Commento
Il salmista preso dalla grandezza delle opere fatte per il suo popolo si propone di ringraziare Dio "con tutto il cuore" nell'assemblea liturgica del tempio. Davanti a tutti egli esclama “grandi sono le opere del Signore”, e invita l'assemblea a ricercare in esse la bontà e la giustizia del Signore: "Le ricerchino coloro che le amano". Che "le amano", ma non sempre le considerano nei loro insegnamenti profondi, poiché "Il suo agire è splendido e maestoso". Delle sue opere si deve sempre fare memoria. Per questo “ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie”, cioè le varie feste di Israele, da lui prescritte poiché "misericordioso e pietoso è il Signore" verso il suo popolo. Egli “dà il cibo a chi lo teme”, poiché “si ricorda sempre della sua alleanza”. Il salmista prosegue presentando che “l'eredità delle genti”, cioè la terra di Canaan, venne data dal Signore ad Israele. “Eredità”, perché le genti di Canaan avevano ricevuto la loro terra dai loro antichi padri (Gn 10,6s). Questo diritto di eredità venne loro tolto a favore di Israele a causa dei loro gravissimi peccati, e quindi con giustizia, poichè: “Le opere delle sue mani sono verità e diritto”. I suoi comandi sono stabili, immutabili nei secoli, perché luminosi, “da eseguire con verità e rettitudine”, il che vuol dire che sono rivolti al bene dell'uomo, non contengono alcun inganno che violenti l'uomo; essi corrispondono alle profonde esigenze dell'uomo. Dopo aver accennato alla conquista della terra di Canaan, il salmista ricorda la liberazione dall'Egitto e l'alleanza del Sinai: “Mandò a liberare il suo popolo, stabilì la sua alleanza per sempre”. Poi il salmista presenta alcune massime: “Principio della sapienza è il timore del Signore: rende saggio chi ne esegue i precetti. La lode del Signore rimane per sempre”. Chi ha il timor di Dio obbedisce al Signore, e nell'obbedire alla sua parola diventa sapiente, poiché essa è piena di sapienza. Così il saggio, il vero saggio, è colui che è fedele a Dio. Il timore del Signore nel V.T era più che altro il timor servile, cioè il timore del servo di fronte alla punizione del padrone in caso di inadempienza. Nel N.T il timore del Signore è il santo timor di Dio, cioè il timore di offenderlo, di rattristarlo, lui che, infinitamente buono, è degno di essere amato sopra ogni cosa. Infine i motivi di lodare di Dio, sono inesauribile, sono senza fine. Probabilmente questo salmo, per i suoi riferimenti deuteronomistici, è stato scritto nel postesilio |