Commento
Per due volte il salmo invita a lodare “il nome del Signore”, al cui confronto ogni altro nome è niente. Niente quello delle schiere angeliche; niente quello dei potenti della terra; meno di niente quello costruito attorno agli inesistenti dei: “Su tutte le genti eccelso è il Signore... Chi è come il Signore, nostro Dio...?”. “Il nome del Signore”, significa la grandezza, la potenza, la maestà regale, la sua giustizia, ciò che egli è e che deve essere riconosciuto dagli uomini. La “sua gloria” è inarrivabile, immensa, mai oscurabile da alcuno: “Più alta dei cieli è la sua gloria”. Egli è l'Altissimo che “si china a guardare sui cieli (ndr. cioè la corte celeste) e sulla terra (ndr. cioè gli uomini). Egli agisce mirabilmente nella storia sollevando “dalla polvere il debole” e “dall'immondizia rialza il povero”. Il salmo guarda ai giudici, tratti dal popolo e innalzati tra i capi delle varie tribù di Israele. Egli dà gioia alla sterile rendendola “madre gioiosa di figli”. Qui il salmo guarda a Rebecca (Gn 25,21, alla madre di Sansone (Gdc 13,2), ad Anna, la madre di Samuele (1sam 1,11). Con ciò sembrerebbe di poter collocare la composizione del salmo al tempo dei giudici, ma potrebbe essere stato composto anche dopo. Il salmo ha un netto riferimento al cantico di Anna (1Sam 2,1s), per molte espressioni: “Non c'è santo come il Signore, perché non c'è altri all'infuori di te e non c'è roccia come il nostro Dio” (2,2); “La sterile ha partorito sette volte” (2,5); “Solleva dalla polvere il debole, dall'immondizia rialza il povero, per farli sedere con i nobili” (2,8). |