Commento
Il salmo è un programma di fedeltà a Dio nell'esercizio della regalità. La tradizione lo attribuisce a Davide, ma il testo conduce piuttosto a pensare ad un re, che si trova di fronte ad una realtà regale ricevuta per successione al trono. “Quando a me verrai?”, dice il salmista-re, esprimendo qualcosa di più della grazia di essere aiutato. Egli, infatti, esprime il desiderio di vedere colui sul quale si deve modellare, il Messia. Egli non si considera il centro del disegno di Dio; sa che il centro del disegno di Dio è il Messia. La rettitudine del salmista è tutta racchiusa nel desiderio dell'incontro con il Messia. Il re si propone di allontanare dalla reggia i disonesti. Al contrario cercherà di avere rapporti stabili e di fiducia con i “fedeli del paese”, considerati come la sua forza di base. Da questi fedeli trarrà i suoi servitori, in modo da avere persone rette attorno a sé.
L'amministrazione della giustizia lo vedrà impegnato con ogni attenzione per
far sì che i colpevoli vengano giudicati e condannati: “Ridurrò
al silenzio ogni mattino Egli vuole rivolgersi a Dio con parole provenienti da un cuore integro: Così egli si propone con l'aiuto di Dio di cantare “amore e giustizia” e di camminare “con cuore innocente” dentro la sua casa, cioè nella sua realtà privata. |