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Miktam. Di Davide
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Proteggimi, o
Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: “Il mio Signore sei tu,
solo in te è il mio bene”.
Agli idoli del paese,
agli dèi potenti andava tutto il mio favore.
Moltiplicano le loro pene
quelli che corrono dietro a un dio straniero.
Io non spanderò le loro libagioni di sangue,
né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi.
Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi:
la mia eredità è stupenda.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
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Commento
Il salmista si
rivolge a Dio con pace avendo eletto il Signore, quale suo rifugio. Non mancano
a lui le difficoltà, gli avversari violenti. Senza l’unione con lui ogni cosa
non sarebbe più per lui un bene. Egli ama i santi, i giusti; nel compimento
messianico che è la Chiesa, i fratelli in Cristo. Egli si sente in forte
comunione con loro, e trova forza da questo. Gli empi, che incalzano costruendo
e affermando idoli, non lo sgomentano perché la sua vita è nelle mani di Dio, e
niente per lui sarebbe sulla terra un bene senza il sommo bene, che è Dio: “Il
mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene”.
L’orante considera come Dio lo aiuta e conforta e come per lui questo sia tutto.
La sorte (il sorteggio) (Cf. Gd 17,1; Nm 26,55; ecc.) che assegnò un tempo i
vari territori ai casati di Israele, ora è violata dall’ingiustizia dei
dominatori idolatri, ma questo fa comprendere meglio all’orante che la vera sua
sorte la sua vera sicurezza e forza è proprio il Signore, che gli dà pace e
letizia: “Signore è mia parte di
eredità e mio calice”. L’orante non
tiene per se tutto questo, ma lo partecipa ai fratelli per un nutrirsi reciproco
di luce. Non ha odio per gli empi e non li esclude dalla volontà salvifica di
Dio: sono essi stessi ad escludersi da questa volontà con “le
loro libagioni di sangue”, cioè i loro
crimini, vero culto del male. Il salmista è certo che Dio non lo abbandonerà
negli inferi una volta lasciata la terra: “non
abbandonerai la mia vita negli inferi”.
Ed egli sa che “il tuo Santo”,
cioè il Cristo (Cf. At 13,35), avrà - ha avuto - vittoria sulla corruzione della
tomba. Il salmista sa che percorrendo giorno dopo giorno “il
sentiero della vita”, giungerà
all’eterna dolcezza del cielo, alla destra di Dio, che è espressione letteraria
indicante il glorioso essere con Dio. In assoluta eccellenza è Cristo che nella
gloria è alla destra del Padre.
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