Commento
Il salmo celebra la sovranità di Dio su tutte le genti. Egli “siede in trono sui cherubini”, dice il salmo, trasferendo in cielo l'icona dei due cherubini sopra l'arca. Sgabello del trono di Dio è il tempio (Cf. Is 6,1s). Di fronte alla sovranità di Dio, che si esprime con grandezza in Sion, tutti i popoli devono sentire timore e la terra deve scuotersi, cioè riconoscere Dio. Egli è “eccelso sopra tutti i popoli”, e tutti lo devono lodare: “Lodino il tuo nome grande e terribile. Egli è santo!”. Tutti i popoli sono inviati ad esaltarlo e a prostrarsi “allo sgabello dei suoi piedi”, cioè ad orientarsi verso il tempio, segno della sovranità di Dio su tutta la terra. La storia di Israele è segnata dalla presenza di tre grandi sacerdoti: Mosè ed Aronne e Samuele. Mosè diede la legge e da lui prese l'avvio il sacerdozio di Aronne (Es 28,1s; 29,1s). Samuele fu pure lui sacerdote e da lui prese l'avvio la consacrazione dei re (1Sam 10,1; 16,13). Questi tre personaggi sono alle radici di Israele. Il salmista sottolinea l'intimità che essi avevano con Dio: “Invocavano il Signore ed egli rispondeva. Parlava loro da una colonna di nubi (Cf. Nm 12,4s): custodivano i suoi insegnamenti”. La colonna di nubi era quella del deserto (Cf. Nm 9,15s), ma Samuele non ne è escluso perché la colonna di nubi si era tradotta nella presenza della gloria di Dio sull'arca, collocata in Silo (Cf 1Sam 3,3s). Il salmista fa memoria della misericordia di Dio verso di loro, poiché anch'essi erano bisognosi di misericordia: “Signore, nostro Dio, tu li esaudivi, eri per loro un Dio che perdona, pur castigando i loro peccati” (Cf. Es 32,2s; Num 20,12s; 1Sam 8,1s). |