Commento
Il pensiero guida dello stolto è che Dio non esista. Non si tratta tanto dell’ateo, quanto dell’uomo che, abbandonando Dio, si rivolge agli idoli. Del resto l’ateo non esiste, esistendo solo il negatore. Negato Dio, l’uomo si rivolge agli idoli, arrivando in definitiva a idolizzare se stesso, il suo io. L’abbandono di Dio porta con sé il precipitare nell’iniquità. Inizialmente, in chi abbandona Dio, rimane l’eco dei valori ricevuti, dei valori proposti dalla coscienza, ma pian piano, inesorabilmente, essi si sgretolano, poiché ne è stata rimossa la radice della quale vivono. Gli empi si fanno grandi come Dio, ma Dio è, e rimane, l’Altissimo, e il salmista presenta questo con un antropomorfico piegarsi di Dio dal cielo per vedere “Se c’è un uomo saggio, uno che cerchi Dio”. Storicamente il salmista guarda ai capi d’Israele che hanno traviato il popolo e lo hanno depredato. Se fossero stati fermi nel Signore non avrebbero temuto l’assalto degli invasori, invece “hanno tremato di spavento”. Dio li ha rifiutati e sono finiti con Israele nella rovina dell’esilio babilonese. Il salmista è pieno di speranza e sa che la salvezza verrà da Sion: “Chi manderà da Sion la salvezza d’Israele?”. La manderà Dio per mezzo di una rinnovata attesa del popolo nel futuro Messia. Ma, ora, questa salvezza è già avvenuta ed è palpitante nella Chiesa. Un giorno anche Israele esulterà di questa salvezza quando entrerà nella nuova Gerusalemme senza le mura (Cf. Zc 2,8), cioè la Chiesa. |