Salmo 83 (84)  Desiderio del tempio del Signore

 

Al maestro del coro. Su "I torchi". Dei figli di Core. Salmo

 

Quanto sono amabili le tue dimore
Signore degli eserciti!

L'anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.

Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.

Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido
dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari,
Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.

Beato l'uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.

Passando per la valle del pianto
la cambia in una sorgente;
anche la prima pioggia
l'ammanta di benedizioni.

Cresce lungo il cammino il suo vigore,
finché compare davanti a Dio in Sion.

Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.

Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.

Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri
che mille nella mia casa;
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.

Perché sole e scudo è il Signore Dio;
il Signore concede grazia e gloria,
non rifiuta il bene
a chi cammina nell'integrità.

Signore degli eserciti,
beato l'uomo che in te confida.

 

Commento

 

Il salmo è una celebrazione del pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme. Il riferimento alla “prima pioggia” pone il pellegrinaggio in occasione della feste delle Capanne, che si svolgeva in autunno; le prime piogge toglievano l'aridità dell'estate e rilanciavano il verde anche nelle zone desertiche.

Il salmo è stato scritto in tempo di pace, prima delle invasioni Assire e Babilonesi, ma già in Israele vi sono “tende dei malvagi”, che al culto a Jahvéh uniscono quello agli idoli.

La scelta del salmista per gli “atri del Signore” è decisa, piena di frutti di pace e di letizia del cuore.

Egli guarda al tempio di Gerusalemme come luogo di refrigerio spirituale, come centro di irradiazione di pace. Egli nota che sotto i portici dei cortili le rondini fanno i loro nidi, rendendo delicatamente inserito nel creato il tempio; e la cosa è anche presso gli altri santuari di Dio nel paese.

Il pellegrino, dice il salmista, è beato quando “trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore".

Il pellegrino passava per “la valle del pianto” (Gdc 2,5), che ricordava tristi calamità, ma che veniva trasformata dalla presenza orante dei pellegrini in “una sorgente”, cioè in un luogo di letizia; ne seguiva, regolare, la pioggia d'autunno. Tutto questo era segno della benevolenza di Dio.

Il salmista chiede a Dio di guardare “il volto del suo consacrato”, cioè di dare benedizioni al re, figura del futuro Re-Messia.

Sole e scudo è Il Signore Dio” dice il salmista, poiché egli è fonte di vita ed è difesa del suo popolo. “Grazia e gloria” concede il Signore, cioè forza per rifiutare il male e perseguire il bene, e buon nome a chi gli è fedele, in attesa del premio perfetto ed eterno in cielo.