I servi del futuro
Dio aveva creato
il cielo e la terra e aveva posto come re della terra l'uomo, in subordine a
lui, Re in quanto creatore. (Gn 1,28): “Soggiogatela, dominate sui pesci del mare....”. Dio era nel cuore di Adamo ed Eva ed
esso era suo regno, poiché egli vi operava sovranamente con il suo amore,
elevando incessantemente i due a sé, e unendoli in sé, tra di loro. I due non
erano semplicemente dei sudditi di Dio, erano molto, molto di più: erano dei
figli ai quali il Padre comunicava il suo amore e provvidenza, e al quale essi liberamente
rispondevano con amore.
Come creatore
Dio aveva impresso la legge naturale d'amore nella coscienza dei due, e come
Padre la sanciva in altezze soprannaturali donando l'unione con lui, in un
patto d'amore, nel dono dello Spirito Santo. I due avevano l'esenzione dalla morte, e la carne era docilmente
sottoposta all'impero della ragione.
Il dominio
della terra esercitato dall'uomo, si esprimeva in armonia con il regno di Dio nel cuore dell'uomo, per questo si aveva il Paradiso terrestre, in attesa del suo compimento nel cielo
dove l'uomo sarebbe salito senza sperimentare la morte.
Il Maligno disse
all'uomo che Dio voleva amore, ma senza dare amore, ed era perciò un
oppressore. Adamo ed Eva aderirono all'insinuazione del serpente, e credettero di diventare loro i re supremi e assoluti di
tutte le cose, diventando come Dio, e dandosi amore l'uno all'altro con quell'amore che avevano deciso di sottrarre a Dio, poiché
l'uno sarebbe stato dio all'altro: i due si sarebbero adorati e avrebbero
adorato i loro figli e i loro figli avrebbero adorato loro.
I due, al
contrario, sperimentarono subito che tra di loro era sopravvenuta una tensione
di sopraffazione dell'uno sull'altro.
Dio poteva
distruggere l'uomo, ma non lo fece, e annunciò fin dall'inizio ai due un
disegno di salvezza per il genere umano.
Il cuore dell'uomo non fu più dimora di Dio, in esso Dio non poté più operare sovranamente col suo amore, tuttavia l'uomo
rimase di Dio poiché
(Ps 22,29)
“Del
Signore è il regno: è lui che domina sui popoli!”.
(Ps 47,9) “Dio regna sulle genti” (1Cr 29,11s)
“Tua, Signore, è la grandezza, lo splendore, la gloria, lo splendore e la
maestà: perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo. Tuo è il regno, Signore: ti innalzi sovrano sopra ogni cosa”.
All'uomo
occorreva un Re che lo conducesse alla giustizia, alla pace; un Re, ma anche
Sacerdote riconciliatore dell'uomo con Dio e di conseguenza dell'uomo con
l'uomo. Questo Re e sacerdote è Cristo.
Per questo Dio
predispose un popolo, quello di Israele, che vivesse nell'attesa di questo Re e
lo accogliesse.
Così il Verbo si
fece carne con la missione di riconquistare il cuore degli uomini a Dio,
immettendovi nuovamente il regno di Dio, cioè Dio presente e operante in esso.
Gesù è Re di per sé come creatore, ma per la sua redenzione è anche re
di conquista, avendo liberato il genere umano dalla schiavitù del male. Egli è
il Re che ha ricevuto dal Padre ogni potere in cielo e in terra, e che raduna
tutti gli uomini attorno a sé con il suo amore.
Il "regno dei
cieli " è una realtà soprannaturale, è il mistero della presenza di Dio e
dell'operazione di Dio in coloro che accolgono Cristo. Il "regno dei cieli
" è
presente quando l'uomo è in Cristo, opera con Cristo e per Cristo, poiché il "regno dei cieli
" procede da Cristo e include Cristo, con la conseguenza che esso
permea le relazioni umane: “il regno dei cieli è tra di voi ”, disse Gesù. Per ciò l'espressione “regno dei cieli ”, o
quella del tutto equivalente di “regno di Dio ”, attinge al mistero e non può
essere totalmente racchiusa in un concetto umano.
Il regno dei
cieli ha inizi altisonanti, spettacolari, ma umili, piccoli, come suggerisce il paragone
con il piccolo seme della senape niger, che però dà
origine ad una pianta di circa quattro metri di altezza con rami capaci di
accogliere nell'ombra gli uccelli del cielo, cioè le genti che vi corrono per
trovarvi rifugio e ristoro.
Gesù ha detto ai discepoli: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare”,
e dunque ha riconosciuto l'autorità dei governanti, autorità che procede da
Dio, anche se spesso piegata al male. Ma Cristo è al di sopra di Cesare, è il
Re dei re e il Signore dei signori, e vuole quindi che Cesare si apra a lui, e
promuova lui tra i suoi sudditi. Cristo non esautora i parlamenti, i capi di
Stato, ma vuole che questi si aprano a lui ed esercitino la loro autorità in
lui, nella luce di lui.
Il compito di
Cesare rimane, in una legittima autonomia, ma esso viene lievitato dalla Chiesa
che partecipa del sacerdozio di Cristo, in vari livelli. Il livello episcopale,
quello presbiterale e quello diaconale, fino al
sacerdozio comune dei fedeli. Esiste nella Chiesa il potere di governo, ma esso
si estende nell'ambito del suo ordine interno; non esiste infatti somma tra
sacerdozio e potere civile, tra Papa e Cesare.
La Chiesa è
segno e sacramento dell'unità di tutto il genere umano e perciò è chiamata a
promuovere l'unità nel mondo e ad accogliere in sé tutti i popoli e le
strutture sociali del mondo.
La Chiesa non
può rendersi mai estranea alle realtà civili, mentre afferma i valori supremi
dello spirito.
La Chiesa, nella
quale il regno dei cieli è presente in germe e in crescita, verso la pienezza
celeste, opera incessantemente per la diffusione del regno dei cieli nel mondo,
sapendo che Cristo, con il suo Spirito, agisce anche fuori dei suoi confini
visibili, e questo per la
Chiesa è consolante perché sa che lo Spirito la precede preparando i cuori
all'accoglienza del messaggio di Cristo.
Satana, vinto da
Cristo, organizza la lotta contro Cristo; è il mistero dell'iniquità, che
trova la sua tremenda accelerazione nell'ateismo e culminerà con l'avvento
dell'Anticristo, dell'empio (Cf. 2Ts 3,8; 1Gv 2,18;
4,3; 2Gv 7; Ap 9,1; 19,20; 20,10). L'Anticristo
attirerà coloro che amano la menzogna e li condurrà alla lotta contro la
Chiesa, e alla rovina tra di loro stessi, ma la sua sarà la vittoria di un'ora.
Intanto su tutta la terra verrà annunciato il Vangelo (Cf.
Mt 24,14), e sarà il tempo della civiltà dell'amore.
Poi Satana ricomincerà la sua trama buia e crudele innalzando la memoria
dell'Anticristo vinto, come quella di un grande soppresso, per lanciare l'ultima
furente persecuzione contro la Chiesa (Cf. Ap 20,7), e allora verrà il
basta di Dio, la fine del mondo.
Il compimento
perfetto del "regno dei
cieli " verrà con il ritorno di Cristo
e la risurrezione
gloriosa dei suoi. Si avrà la trasformazione di tutto l'universo in nuovi cieli e
nuova terra. Allora non vi sarà più la morte, il pianto, il dolore, ma solo
eterna gioia. Allora nei cieli e terra nuova Cristo avrà compiuto la sua
missione e consegnerà il regno al Padre.
Noi, con le
parole del Padre Nostro - “venga il tuo regno ” -, non invochiamo la fine
del mondo, ma domandiamo che il regno dei cieli si stabilisca nel cuore di
tutti gli uomini, così che da cuori
rinnovati proceda una società che abbia come ricchezza fondante la perla
infinitamente preziosa del Vangelo. E' la civiltà dell'amore di cui tanto ha
parlato Giovanni Paolo II. L'invocazione “Venga il tuo regno” è preghiera per
la conversione dei popoli a Cristo.
Dire “venga il
tuo regno” è vivere profondamente la vocazione della Chiesa. Non si tratta di pregare pensando che d'incanto la terra
diventi cristiana, ma si tratta di adoperarsi giorno dopo giorno perché questo
avvenga. Non si tratta di pregare per il domani “saltando il presente”, ma di
vivere il presente preparando così il domani. La civiltà dell'amore la si
raggiungerà con un lento processo che include il nostro oggi, poiché è
verissimo che il futuro comincia con il presente, ed è verissimo che il presente
deve essere carico di tensione per il futuro. Chi si impegna a fare
dell'invocazione “venga
il tuo regno” il palpito
costante della sua preghiera non verrà defraudato dal vedere in cielo l'attuarsi
della civiltà dell'amore sulla terra .
Questo
l'ardentissimo desiderio del salmista (Ps 116; 117):
“Genti
tutte, lodate il
Signore,
popoli tutti,
cantate la sua lode,
perché forte è
il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura
per sempre.
Alleluia".
Noi non sappiamo
come sarà lo stile architettonico delle case nel tempo della civiltà
dell'amore, ma sappiamo di certo che saranno veramente per l'uomo, con solai
non rimbombanti a pelle di tamburo, con ambienti capaci di accogliere più nati.
Non sappiamo
cosa ci riserveranno gli urbanisti, ma sappiamo che le città non saranno più
delle camere a gas, come quelle di oggi, e il verde sarà ovunque.
Continuerà il
dominio dell'uomo sulla terra, ma sappiamo che verrà rispettata la natura e le
strutture dell'uomo non la annichiliranno, e questo non per ragioni ideologiche
di campagne politiche, ma perché rispettosi del giardino che Dio ha consegnato
all'uomo perché lo coltivasse e lo custodisse.
Certo,
purtroppo, ci saranno ancora peccati (Mt 18, 7), ma fioriranno i
luoghi dello spirito, dell'incontro, del silenzio.
L'inquinamento
degli automezzi verrà superato.
Pensiamo a
bambini felici nei parchi; a trasmissioni televisive istruttive e pulite nelle
immagini.
Pensiamo che la
sede dell'ONU avrà accanto a sé un grande tempio dedicato a Cristo re, e chiese
e chiese nel mondo verranno dedicate a Cristo re.
Pensiamo a
complessi edilizi nel verde collegati da ampie strade.
Indubbiamente gli Stati, le
nazioni, si sarebbero formati anche se l'uomo non avesse peccato. Fa parte
della natura umana creare dei gruppi, delle strutture sociali, affinché le
relazioni possano essere intense e vitali.
La civiltà
dell'amore sarà caratterizzata da una vera pace tra le nazioni. Le nazioni
saranno unite da un governo globale, che regolerà le relazioni internazionali.
Finalmente l'ONU funzionerà.
Gli Stati
saranno retti da una sana laicità, che non vuol dire rottura con la religione.
Principi
fondamentali di una vera laicità sono: il primato della persona e il principio
di solidarietà, sussidiarietà ed effettiva libertà.
La sana laicità
di uno Stato significa riconoscere e promuovere i valori e le verità
che in modo sorgivo appartengono alla persona umana, la quale viene prima della
costruzione dell'ordinamento sociale.
Il Vangelo è
tutela della sana laicità proponendosi di dare a Cesare quello che è di Cesare e a
Dio quello che è di Dio, ma anche Cesare deve dare a Dio
ciò che è di Dio. Il Vangelo non presenta una saldatura tra l'autorità di uno Stato
e la Chiesa, ma chiede un'unità d'intenti verso l'uomo, rispettato nei suoi
diritti personali e sociali e nella sua vocazione all'incontro con Dio.
Nella civiltà
dell'amore il Vangelo entrerà in tutte le nazioni, e le varie religioni
consegneranno le proprie ricchezze di pensiero all'infinita ricchezza del
Vangelo, liberate da tutto ciò che è errore, caducità, idolatria, politeismo. I
semi del Verbo presenti nelle religioni non cristiane non verranno soppressi,
ma valorizzati. Sulla terra non ci sarà una cultura unica, ma un Vangelo unico,
una Chiesa unica, dentro le varie culture. A lei porteranno le ricchezze dei
popoli.
Ma
avverrà che gli Stati, laici e tolleranti, aiuteranno l'evangelizzazione?
Avverrà, perché gli Stati comprenderanno che il messaggio di Cristo risponde
pienamente alla vita sociale dell'uomo, e non solo alla sua vocazione di
incontro con Dio.
Gli uomini impegnati nella politica saranno ricchi di preghiera, poiché il
governare richiede luce, forza e una rivendicazione del merito davanti ai
cittadini animata da grande umiltà, per non cadere nell’esibizione e, ancor
peggio, nella menzogna.
Il Magistero della Chiesa accompagnerà i Governi, rammentando i valori umani ed
evangelici e promuovendoli con l’azione sacramentale.
Cristo, con la potenza del suo Spirito, mediante la Chiesa, opererà il prodigio
di una terra rinnovata in lui. Sarà l'unica volta nella storia del genere umano,
ma ci sarà. Poi, il mondo conoscerà nuova corruzione e ci sarà la fine (Cf. Mt
24, 14). In ultimo, alla fine del mondo, Cristo ritornerà a giudicare i vivi e i
morti, e ci sarà la risurrezione e i cieli e terra nuovi (Cf. Ap 21, 1), cioè un
universo rinnovato nella forma eterna, gloriosa, che ora solo Dio conosce.
Ascoltami
Ora ti faccio
una domanda: “A te piace un futuro migliore per il genere umano?”.
Indubbiamente mi
risponderai: “Sì!”.
Allora vivi meglio il presente.
Se uno volesse
diventare, ad esempio un ingegnere, ma non studiasse e non desse esami, potrà
sperare di diventarlo, di diventare un buon ingegnere? No di certo! Così se noi
non viviamo bene il nostro presente non possiamo pensare che ci sarà un futuro
migliore per il mondo, non ci sarà mai vera pace sulla terra; il futuro infatti
comincia con il presente.
Se vivi male il
tuo oggi lanci attorno a te un anello di buio che va più in là di quello che
immagini, perché hai privato gli altri del tuo buon esempio, della tua
preghiera, e hai dato frivolezza, dolore, errore. Ma se tu vivi il tuo presente
bene, in Cristo, lanci attorno a te un anello di luce che va più in là di
quello che pensi, perché hai confortato una persona e questa ripresasi ne ha
consolato altre, perché la tua preghiera ha sostenuto molti, il tuo esempio ha
indirizzato altri, i quali a loro volta indirizzeranno altri. Vedi il tuo oggi
determina il futuro. Vuoi un futuro migliore per il mondo? Vivi bene il tuo
presente. Vivilo in Cristo, nella Chiesa, sarai un apristrada
del Bene e altri ti seguiranno, sarai un piccolo promotore della civiltà
dell'amore, un piccolo correndentore che aiuta, in
Cristo, i fratelli a salvarsi, sarai un servo del regno dei cieli che vuole stabilirsi
nel cuore di tutti gli uomini, dal cui cuore rinnovato si riverserà sulla terra
il Bene. Sarai un edificatore del "regno del mondo " (Ap 11,15), che appartiene a Cristo Re
dei re e Signore dei signori, sarai un ostia di pace, un corriere del regno che
lo griderà ovunque nel silenzio eloquentissimo
dell'esempio, e nell'audacia della parola.
Avrai da
soffrire, perché il mondo e Satana punteranno su di te, ma non temere, Gesù ci ha detto che sarà sempre con noi fino alla fine del
mondo. Non temere i
faraoni della terra, pieni di potenza tanto da impressionarci. Non temere, le
acque del mar Rosso si aprirono una volta e sono ora sempre aperte perché siamo
stati toccati dalle acque del Battesimo per le quali il faraone infernale è
stato inabissato. Non temere se anticristi stanno lavorando come precursori
dell'Anticristo, il nemico orrendo che si profila sull'orizzonte. Non temere, Gesù ha vinto il mondo. Non temere, affidati a Maria. Ama la Chiesa, non separarti mai da essa. Non
temere, non sarai defraudato dal vedere un giorno nel cielo una terra
riconciliata con Dio, con se stessa e con la natura.
Rimani nella
letizia. Fuggi la tristezza, perché la tristezza ha come sorella la sfiducia e
la sfiducia apre la porta a quella bestia orrenda che è la disperazione. Rimani
nella letizia di Cristo, anzi aspira a raggiungere la perfetta letizia, che è
conformità a Cristo povero, umile e crocifisso, nella luce della risurrezione e
nella potenza dello Spirito Santo. Affidati a Maria.
Il segreto dei santi è questo: fare tutto in Maria,
con Maria, per Maria, per
fare tutto più intimamente in Cristo.
La dizione servi del
futuro appartiene a chiunque vive il Vangelo.
Servi del futuro sono le persone impegnate nella preghiera e nel
sacrificio per la conversione dei cuori a Cristo, così che si estenda nel mondo
il "regno dei cieli ".
Esse vivono la responsabilità che ogni cristiano ha verso le generazioni future
e procurano di diffonderla presso tanti, in un mondo sempre più incurante del
futuro dell'uomo e fossilizzato invece in un presente solo denso di prospettive
tecnologiche.
I servi del futuro non amano solo gli uomini del loro tempo per i
quali pregano incessantemente affinché colgano e vivano la salvezza di Cristo e
giungano al Cielo, ma amano anche quelli del futuro perché ad essi vogliono
consegnare un mondo migliore. I servi del futuro ovviamente
non conoscono le persone che saranno, ma sanno che sono presenti nella mente di Dio e nel
sangue redentore di Cristo.
I servi del futuro sanno che da cuori diventati nuovi in Cristo si
riversa nella storia il bene, formando la civiltà dell'amore. Essi non
sognano imperialismi e "rendono a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è
di Dio " (Mt 22,21).
Il futuro comincia con il presente, e perciò i servi del futuro
sono fedeli al presente nel quale vivono; fedeli al quotidiano, nell'umiltà e
nella carità.
Essi non guardano ai loro meriti, ma all'infinita misericordia di Dio
manifestatasi in Cristo, causa prima di ogni merito.
I servi del futuro mentre lavorano per una società che abbia come
luce il Vangelo, tendono al futuro eterno del Cielo, sempre attenti a non
cadere, perché sarà salvo solo chi "avrà perseverato sino alla fine " (Mt 10,22).
Assidui nell'ascolto obbediente del Magistero (At 2,42), professano
integralmente la fede della Chiesa cattolica.
I servi del futuro vivono da celebrazione Eucaristica a
celebrazione Eucaristica, da Comunione a Comunione, e hanno un grande amore per
la Vergine santissima, fiduciosi nella sua materna intercessione.
“Signore
Gesù io mi dono a te
per adoperarmi nella mia quotidianità affinché il mondo
conosca la vera pace, quella che tu offri agli uomini,
Principe della pace.
Tu che fai dei tuoi servi fedeli i tuoi amici, donami la
forza del tuo Spirito per esserti sempre testimone.
Donami letizia e perseveranza.
Consegnami a tua Madre, per essere difeso da lei, e per
essere condotto da lei ad una sempre maggiore unione con
te, non dimenticando mai, mentre sono fedele al
presente, la patria eterna dove il Padre delle
misericordie mi aspetta.
Ave Maria, tu sei mia madre e io voglio esserti figlio,
a te mi affido.
Amen. Vieni, Signore Gesù”.
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