Commento
Il salmo inizia con una domanda - ricca di domande - rivolta a far riflettere un iniquo, ricco e potente, sulla sua posizione assurda. Quale bene gli viene dal fare il male? Quale ragione per arrivare a vantarsi di ciò di cui dovrebbe vergognarsi? Quale ragione per cui è prepotente, con ogni malizia, su colui che fa il bene? Alla domanda, rivolta ad uno perché abbia estrema forza, e faccia riflettere chi la ode o la pronuncia, il salmista fa seguire il buio profilo morale dell’empio: “Tu escogiti insidie; la tua lingua è come lama affilata o artefice d’inganni!”. La menzogna continua è la sua regola di vita. L’ordire insidie per travolgere gli altri è la sua occupazione. La sua lingua è come una spada che uccide. Egli crede d’essere vincente, ma ecco quello che il salmista gli dice: “Perciò Dio ti demolirà per sempre”. La sua fine sarà di conferma per i giusti, che, ridendo di lui perché vedranno compiersi in lui la giustizia di Dio, diranno: “Ecco l’uomo che non ha posto Dio come sua fortezza…” Al contrario il salmista, il giusto, sarà verdeggiante come un olivo, poiché rimarrà nella “casa di Dio”, cioè la Chiesa, e confiderà sempre nel Signore: “confido nella fedeltà di Dio in eterno e per sempre”. Il salmista conosce la fedeltà di Dio, come Dio ha sempre aiutato i giusti, e come lui stesso è stato aiutato e ne rende grazie a Dio. Egli spera in lui e, lungi dall’avere una fede chiusa nel privato, dichiara che di questa sua speranza ne darà testimonianza davanti ai fedeli di Dio. |