Salmo 28 (29)  Proclamazione della sovranità del Signore

 

Salmo. Di Davide

 

Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.

Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

La voce del Signore è sopra le acque,
tuona il Dio della gloria,
il Signore sulle grandi acque.

La voce del Signore è forza,
la voce del Signore è potenza.

La voce del Signore schiantai cedri,
schianta il Signore i cedri del Libano.

Fa balzare come un vitello il Libano,
e il monte Sirion come un giovane bufalo.

La voce del Signore saetta fiamme di fuoco,

la voce del Signore scuote il deserto,
scuote il Signore il deserto di Kades.

La voce del Signore provoca le doglie alle cerve
e affretta il parto delle capre.
Nel suo tempio tutti dicono: “Gloria!”.

Il Signore è seduto sull'oceano del cielo,
il Signore siede re per sempre.

Signore darà potenza al suo popolo,
il Signore benedirà il suo popolo con la pace.

 

Commento


Il salmista si rivolge ai figli di Dio (Cf. Gn 6,2) agli Israeliti, a quelli che hanno cedimenti con gli idoli e perso la speranza nel Dio d’Israele. Il testo ebraico ha: “figli degli dei”, per dire che sono diventati figli degli idoli; si tratta indubbiamente di una provocazione al ritorno.
I santi ornamenti sono gli abiti casti, lindi, coi quali il popolo deve prostrasi dinanzi a Dio, ornamenti che non dichiarino l’appartenenza agli idoli.
Il salmo con grande probabilità risale al tempo dei Giudici quando molti Israeliti si contaminarono con i culti cananei. A loro sembrava che le promesse di Dio di un’immediata conquista della terra promessa si fossero esaurite, da qui il salmista che richiama all’unico e vero Dio. Gli idoli cui gli Israeliti cedevano erano i Baal. Baal era il dio della vegetazione e della pioggia; era rappresentato in statuette con in mano una folgore.
Il salmista proclama che il vero e unico sovrano della tempesta è il Signore.
Dio afferma la sua parola potente, sovrana, nel turbinio di un diluvio. All’uragano si accompagna il terremoto per questo il Libano e il Sirion, nome fenicio dell’Hermon sono scossi: “
Fa balzare come un vitello il Libano, e il monte Sirion come un giovane bufalo”. Un vento impetuoso estende la nuvolaglia nera verso il deserto di Kades e schianta a terra con la sua forza i cedri del Libano, denudando così le foreste.
I fulmini poi scuotono le terre pianeggianti della steppa, mentre le cerve terrorizzate partoriscono anzitempo. E’ una teofania impressionante di Dio “
seduto sull'oceano del cielo”, inattaccabile nel suo essere il Re: “Il Signore siede re per sempre”.
Nel suo tempio tutti dicono: <Gloria!>”, cioè nel tempio celeste dove tutti gli angeli osannano Dio.
Il salmista nella composizione del salmo probabilmente guardò alla teofania del Sinai estendendola a tutta la Palestina; ma non si può escludere che descriva un evento atmosferico e tellurico realmente accaduto. Una teofania simile, con diretta regia di Dio, Elia la visse sull’Oreb (il Sinai) (1Re 19,11).
Il salmista afferma così che Dio non ha perso né di potenza né di gloria, e che aiuterà il suo popolo contro coloro che lo credono ormai assorbito dai loro costumi. E Dio darà pace al suo popolo. E questa pace avrà un nome: Cristo.