Vangelo secondo Giovanni
Vangelo secondo Giovanni, testo e commento
       
(8,1-11)

La donna adultera
8 1 Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2 Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3 Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4 gli dissero: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. 6 Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7 Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. 8 E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9 Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10 Allora Gesù si alzò e le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. 11 Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”.
 
La pericope dell'adultera manca in molti codici antichi, anche nel P66 e nel P75 e in tutti i manoscritti greci più rilevanti con eccezione dell'importante codice De (Codice Beza, sec. V). Manca anche in più di cento codici corsivi greci. In alcuni codici minuscoli viene collocata alla fine del Vangelo mentre in altri viene collocatala in Luca dopo 21,38. E' però presente in molti codici onciali. S. Gerolamo attesta che al suo tempo si trovava in molti codici greci e latini. La spiegazione delle omissioni venne supposta da Ambrogio e Agostino come se la pericope mostrasse troppa indulgenza verso l'adulterio e perciò non era gradita a quel tempo. Ma, oggettivamente, questa spiegazione non regge di fronte alla misericordia che Gesù ha sempre mostrato, ad esempio con la Samaritana. Credo che il motivo sia da ricercarsi nel fatto che la pericope veniva usata dagli eretici gnostici per affermare che si può essere senza alcun peccato, pur assecondando la carne. Dalla prima lettera di Giovanni sappiamo che c'erano degli anticristi che dicevano di essere senza peccato (1Gv 1,8; 2,4). Senza peccato, ma senza dominio sulla carne, e ciò per acquisto di conoscenza (gnosi). Giovanni dice, al contrario, che non si può dire di conoscere Dio se non se ne osservano i comandamenti.
Quanto al peccato nessuno degli scribi e dei farisei ebbe l'ardire di presentarsi come tale, poiché essi conoscevano le prodezze degli uni e degli altri e così non potevano mentire.
La pericope trova nel quarto Vangelo una collocazione opportuna nell'ambito della presenza di Gesù a Gerusalemme. Dal punto di vista stilistico ci sono convergenze con il quarto Vangelo e qualche divergenza, come ad esempio l'uso del termine scriba che Giovanni non usa. Si stima che la pericope risalga al discepolo di Giovanni che aggiunse al quarto Vangelo il cap. 21, attingendo la narrazione dall’Apostolo. La pericope è riconosciuta dalla Chiesa come ispirata e perciò parola di Dio.
Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi”. La notte Gesù la passava nell'orto degli ulivi.
Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa”. La legge di Mosè stabiliva questo per un'adultera, ma anche per l'adultero (Dt Lv 20,21; Dt 22,22-23). L'essere sorpresa in flagrante adulterio dispensava dal processo. Il fatto che si proponesse la lapidazione fa pensare che la donna fosse solo fidanzata, in tal caso doveva la donna essere lapidata, e con lei l'uomo. Formalmente era prevista la lapidazione.
Per la donna maritata era prevista solo la morte e i rabbini avevano stabilito che la modalità fosse l'impiccagione sia per l'adultera, sia per l'uomo con lei.
Tu che ne dici?”. La domanda è insidiosa perché se Gesù avesse riposto affermativamente sarebbe entrato in contraddizione con la sua azione di salvatore che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Cf. Ez 33,11). Se avesse risposto negativamente sarebbe stato accusato di essere contro la Legge. “Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra”. Gesù si mise a fare segni per terra sul velo di sabbia portato dal vento all’interno del portico. I rabbini quando non volevano rispondere si mettevano a fare segni per terra. Ma il gruppo insisteva nel volere una risposta.
Si alzò e disse loro: ‹Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei›”. Gesù enuncia una condizione che il gruppo non si aspettava. Gesù rimette tutto alla loro coscienza.
E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra”. Gesù non continua a fare come i rabbini. Ora scrive ciò che è la logica conseguenza di quanto affermato, cioè i dieci comandamenti. Sul Sinai fu il dito di Dio a incidere sulle tavole di pietra le dieci Parole, ora è il dito di Dio che le scrive usando un velo di sabbia. Il parallelo con il dito di Dio che scrive le tavole della Legge, non può sfuggire a nessuno (Es 31,18; Dt 9,20).
"Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani”. I più anziani, cioè i più accorti, se ne vanno, poiché non vedono altra via d'uscita. E questo dice che gli uni conoscevano bene le magagne degli altri.
Allora Gesù si alzò e le disse: ‹Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?›. Ed ella rispose: ‹Nessuno, Signore›”. La donna si sente rincuorata, ma avverte che resta la possibilità che la condanni lui.
E Gesù disse: ‹Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più›”. Queste parole dichiarano non solo la misericordia di Gesù nel caso singolo, ma dicono che Gesù abolisce la pena di morte per il peccato di adulterio, e in un raggio più ampio la pena di morte.
Gesù indirizzata la donna alla conversione, come già per il paralitico della piscina di Betzatà (5,14): “Non peccare più”.