Velocità del neutrino e velocità della luce: secondo esperimento

 
 

Dai laboratori dell'INFN (istituto nazionale di fisica nucleare) si è replicato l'esperimento del settembre scorso che dava il neutrino più veloce della luce. L'esperimento ha ridato lo stesso risultato dopo che si è corretto una fonte sistemica di errore, cioè il calcolo del momento della partenza del raggio di neutrini dal CERN di Ginevra verso il Gran Sasso.

Lo spazio temporale per la formazione di neutrini da protoni lanciati contro un bersaglio di grafite aveva comportato la formazione di un treno di neutrini lungo un km con un tempo di formazione di 10.000 nanosecondi, e da qui l'incertezza del tempo di partenza. Questa volta si sono lanciati piccoli treni di neutrini formati in 3 nanosecondi intervallati tra di loro di 524 nanosecondi. I treni sono stati 20. Il risultato è stato che il percorso del neutrino è avvenuto con una velocità superiore a quella della luce di 57,8 nanosecondi, con un'incertezza, a detta degli sperimentatori, stimata tra 7,8 in più o in meno.
Dunque, operando sul “tempo di estrazione” si sarebbe superata l'incertezza alla partenza.

Tuttavia restano ancora delle fonti sistemiche di errore.

Una è il calcolo esatto del “tempo di volo” tra la generazione del neutrino al CERN e la rilevazione all'INFN del Gran Sasso. Il “tempo di volo” dipende dalla sincronizzazione esatta dei due orologi atomici del CERN e del Gran Sasso. La sincronizzazione è avvenuta via GPS (Global Positioning System), ma poiché la sincronizzazione deve fare i conti sulla velocità dei satelliti ci può essere margine di errore, questo margine è stato gestito, ma non annullato.

Un passo decisivo avverrebbe se la sincronizzazione possibilmente avvenisse per mezzo di fibra ottica, come ha detto Jacques Martino direttore dell'Istituto di Fisica Nucleare Francese (CNRS).

C'è poi il problema dell'esatta distanza tra il CERN e il laboratorio del Gran Sasso. I calcoli sono stati accurati tenendo conto dei movimenti della crosta terrestre arrivando a pensare ad un margine di errore di 0,2 metri. La distanza stimata è di 731,278 km.

Altro punto sul quale si è soffermato Carlo Contaldi, fisico dell'Imperial College di Londra, è che bisogna tener conto anche della forza di gravità che agisce sui due orologi atomici del CERN e del Gran Sasso. Quello del Gran Sasso è sottoposto ad una forza gravitazionale diversa da quella del CERN con conseguente riflesso sul funzionamento dell'orologio.

Gian Giudice, fisico teorico del CERN, ha detto che il neutrino “più veloce della luce dovrebbe decadere, e decadendo perdere energia”, ma il rilevatore del Gran Sasso non ha rivelato nessuna perdita, e questo è un fatto che è incompatibile con lo steso risultato.

Con tutto ciò bisogna attendere i risultati degli esperimenti americani e giapponesi, ora in corso sul neutrino.

Diverse le cose da calibrare e spiegare, e da spiegare è pure il fenomeno della supernova SN1987A della Grande nube di Magellano, la supernova più vicina alla terra dove la radiazione luminosa in base ai calcoli dei 57,8 nanosecondi sarebbe dovuta giungere a terra 4,14 anni dopo l'irraggiamento dei neutrini.

Problemi della scienza. Ma la filosofia subirà dei contraccolpi se la teoria della relatività di Einstein dovesse fare i conti con un neutrino più veloce della luce? Niente affatto se si tratta di autentica filosofia e non di un impasto astruso tra filosofia e scienza incapace di coglierne i rispettivi ambiti (vedi la filosofia romantica: Ficthe, Schelling, e anche, seppur di tangenza, Kant e Hegel). Così come il positivismo, che può definirsi il “romanticismo della scienza”.

In nessun modo viene scalzato il principio di causalità per cui l'effetto segue la causa dell'effetto. Non viene scalzata la metafisica. Ciò che viene scalzato sono solo le pseudo filosofie e le volgarizzazioni scientifiche di bassa lega, che come tali si esibiranno in nuove astruse elucubrazioni. Non viene neppure scalzato lo spazio euclideo dell'universo, cioè le tre dimensioni più il tempo. Gli spazi a più dimensioni sono infatti delle figurazioni matematiche e non vanno oltre questo. Strano sfasamento mentale il pensare che equazioni portino con sé la verità globale dell'Universo, quando nello stesso tempo si afferma che la realtà è più ricca delle nostre formule pur importanti.

La fisica, se sarà vero che il neutrino è più veloce della luce, non avrà che da ritoccare la relatività di Einstein e dovrà retrocedere ancora una volta dalla pretesa di venire a conoscere tutto del mistero dell'universo.

 

Inserito il 19 Novembre 2011

 

15 ottobre 2011: Cosa c’è prima degli illegittimi Black Bloc?
 
 

Sabato scorso, 15 ottobre 2011, il centro di Roma è stato messo a ferro e fuoco da un gruppo (500?) di infiltrati dentro un legittimo corteo di “Indignati”. Un’infiltrazione calcolata e predisposta nei minimi particolari, fino a porre in determinati luoghi gli oggetti della violenza (fionde professionali con palle di vetro, bastoni, spranghe, maschere antigas, materiale incendiario).

Perché hanno scelto di infiltrarsi nel corteo degli “indignati”? Si sono infiltrati non solo per farsi scudo di loro nell’esercitare la violenza distruttrice, ma per affermare anche, a loro vedere, l’inutilità di quel livello di protesta. Per loro quello che conta è appropriarsi del presente rifiutando di impegnarsi per il futuro, perché impegnarsi per il futuro senza appropriarsi del presente è per loro inutile. Vogliono afferrare il momento presente nella contraddizione che distruggendo, distruggono le possibilità di godere il presente. E qui si apre la domanda inquietante: Ma allora di cosa godono nel distruggere? C’è del buio in questo, voglio dire che c’è del satanismo.

Occorreva subito dare un’interpretazione dell’evento criminoso, ma si è buttato tutto in politica, e magari fosse vera politica, che è una realtà nobilissima, ma nella politica partitica, cioè nella guerriglia fatta di frasi, di accuse senza esclusione di colpi, che non siano illegittimi. Questa lettura partitica è quanto di peggio possa esserci , perché impedisce la riflessione e con la riflessione i rimedi.

Va premesso che tanti e tanti giovani sono una grande risorsa, una vera promessa per il futuro, però si deve anche dire che il disagio giovanile sta crescendo, e questi tutti lo capiscono. Ma quello che va capito è che cosa c’è dietro i Black Bloc che hanno compiuto quegli atti di vandalismo, e sono tutti italiani e molti di loro minorenni. Intanto per loro non sono atti di vandalismo, ma azione legittima. La loro ideologia multiforme e fluttuante e inafferrabile in categorie positive, logiche, si basa sull’assunto che essi sono delle vittime di un sistema che li vorrebbe strumentalizzare e perciò tutto quello che fa parte del sistema va avversato.

Intanto i media ci hanno assicurato che i Black Bloc sono gruppi in qualche modo censiti, che fanno capo ai cosiddetti “centri sociali”, in Italia se ne contano circa 200, ma i centri sociali sono molto più numerosi. Durano per pochi mesi, settimane, poi si sciolgono. Hanno come collegamento i social network. I sociologi definiscono come “centro sociale” una realtà di associazione che duri almeno tre mesi, e questo dice come i censimenti siano del tutto fluttuanti e imprecisi. Insomma tutto sotto controllo, ci viene detto, ma la realtà è molto più complessa. Per  dare la misura della portata di questa realtà è bene porsi la domanda: “Come sono arrivati a tanto, sia al G8 di Genova, sia in val di Susa, per restare  nel territorio nazionale?”.  Partiamo dalla scuola. Se noi interpellassimo tanti professori delle scuole medie e del primo anno delle  scuole superiori sentiremmo dire che il 50% del tempo di lezione viene impiegato per mantenere un po’ di ordine. In tante classi ci sono dei Black Bloc in erba, che si divertono a beffeggiare l’autorità dell’insegnate. Sarà il termine “scuola dell’obbligo” a renderli  insofferenti della scolarizzazione, ma c’è ben altro che li rende tali.

Apro un’altra riflessione. Quando ci si trova di fronte ad atti estremi di criminalità si invoca normalmente uno stato di alterazione psichica e così il caso viene isolato nel campo delle malattie mentali. Ma ora questa soluzione non tiene. I ragazzi che hanno messo a ferro e fuoco il centro di Roma non sono dei malati mentali, ma dei malati morali. Come sono diventati malati morali? Anche qui dobbiamo smentire una colossale bugia, cioè credere che un ragazzo di fronte a film di orrore, di violenza, di crudeltà, di disprezzo per la vita, di egoismo, ne rimanga indenne, senza conseguenze. Si pensa che certi giochi, video games, siano considerati giochi e basta, e che dopo il ragazzo sia buono e tranquillo come prima. Ma non è così. Non è così di fronte a libri corrosivi e distruttivi, non è così di fronte ai cattivi esempi. L’idea che uno sia a contatto con il male, senza avere difese sostanziali, e rimanga indenne senza ripercussione sulla sua libertà di rifiutare il male, è falsa.

Tanti giovani, ragazzi, finiscono per perire nel male senza avere la volontà positiva di farlo. Qui le responsabilità non vanno scaricate sulla sola famiglia perché responsabile è anche la società, e quelli che hanno in mano i poteri della società.

La Chiesa ha ben individuato che il disagio giovanile va visto come emergenza  educativa. Emergenza educativa, con testimonianza fattiva, con esempi esistenziali e non solo parole.

L’emergenza educativa porta con sé, voglio concludere, anche la comunicazione della dottrina sociale della Chiesa, ben poco conosciuta dai giovani, che forse conoscono solo gli scontri partitici. Va conosciuta, essa fa parte integrante dell’evangelizzazione.

 

Inserito il 2 Ottobre 2011

 

 
20/21 Settembre 2011: Il neutrino, quando le notizie dei media sono più veloci di ogni ragionamento
 
 

Il neutrino sarebbe più veloce della luce di 60 nanosecondi. Così da un esperimento di una radiazione di neutrini dal CERN di Ginevra al laboratorio sotto il Gran Sasso, distante dal CERN 730 km. La notizia è volata con tutto quello che i “sempre preparatissimi” giornalisti potevano dire: caduta la teoria della relatività di Einstein, messo in incertezza il principio di causalità per cui l'effetto segue la causa, possibili fantascientifici viaggi Hollywoodiani a ritroso nel tempo. Insomma un grande nuvola buia.

Il comune mortale  nota, tuttavia, che il principio di causalità se ne sta tranquillo. Infatti, il proiettile che esce dal cannone segue l'esplosione della carica dentro il cannone. Insomma, il soldato non vede prima squarciarsi un palazzo e poi capisce che è partito un colpo. E' vero, tuttavia, che chi è dentro o vicino al palazzo e vede squarciarsi le pareti per l'esplosione capisce che un cannone ha sparato, ma sa che l’effetto dell'esplosione segue il cannone che ha sparato. Che la teoria di Einstein sia tutta la realtà nessuno l'ha poi detto. È solo una teoria.

Ma ecco, non tutti gli scienziati dell'esperimento ne volevano la pubblicazione, prima di conferme successive, di misure più circospette. Ma cos'è prevalso? La pubblicità, la voglia di dire il sensazionale, ma ancor più che l'opinione pubblica deve riconoscere che al CERN e al Gran Sasso si sta lavorando su cose che meritano stanziamenti, che ora potrebbero essere in forse data la congiuntura economica mondiale.

Ma, ecco, che saltano fuori i problemi. Al CERN non si hanno le apparecchiature per misurare l'istante dell'uscita del fascio di neutrini. I neutrini sono delle particelle subatomiche elementari pochissimo intercettate dalla materia, cioè ne trapassano strati enormi con grandissima facilità.  (A che cosa servono nell'Universo? Lo impareremo quando saremo al cospetto di Dio. Nessuno ora se ne preoccupi; del resto qualcuno si preoccupa del neutrino quando è davanti a una pizza? No, di certo).

Ma ecco il principio di causalità non scomparirebbe affatto. Se una stella esplode in supernova ed emette quindi neutrini e luce, gli strumenti registrerebbero prima i neutrini e poi la luce. Ma, dico, dov'è il problema? Colti i neutrini sapremo che una stella è esplosa, poi registreremo la radiazione emessa con radiotelescopi. Il principio di causalità è dunque al riparo anche dai neutrini.

Ma non mancano fatti oggettivi che dicono che era meglio che il CERN e il Gran Sasso d'Italia ponderassero meglio la notizia, visto anche che non tutti gli scienziati erano concordi nel divulgarla.

Ecco un fatto oggettivo. Nel 1987 venne registrata una supernova apparsa nella Grande Nube di Magellano, distante 168.000 anni luce (la velocità della luce è: 199.792,458 km al secondo). I neutrini arrivarono agli strumenti a terra tre ore prima dei fotoni (radiazione). Si riconobbe che il divario era dovuto al fatto che i neutrini hanno una grande capacità di penetrare la materia, mentre la luce dovette fare i conti con il pulviscolo prodotto dalla supernova e quindi risultò deviata e rallentata. Ma ecco il punto, se si applicano i risultati dell'esperimento del CERN si avrebbe che la luce sarebbe dovuta arrivare a terra 4,14 anni dopo.

Dopo queste considerazioni è poi nata una polemica circa la divulgazione dei risultati. Ma intanto il risultato di una garanzia del proseguimento dei finanziamenti in tempo di crisi economica è stato raggiunto.

Rimaniamo perciò tranquilli con Einstein circa l'insuperabilità della velocità della luce. Già alcuni anni fa si diceva che fosse stata superato, poi tutto è ritornato a dare ragione ad Einstein. Così stanno le cose. La divulgazione delle notizie è più veloce della ragione, molto spesso, ma la ragione poi le supera.

 

Inserito il 2 Ottobre 2011

 

 
22 luglio 2011: Una moschea dedicata a Gesù Cristo
 
    
 

La notizia data dal TG1 sembra dell'ultima ora, ma in realtà la notizia di una moschea a Madaba in Giordania, a 30 km a sud di Amman, risale all'autunno del 2008.

Il TG1 ha affermato che questa sarebbe la prima moschea dedicata a Gesù, ma così non è. Infatti, a Tripoli del Libano c'è una moschea dedicata a Gesù figlio di Maria, così pure a Giza in Egitto. Recenti sono le moschee di Stratford nel Connecticut e a Columbus nell'Ohio dedicate a Gesù figlio di Maria (Isa ibn Maryam). Da ricordare poi come nella grande moschea degli Omayyadi di Damasco un minareto è dedicato a Gesù figlio di Maria. Moltissime poi sono le moschee minori dedicate a Gesù; è infatti costume dell'Islam dedicare le moschee a qualche profeta.

Il Corano chiama Gesù “Isa”, nome che probabilmente deriva dal sanscrito ishvara, che significa “signore”. Il termine abbreviato, già presente in India, sarebbe stato applicato a Gesù dai carovanieri cristiani nestoriani che commerciavano con l'India.

Il nome per intero della moschea di Madaba è: “Isa Masjid al-Masih ibn Maryam”. Masjid significa moschea. Masih significa unto con olio; la radice del termine è “msh” (strofinare, ungere con olio). Se c'è una novità nella moschea di Madaba è quella di aver utilizzato al-Masih (termine presente nel Corano (sure): 3,45; 4,157; 5,17; 9,30-31), con il senso non di salvatore, ma di purificato. Comunque, la moschea di Madaba non presenta novità nel nome perché la formula “al-Masih Isa ibn Maryam” è spesso usata nell'Islam.
Il Corano afferma che Isa è figlio di Maria, nato con concezione verginale per onnipotenza divina. In ciò concorda con il Cristianesimo, ma va notato che la concezione verginale di Maria per Maometto è funzionale alla negazione che Gesù sia Figlio di Dio, e questo perché Dio avrebbe dovuto avere una moglie. Maometto aveva di fronte a sé il paganesimo dove c'erano dei e dee che avevano figli e figli, e, fermo a questo, non poteva ammettere che Dio avesse un Figlio. Così, Gesù è chiamato sempre figlio di Maria. Come si vede, Maometto non giunse a conoscere la generazione eterna, spirituale, senza cominciamento del Figlio dal Padre, del mistero Trinitario, come non giunse a conoscere il mistero dell'incarnazione del Figlio per opera della potenza dello Spirito Santo.

 

Inserito il 26 Luglio 2011

 

 
12 luglio 2011: La legge sulla “Dichiarazione anticipata di trattamento” (DAT) è stata approvata alla Camera. L'approvazione al Senato è prevista in autunno
 
 

Il voto a scrutinio segreto è stato caratterizzato da un maggioranza ampia e trasversale: 278 i favorevoli, 205 i contrari, 7 gli astenuti. Dal blocco dei contrari alla legge sono stati dati 50 voti a favore.

La legge, anche dal risultato della votazione, non risulta avere nulla di politico e di tatticismo politico.

La legge approvata alla Camera è importante perché, di fronte ai provvedimenti creati dall'Ordine Giudiziario, riafferma il ruolo primario del Parlamento nell'opera legislativa.

La legge passa ora al Senato per la sua approvazione definitiva.

In essa vengono evitate le parole “indicazioni” e “volontà” optando per la parola “orientamenti”.

Il cittadino che scrive la DAT potrà scegliere i trattamenti che non vuole ricevere. La DAT assume la sua funzione quando il soggetto si trova nell'”incapacità permanente di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze per accertata assenza di attività cerebrale integrativa cortico-sottorticale, e pertanto, non può assumere le decisioni che lo riguardano”.

La legge prevede il divieto dell'eutanasia e la non sospensione dell'idratazione e nutrizione se non per i malati terminali nei quali non siano più efficaci o addirittura dannose. Per gli stati vegetativi resta l'idratazione e nutrizione.

Il medico non dovrà confrontarsi, in caso di controversia con il fiduciario (eletto dal redattore della DAT come vigilante), con un collegio di medici ad hoc istituito. Dovrà tuttavia presentare al fiduciario la sua decisione con motivazione scritta sulla cartella clinica o su un documento che va allegato alla DAT.

Lo spirito generale della legge non è solo la tutela della salute, ma anche della vita.

 

Intanto buone notizie sul trattamento degli stati vegetativi. Nella clinica neurologica di Padova un paziente di 70 anni, in coma da 5 anni, a causa di una grave emorragia cerebrale, obbedisce ai comandi del medico dopo un ciclo di trattamenti innovativi con elettrodi appoggiati sulla testa, che puntano a riattivare le aree del cervello colpite. Dopo soli dieci minuti di trattamento gli è stato dato un ordine che il paziente ha eseguito. Dopo sei ore di trattamento la capacità di eseguire un ordine, ovviamente semplice, era diventata un fatto stabile. La strada per procedere è ora aperta.

 

Inserito il 13 Luglio 2011

 

 

Dopo la “pillola del giorno dopo” la “pillola del quinto giorno dopo

 
 

Dal settembre 2000 in Italia è in vendita la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, acquistabile con ricetta medica, per evitare che venga usata come contraccettivo usuale, che comporterebbe alterazioni nel ciclo, cefalea, vomito, ecc..

La pillola del giorno dopo viene definita come “contraccettivo d'emergenza”, e secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è un antiovulatorio e non impedisce una volta che sia compiuta l'ovulazione il concepimento e l'annidamento in utero (2005). Lo stesso (2008) secondo la Federazione internazionale di Ginecologia e Ostretricia (FIGO), e il Consorzio internazionale per la Contraccezione d'Emergenza (CEC).

Queste chiarificazioni non hanno estinto i dubbi. Nella scheda tecnica del Norlevo (nome della pillola del giorno dopo commercializzata in Italia: si usa anche il nome Levonelle) aggiornata al 7 novembre 2009 si legge: “L'esatto meccanismo del Norlevo non è conosciuto. Il farmaco potrebbe impedire anche l'impianto”.

L'efficacia di tale pillola, il cui principio attivo è il levonorgestrel, dipende molto dalla tempestività dell'assunzione (pillola del giorno dopo), infatti dopo 72 ore (tre giorni) il suo effetto tende ad annullarsi.
Se l'ovulazione è già avvenuta (l'ovulo ha un'esistenza di 12/24 ore) e le condizioni sono quindi ottimali nel canale cervicale il concepimento si attua in breve: il seme maschile giunge all'ovulo in due ore. Se invece si è nella fase di pre-ovulazione, il seme maschile rimanendo vitale per 2/3 giorni, e in casi rari descritti dalla letteratura anche fino a 5 giorni, nel canale cervicale in dipendenza di condizioni favorevoli trovati nelle micronicchie delle ghiandole del canale stesso (1), si rimane nella possibilità usuale di un concepimento dalle 48 alle 72 ore. Se il rapporto si è posto nella fase di pre-ovulazione è evidente che  la pillola inibendo l'ovulazione o dilazionandola impedisce il concepimento. Se il rapporto porta al concepimento non viene  escluso che la pillola agisca impedendo l'impianto nell'endometrio (mucosa dell'utero), e quindi producendo un'azione abortiva.

Lo spazio d'azione della pillola del giorno dopo è stato allargato mediante la pillola EllaOne, detta “pillola dei cinque giorni dopo”, che ha come principio attivo l'ulipristal acetato, agente come inibitore dell'ovulazione, ma anche con elevata probabilità di impedire l'annidamento dell'embrione. La “pillola dei cinque giorni dopo” viene, nonostante questo aspetto abortivo, chiamata “contraccettivo d'emergenza”. E' detta dei “cinque giorni dopo” il rapporto a rischio perché per 120 ore mantiene la sua efficacia. In tal modo il rischio di gravidanza si è ridotto di 2/3 rispetto a quello fornito dal levonorgestrel.

La piccola casa farmaceutica francese, la Hra Pharma, che ha prodotto la “pillola del giorno dopo” e anche quella “dei cinque giorni dopo” avverte nella sua scheda tecnica che essa “può alterare l'ambiente uterino”, e quindi le condizioni per  l'annidamento dell'embrione nell'utero.

Nel foglietto illustrativo della Food and Drug Administration (FDA: agenzia per gli alimenti e i medicinali degli USA) si legge: “Il probabile meccanismo di azione primario dell'ulipristal acetato per la contraccezione d'emergenza è l'inibizione o il ritardo dell'ovulazione, tuttavia, le alterazioni dell'endometrio che possono influenzare l'impianto possono contribuire all'efficacia”.

L'EMA (European Medicines Agency: agenzia responsabile della valutazione scientifica dei farmaci della UE) afferma che: “EllaOne impedisce la gravidanza principalmente mediante la prevenzione o il ritardo dell'ovulazione”. L'EMA ha autorizzato la commercializzazione del prodotto nella UE (2009).

Dunque la EllaOne ha una valenza abortiva che non può essere sottaciuta nascondendola sotto l'etichetta di “contraccettivo d'emergenza”.

Del resto si fa presto a fare i conti. Il seme maschile ha un periodo consueto di sopravvivenza nel canale cervicale di circa due/tre giorni. Di circa due/tre giorni, dunque, è  il tempo consueto e utile per bloccare o posticipare l'ovulazione. L'ulipristal acetato agisce però per altri due giorni e tale sua efficienza si esercita per un'alterazione nell'endometrio.

Questa definizione di “contraccettivo d'emergenza” trova la sua sponda nell'ideologia che la gravidanza non cominci con il concepimento, ma con l'annidamento in utero. Tale ideologia è stata avvallata (1985) dall'OMS. Con ciò, l'impedire l'annidamento dell'embrione in utero non è un aborto perché non si ha gravidanza. L'assurdo culturale e scientifico è sotto gli occhi di tutti, infatti l'annidamento dell'ovulo fecondato non segna una pausa e quindi una nuova partenza del suo evolversi, ma il proseguimento di un processo già in atto. L'impedire l'impianto nell'utero dell'ovulo fecondato non è contraccezione, ma aborto. La definizione dell'OMS guarda all'esperienza della donna trascurando che la radice di tutta l'esperienza della gravidanza è il concepimento e che il concepimento produce il concepito, la cui esistenza non può essere considerata solo dopo l'annidamento che attivamente produce lui stesso (2), e qui, purtroppo, neppure l'annidamento, dato l'aborto, è più a tutela del concepito.

 

Dire che la “pillola dei cinque giorni dopo” non è in grado di incidere su una gravidanza dopo l'annidamento è del tutto azzardato tanto che l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha espresso il giudizio che tale pillola possa essere assunta solo in caso di non gravidanza. Che si tratti di idea di gravidanza dopo l'annidamento lo dice il fatto che non esistono per ora test che segnalino la gravidanza prima della produzione di gonadotropina corionica  (3). Dunque, c'è l'ammissione che la “pillola dei cinque giorni dopo” ha una parentela con la Ru486, anche se il principio della Ru485 è il mifepristone e non  l'ulipristal acetato.

La decisione dell'EMA è stata una decisione centralizzata e ora si dovrà esaminare se è compatibile con la legislazione italiana per questo l'AIFA ha chiesto il parere del Consiglio Superiore della Sanità, che si sta attendendo; speriamo in bene..

Quello che è importante è che la gente venga a conoscere la posta in gioco, che è quella di un'autorizzazione occulta dell'aborto.

 

(1) Le ghiandole del canale cervicale producono un secreto utile all'intero processo del cammino degli spermatozoi: ne permetta la salita e anche ne fornisce il nutrimento. Si deve tener presente che le condizioni globali di salita del seme maschile avvengono gradatamente, per cui i rari  casi di cinque giorni di sosta , che si hanno nel tempo pre-ovulatorio, sono dovuti a questo. Sopraggiungendo l'ovulazione e quindi le condizioni ottimali, lo spermatozoo proseguirà la salita  verso le tube e quindi verso la fecondazione dell'ovulo.

Lo spermatozoo durante il periodo di infertilità della donna sopravvive al massimo un'ora e mezzo dato l'ambiente acido che subito incontra.

Il metodo Billings che si basa sulla valutazione della fluidità del muco dice che appena inizia in processo di secrezione bisogna che ci sia l'astensione dai rapporti, proprio perché può verificarsi il raro caso di una sopravvivenza dello spermatozoo nel canale cervicale, da cui può poi ripartire per le tube. Il metodo Billings dice pure che non essendo valutabile il momento preciso dell'ovulazione bisogna che ci astenga dai rapporti anche in fase di secrezione calante, cioè fin tanto che non si ha la secchezza.

In condizioni di secchezza lo spermatozoo perde tutta la sua vitalità in un'ora o in un'ora e mezza, non essendovi ambiente adatto per il suo mantenimento in vita.

 

(2) L'embrione giunge nell'utero in circa cinque giorni dopo la fecondazione. Poi incomincia l'impianto nell'endometrio. L'annidamento inizia con la produzione da parte dell'embrione (blastocisti) di molecole adesive, poi la superficie dell'embrione si riempie di una proteina la L-selectina, e quindi procede l'impianto.

 

(3) Il momento in cui si può fare il test chimico di gravidanza sulla base della gonadotropina corionica (HCG), che è l'ormone prodotto dalla placenta, comincia subito dopo l'impianto.

 

Inserito il 3 Luglio 2011

 

 

1 maggio 2011: Beatificazione di Giovanni Paolo II. Una piccola testimonianza

 
 

L'aula Paolo VI era piena di pellegrini della diocesi di Bologna. Tutto era stupendo quel giorno di ottobre del 1995. Ogni pellegrino aveva in mano un cartone a due colori che doveva girare al momento opportuno, creando così un dinamico effetto bicolore. I canti emozionavano ed elevavano tutti. Un clima di intensa gioia.

Alcune brevi parole di Giovanni Paolo II che poi si mise a percorrere la corsia che solca l'aula Paolo VI. Ero tra i pellegrini e mi misi vicino alla staccionata che delimitava la corsia. Avevo l'intenzione di farmi benedire dal Papa una corona del rosario. Appena fu vicino gli presi la mano con la mia, nella quale c'era la corona del rosario. Giovanni Paolo II passò oltre e distaccò la sua mano mentre la mia era ormai alle sue spalle. Appena sentii questo distacco distaccai anche la mia, ma ecco che il pontefice cominciò ad annaspare con la mano per riafferrare la mia. La prese, poi fermandosi mi rivolse il viso mi benedisse con un largo segno di croce la corona.

Una sfumatura: le sfumature della carità. Giovanni Paolo appena avvertì il mio distaccare la mano capì il mio moto di delusione. Poteva proseguire dicendosi: ma adesso non è il momento di benedire corone e poi se la benedica lui. Questi frati che stiano un po' tranquilli. Qua ci sono diecimila persone e questo frate chiede che gli benedica una corona del Rosario. No! Non fece questo pensiero: giudicò importantissimo riafferrare la mia mano e benedire la corona del Rosario. Per lui una persona valeva l'umanità intera. Una persona che voleva particolarmente legarsi alla sua persona nel segno dell'amore a Maria, valeva in quel momento tantissimo. La carità la si vede proprio nelle sfumature. Le grandi cose contengono sempre la carità, ma le piccole, la fanno risplendere in modo tutto particolare. Grazie Giovanni Paolo!

Voglio aggiungere una riflessione su quanto tutti abbiamo visto negli ultimi momenti di Giovanni Paolo. Ormai la voce gli usciva a grande stento. Era alla finestra del palazzo apostolico con un microfono per benedire il popolo. La voce non gli veniva. Un sacerdote giovane gli tolse il microfono invitandolo in tal modo a ritirarsi. Tutti abbiamo visto come Giovanni Paolo diede un pugno di disappunto sul davanzale. Era rabbia? Niente affatto! Era un atto di magistero, senza parole, ma eloquentissimo. Quel sacerdote giovane l'aveva giudicato non  più presentabile. E il disappunto di Giovanni Paolo fu proprio qui: se il volto di un sofferente deve essere nascosto, è finito il cristianesimo, poiché sarebbe contraddittorio presentare agli uomini il volto del Crocifisso.

La sofferenza non ha nulla da vergognarsi. La sofferenza non ha nulla di non dignitoso che debba essere occultata. Grazie Giovanni Paolo II! Ha lottato anche contro l'età Giovanni Paolo, ed è rimasto giovane fino alla fine. La carità fa mantenere giovane, grandemente giovane il cuore, perché la carità non ha e non avrà mai fine.

 

Inserito il 1° Maggio 2011

 

 
Testamento biologico. Una denominazione tramontata che lascia il posto alla Dichiarazione anticipata di Trattamento: DAT
 

 

La denominazione Testamento biologico, o anche Disposizioni biologiche, è risultata inaccettabile in quanto presuppone che le volontà espresse siano vincolanti, come appunto si ha in un testamento. Si avrebbe infatti una incompatibilità con il principio della indisponibilità della vita umana.

Il termine Dichiarazione, invece, non ha in sé tale componente vincolante. E' l'espressione di orientamenti, di desideri, espressi in scritto, che una persona vuole siano tenuti in considerazione qualora perdesse la capacità di intendere e volere. Il medico è tenuto a tenerne conto, qualora tali desideri non urtino contro il principio della indisponibilità della vita. Il medico viene così ad avere un ruolo importante e questo in base alla sua stessa realtà professionale che deve condurre con responsabilità davanti allo Stato e alla comunità pubblica. Egli non può prestare la sua collaborazione a chi intende usarlo per porre fine alla propria vita. Il profilo professionale del medico non può essere asservito a un disegno contro la vita distruggendo così un caposaldo della sua professione e della Costituzione stessa.

Le DAT dovranno essere espresse in forma scritta e anche rinnovate, dal momento che una persona può rivedere il suo pensiero. Ha valore per cinque anni, non è obbligatoria, e non è vincolante.

Il disegno di legge viene ad evitare che sia un giudice (vedi caso Eluana Englaro) a decidere della fine della vita di una persona, scavalcando il rapporto fiduciario tra paziente e il medico curante, il quale viene investito di una responsabilità, che rientra nella sua generale responsabilità professionale rivolta alla salvaguardia della vita, quindi deve agire "in scienza e coscienza".

 

Il testo prevede che non possano mai essere sospese l'alimentazione e l'idratazione, perché considerate “sostegno vitale” e non “terapie”, tranne quando "non più efficaci o non adeguate alle condizioni di vita del paziente". Questa eccezione è stata introdotta nella recente discussione alla Camera, e sottolinea che ci può essere un punto, che deve essere valutato dal medico, dove idratazione e alimentazione artificiale non sono più garanti dello stato di vita del paziente. Questa eccezione riguarda gli stati vegetativi, ed è di particolare gravità essendo possibile il risveglio dopo anni, l'esistenza di uno stato di coscienza, come è stato constatato più volte. Il rischio è quello di confondere incapacità di espressione con perdita di coscienza.


E' prevista la nomina di un fiduciario incaricato a dialogare con i medici sui contenuti espressi dalla persona nella DAT.

 

In caso di controversia col fiduciario, il medico si avvarrà del giudizio di un collegio medico, che non è tuttavia vincolante per il medico.

 

Il disegno di legge già approvato in Senato nel marzo 2009 sarà votato alla Camera in aprile. Poi dovrà ritornare al Senato per l'approvazione definitiva.

 

Inserito il 12 Marzo 2011

 

 

 

 

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