Commento
Il salmo si presenta unitario anche se si rilevano due parti di ritmo diverso; infatti mancano tracce di cuciture tra le parti. Il salmista è un pio Giudeo rimasto in Palestina al tempo della deportazione a Babilonia. Egli vede la desolazione di Sion ed è continuamente combattuto da tanti per la sua speranza nella futura restaurazione di Gerusalemme. Ha attorno a sé molti connazionali che si sono piegati ai vincitori, e spesso vede le crudeltà degli occupanti e le razzie dei popoli vicini. Egli è emarginato, insultato; spesso ripara in luoghi solitari o in mezzo alle rovine di Gerusalemme a gemere: “Sono come la civetta del deserto, come il gufo delle rovine”. Colpito da tante sventure si riconosce peccatore davanti a Dio, ma sa anche che è a causa della sua fedeltà a Dio che è colpito e insultato. L' angoscia, i dispiaceri, i digiuni prolungati nel gemito della preghiera, lo consumano, debilitandolo. Tutto è desolazione, ma il salmista è certo che le città verranno ricostruite e che i “figli dei tuoi servi avranno una dimora”, e che non scomparirà distrutta nel nulla la loro discendenza, perché Dio è fedele alle sue promesse. Egli è sostenuto tuttavia dalla speranza nella futura restaurazione di Gerusalemme e non dubita che un giorno i popoli “temeranno il nome del Signore e tutti i re della terra la tua gloria”. Egli la ha ferma speranza che “un popolo, da lui creato, darà lode al Signore”. Questo popolo nuovo sarà quello dei tempi messianici che si irradierà su tutta la terra per chiamarla alla pace e all'unità. Il ritorno dei prigionieri segnerà un risveglio di fede e si annunzierà “in Sion il nome del Signore e la sua lode in Gerusalemme”, perché sul trono di Davide ci sarà un giorno il Messia. In quel tempo “si raduneranno insieme i popoli e i regni per servire il Signore”. Il salmista ha uno sguardo che arriva a pensare ad un futuro rinnovamento della creazione, non solo come liberazione dei cieli dalle fantasie pagane sugli dei - noi aggiungiamo perché i cieli sono aperti (Cf. Gv 1,51; At 7,56) -, ma in un senso reale (Cf. Is 65,17): “Essi periranno, tu rimani; si logorano tutti come un vestito, come un abito tu li muterai ed essi svaniranno”. Noi sappiamo che dalla città di Gerusalemme è uscito il Vangelo, la Chiesa fondata da Cristo, il quale sulla croce ha attirato tutti gli uomini a sé. La Chiesa, edificata sul fondamento dei dodici apostoli con a capo Pietro, è stata inviata a tutta la terra. Pietro ha presieduto la comunità cristiana di Roma ed è morto martire a Roma; così il successore di Pietro è il vescovo di Roma, il quale è fondamento di unità nella verità e nella carità di tutta la Chiesa, che è la nuova spirituale, ma visibile, Gerusalemme. |