Al maestro del
coro. Per strumenti a corda. |
Maskil. Di Davide |
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Porgi l'orecchio, Dio, alla mia
preghiera,
non nasconderti di fronte alla mia supplica.
Dammi ascolto e rispondimi;
mi agito ansioso e sono sconvolto
dalle grida del nemico, dall'oppressione del malvagio.
Mi rovesciano addosso cattiveria
e con ira mi aggrediscono.
Dentro di me si stringe il mio cuore,
piombano su di me terrori di morte.
Mi invadono timore e tremore
e mi ricopre lo sgomento.
Dico: “Chi mi darà ali come di colomba
per volare e trovare riposo?
Ecco, errando, fuggirei lontano,
abiterei nel deserto.
In fretta raggiungerei un riparo
dalla furia del vento, dalla bufera”.
Disperdili, Signore, confondi le loro lingue.
Ho visto nella città violenza e discordia:
giorno e notte fanno la ronda sulle sue mura;
in mezzo ad essa cattiveria e dolore,
in mezzo ad essa insidia,
e non cessano nelle sue piazze sopruso e inganno.
Se mi avesse insultato un nemico,
l'avrei sopportato;
se fosse insorto contro di me un avversario,
da lui mi sarei nascosto.
Ma tu, mio compagno,
mio intimo amico,
legato a me da dolce confidenza!
Camminavamo concordi verso la casa di Dio.
Li sorprenda improvvisa la morte,
scendano vivi negli inferi,
perché il male è nelle loro case e nel loro cuore.
Io invoco Dio
e il Signore mi salva.
Di sera, al mattino, a mezzogiorno
vivo nell'ansia e sospiro,
ma egli ascolta la mia voce;
in pace riscatta la mia vita
da quelli che mi combattono:
sono tanti i miei avversari.
Dio ascolterà e li umilierà,
egli che domina da sempre;
essi non cambiano e non temono Dio.
Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici,
violando i suoi patti.
Più untuosa del burro è la sua bocca,
ma nel cuore ha la guerra;
più fluide dell'olio le sue parole,
ma sono pugnali sguainati.
Affida al Signore il tuo peso
ed egli ti sosterrà,
mai permetterà che il giusto vacilli.
Tu, o Dio, li sprofonderai nella fossa profonda,
questi uomini sanguinari e fraudolenti:
essi non giungeranno alla metà dei loro giorni.
Ma io, Signore, in te confido. |
Commento
La
situazione che il salmo presenta quella di un giusto perseguitato dentro la
sua città. Egli rimane fedele a Dio pur avendo attorno a sé la violenza e il
sopruso. Il potere regale di Gerusalemme è profondamente deformato e la
grande maggioranza degli abitanti della città si è adeguata alla situazione
di corruzione imperante, cosicché anche gli amici spesso tradiscono l’amico.
Fuori della città ci sono i venti di guerra portati da Nabucodonosor
(605-562) mentre la città è diventata, in nome della compattezza difensiva,
una prigione da cui nessuno può scappare: “Giorno
e notte fanno la ronda sulle sue mura”.
Per fuggire bisognerebbe avere le ali: “Chi
mi darà ali come di colomba per volare e trovare riposo?”.
Il giusto del salmo cerca di portare attorno a sé il ravvedimento, ma contro
di lui si alza il grido d’insulto del nemico, il cumulo di calunnie
dell’empio, e l'attentato alla sua vita. Ma il giusto perseguitato e senza
quasi scampo invoca l'assistenza di Dio: “riscatta
la mia vita da quelli che mi combattono”.
I malvagi non riescono ad eliminarlo perché Dio agisce contro di loro: “Dio
ascolterà e li umilierà”.
Il salmista descrive un empio in azione: “Più
untuosa del burro è la sua bocca, ma nel cuore ha la guerra; più fluide
dell’olio le sue parole, ma sono pugnali sguainati”. L’empio ha un parlare sicuro, suadente, senza intoppi che
rivelino disagio. E’ annientato nel male, non ha i tratti emotivi di chi è
preso ancora dall’urlo della sua coscienza e così le sue parole escono
fluide, morbide, ma nello stesso tempo sono taglienti come spade. Di fronte
a questo altro non si può fare che rifugiarsi nel Signore: “Affida
al Signore il tuo peso ed egli ti sosterrà, mai permetterà che il giusto
vacilli".
Il giusto non dubita: gli empi non vinceranno contro Dio. Egli sa che prima
di lui è combattuto Dio in lui.
Tutta la forza del giusto del salmo viene espressa
nelle sue ultime parole: “Ma
io, Signore, in te confido”.
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