Al maestro del coro. Su "Il
giglio della testimonianza". |
Di Asaf. Salmo |
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Tu, pastore
d'Israele, ascolta,
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Seduto sui cherubini, risplendi
davanti a Efraim, Beniamino e Manasse.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
O Dio, fa che ritorniamo,
fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Signore, Dio degli eserciti,
fino a quando fremerai di sdegno
contro le preghiere del tuo popolo?
Tu ci nutri con pane di lacrime,
ci fai bere lacrime in abbondanza.
Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini
e i nostri nemici ridono di noi.
Dio degli eserciti, fa che ritorniamo,
fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Hai sradicato una vite dall'Egitto,
hai scacciato le genti e l'hai trapiantata.
Le hai preparato il terreno,
hai affondato le sue radici
ed essa ha riempito la terra.
La sua ombra copriva le montagne
e i suoi rami i cedri più alti.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
arrivavano al fiume i suoi germogli.
Perché hai aperto brecce nella sua cinta
e ne fa vendemmia ogni passante?
La devasta il cinghiale del bosco
e vi pascolano le bestie della campagna.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
È stata data alle fiamme, è stata recisa:
essi periranno alla minaccia del tuo volto.
Sia la tua mano sull'uomo della tua destra,
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Signore, Dio degli eserciti, fa che ritorniamo,
fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi. |
Commento
Il salmo venne scritto
quando ancora l’arca non era distrutta, il che avvenne con la distruzione di
Gerusalemme. Probabilmente è stato scritto dopo la presa di Samaria da parte
dell’Assiro Sargon (721), e dopo che Gerusalemme, assediata dall’Assiro
Sennacherib dopo la devastazione della Giudea, rimase indenne (701). Questo
evento fece risaltare la potenza di Dio nel suo tempio di Gerusalemme, e
rese sensibile la Samaria verso Gerusalemme, cosa che permetterà l’azione
riformista di Giosia (640-609) anche in territorio Samaritano. Il salmista è
un pio Israelita delle tribù del nord (Samaria) che desidera che le tribù di
Efraim, Beniamino e Manasse siano benedette da Dio, la cui gloria sta sui
cherubini dell’arca, posta nel tempio di Gerusalemme; desidera la fine dello
scisma samaritano: “Seduto sui cherubini,
risplendi davanti a Efraim, Beniamino e Manasse. Risveglia la tua potenza e
vieni a salvarci”.
A Dio, che guida Giuseppe “come un gregge”,
il salmista chiede di manifestare nuovamente quella potenza che esercitò
quando fece uscire “Giuseppe”
dall’Egitto; intendendo per Giuseppe tutto Israele, finito in Egitto proprio
a partire da lui (Gn 37,38).
Egli attraverso la bella immagine della vigna rievoca la storia di Israele:
“Hai sradicato un vite dall’Egitto…”.
Questa vite curata da lui ha esteso i suoi rami fino al Mediterraneo e fino
al Libano: “La sua ombra copriva le montagne
e i suoi rami i cedri più alti. Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
arrivavano al fiume i suoi germogli”. “Il
fiume”, è l’Eufrate. Esso era lontano dalla
Terra Promessa, ma indica fin dove giungeva l’influenza di Israele.
Il salmista è stordito di fronte alle sventure che si sono abbattute su
Israele: “Signore, Dio degli eserciti, fino
a quando fremerai di sdegno contro le preghiere del tuo popolo?”;
“Perché hai aperto brecce nella sua città e
ne fa vendemmia ogni passante ?”, ma non
desiste dalla preghiera e invoca Dio, “Dio
degli eserciti”, perché forte in battaglia
per difendere i suo popolo: “Dio degli
eserciti, ritorna! Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi
quello che la tua destra ha piantato, il figlio dell'uomo che per te hai
reso forte”.
Il salmista riconosce la dinastia di Davide e ha la speranza che il re di
Gerusalemme saprà risollevare le sorti di Israele, costui al presente era
Ezechia (716-687): “Sia la tua mano
sull’uomo della tua destra, sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte”,
ma nel futuro sarà il Cristo. Quell’uomo reso forte è ora ogni pontefice,
ogni vescovo, ogni sacerdote, ogni diacono, ogni fedele, che tutti sono uno,
nell’uno che è la Chiesa, corpo mistico di Cristo, e che si adoperano per
portare nel mondo la vera pace, cioè Cristo.
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