Commento
Il salmista ha provato momenti di sgomento di fronte agli inganni degli uomini durante un periodo di dolore, ma sa che “Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli”; cioè l’ora della morte dei fedeli è nelle mani di Dio e non degli uomini, lui decide il come, l’ora e il dove. Egli è servo del Signore, poiché ne osserva la Legge e ne diffonde la grandezza. Ora è libero - “hai spezzato le mie catene” -, ma è nato in schiavitù: “Figlio della tua schiava”, dove nella schiava va vista la comunità di Gerusalemme deportata. Come risposta di ringraziamento il salmista offrirà, una volta ricostruito il Tempio a Gerusalemme, “un sacrificio di ringraziamento", davanti a tutto il popolo, testimoniando così pubblicamente la sua fede nel Signore. Una parte delle vittime sacrificate spettava all'offerente, che la consumava in un convito coi famigliari, gli amici, i poveri (Cf. Ps 21,27). Durante il convito l'offerente prendeva una coppa di vino presentandola al Signore e poi ne beveva lui e tutti gli altri: “Alzerò il calice della salvezza”. “Il calice della salvezza”, nel sensus plenior è quello eucaristico. |