Commento
La tradizione fa risalire il salmo a Davide nel momento in cui veniva perseguitato da Saul o combattuto dal figlio Assalonne, ma la cosa non è probabile. Davide non si figurò mai uno scontro con Saul , ma piuttosto una fuga continua, aspettando l'intervento del Signore, e con Assalonne ebbe sentimenti paterni. Non c'è poi nel salmo la percezione di un fronte militare nemico, ma invece si percepisce la presenza di nemici nell'ambito del quotidiano, come nei salmi 53, 54, 55, 56, 57, 58; sono nemici che scatenano guerre “ogni giorno”, e non fronti fatti di truppe militari. Si tratta così di un pio Giudeo perseguitato a causa della sua rettitudine. Il salmo può collocarsi al tempo degli ultimi re di Gerusalemme. I nemici del salmista agiscono striscianti, e nelle loro parole è nascosto veleno che uccide: “Veleno d'aspide è sotto le loro labbra”; il loro agire è fatto di trame, di tranelli, di trappole: “I superbi hanno nascosto lacci e funi, hanno teso una rete sul mio sentiero e contro di me hanno preparato agguati" essi maturano le loro azioni ostili “nel cuore”, cioè nel centro del loro essere. Il salmista tuttavia confida in Dio: “<Tu sei il mio Dio; ascolta, Signore, la voce della mia supplica>” e domanda di essere difeso “nel giorno della lotta” in cui tenteranno di travolgerlo frontalmente. Il salmista, alla fine, si apre alla visione del giubilo dei giusti, che “abiteranno alla tua presenza”, cioè nel cielo. Una parte del salmo non entra a far parte della recitazione cristiana. La “lotta” che il cristiano è chiamato a combattere è nel segno della croce. Egli non invoca sull'avversario “carboni ardenti” (Lc 9,4), ma perdono da Dio. Sarà Dio a fare giustizia al momento che lui sa, e nel modo che lui sa (Cf. 1Pt 2,23). |