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Testo e commento
Capitolo
1
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3
Di Sofonia (Colui che Dio protegge) conosciamo che esercitò il suo ministero al tempo del re di Giuda, Giosia (640 - 609). Conosciamo anche la sua genealogia che percorre quattro generazioni: figlio di Cusì, figlio di Godolia, figlio di Amaria, figlio di Ezechia.
L’antenato di Sofonia potrebbe veramente essere Ezechia re di Giuda (716 - 687). La cronologia lo rende possibile; e viene a spiegare l’inusuale lunga genealogia.
Sofonia forse nacque nella terra di Etiopia o Nubia, e il padre, rifugiato nella terra Kuš, venne chiamato Kuš. Il suo vero nome venne rimosso, probabilmente per il suo allontanamento da Gerusalemme. Ciò regge se si considera che Manasse (687 - 642) e Amon (642 - 640) cercarono indubbiamente di perseguitare i rami cadetti di Ezechia, fedeli alla riforma che aveva attuato. Ezechia, infatti, aveva fatto distruggere tutti gli idoli eretti nella Giudea (2Re 18,4), mentre Manasse e Amon reintrodussero tutto. Amon poi morì per una congiura dei suoi ufficiali (2Re 22,23), a loro volta uccisi dal popolo, che proclamò re il figlio Giosia.
Giosia (640 - 609) diventò re all’età di otto anni (2Re 22,1) e a sedici anni (624) cominciò una vita orientata all’unico e vero Dio (2Cr 34,3). A venti anni (620) iniziò ad abbattere gli idoli in Giuda e Gerusalemme (2Cr 34,3s). Aveva 26 anni (614) quando avvenne il ritrovamento del libro della Legge nel tempio, durante i restauri (2Re 22,8; 2Cr 34,14). Ciò accelerò e approfondì la riforma.
Sofonia dovette iniziare il suo ministero a Gerusalemme dopo la morte di Amon, e tempo prima dell’inizio della riforma di Giosia. L’arco temporale dell’azione profetica di Sofonia a Gerusalemme va dal 640 al 620 circa, cioè all’inizio dell’abbattimento degli idoli e dei culti stranieri (620) da parte di Giosia. Questo è indicato dal fatto che Sofonia presenta ancora esistenti i culti stranieri in Giuda e in Gerusalemme (1,4s).
Giosia, al momento del ritrovamento del libro della Legge (614), si riferì alla profetessa Culda (2Re 22,16s), che abitava a Gerusalemme. La profetessa gli annunciò una prossima sventura per Gerusalemme, in linea con quando predetto da Sofonia (1,4s), e da altri profeti, che non conosciamo, del tempo di Manasse (2Re 2110s). Il re fu preso da una profonda contrizione, e per questa sua umiltà gli venne risparmiata la vista della sventura, che sarebbe avvenuta dopo la sua morte. Così Giosia diede inizio a una più profonda e veloce azione riformatrice.
Certamente Giosia era stato riluttante a credere a una distruzione di Gerusalemme secondo le parole di Sofonia, pensando che bastasse quanto già faceva.
Il contesto storico generale nel quale operò Sofonia fu quello dell’impero Assiro, che con Assurbanipal (668 - 626) raggiunse il suo apogeo, per poi perdere rapidamente vigore per mano dei Babilonesi e dei Medi. Il contesto più particolare è la situazione di una Gerusalemme infettata dai culti assiri e cananei.
Attorno al colosso Assiro, che aveva gravato culturalmente su Giuda, specie sotto i re Manasse e Amon, gravitavano i popoli vicini al regno di Giuda, che con le loro ambizioni, creavano difficoltà. Il regno settentrionale di Israele, Samaria, era già stato annientato dagli Assiri (722).
Circa la composizione del libro del profeta Sofonia si discute se i due piccoli salmi (3,14-15. 16-18) siano del profeta o meno, poiché sembrano un inserto. Altra opinione è che si dovrebbero considerare datati nel post esilio i versetti sulla conversione dei pagani (2,11 e 3,9), poiché sembrano guardare al Deuteroisaia (550 - 538) (Is 41,1.5; 42,4.10,12; 49,1; 51,5), e quindi oltre il quadro nazionalista del tempo di Sofonia. Ma lo sguardo profetico di Sofonia per essere imbrigliato dal nazionalismo dovrebbe essere servile verso il re, mentre, invece, presenta un’incombente distruzione di Gerusalemme, cosa non gradita a Giosia. Non è poi possibile pensare che il profeta non fosse a conoscenza dell’universalismo contenuto nelle promesse fatte ad Abramo e a Giacobbe (Gen. 12,3; 22,18; 28,14); e non fosse a conoscenza dell’universalismo di Salomone (1Re 8,43.60) e del suo stesso antenato Ezechia (2Re 19,19); nonché del pensiero profetico di Davide riguardo il Messia (Cf. Ps 16/15,10; 110/109,1; At 2,25.34; Mt 22,41s; Mc 12,35s; Lc 20,41s).
Annunciatori di castighi per i popoli vicini, gli oracoli di Sofonia erano portatori di speranza per Giuda, poiché Dio difende gli oppressi.
Le calamità contro i Filistei, i Moabiti, gli Ammoniti, non sono senza la positiva prospettiva della ricomposizione delle sorti del regno di Giuda, accompagnata da un’apertura universalista ai pagani. Così nell’oracolo su Moab e Ammon (2,11); così in quello sulla Nubia (Kuš, che qui designa l’Egitto) (2,14), che nei tempi messianici si aprirà al Signore (3,10).
La profezia di Sofonia raggiunge i tempi messianici segnati dalla conversione dei popoli (2,11; 3,9-10), e da una restaurazione delle sorti di Israele; raggiunge pure la fine della storia dell’uomo sulla terra, presentata con forza drammatica (1,2-3) all’inizio del suo scritto.
Leggere i profeti e vedere in essi la conversione dei popoli a Dio a seguito di un’affermazione armata della nazione ebraica è da tutti riconosciuto un errore. Il profeta Giona, contemporaneo di Geroboamo II (783 - 743), e quindi esistito molto tempo prima di Sofonia, era, all’inizio, un acerrimo nazionalista (2Re 14,25), ma venne liberato da quel male, e la correzione fece scuola, fino a giungere al libretto scritto nel V sec. a.C.
Genealogia di Sofonia
1
1 Parola del Signore che fu rivolta a Sofonia, figlio di Cusì, figlio di Godolia, figlio di Amaria, figlio di Ezechia, al tempo di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda.
Il giorno finale sulla terra
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2 ”Tutto farò sparire dalla terra.
Oracolo del Signore.
3 Distruggerò uomini e bestie; distruggerò gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
farò inciampare i malvagi,
eliminerò l’uomo dalla terra.
Oracolo del Signore.
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“Tutto
farò sparire dalla terra (…) eliminerò l’uomo dalla terra”.
Dio è il creatore e sovrano del cielo e della terra, il dominatore di
tutto. I sovrani credono di possedere uomini e animali, e di farne
quello che vogliono, ma ciò non è. Gli eserciti conquistatori lasciavano
dietro di loro distruzione e morte, e morte ci sarà sulla terra nel
giorno del Signore. Dio farà scomparire tutto dalla terra, le nazioni
sono un nulla davanti alla sua potenza. La progressione dell’estinzione
di ogni forma di vita è all’inverso di quella della creazione. Prima
l’uomo, poi le bestie della terra, quindi gli uccelli del cielo e i
pesci dei mari. Le stelle che gli Assiri adoravano si spegneranno, e con
esse il sole e la luna, poiché cesseranno le condizioni per l’esistenza
della vita sulla terra e la terra sarà deserta, seguendo all’inverso
l’opera della creazione, sarà come lo fu all’inizio: deserta e avvolta
dalle tenebre che ricoprivano l’abisso (Gen. 1,2s). Un inizio
imponente quello del libro di Sofonia, che invita subito all’umiltà di
fronte a Dio.
Il giorno del Signore su Giuda e Gerusalemme
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4 Stenderò la mano su Giuda
e su tutti gli abitanti di Gerusalemme;
eliminerò da questo luogo quello che resta di Baal
e il nome degli addetti ai culti insieme ai sacerdoti,
5 quelli che sui tetti si prostrano davanti all’esercito celeste,
e quelli che si prostrano giurando per il Signore,
e poi giurano per Milcom, 6 quelli che si allontanano dal seguire il Signore,
che non lo cercano né lo consultano”.
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“Stenderò la mano su Giuda e su tutti gli abitanti di Gerusalemme”. Poiché il Signore è capace di porre fine a tutte le cose, così ha il potere di colpire Giuda e gli abitanti di Gerusalemme, se non ritorneranno a lui.
“Eliminerò da questo luogo quello che resta di Baal”. Dopo la distruzione di Giuda e unitamente alla deportazione resterà il culto al dio Baal, ma con proporzioni minime. I rimasti in Giudea non vollero eliminare gli idoli, c’era, tuttavia, un tempio a Mispa, per il culto a Jahvéh (Ger 41,5).
Si creò una situazione per cui i rimasti in terra di Giuda giunsero, sbagliando, a temere i Babilonesi, e scelsero di andare in Egitto, ma la spada di Nabucodonosor conquistò l’Egitto e solo un piccolo resto, libero dall’idolatria, ritornò in Giudea; ciò prima dei ritorno dei deportati a Babilonia (2Re 25,22s; Ger 44,15).
“E il nome degli addetti ai culti insieme ai sacerdoti”. Il culto a Baal era condotto da addetti (Cf. Os 10,5), in una vicinanza sincretista con il culto svolto a Jahvéh. Distruggere il nome è cancellarne la memoria.
“Quelli che sui tetti si prostrano davanti all’esercito celeste”. Accanto al culto a Baal c’era il culto agli astri proveniente dagli Assiri.
“Quelli che si prostrano giurando per il Signore, e poi giurano per Milcom”. Il sincretismo era tale che si giurava per Jahvéh e poi anche per Milcom o Moloch (re), divinità nazionale degli Ammoniti. Tale sincretismo assurdo, anche solo considerando l’opposizione dei culti (Cf. Dt 4,6.8), può avere una spiegazione con un errato pensiero che Milcom fosse una manifestazione di Jahvéh, ciò seguendo la tendenza egiziana a processi di unificazione, che facevano corrispondere a una divinità generale più divinità territoriali.
Il nome della divinità Milcom o Moloch era anche quello del rito sacrificale del fuoco a lei tributato (molk): un sacrificio umano specie di primogeniti, che venivano sgozzati e poi bruciati.
Salomone, per compiacere le sue mogli, introdusse tale divinità, insieme ad altre, in edicole con altari, sul monte degli Ulivi. Indubbiamente vi fu il divieto di sacrifici umani, poiché non si parla di
tofet (bruciatoio) (1Re 11,7-8; 2Re 23,13).
Comunque il gesto condizionò la vita di Israele per molto tempo.
Il culto a Milcon arrivò al molk, nella valle di Ben-Hinnon, sul lato sud del monte Sion. Giosia distrusse le edicole di Salomone (2Re 23,13), e anche il
tofet nella valle di Ben-Hinnon (2Re 23,10).
“Quelli che si allontanano dal seguire il Signore, che non lo cercano né lo consultano”. “Seguire il Signore” è obbedire alla sua Parola, è avere fiducia in lui; è percorrere le strade da lui indicate. Chi non lo fa, segue i propri consigli, e si affida ai falsi profeti. “Cercare” il Signore, è pregare, conoscerlo sempre più con la fede e l’amore. “Cercare” è sapere di essere cercati dal Signore, poiché lui si fa incontrare, e fattisi incontrare da lui, lo si cerca sempre, all’infinito. “Consultare” il Signore è ascoltare le Parole dell’Alleanza, e ricorrere ai suoi profeti, che invece erano inascoltati, emarginati e perseguitati.
Il giorno del Signore contro Gerusalemme
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7 Silenzio, alla presenza del Signore Dio,
perché il giorno del Signore è vicino,
perché il Signore ha preparato un sacrificio,
ha purificato i suoi invitati.
8 ”Nel giorno del sacrificio del Signore,
io punirò i capi e i figli di re
e quanti vestono alla moda straniera;
9 punirò in quel giorno chiunque salta la soglia,
chi riempie di rapine e di frodi
il palazzo del suo padrone.
10 In quel giorno - oracolo del Signore -
grida d’aiuto verranno dalla porta dei Pesci,
ululati dal quartiere nuovo
e grande fragore dai colli.
11 Urlate, abitanti del Mortaio, poiché tutta la turba dei mercanti è finita,
tutti i pesatori dell’argento sono sterminati.
12 In quel tempo perlustrerò Gerusalemme con lanterne
e farò giustizia di quegli uomini .
che, riposando come vino sulla feccia, pensano:
“Il Signore non fa né bene né male”.
13 I loro beni saranno saccheggiati e le loro case distrutte.
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“Silenzio, alla presenza del
Signore Dio, perché il giorno del Signore è vicino”.
In un’azione sacrail silenzio è un invito alla riflessione, poiché
prossimo sarà il giorno del Signore (Cf. Ps 36/35,7) “Il
Signore ha preparato un sacrificio, ha purificato i suoi invitati”.
Il Giorno del Signore relativo a Gerusalemme, sarà segnato da un
sacrificio di giustizia, che porterà del bene. La vittima sacrificale
posta sotto la mano (Lv 1,3-4) del sacrificatore è costituita dai
corrotti di Gerusalemme e Giuda. E’ sacrificio, perché costa al Signore
delle misericordie farlo, ma porterà insegnamento di giustizia (Cf. Is
26,9-10) e purificazione. Gli invitati sono già stati purificati dalla
parola dei profeti, e vedranno il sacrificio, dopo che la misericordiosa
e paziente attesa del Signore sarà stata derisa. La vittima del
sacrificio, sottoposta alla lama del nemico e al fuoco degli incendi,
sarà inusuale e fuori da ogni rituale, ma porterà alla purificazione di
Gerusalemme e della terra di Giuda. “Nel
giorno del sacrificio del Signore, io punirò i capi e i figli di re e
quanti vestono alla moda straniera”.
Il sacrificio del Signore sarà punitivo, ma per sanare, per portare al
pentimento. La moda delle vesti assire era entrata a Gerusalemme, segno
della rinuncia alla propria identità.. “Punirò
in quel giorno chiunque salta la soglia”.
Era un’usanza diffusa tra i pagani dell’area semitica entrare neì templi
senza toccarne la soglia. Questa usanza era stata introdotta nel Tempio
di Gerusalemme in omaggio a divinità pagane, alle quali Manasse aveva
eretto altari (2Re 21,5). “Chi
riempie di rapine e di frodi il palazzo del suo padrone”.
Sono i fraudolenti consiglieri che traggono dalle loro menzogne favori
dal re. Giosia non si impose se non dopo il ritrovamento del libro della
Legge (Deuteronomio). “Porta
dei Pesci”; era a settentrione
(Cf. Ne 3,3; 12,39; 2Cr 33,14) “Quartiere
nuovo”; era nella parte
settentrionale della città. “Abitanti
del Mortaio”; abitanti della “conca”,
identificata con la valle di Tiropeon che divideva in due alture la
città. “Il Signore non fa né
bene né male”; cioè è assente,
pensa ad altro (Cf. Ps 93/92,7), non interviene; invece interverrà nel
giorno da lui deciso.
I disegni degli uomini saranno travolti nel giorno del Signore
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Costruiranno case ma non le abiteranno,
pianteranno viti, ma non ne berranno il vino».
14 È vicino il grande giorno del Signore,
è vicino e avanza a grandi passi.
Una voce: “Amaro è il giorno del Signore!”.
Anche un prode lo grida.
15 Giorno d’ira quel giorno,
giorno di angoscia e di afflizione,
giorno di rovina e di sterminio,
giorno di tenebra e di oscurità,
e giorno di nube e di caligine,
16 giorno di suono di corno e di grido di guerra
sulle città fortificate
e sulle torri elevate.
17 Metterò gli uomini in angoscia
e cammineranno come ciechi,
perché hanno peccato contro il Signore;
il loro sangue sarà sparso come polvere
e la loro carne come escrementi.
18 Neppure il loro argento, neppure il loro oro
potranno salvarli.
Nel giorno dell’ira del Signore
e al fuoco della sua gelosia
tutta la terra sarà consumata,
poiché farà improvvisa distruzione
di tutti gli abitanti della terra.
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“Costruiranno case ma non le abiteranno”. Il Signore vede che non ascolteranno le sue parole e che vorranno procedere secondo il loro consiglio, ma il giorno del Signore verrà e i loro disegni saranno vanificati
Una voce: “Amaro è il giorno del Signore!”. Sarà la voce di tutti: “Anche un prode lo grida”.
“Giorno d’ira quel giorno”;
l’ira dei conquistatori che vinceranno e si abbandoneranno all’ira di
avere incontrato resistenza, ira che trasformerà l’azione militare in
vendetta. “Giorno di tenebra e
di oscurità, e giorno di nube e di caligine”;
per il fumo degli incendi. “Giorno
di suono di corno e di grido di guerra”;
è guerra tra gli eserciti invasori e le città fortificate. “Il
loro sangue sarà sparso come polvere e la loro carne come escrementi”;
sangue sulle mura e orrori della fame nella città (Cf. Lv 26,29; Ger
14,18).
Invito alla conversione
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2
1 Radunatevi, raccoglietevi,
o gente spudorata,
2 prima che esca il decreto,
prima che passi il giorno come pula,
prima che piombi su di voi
l’ira furiosa del Signore,
prima che piombi su di voi
il giorno dell’ira del Signore.
3 Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra,
che eseguite i suoi ordini,
cercate la giustizia,
cercate l’umiltà;
forse potrete trovarvi al riparo
nel giorno dell’ira del Signore. |
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“Radunatevi, raccoglietevi, o gente spudorata”. E’ l’invito del profeta alla preghiera, alle riunioni sacre, al superamento delle divisioni operata dai sincretismi. “Gente spudorata”;
non usa Dio mezzi termini, perché i mezzi termini sono inutili, non
scuotono, e procedono da chi poco ama. “Spudorata”,
cioè sfrontata, sfacciata, senza pudore. Veramente erano in un delirio
di lussuria, di superbia, di violenza, addirittura rivolgendosi a Jahvéh
per poi rivolgersi a Milcom, e praticare i culti osceni di Baal e a
Astarte. “Prima che esca il decreto”. Non è più una minaccia dalla quale ci si può ancora sottrarre comportandosi secondo l’Alleanza, ma un decisone irrevocabile.
“Prima che passi il giorno come pula”. Il giorno del Signore sarà repentino e agirà come la battitura del grano nell’aia. Il grano, cioè i beni di Giuda, resteranno nell’aia quale bottino per i conquistatori, e la pula, cioè il popolo, sarà spazzato via con la deportazione.
“Prima che piombi su di voi l’ira furiosa del Signore”. “L’ira furiosa del Signore”, è quella del Dio geloso (Es 20,5; 34,14; Dt 4,24; 5,9; 6,15; 32,21;; ecc.), che si è visto tradito dall’adulterio dell’Amata con gli idoli. E’ l’ira dell’Amante divino ferito oltre ogni dire nel suo amore.
“Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra, che eseguite i suoi ordini”. Sofonia fa appello ai poveri della terra, agli ‘ӑnāwîm (inchinati). Gli ‘ӑnāwîm sono quelli che obbediscono alla Parola del Signore. Essi sono invitati a non essere solo osservanti, ma a cercare per via di fede e di amore il Signore, senza fermarsi mai poiché in questo l’uomo ha l’illimitato, l’unica direzione dove ha l’illimitato.
“Cercate la giustizia, cercate l’umiltà; forse potrete trovarvi al riparo nel giorno dell’ira del Signore”.
“Cercate la giustizia”, cioè tutti i comportamenti giusti che la Parola indica. “Cercate l’umiltà”,
non diventando rabbiosi di fronte alle sventure, ma rimanendo forti
nell’umiltà. Il profeta invita ‘ӑnāwîm alle conseguenze
magnifiche del loro essere osservanti. “Forse
potrete trovarvi al riparo”. “Forse”, per umiltà, non per sfiducia; per non rivolgersi a Dio con pretesa, ma sapendo di interpellare la sua misericordia, essendo imperfette le preghiere.
Noi il “forse” non lo diciamo, perché ci rivolgiamo al Padre in Cristo, essendo Cristo la misericordia che ci fa accedere al Padre. Il “forse” che non diciamo, tuttavia ci fa ricordare che non possiamo mai avere pretese davanti a Dio in base alle nostre opere.
I Filistei non sussisteranno
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4 Gaza infatti sarà abbandonata
e Àscalon ridotta a un deserto.
Asdod in pieno giorno sarà deportata
ed Ekron distrutta dalle fondamenta.
5 Guai agli abitanti della costa del mare,
alla nazione dei Cretei!
La parola del Signore è contro di te,
Canaan, paese dei Filistei:
“Io ti distruggerò privandoti di ogni abitante”.
6 La costa del mare diventerà pascoli, prati per i pastori, recinti per le greggi.
7 La costa del mare apparterrà al resto della casa di Giuda;
in quei luoghi pascoleranno
e a sera nelle case di Àscalon prenderanno riposo,
quando il Signore, loro Dio, li avrà visitati
e avrà ristabilito le loro sorti. |
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Le città filistee di Gaza, Àscalon, Asdod, Ekron (translitterazione babilonese in Akkaron) si ribellarono nel 604 a Nabucodonosor e vennero distrutte, quale segno della potenza di Dio che punisce gli oppressori. Fu un invito alla conversione per il regno di Giuda, ma non fu accolto. Ne seguì la distruzione di Gerusalemme (587/86). Per le città nemiche non fu la fine, poiché si ripresero.
“Alla nazione dei Cretei!”. Sono i Filistei che, nel XIII sec. a.C,. da
Caphtor (Dt 2,23; Ger 47,4; Am 9,7), cioè dell’isola di Creta e anche delle isole dell’Egeo fino a regioni della costa anatolica, perché allora
Caphtor era un’area più vasta della sola isola di Creta, giunsero sulla sponda palestinese (Palestina vuol dire: Terra dei Filistei:
Pelishtim). Il loro territorio faceva parte della terra promessa ad Abramo (Gen 15,19). I Filistei si inserirono tra i Cananei, dei quali adottarono la lingua e i costumi. La loro posizione geografica era strategica perché permetteva un accesso al mare. Prima della scissione di Israele in due - (regno di Giuda e Regno del Nord o di Israele) - (1Re 11,29s; 12,1s,20s.26s) i Filistei erano sotto il dominio di Israele (1Re 5 poi,1s), ma ripresero l’indipendenza, e così continuò la guerra contro i Filistei.
Dopo la distruzione per mano dell’Assiria del regno del nord (722), a soffrire di una mancanza di accesso al Mediterraneo fu particolarmente il regno di Giuda, che continuò a lottare per avere un accesso al mare, ottenendo dei successi con il re Ozia (781 - 740) (2Cr 26,6) e il re Acaz (736 - 716).
L’invasione Assira e poi Babilonese annullò i risultati di un accesso al Mediterraneo.
Dopo la morte di Assurbanipal (633) l’impero Assiro si sgretolò rapidamente, ne approfittò Giosia per raggiungere l’indipendenza della Giudea, ma anche per spingersi a conquistare territori della Samaria, attuandovi la riforma religiosa (2Re 23,15s), ma il problema dell’accesso al mare rimase.
“La costa del mare apparterrà al resto della casa di Giuda”. Si parla di un “resto della casa di Giuda”, costituito, innanzitutto, da quello che ritornerà in Giudea, in più riprese, dalle terre già Babilonesi. La cifra complessiva di questi arrivi (capi casato; Cf. Esd 2,68; Ne 7,70) venne censita (Esd 2,1s e Ne 7,7s) in 42.360, a questi bisogna aggiungere le donne e i bambini, e non c’è motivo di non farlo visto che gli elenchi di Esdra e Neemia sono rivolti a stabilire gli alberi genealogici, che procedevano per via maschile.
A parte c’era un buon numero di schiavi e schiave (Esd 2,65; Ne 7,67; - 7337), che potevano far parte o no del popolo (Lv 25,39.44). C’erano poi i Giudei che non erano stati deportati ed erano rimasti nella Giudea (Ps 126/125,1s). Tutto questo costituì il “
resto della casa di Giuda”, difficile da quantizzare, specie per il numero dei rimasti in Giudea dei quali non si hanno resoconti.
Una parte dei Giudei decise di rimanere nelle terre mesopotamiche dove si erano economicamente sistemati. Questi non fanno parte del “resto della casa di Giuda”.
Le città vennero ripopolate, mentre ogni casato cercò di riprendere i suoi terreni.
Il post esilio non fu però all’insegna di una ripresa forte nella fedeltà all’alleanza quale doveva essere (Esd 9,1s; Ne 13,23s; Ag 1,2s), per cui solo più tardi, al tempo dei Maccabei, Giuda si ebbe il risultato di raggiungere il mare.
La città di Asdod fu conquistata da Giuda Maccabeo nel 163 (1Mac 5,66s) e nel 147 venne distrutta da Gionata Maccabeo (1Mac 10,83s). Nel 147 Ekron venne donata a Gionata Maccabeo dal re di Siria. Nel 145 Gionata saccheggiò Gaza (1Mac 11,61s). Nel 143 Simone Maccabeo conquistò Giaffa (1Mac 12,33).
Tutte le spedizioni belliche durarono fino all’ingresso di Gneo Pomepeo Magno (63 a.C.) che ridiede la libertà alla città Filistee.
Tuttavia la Filistea rimarrà terra promessa ad Israele, che sempre vi aspirerà.
“In quei luoghi pascoleranno e a sera nelle case di Àscalon prenderanno riposo, quando il Signore, loro Dio, li avrà visitati e avrà ristabilito le loro sorti”. Una tale situazione non si realizzò che per poco tempo coi Maccabei.
La Restaurazione di Israele - “avrò ristabilito le loro sorti” -, non sarà
in primis una restaurazione territoriale, ma un rinnovamento interiore nella nuova ed eterna alleanza, che segnerà il tempo della conversione dei popoli (3,9-10), e quindi dei popoli nemici confinanti.
Disfatta di Moab e Ammon
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8 ”Ho udito l’insulto di Moab
e gli oltraggi degli Ammoniti,
con i quali hanno insultato il mio popolo
gloriandosi del suo territorio.
9 Perciò, com’è vero che io vivo
- oracolo del Signore degli eserciti, Dio d’Israele -,
Moab diventerà come Sòdoma
e gli Ammoniti come Gomorra:
un luogo invaso dai cardi, una cava di sale,
un deserto per sempre.
I rimasti del mio popolo li saccheggeranno
e i superstiti della mia gente ne saranno gli eredi”.
10 Questo accadrà a loro per la loro superbia,
perché hanno insultato, hanno disprezzato
il popolo del Signore degli eserciti.
11 Terribile sarà il Signore con loro,
poiché annienterà tutti gli dei della terra,
mentre a lui si prostreranno, ognuna sul proprio suolo,
tutte le isole delle nazioni. |
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“Ho udito l’insulto di Moab e gli oltraggi degli Ammoniti”. Moab (Moabiti) e Ammon (Ammoniti) erano due popoli discendenti da due fratelli nati da Lot, nipote di Abramo, in modo incestuoso. Mê’ ȃb “uscito dal padre”, da qui
Mō'āb; Ben-‛Ammī "figlio del mio parente”, da qui Bĕnē-‛Ammōn "figli di Ammon" o ‛Ammon.
Camos (l’etimologia è sconosciuta) era la divinità principale dei Moabiti.
Milcom (מלך; mlk) o Moloch o Malik (re) era la divinità principale degli Ammoniti. Entrambe le divinità - si può dire - erano sviluppi che procedevano da una primordiale identificazione con il dio Baal.
Lo stesso rito sacrificale a Milcom avveniva per la divinità Camos (2Re 3,27).
Non si sa niente dell’effige delle due divinità nazionali. Da vari sigilli ritrovati dagli scavi in territorio ammonita si può dire che il dio Milcom aveva come simbolo il toro. Per il dio Camos si può dire l’uguale. Si può pensare a un’iconografia parallela a quella dei Baal dei reperti archeologici, che presentano la divinità, in figura umana combattente in piedi, con sul capo corna di toro, oppure seduto, senza le corna. Le corna erano il segno di dio della guerra.
I Moabiti erano dirimpettai a est, separati dal mar Morto, del Regno di Giuda. Gli Ammoniti erano dirimpettai ad est, oltre il Giordano, del regno del Nord.
Tra Moabiti, Ammoniti e Ebrei esisteva realmente una affinità etnografica, che avvalora la narrazione biblica (Gen 19,30s).
Moabiti e Ammoniti erano stati assoggettati da Israele, ma al momento della scissione del regno di Israele in due popoli si erano ribellati.
Seguirono vari eventi bellici di Moab con il regno del Nord (Israele), e il regno di Giuda..
Moab, al tempo di Giosia, in seguito allla caduta del regno del Nord (722), ebbe un tempo di prosperità pur sotto il dominio Assiro. Moab passò poi sotto il dominio babilonese, mantenendo uno stato di prosperità.
I Moabiti servirono Nabucodonosor, indirizzando scorribande contro il regno di Giuda (IIRe 24,2).
Al tempo di Sedecia (598 - 587) Moab si alleò con il regno di Giuda insieme ad altri popoli per ribellarsi a Nabucodonosor (Ger 27,3). Fu la disfatta sia per Moab, sia per il regno di Giuda.
Quando i Giudei ritornarono in patria dopo l’esilio di Moab non si hanno più notizie di loro. Dopo la distruzione di Gerusalemme (587), infatti, i Babolonesi annientarono Moab, con una deportazione spinta alla destrutturazione di ogni identità nazionale. Per Giuda ci fu la deportazione, ma per la fedeltà di Dio al suo popolo, non ci fu la destrutturazione dell’identità.
Gli Ammoniti, sottomessi agli Assiri, come appare dai documenti cuneiformi; approfittarono delle deportazioni immani che gli Assiri avevano fatto dal territorio del regno del Nord, per occupare alcune città della Transgiordania appartenenti alla tribù di Gad (Ger 49,1s). Con la demolizione del regno di Giuda, a seguito della distruzione di Gerusalemme (586) e la deportazione, gli Ammoniti, pur soggetti ai Babilonesi, si disposero ad approfittare della situazione (Ez 25,1s). Un emissario del re Ammonita uccise a tradimento Godolia (2Re 25,22s; Ger 40,14; 41,2), governatore della Giudea stabilito da Nabuzaradan, ufficiale di Nabucodonosor, a capo dei Giudei non deportati; questo per cercare di destabilizzare la regione a loro vantaggio (Ger 41,11). La destabilizzazione riuscì perché i Giudei ebbero paura di un’azione di Nabucodonosor contro di loro e si rifugiarono in Egitto, continuando le loro idolatrie (Ger 44,16s). Nabucodonosor conquistò l’Egitto e dei Giudei ritornò in Giudea,
un resto del resto che non era stato deportato a Babilonia (Ger 44,15.28).
Prima di conquistare l’Egitto Nabucodonosor colpì duramente i Moabiti e gli Ammoniti, con distruzioni e deportazioni (Giuseppe Flavio; “Antichità giudaiche”).
In questo tempo i Giudei rimasti poterono fare scorribande nei territori Moabiti e Ammoniti (2,9).
Gli Ammoniti pur molto indeboliti, mentre erano sotto la dominazione persiana, fecero delle scorribande nella terra di Giuda, dove erano ritornati i deportati a Babilonia (Ne 4,3s).
Continuarono a fare scorribande anche sotto il dominio ellenico, al tempo dei Maccabei (1Mac 5,6s).
All'epoca del dominio dei Romani gli Ammoniti erano ancora numerosi, e giunsero fino alla metà del II sec. d.C., per poi essere assorbiti dalle tribù arabe dell’oltre Giordano, e così dissolversi.
“Moab diventerà come Sòdoma e gli Ammoniti come Gomorra”. Il riferimento a Sodoma e Gomorra, indica il grado di annientamento che Mpab e Ammon avranno. Per loro non ci sarà discendenza duratura, poiché
“hanno insultato il mio popolo gloriandosi del suo territorio”. Gli antecedenti del tempo di Giosia furono all’insegna di grandi ostilità.
Una spedizione di Omri (885 - 874) re di Israele (regno del Nord) riconquistò i territori di Moab (Stele di Mesa), ma alla morte di Acab (874 - 853) i Moabiti si ribellarono. Allora, Ioram re di Israele (852 - 841) propose al re di Giuda, Giosafat (870 - 848) e al re di Edom, vassallo del regno di Giuda, di riprendere i territori di Moab. L’azione incoraggiata dal profeta Eliseo riuscì. Già sconfitto il re Mesa fece sulle mura regali un raccapricciante sacrificio umano al dio Camos, usando suo figlio, avente diritto di succedergli (2Re 3,27), cioè il suo primogenito. I settecento uomini armati che stavano attorno al re Mesa dovettero essere presi da una tale volontà delirante e suicida che la coalizione desistette dal proseguire ogni operazione bellica.
In seguito, una spedizione di Moabiti e Ammoniti con l’aiuto del Meuniti (Edom) attaccò Giosafat (2Cr 20,1s), ma venne annientata per intervento divino.
La vittoria su Moab ritornò a Israele con Geroboamo II (783 - 743) (2Re 14,25).
Moab venne poi sottomesso dal re assiro Tiglat-Pileser (745 - 727), ma anche in questa condizione Moab non rinunciò all’impresa di distruggere una città di Israele, Beth Arbel, nel nord di Galaad (stele di Tiglat-Pileser). Osea ricordò quel misfatto atroce (10,14).
“I rimasti del mio popolo li saccheggeranno e i superstiti della mia gente ne saranno gli eredi”. Questo versetto presenta che il castigo si abbatterà pure sul regno di Giuda, ma il resto che rimarrà avrà la forza di saccheggiare i territori di Moab e Ammon devastati.
“Terribile sarà il Signore con loro, poiché annienterà tutti gli dei della terra”. “Gli dei della terra”, sono gli idoli, che verranno annientati con i loro culti. La lotta tra Giuda e Moab e Ammon era una lotta nella quale intervenivano le convinzioni religiose. Era fondamentalmente una lotta tra Dio e “gli dei della terra”. Poiché Dio farà questo non in un sol tempo ma sarà fino all’abbattimento delle idolatrie.
Gli idoli erano pietra o metallo o legno, ma dietro di essi strisciavano i demoni (2Cr 11,15; Bar 4,7; 1Cor 10,20); Dio li caccerà dai loro posizionamenti contro di lui e contro gli uomini.
“Mentre a lui si prostreranno, ognuna sul proprio suolo, tutte le isole delle nazioni”. Alla sconfitta dei demoni corrisponderà una terra che adorerà il Signore. “Le isole delle nazioni” sono le terre più lontane, oltre il mare. Sono annunciati i tempi messianici.
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12 ”Anche voi, Etiopi,
sarete trafitti dalla mia spada”. |
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“Anche voi, Etiopi” (Kušiti), si tratta di Kuš, l’Africa orientale, in particolare l’Egitto, sul quale avevano regnato dei faraoni etiopi (715 - 633).
“Sarete trafitti dalla mia spada”. Nabucodonosor sconfisse il faraone Neco a Carchemis (605) (Ger 46,2) sulla sponda dell’Eufrate, sottraendogli l’egemonia sull’area siro-palestinese. Poi, dopo la distruzione di Gerusalemme, Nabucodonosor attaccò l’Egitto (601). L’esito fu disastroso per entrambi gli eserciti, e Nabucodonosor si ritirò. Fece poi un secondo ingresso in Egitto (567/566) saccheggiandolo (Ez 29,19).
Nel 525 i persiani con Cambise II vinsero gli Egiziani nella battaglia di Pelusio (un posto di guardia della frontiera egiziana), ed entrarono in Egitto dominandolo con durezza.
Disfatta di Assur
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13 Stenderà la mano anche al settentrione
e distruggerà Assur,
farà di Ninive una desolazione,
rida come il deserto.
14 Si accovacceranno in mezzo ad essa, a frotte,
tutti gli animali del branco.
Anche il gufo, anche la civetta si appollaieranno sui suoi capitelli;
ne risuonerà la voce dalle finestre e vi sarà desolazione sulla soglia,
perché la casa di cedro è stata spogliata. 15 Questa è la città gaudente,
che se ne stava sicura e pensava: “Io e nessun altro”!
Come mai è diventata un deserto, un rifugio di animali?
Chiunque le passa vicino
fischia di scherno e agita la mano. |
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“Stenderà la mano anche al settentrione e distruggerà Assur, farà di Ninive una desolazione, arida come il deserto”. Ninive venne assediata dagli eserciti di Nabopolassar, re di Babilonia, e di Ciassare il Medo e fu distrutta (612).
“Perché la casa di cedro è stata spogliata”. E’ il sontuosissimo palazzo regale ridotto a un rovina e saccheggiato di tutto, anche del legname pregiatissimo. Il palazzo regale era alto circa 22 metri; la larghezza e lunghezza erano di circa 290 metri. All’interno c’erano cortili sui quali si affacciavano numerosissimi ambienti; le porte principali erano affiancate da sculture in pietra di leoni alati o di tori con testa d’uomo, ciascuna del peso di circa 30 tonnellate. Il palazzo al suo interno aveva numerosi bassorilievi che celebravano la potenza militare dell’Assiria. Non mancavano ori, argenti, avori e pietre preziose. Ci vollero circa 10 anni per edificarlo.
“Questa è la città gaudente, che se ne stava sicura e pensava:
‹Io e nessun altro›!”.
Sembrava impensabile una tale fine di Ninive città “gaudente”
quanto crudele con i prigionieri. Si sentiva tanto sicura che pensava di
avere raggiunto un’egemonia eterna: “Io
e nessun altro!”. “Chiunque
le passa vicino fischia di scherno e agita la mano”.
Tutta la sa accortezza, il suo sapere, il suo potere le facevano pensare
che sarebbe stata temuta per sempre, mentre ecco, è diventata esempio di
stoltezza, esempio di chi pieno di superbia e di fasti ha sbagliato
tutti i suoi conti, e va schernito, agitando la mano in segno di
rimprovero e di invettiva.
Contro Gerusalemme e i suoi capi
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3
1 Guai alla città ribelle e impura,
alla città che opprime! 2 Non ha ascoltato la voce,
non ha accettato la correzione.
Non ha confidato nel Signore,
non si è rivolta al suo Dio. 3 I suoi capi in mezzo ad essa
sono leoni ruggenti,
i suoi giudici sono lupi di sera,
che non hanno rosicchiato al mattino. 4 I suoi profeti sono boriosi,
uomini fraudolenti.
I suoi sacerdoti profanano le cose sacre,
violano la legge. 5 In mezzo ad essa il Signore è giusto,
non commette iniquità;
ogni mattino dà il suo giudizio,
come la luce che non viene mai meno,
ma l’iniquo non conosce vergogna. |
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“Guai alla città ribelle e impura, alla città che opprime!”. Nel 620 Giosia aveva dato inizio all’abbattimento degli idoli, ma la riforma prese maggior incisività dal 614 quando venne ritrovato il libro della Legge. Gerusalemme tuttavia era impregnata di sincretismo e di resistenza alla riforma. Giosia accanto alla riforma religiosa, molto prematuramente, mise in campo l’azione militare verso i territori della Samaria mirando alla restaurazione del regno di Davide. E, affinché l’Assiria non avesse il soccorso dell’Egitto, e gli fosse possibile quindi riconquistare i territori del regno del Nord, Giosia si impegnò in uno scontro con il faraone Necao che saliva ad aiutare l’Assiria in grande difficoltà con Babilonia. Lo scontro avvenne a Meghiddo (609), lungo la
via maris, di fronte alla pianura di Esdrelon. L’esito fu la sconfitta di Giosia, che mori, con la conseguenza che il regno di Giuda divenne tributario dell’Egitto (2Re 33s). Qui si vede la riforma religiosa nazionalista di Giosia e Sofonia ne è distante, poiché egli fa appello agli ‘ӑnāwîm.
Di fronte al profeta Sofonia c’era ancora, nonostante l’inizio della riforma, una “città ribelle e impura”.
“Non ha ascoltato la voce, non ha accettato la correzione. Non ha confidato nel Signore, non si è rivolta al suo Dio” .”La voce” dei profeti è stata rifiutata. Non ha “accettato la correzione”, quella che aveva visto Sennacherib distruggere tutte le città fortificate di Giuda (2Re 18,13) e solo per la fede si salvò Gerusalemme (2Re 19,35).
“I suoi capi in mezzo ad essa sono leoni ruggenti”. I ministri del re
ruggiscono violenti, minacciando. Per nulla umili, sentendosi potenti.
“I suoi giudici sono lupi di sera, che non hanno rosicchiato al mattino”. Lupi che si sfamano nel buio degli intrighi, dei cavilli per condannare, e che non sono mai sazi.
“I suoi profeti sono boriosi, uomini fraudolenti”. Sono i falsi profeti di Baal, asserviti al potere al quale danno sempre ragione coi loro falsi vaticini.
“I suoi sacerdoti profanano le cose sacre, violano la legge”. I sacerdoti del tempio fanno solo i loro interessi, per essi il culto è solo un mestiere per vivere.
“In mezzo ad essa il Signore è
giusto, non commette iniquità; ogni mattino dà il suo giudizio, come la
luce che non viene mai meno, ma l’iniquo non conosce vergogna”.
Dio non è responsabile. Egli è fedele all’alleanza. Ogni mattino, per
far si che le giornate siano vissute con rettitudine, dà il suo giudizio
per mezzo delle ammonizioni dei profeti e lancia appelli di condanna, ma
l’iniquo “non conosce vergogna”
del suo agire.
Le nazioni distrutte come monito a Gerusalemme
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6 “Ho eliminato le nazioni,
le loro torri sono state distrutte;
ho reso deserte le loro strade,
non c’è neppure un passante,
sono state devastate le loro città
e nessuno le abita più.
7 Io pensavo: “Almeno ora mi temerà,
accoglierà la correzione!
Così la sua abitazione non sarà colpita
da tutte le punizioni che le avevo inflitto”.
Ma invece si sono affrettati
a pervertire di nuovo ogni loro azione.
8 Perciò aspettatemi
- oracolo del Signore -
quando mi leverò per accusare, perché ho decretato di radunare le nazioni,
di convocare i regni,
per riversare su di loro la mia collera,
tutta la mia ira ardente;
poiché dal fuoco della mia gelosia
sarà consumata tutta la terra. |
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“Ho eliminato le nazioni, le loro torri sono state distrutte”. L’Assiria aveva conquistato popoli interi, deportandoli affinché perdessero le lori identità. Aveva abbattuto le torri delle città più fortificate, annientato Samaria (721). Le stesse città di Giuda erano state espugnate (2Re 18,13), giungendo fino alle porte di Gerusalemme. “Io pensavo: ‹Almeno ora mi temerà, accoglierà la correzione!›”. Niente, la tribù di Giuda, si credette forte, protetta dalle promesse di Dio, e continuò a peccare.
“Così la sua abitazione non sarà
colpita da tutte le punizioni che le avevo inflitto”.
La tribù di Giuda, aveva come sua abitazione Gerusalemme. Gli Assiri
avevano colpito la terra di Giuda. Poi puntarono su Gerusalemme (701),
che venne salvata dall’assedio (2Re 19,35) per intervento di Dio, poiché
il re Ezechia (716 - 687) ascoltò il profeta Isaia. Ma tutto questo non
contò e di nuovo Gerusalemme meritava di essere distrutta. “Ma
invece si sono affrettati a pervertire di nuovo ogni loro azione”.
Dopo il felice tempo di Ezechia, ecco che di nuovo con il regno di
Manasse (687 - 642) e il regno di Amon (642 - 640). Il regno di Giuda si
pervertì. “Quando mi leverò
per accusare, perché ho decretato di radunare le nazioni, di convocare i
regni, per riversare su di loro la mia collera, tutta la mia ira
ardente; poiché dal fuoco della mia gelosia sarà consumata tutta la
terra”. Ora il profeta guarda
lontano. E’ il giorno del Signore decretato definitivamente e
perciò irrevocabile, e sarà la sconfitta della superbia delle nazioni,
che si consumeranno tra di loro (Cf. Dn 12,1; Mt 24,7). La lotta
dell’egemonia di una nazione sopra l’altra è un fluttuare nel quale
Israele vuole trovarsi, e ha deciso di poterne trarre vantaggio. Il
gioco tragico dei poteri, delle ambizioni, finirà in una lotta tra
nazioni, e Israele uscirà da questo turbinio umile (Ger 5,15; 6,22),
quando “sarà consumata tutta la
terra”. Ora Dio agisce usando
delle nazioni per umiliare Israele e la tracotanza delle nazioni. Così
Assur (Is 10,5) è “verga del mio
furore, bastone del mio sdegno”,
ma Assur non è poi esente da punizione per essere diventato tracotante e
crudele (Is 10,12.15.24). Così Dio userà di Nabucodonosor “flagello
nelle mani di Dio” (Ger 50,23;
51,20), per colpire l’Assiria e anche l’infedele Gerusalemme. Così
Dio si servirà di Ciro per colpire Babilonia e aiutare Israele (Is
43,14; 44,24; 45,13; 44,28; 45,1). Alessandro Magno sarà la mano che
punirà il crudele regno persiano del re Dario, e farà giustizia di Tiro
distruggendola (332). I Romani daranno appoggio a Giuda Maccabeo (1Mac
8,23s; 12,1s; 14,40), ma poi, a situazioni cambiate, invaderanno la
Palestina e distruggeranno Gerusalemme, chiusa a Dio (70 d.C). Dio
governa, misteriosamente alla mente umana, il mondo, e le forze del
mondo inconsapevolmente o meno agiscono per un bonum
globale. Giungerà il giorno del Signore dove il fluttuare
tragico del prevalere delle nazioni, vedrà Dio lasciarle a se stesse (Ps
81/80,13), e questa sarà la “collera”
del Signore. Non ci saranno né vinti e vincitori, poiché sarà la
sconfitta di tutti, e gli uomini andranno al Signore, e ci sarà pace
vera.
La conversione dei popoli
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9 Allora io darò ai popoli un labbro puro,
perché invochino tutti il nome del Signore
e lo servano tutti sotto lo stesso giogo.
10 Da oltre i fiumi di Etiopia coloro che mi pregano,
tutti quelli che ho disperso, mi porteranno offerte. |
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“Allora io darò ai popoli un labbro puro, perché invochino tutti il nome del Signore e lo servano tutti sotto lo stesso giogo”. Sono i tempi dell’azione della Chiesa. Cristo è il salvatore che darà ai popoli un “labbro puro”. E’ un testo messianico inequivocabile che apre all’universalità della salvezza.
“Da oltre i fiumi di Etiopia coloro che mi pregano, tutti quelli che ho disperso, mi porteranno offerte”. Sofonia aveva fatto l’esperienza del ritorno da Kuš in terra di Giuda: era il percorso dell’Esodo. Ora In modo figurato i Giudei ripercorreranno la via dell’Esodo per accedere alla pienezza dell’Esodo che è la salvezza della nuova ed eterna alleanza. “I fiumi d’Etiopia” sono il complesso del Nilo e dei suoi affluenti (Nilo bianco e Nilo azzurro).
Il resto di Israele
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11 In quel giorno non avrai vergogna
di tutti i misfatti commessi contro di me,
perché allora allontanerò da te
tutti i superbi gaudenti,
e tu cesserai di inorgoglirti
sopra il mio santo monte.
12 Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero.
Confiderà nel nome del Signore
13 Non commetteranno più iniquità e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
Potranno pascolare e riposare
senza che alcuno li molesti. |
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“In quel giorno non avrai vergogna di tutti i misfatti commessi contro di me”. Quando, nei tempi messianici, le nazioni si convertiranno al Signore (Rm 11,25) dopo essersi urtate tra di loro (3,8), rimarrà
un resto di Israele, poiché Dio è fedele alle sue promesse: “Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero”.
L’idea di resto non è da applicare solo al ritorno da Babilonia, perché ci fu un resto che rimase in Palestina (2Re 25,25s) nella seconda deportazione a Babilonia (604). Ci sarà
un resto di questo resto, che volle disgraziatamente rifugiarsi in Egitto (Ger 44,14.28), quando Ioiachìn, re di Giuda al tempo della prima deportazione (598) (2Re 24,10s), aveva trovato a Babilonia il favore (562) del successore di Nabucodonosor, Evil-Merodàc (2Re 25,29). Questo stato di favore spiega come la tribù di Giuda, per la fedeltà di Dio alle promesse fatte a Davide, abbia potuto mantenere la sua identità durante la deportazione, ed essere riconosciuto per Israele (3,14).
“perché allora allontanerò da te tutti i superbi gaudenti, e tu cesserai di inorgoglirti sopra il mio santo monte”. Israele sarà anch’esso purificato da tutti “i superbi gaudenti” e dall’orgoglio tronfio di chi vede in Sion il monte del Signore; lo sarà, ma del Signore povero, umile e crocifisso.
“Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero. Confiderà nel nome del Signore”. Sarà il popolo dei rigenerati in Cristo nella Chiesa. Sarà l’accesso degli
‘ӑnāwîm alla nuova ed eterna alleanza stabilita nel sangue di Cristo (Is 42,6; Ger 31,31; ecc.)
Pace su Israele
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14 Rallégrati, figlia di Sion,
grida di gioia, Israele,
esulta e acclama con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme!
15 ll Signore ha revocato la tua condanna,
ha disperso il tuo nemico.
Re d’Israele è il Signore in mezzo a te,
tu non temerai più alcuna sventura.
16 In quel giorno si dirà a Gerusalemme:
“Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
17 Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te
è un salvatore potente.
Gioirà per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
esulterà per te con grida di gioia”. |
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Salmi di gioia e di speranza (3,14-15. 16-18). Gerusalemme non verrà meno. I due brevissimi salmi sono un inserto. Essi si rifanno alla liberazione di Gerusalemme dall’assedio dell’esercito di Sennacherib (2Re 19,35) al tempo di Ezechia, antenato di Sofonia; con tutta probabilità sono stati inseriti dallo stesso Sofonia, rielaborati come speranza per i futuro messianico.
“Figlia di Gerusalemme”. E’ la tribù di Giuda, chiamata ormai Israele. Figlia di Sion e di Gerusalemme, perché è ciò che identifica Israele. Il regno del Nord (2Re 11,31s) con le sue 10 tribù. la tribù di Simeone era stata assorbita dalla tribù di Giuda, venne letteralmente distrutto dagli Assiri (722), con un deportazione mirata a fare perdere ogni identità storica. Nei territori del regno del Nord vennero importati nuovi popoli.
Le dieci tribù scomparse portarono a identificare Israele con la sola tribù di Giuda.
"Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico”. Cioè Sennacherib è stato annientato dal Signore e Gerusalemme non è stata distrutta come le altre città di Giuda (2Re 18,13).
“Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura”. Da quell’evento se ne deduce che Dio è fedele alla sua alleanza del Sinai, ma il tempo sarà quello della nuova ed eterna alleanza. Questo avverrà al tempo in cui tutti i popoli serviranno il Signore, tutti “sotto lo stesso giogo”, cioè quello del Messia Signore.
“In quel giorno si dirà a
Gerusalemme: ‹Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!›”. Nel giorno della fine della dispersione tra le genti, non bisognerà temere vergogna (3,11) tra le genti tanto da scoraggiarsi. “Non lasciarti cadere le braccia”; cioè continua la preghiera. Essa si faceva a mani levate.
“Ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia”. Sarà il tempo nel quale Israele si aprirà a Cristo Signore, nell’appartenenza alla Chiesa. Il popolo di Dio è uno. Ora una parte è chiuso (Israele), ma si aprirà a Cristo Signore (Rm 11,25).
Il ritorno dei dispersi
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18 ”Io raccoglierò gli afflitti,
privati delle feste e lontani da te.
Sono la vergogna che grava su di te. 19
Ecco, in quel tempo io mi occuperò
di tutti i tuoi oppressori.
Soccorrerò gli zoppicanti, radunerò i dispersi,
li farò oggetto di lode e di fama
dovunque sulla terra sono stati oggetto di vergogna.
20I n quel tempo io vi guiderò,
in quel tempo vi radunerò
e vi darò fama e lode
fra tutti i popoli della terra,
quando, davanti ai vostri occhi,
ristabilirò le vostre sorti”, dice il Signore. |
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Questo oracolo è stato scritto da Sofonia dopo le due deportazioni a Babilonia. Il punto geografico dell’oracolo è Sion: “Lontani da te”; “Io vi guiderò”.
”Io raccoglierò gli afflitti,
privati delle feste e lontani da te. Sono la vergogna che grava su di te”.
I deportati lontani da Sion, perseguitati, non hanno feste e sono
gravati di vergogna che è in definitiva vergona per Sion. Qui l’oracolo
del profeta parla del ritorno dei deportati. “Ecco,
in quel tempo io mi occuperò di tutti i tuoi oppressori”.
L’oppressione dei Babilonesi terminerà, poiché verranno sconfitti. “Soccorrerò
gli zoppicanti, radunerò i dispersi, li farò oggetto di lode e di fama
dovunque sulla terra sono stati oggetto di vergogna”.
Un popolo provato, disperso, incapace di lottare per la libertà perché,
figurativamente, fatto di “zoppicanti”,
sarà oggetto di lode e di fama proprio là dove è stato oggetto di
vergogna. Si vedrà infatti la potenza del Signore per il suo popolo.
“In quel tempo io vi guiderò, in
quel tempo vi radunerò e vi darò fama e lode fra tutti i popoli della
terra”. Israele sarà radunato dal
Signore come nazione onorata e lodata tra “tutti
i popoli della terra”. “Quando,
davanti ai vostri occhi, ristabilirò le vostre sorti, dice il Signore”.
Non sarà un sogno, ma vedrete "davanti
ai vostri occhi”. |
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