Commento
I salmista invoca Dio che faccia giustizia dei superbi: “Alzati, giudice della terra, rendi ai superbi quello che si meritano!”. I capi di Israele sono molto spesso collusi col male, usano i tribunali come strumenti di eliminazione degli indesiderati. Ciò determina acuto dolore nel salmista che chiede a Dio fin quando durerà una tale situazione: “Fino a quando i malvagi, Signore, fino a quando i malvagi trionferanno?...”. Gli empi, vedendo che possono agire senza vedere un intervento immediato di Dio su di loro, arrivano a dire che “il Signore non vede, il Dio di Giacobbe non intende”. Il salmista non è un pauroso, e affronta direttamente i corrotti per farli riflettere: “Intendete, ignoranti del popolo: stolti, quando diventerete saggi?”. Gli empi si illudono che Dio non veda e non oda, ma il salmista ribatte: “Chi ha formato l'orecchio, forse non sente? Chi ha plasmato l'occhio, forse non vede?”. E, ancora, di fronte alla stoltezza degli empi che credono che non verranno mai puniti dice: “Colui che castiga le genti, forse non punisce, lui che insegna all'uomo il sapere?”. Sì, castigherà proprio perché insegnando all'uomo il sapere lo rende avvertito di quanto deve compiere. Ma pur in mezzo ai corrotti il giusto è beato: “Beato l'uomo che tu castighi, Signore...”. Infatti, la legge, la giustizia, è il “riposo” del giusto, perché la legge di Dio è verità e la verità dona pace e vero futuro; all'empio invece il futuro riserva la rovina. Il salmista non dubita: Dio non abbandonerà il suo popolo all'ingiustizia degli empi. L'orante si è trovato solo, privo di aiuto, ma il Signore lo ha sostenuto: “Quando dicevo: <Il mio piede vacilla>, la tua fedeltà, Signore,mi ha sostenuto...”. Il salmo è stato scritto nei tempi antecedenti le invasioni Assire e Babilonesi, quando la corruzione della monarchia travolgeva il popolo; tuttavia il salmo fa vedere che c'era una forte resistenza alla corruzione. Noi sappiamo che la giustizia è giunta per mezzo di Cristo. Continueranno i superbi ad agire, ma essi non possono frenare la Chiesa, poiché pur in mezzo alle croci e alle persecuzioni essa non cessa di estendere il Vangelo, destinato ad essere annunciato a tutte le genti, per un tempo di vera pace e di vera giustizia. Certo, purtroppo, resteranno i peccati, ma le Nazioni apriranno le porte a Cristo, e sarà il tempo della civiltà della verità e dell'amore. Poi verrà la fine, e ci sarà la giustizia del “giorno del Signore”, quando gli empi verranno travolti dalla catastrofe della fine del mondo, mentre i giusti, saranno sostenuti da Dio nella stessa immane catastrofe finale. Poi, dopo la risurrezione, avverrà il giudizio universale, quindi cieli e terra nuovi. |