Al maestro del coro. Su «Non
distruggere»: Di Davide. Miktam.
Quando Saul mandò uomini a sorvegliare la casa e a ucciderlo |
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Liberami dai nemici, mio Dio,
difendimi dai miei aggressori.
Liberami da chi fa il male,
salvami da chi sparge sangue.
Ecco, insidiano la mia vita,
contro di me congiurano i potenti.
Non c'è delitto in me, non c'è peccato, Signore;
senza mia colpa accorrono e si schierano.
Svégliati, vienimi incontro e guarda.
Tu, Signore, Dio degli eserciti, Dio d'Israele,
àlzati a punire tutte le genti;
non avere pietà dei perfidi traditori.
Ritornano a sera e ringhiano come cani,
si aggirano per la città.
Eccoli, la bava alla bocca;
le loro labbra sono spade.
Dicono: “Chi ci ascolta?”.
Ma tu, Signore, ridi di loro,
ti fai beffe di tutte le genti.
Io veglio per te, mia forza,
perché Dio è la mia difesa.
Il mio Dio mi preceda con il suo amore;
Dio mi farà guardare dall'alto i miei nemici.
Non ucciderli, perché il mio popolo non dimentichi;
disperdili con la tua potenza e abbattili,
Signore, nostro scudo.
Peccato della loro bocca è la parola delle loro labbra;
essi cadono nel laccio del loro orgoglio,
per le bestemmie e le menzogne che pronunciano.
Annientali con furore,
annientali e più non esistano,
e sappiano che Dio governa in Giacobbe,
sino ai confini della terra.
Ritornano a sera e ringhiano come cani,
si aggirano per la città;
ecco, vagano in cerca di cibo,
ringhiano se non possono saziarsi.
Ma io canterò la tua forza,
esalterò la tua fedeltà al mattino,
perché sei stato mia difesa,
mio rifugio nel giorno della mia angoscia.
O mia forza, a te voglio cantare,
poiché tu sei, o Dio, la mia difesa,
Dio della mia fedeltà. |
Commento
Il salmo
presenta la preghiera di un giusto che abita in Gerusalemme, diventata preda
delle soldatesche di Antioco V Epifane (169 a.C. 2Mac 5,15s). Antioco V
conquistò Gerusalemme, depredò i tesori del tempio e avviò un processo di
paganizzazione della città. Il giusto, probabilmente un sommo sacerdote,
difende la Legge di Dio, ma è braccato per farlo morire. I soldati
acquartierati nella città vi ritornano di sera seminando orrore: “Ritornano
a sera e ringhiano come cani, si aggirano per la città; ecco, vagano in
cerca di cibo”.
Il salmista chiede a Dio di non uccidere nemici, ma solo di abbatterli, di
scompaginarli, di sottometterli ad un castigo duraturo nel tempo affinché
Israele veda come Dio punisce gli empi e stia lontano dal peccato, poiché
nel passato si è contaminato e l’attuale situazione di Gerusalemme n’è la
terribile conseguenza. Il salmista non si scoraggia e pieno di fervore
termina la sua preghiera professando la sua fiducia in Dio: “Tu
sei, o Dio, la mia difesa, Dio della mia fedeltà”.
Anche in
questo salmo alcune parti non entrano nella recitazione cristiana, dato il
loro carattere d’astio e di maledizione.
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