Salmo 40 (41)  Preghiera di un malato

 

Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.

 

Beato l'uomo che ha cura del debole:

nel giorno della sventura il Signore lo libera.

 

Il Signore veglierà su di lui,

lo farà vivere beato sulla terra,

non lo abbandonerà in preda ai nemici.

 

Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore;

tu lo assisti quando giace ammalato.

 

Io ho detto: “Pietà di me, Signore,

guariscimi: contro dite ho peccato”.

 

I miei nemici mi augurano il male:

“Quando morirà e perirà il suo nome?”.

 

Chi viene a visitarmi dice il falso,

il suo cuore cova cattiveria

e, uscito fuori, sparla.

 

Tutti insieme, quelli che mi odiano

contro di me tramano malefici,

hanno per me pensieri maligni:

 

“Lo ha colpito una malattia infernale;

dal letto dove è steso non potrà più rialzarsi”.

 

Anche l'amico in cui confidavo,

che con me divideva il pane,

contro di me alza il suo piede.

 

Ma tu, Signore, abbi pietà, rialzami,

che io li possa ripagare.

 

Da questo saprò che tu mi vuoi bene:

se non trionfa su di me il mio nemico.

 

Per la mia integrità tu mi sostieni

e mi fai stare alla tua presenza per sempre.

 

Sia benedetto il Signore, Dio d'Israele,

da sempre e per sempre. Amen, amen.

 

Commento

 

L’orante, gravemente infermo, dichiara subito quanto sia grande l’opera di carità verso un infermo: “Beato l’uomo che ha cura del debole”. Il pietoso soccorritore sarà aiutato in tutto da Dio e quando sarà anche lui ammalato e sofferente avrà sollievo dal Signore.

La preghiera non può innalzarsi a Dio omettendo il riconoscimento delle proprie colpe, così l’orante le presenta umilmente a Dio, mentre invoca di riavere la salute.

La situazione dell'orante è drammatica poiché i suoi nemici, vedendolo in grave situazione, si sentono forti su di lui e non vedono l’ora che muoia e si dissolva il ricordo di lui: “Quando morirà e perirà il suo nome”.

Alcuni lo vanno a trovare, ma non per dargli sollievo, bensì per vedere la sua disgrazia. Essi dicono parole di convenienza; false perché vi è assente il cuore. Anzi nel loro cuore accumulano malizia, migliorando la capacità di finzione. Poi uscendo fuori sparlano, si abbandonano alla diffamazione. Il salmista guarda ad una persona in particolare, poiché procede usando il singolare.

I suoi nemici hanno stabilito un’intesa d’odio contro di lui: "Tutti insieme, quelli che mi odiano contro di me tramano malefici".

E’ anche tradito dall’amico più caro, dal quale sperava conforto: "Anche l'amico in cui confidavo, che con me divideva il pane, contro di me alza il suo piede".
Alzare il calcagno su di un uomo era il segno del vincitore sul vinto.

L’oltremodo sofferente, tuttavia, non cade nella disperazione, ed esprime la sua fiducia in Dio, la sua preghiera di essere guarito. Nella sua guarigione starà la vittoria contro quelli che ora si attendano che cada nella disperazione e da questa sia sbranato. In questo lui li ripagherà: “Signore, abbi pietà, rialzami, che io li possa ripagare".

Il sofferente si dichiara colpevole davanti a Dio di peccati del passato, ma ora è integro e avverte bene il soccorso di Dio, che non lo fa cadere nella disperazione: “Per la mia integrità tu mi sostieni”. Egli non è un rigettato da Dio, poiché, aiutato da Dio, può stare alla sua presenza, e questo sarà per sempre, fino al sempre eterno del cielo.

Il salmista termina il suo canto con un’esclamazione di lode a Dio fedele alla sua alleanza da sempre e per sempre: “Sia benedetto il Signore, Dio d’Israele, da sempre e per sempre”.