Commento
Il salmo è un invito alla lode nella liturgia del tempio. Esso risponde a tre domande: Perché? Come? Dove? La data della composizione del salmo non è accessibile, ma potrebbe collocarsi nel postesilio. Questo salmo è stato posto al termine del salterio non perché sia l'ultimo salmo composto, ma perché funge da dossologia finale del quinto libro dei salmi, e di tutto il salterio. Pure gli altri quattro libri terminano con una dossologia (40,14; 71,18-20; 88,52; 105,48). Gli inviti a lodare Dio sono 10; un numero che forse richiama le dieci parole del Signore, cioè i dieci comandamenti. Non si può infatti lodare Dio senza vivere la sua legge d'amore. Il disobbediente non potrà mai lodare Dio, perché mai lo potrà amare. Non si può eludere il parallelismo che c'è tra “santuario” e “maestoso firmamento”, ma nello stesso tempo non c'è identificazione. "Il santuario" è il tempio di Gerusalemme, a cui corrisponde il tempio celeste: il "maestoso firmamento" (Cf. Es 25,9.40; 26,30; 27,8; Nm 8,4)). Quattro sono le note della preghiera e tutte sono dettate dall'amore: la lode, il ringraziamento, l'intercessione, la domanda. Di volta in volta la preghiera tocca una nota, ma non abolisce mai le altre, che entrano nel succedersi della preghiera come ad esempio nel Padre Nostro. La sola lode, senza la domanda di aver ancor più amore, senza il ringraziamento di ciò che si è avuto, senza l'impegno di preghiera per i fratelli e il mondo, non è assolutamente vera lode. La sola domanda senza il ringraziamento la lode, l'intercessione diventa farisaica avarizia. Il solo ringraziamento, senza la domanda, senza la lode, senza l'intercessione, diventa congedo da Dio. La sola intercessione senza il ringraziamento, la lode, la domanda, diventa pura presunzione. |