la sua vita modesta: vive in un sobrio appartamento cucinandosi da solo, gira in tonaca, usa l'autobus e la metropolitana. Quando Giovanni Paolo II lo volle cardinale, alcuni fedeli proposero di fare una colletta per pagare il viaggio a Roma per la cerimonia d'insediamento. Lui ordinò loro di stare a casa e di dare quei soldi ai poveri. Inoltre, anziché comprarsi la porpora fece aggiustare quella che usava il suo predecessore. Oggi, alle 16,55, Papa Francesco ha celebrato nella Cappella Sistina la sua prima Messa da Pontefice alla presenza dei cardinali, con semplicità e a braccio, ha pronunciato parole forti ed incisive sottolineando la necessità di camminare, edificare e confessare Gesù Cristo. Camminare sempre alla luce del Signore, edificare la Chiesa sulla pietra angolare che è Cristo, confessare Cristo. La nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo la cosa non va. Pietro disse a Gesù: “Ti seguirò, ma non parliamo di croce”. Ma, quando camminiamo senza la croce, edifichiamo senza la croce e confessiamo Cristo senza la croce non siamo discepoli del Signore ma siamo mondani. Siamo preti, vescovi, cardinali, Papa ma non discepoli di Cristo. La Madonna ci conceda questa grazia di camminare, edificare e confessare Cristo crocifisso. L’omelia è stata pronunciata non dalla cattedra ma dall’ambone sottolineando così il desiderio del Pastore di vicinanza e comunione con il suo gregge, per costruire un clima di fratellanza, di amore, di fiducia, così come ha sottolineato nel suo primo discorso dopo l’elezione. Ombre su Papa Francesco? Nessun'ombra Inserito il 14 Marzo 2013, aggiornato al 16 Marzo 2013 |
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11 febbraio 2013: il Papa Benedetto XVI annuncia le sue dimissioni | |
Nel giorno dedicato dalla Chiesa alle apparizioni della Beata Vergine Maria di Lourdes, il Papa Benedetto XVI durante il concistoro ha annunciato che, dopo aver ripetutamente esaminato la sua coscienza davanti a Dio, è pervenuto alla certezza che le sue forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino, pertanto dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, lascerà la sede di San Pietro.
I casi storici di rinuncia non mancano, ma questo annuncio ha provocato profondissima emozione e gratitudine per il luminoso pontificato dell’amato Pontefice che anche in questa occasione ha dimostrato di essere veramente un grande Papa. Certi che la stella del suo pontificato continuerà a brillare nel cielo della Chiesa, così come ha detto il card. Angelo Sodano nel suo discorso, ci stringiamo intorno al nostro Pastore Benedetto XVI con la nostra preghiera e il nostro affetto. Inserito l'11 Febbraio 2013 |
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15 gennaio 2013: una domanda su sentieri che non conducono alla luce | |
Buonasera Padre Paolo, come sta?
Mi rivolgo a Lei in qualità di conoscitore di menti e d’anime per un piccolo scambio di pensieri. In questo particolare momento storico di forti tensioni sociali per ovvie ragioni a noi note, talvolta ci si ritrova vittime di un’insofferenza a tutti i sistemi intellettuali, formule, legami di qualsiasi tipo che minacciano la nostra persona da quel sottile equilibrio che faticosamente si costruisce ogni giorno, “sottraendosi volontariamente in un non luogo della nostra mente, per ricreare positività”. Questa condizione è ciò che sperimento personalmente. Sicuramente condivisa da altri, ad esempio una mia amica lei stessa sensibile all’argomento, mi ha invitato a partecipare ad alcuni incontri proposti da un promotore della Pratica di Mindfulness. Significa “consapevolezza dei propri pensieri, azioni e motivazioni”. Tale concetto deriva dagli insegnamenti del Buddismo, dello Zen, dai quali prende spunto. Svincolato pertanto dalla natura strettamente terapeutica e religiosa. Cosa ne pensa Padre Paolo? Vorrei terminare con una domanda a Lei studioso di testi sacri: Perché siamo nati? Si dice che ogni esperienza di profonda sofferenza arriva per elevarci in spiritualità. Questa crescita è un bene del quale farne tesoro in un’altra dimensione…, ne avremo coscienza? Ricorderemo chi eravamo stati? Puo’ suggerirmi la lettura di un libro che illumini l’uomo sulla sua condizione di essere spirituale? Ancora grazie infinite per la consueta e preziosa sensibilità condivisa nel corso delle brevi corrispondenze epistolari. Un caro saluto (...). Proprio non è un buon invito, anche se si presenta come un aiuto in mezzo al ginepraio attuale. Ginepraio che può essere dipanato dal Vangelo, dal sapere come la Luce e le tenebre siano in lotta tra di loro, con il risultato certo che vince sempre la Luce nella storia, anche se il buio trova le sue fortezze nel cuore di tanti e tanti. Buddismo vuol dire uscire dalla storia. Cristianesimo vuol dire restare nella storia amando, accettando anche la croce, pur di non cessare di amare. "Consapevolezza...". Noi siamo stati creati da Dio, e non perché egli avesse bisogno di creare. Lui è sufficientissimo a se stesso, beatissimo in se stesso, dunque non aveva bisogno, per attuarsi, di creare. Ma ha creato per volere comunicare all'esterno la gioia che ha in sé, a livello infinito e cioè inesauribile. Dio non ha creato l'uomo per avere degli uomini sui quali esercitare la sua solitudine (Allah). No, Dio è Uno e Trino. Dio ha una vita di relazione eterna, inimmaginabile a noi, sulla terra. Non siamo neppure degli esseri spirituali che si incarnano e reincarnano perché hanno commesso dei peccati in vita antecedenti. L'uomo è unità di anima e corpo, tanto che noi professiamo la risurrezione della carne. Cristo è risorto e anche noi risorgeremo. Il Buddismo è pessimismo della storia e concepisce la storia come luogo da cui fuggire esaurendo il karma, cioè l'impuro dello spirito, spirito che poi non è un'anima creata, ma una scintilla del Brahman, una parte del Brahman, in una concezione panteistica. Io non sono un tu davanti a un tu, ma un tu che deve fare di tutto per non essere un tu davanti al Brahman, per essere Brahman. Che concezione spaventosa della vita! Noi certo moriamo, ma la morte è entrata per il peccato, e Cristo ha vinto il peccato ed è risorto da morte. Se il mio corpo è solo un episodio, come è un episodio per un bruco passare da un ramo ad un altro, allora quanti corpi avrò alla fine, e quale sarà il meritevole di risorgere? Il primo, il secondo...l'ultimo? E se ciò è, quanti genitori ho mai avuto? Gli ultimi, non potranno essere i primi, ma sono solo un episodio. Che brutta famiglia ne nasce! Il dolore arriva non perché si ha il desiderio di vivere, di essere operativi nella storia, ma perché si pecca. Il dolore viene dal peccato, dal mio e da quello degli altri poiché siamo società. Ma il dolore viene elevato da Cristo con l'insegnamento della croce. Senza la croce si fugge il dolore, non lo si eleva. Senza la croce il dolore è motivo per fuggire vilmente dalla storia. Non andare a quelle conferenze provengono dal buio, non ti daranno luce, ma buio, anche se incontrerai sorrisi e canzoni. Ti benedico di cuore di vero cuore, padre Paolo. Inserito il 16 Gennaio 2013 |
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