Testo e
commento
Capitolo
10
11 12 13 14 16 20
21 22 23 24 25 31
Il libro dei Numeri (censimenti)
comprende dati relativi a due censimenti e numerosi ordinamenti relativi al
culto e alla vita sociale. Questo lavoro si interessa della narrazione del
cammino nel deserto dopo l’alleanza del Sinai. Il popolo partì e ben presto si
lamentò che non aveva altro che la manna, “che
andava attorno a raccoglierla”, da mangiare e voleva carne, e le quaglie si
abbatterono sull’accampamento. Il popolo arriva a Kades nel deserto di Zin, adiacente a quello di Paran. Qui Israele
si trovò di fronte ad un rapporto scoraggiante degli esploratori inviati nel
paese di Canann. Ne seguì una rivolta contro Mosè ed Aronne. Gli Israeliti
esordirono in un attacco senza tener conto delle parole di Mosè, che rimase
nell’accampamento con l’arca. L’impresa bellica era contro una postazione di
Amaleciti e Cananei collocata su di un monte. Il risultato fu una sconfitta
gravissima degli armati di Israele, che vennero inseguiti fino a Corma. Poi ci
fu la rivolta di Core, di Datan e di Abiram, contro Mosè; la rivolta si
concluse con l’apertura di una voragine che inghiottì i ribelli e con un fuoco dal cielo - un crollo di grotte sotterranee e una probabile
emissione ed esplosione di gas. A Kades ci fu un’insurrezione a causa
dell’assenza di acqua. Il popolo poi si trovò impedito il passaggio attraverso
il territorio di Edom. Segue la morte di Aronne al monte Cor. Poi una vittoria
Israelita contro un re cananeo, nel Negheb, che aveva attaccato Israele. Non
potendo passare per Edom gli Israeliti ripiegarono verso il Mar Rosso per
aggirare quel territorio; e il popolo mormorò ancora, così scegliendo lui il
cammino si trovò in mezzo ad un territorio infestato da serpenti velenosi dai
quali si sottrasse attraverso il vessillo di un serpente di bronzo elevato su
di un’asta. Il cammino proseguì fino a Beer dove ci fu per la terza volta il
miracolo dello sgorgare dell’acqua. Seguì la conquista della Transgiordania,
terra degli Amorrei. Quindi Israele giunse nelle steppe di Moab, verso Gerico,
ma dalla parte opposta al Giordano rispetto a quella da cui partirà Giosuè per
l’attacco a Gerico. Segue l’episodio di Balaam interpellato dal re di Edom per
maledire Israele. Poi un cedimento del popolo con le Moabite e anche le
Madianite, che li indussero all’idolatria a Baal-Peor. Poi un’azione bellica
punitiva contro i Madianiti, coinvolti nella defezione idolatrica a Baal-Peor.
Si apre quindi una sezione che presenta l’elenco delle tappe di Israele nel
deserto a partire dall’uscita del paese d’Egitto. Seguono disposizioni su come
comportarsi nella conquista di Canaan e quali saranno le loro frontiere.
Nelle sezioni degli ordinamenti compare con chiarezza la
tradizione sacerdotale. Nel testo compaiono pure i tratti della tradizione
jahvista ed elohista che presentano difficoltà di individuazione tra di loro.
Le tre correnti di tradizione scompaiono dal Pentateuco dopo il libro dei
Numeri, ma sono ancora presenti in Giosuè e nell’inizio del libro dei Giudici.
Una loro presenza si ha anche nei capitolo 31 e 43 del libro del Deuteronomio,
col quale compare la tradizione deuteronomista e si chiude il Pentateuco.
La data della composizione del libro dei Numeri è pensabile
nell’ambito dell’attività letteraria al tempo di Salomone, essendovi presenti
molti punti legislativi e cultuali importanti per il tempio; con questo non si
debbono escludere successive aggiunte (Cf. Pr 25,1), anche nel postesilio.
La
partenza dal monte Sinai
10
(33-36)
33 Così partirono dal monte del Signore e
fecero tre giornate di cammino; l’arca dell’alleanza del Signore si muoveva
davanti a loro durante le tre giornate di cammino, per cercare loro un luogo di
sosta. 34 La nube del Signore era
sopra di loro durante il giorno, quando partivano dall’accampamento.
35 Quando l’arca partiva, Mosè diceva:
|
<Sorgi,
Signore,
e
siano dispersi i tuoi nemici
e
fuggano da te coloro che ti odiano>.
|
36 Quando sostava, diceva:
|
<Torna,
Signore,
alle
miriadi di migliaia di Israele>".
|
Non si ha più la colonna di nubi che precedeva Israele, ma
una nube che sta sopra i popolo: “la nube del Signore”. Tale nube significante
la Gloria del Signore era scesa sulla tenda del convegno come segno della presa
di possesso della tenda, la Dimora: (Es 40,34-38):
34 "Allora la nube coprì la tenda del convegno e la
gloria del Signore riempì la Dimora. 35 Mosè non poté
entrare nella tenda del convegno, perché la nube sostava su di essa e la gloria
del Signore riempiva la Dimora.
36 Per tutto il tempo del loro viaggio, quando la nube s’innalzava e
lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano le tende. 37 Se
la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata.
38
Perché la nube del Signore, durante il giorno, rimaneva sulla Dimora e, durante
la notte, vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto
il tempo del loro viaggio".
L’assetto del popolo è quello di un’organizzazione da
campagna militare.
Lamenti
11
(1-3)
1 Ora il popolo cominciò a lamentarsi aspramente agli
orecchi del Signore. Li udì il Signore e la sua ira si accese: il fuoco del
Signore divampò in mezzo a loro e divorò un’estremità dell’accampamento.
2 Il popolo gridò a Mosè; Mosè pregò il Signore e il fuoco
si spense. 3 Quel luogo fu chiamato Taberà, perché il
fuoco del Signore era divampato fra loro.
Non è detta la causa di questa mormorazione, ma probabilmente
il popolo voleva essere libero da quell’ordine liturgico di marcia che Mosè
aveva impresso in ordine alla preparazione del popolo alla guerra di conquista
della terra di Canaan. L’aggettivo malamente
indica la perversità del rifiuto della disciplina
liturgica di guerra.
Il testo presenta che da Dio stesso uscì il fuoco
divoratore (Cf. Lv 10,1s); ma si è propensi a pensare a fulmini, e nel caso
della rivolta di Core, Datan e Abiram (Nm 16,35) ad una emissione, causata da
Dio, di gas dal sottosuolo, che sappiamo ricco di idrocarburi, visto che il
fuoco è accompagnato dalla formazione di una voragine nel terreno.
Diversamente, per il fuoco dell’altare si deve pensare ad
un fuoco direttamente creato da Dio. Ciò accadde ad Aronne (Lv 9,24), a Davide
(1Cr 21,26), a Salomone (2Cr 7,1) e ad Elia (1Re 18,20s).
Dio, che aveva usato misericordia ad Israele liberandolo
dall’Egitto e gli aveva dato il dono dell’alleanza si mostrava al popolo non
gestibile, piegabile, come si faceva con un dio pagano.
E’ la seconda volta (Cf. Nm 11,33) dopo l’alleanza del
Sinai che Dio colpisce il popolo.
Nel caso del vitello d’oro furono le spade dei figli di
Levi schierate con Mosè a colpire gli idolatri (Es 32,28). Ma i figli di Levi
ora si stanno allontanando da Mosè per la probabile indolenza a seguire la
liturgia di guerra; e la cosa sfocerà nella ribellione di Core, un capo dei
figli di Levi (Nm 16,1s).
Lamenti per la monotonia del cibo
(4-6) 4 La
gente raccogliticcia, in mezzo a loro, fu presa da grande bramosia, e anche gli
Israeliti ripresero a piangere e dissero: "Chi ci darà carne da mangiare?
5 Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto
gratuitamente, dei cetrioli, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e
dell’aglio. 6 Ora la nostra gola inaridisce; non c’è più
nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna".
La narrazione presenta come tra gli Israeliti ci fosse
gente “raccogliticcia”, cioè gente non disposta al sacrificio, alla preghiera,
alla fedeltà a Dio, ma che era uscita dall’Egitto nella speranza di una vita in
breve tranquilla e comoda. Questa gente “raccogliticcia” è il focolaio di
infezione delle mormorazioni che attraversano Israele nel deserto.
“Ancora la manna,
senza mai carne, e questo nonostante l’arca dell’alleanza, la tenda del convegno!”.
Il popolo arriva ad una mormorazione buia, menzognera; infatti in Egitto prima
che Mosè agisse erano già oppressi dal faraone. In fondo la mormorazione dice
che dovevano cercare il favore del faraone, giungere ad un compromesso con
l’Egitto, dove c’era abbondanza di cibo, di cui un tempo avevano goduto. Il
loro Dio, il Dio dell’alleanza li stava deludendo: sempre la manna!
Una struttura di
governo al servizio del popolo
(16-18.24-30)
16 Il Signore disse a Mosè: "Radunami settanta uomini tra
gli anziani d’Israele, conosciuti da te come anziani del popolo e come loro
scribi, conducili alla tenda del convegno; vi si presentino con te.
17 Io scenderò e lì parlerò con te; toglierò dello spirito
che è su di te e lo porrò su di loro, e porteranno insieme a te il carico del
popolo e tu non lo porterai più da solo.
18 Dirai al popolo: <Santificatevi per domani e mangerete
carne, perché avete pianto agli orecchi del Signore, dicendo: Chi ci darà da
mangiare carne? Stavamo così bene in Egitto! Ebbene, il Signore vi darà carne e
voi ne mangerete (...)>".
24 Mosè dunque uscì e riferì al popolo le parole del
Signore; radunò settanta uomini tra gli anziani del popolo e li fece stare
intorno alla tenda. 25 Allora il Signore scese nella nube
e gli parlò: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i
settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli
profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. 26 Ma
erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad.
E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per
andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento. 27
Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: "Eldad e Medad
profetizzano nell’accampamento". 28 Giosuè, figlio di Nun,
servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: "Mosè, mio
signore, impediscili!". 29 Ma Mosè gli disse: "Sei tu
geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore
porre su di loro il suo spirito!". 30 E Mosè si ritirò
nell’accampamento, insieme con gli anziani d’Israele.
Dio dice a Mosè di darsi una struttura di governo; questo
fu anche il consiglio avuto da Ietro, suo suocero (Cf. Es 19,21-23).
Lo “spirito” che
è su di Mosè è lo spirito di giustizia, di
saggezza (Cf. Es 28,3; Dt 34,9);
non è ancora la designazione dello Spirito Santo. Lo spirito è visto come un’azione più o meno permanente di Dio sul
soggetto scelto; un’azione che costituisce l’uomo in profeta. Solo nel Nuovo
Testamento si parlerà dello Spirito Santo e dei suoi doni.
Lo spirito che è
su Mosè passa sui settanta; essi dunque partecipano del dono di Mosè, ma in
grado subordinato. Dio investì i settanta con un’azione carismatica episodica –
profetizzarono: parlarono, nella
glorificazione di Dio, di lui, dell’alleanza, della legge - allo scopo di
accreditarli davanti a tutto il popolo e di dare loro il senso preciso del loro
compito; fu un’azione di iniziazione alla quale seguì un andamento ordinario.
I due uomini che non erano andati alla tenda del convegno,
ma erano scritti nella lista, si misero anch’essi a profetare. Questo episodio
suscitò una reazione di casta da
parte di quelli che erano andati alla tenda. (La casta è quella situazione di gruppo che rivolge il proprio potere al
mantenimento di se stesso e non al servizio della comunità). “Fossero tutti profeti
nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!”;
queste parole, mentre spezzano l’insorgente spirito di casta, guardano già al
futuro del popolo di Dio nei tempi messianici (Cf. Is 32,15; Ez 39,29; Gl 3,1)
Flagello
sull’ingordigia del popolo
(31-35) 31 Un
vento si alzò per volere del Signore e portò quaglie dal mare e le fececadere
sull’accampamento, per la lunghezza di circa una giornata di cammino da un lato
e una giornata di cammino dall’altro, intorno all’accampamento, e aun’altezza di
circa due cubiti sulla superficie del suolo. 32 Il popolo
si alzò e tutto quel giorno e tutta la notte e tutto il giorno dopo raccolse le
quaglie. Chi neraccolse meno ne ebbe dieci homer; le distesero per loro intorno
all’accampamento. 33 La carne era ancora fra i loro denti
e non era ancora statamasticata, quando l’ira del Signore si accese contro il
popolo e il Signore percosse il popolo con una gravissima piaga.
34 Quel luogo fu chiamato Kibrot-Taavà, perché là seppellirono il popolo
che si era abbandonato all’ingordigia. 35 Da Kibrot-Taavà
il popolo partì per Caseròt e a Caseròt fece sosta.
La gravissima piaga che colpisce il popolo preso
dall’ingordigia lo pone in parallelo a quanto capitò all’Egitto (Cf. Dt 28,27).
Cosa fosse esattamente la gravissima piaga non si sa, ma il testo la pone in
connessione con la voracità con la quale gli Israeliti si misero a mangiare le
quaglie. Quindi, probabilmente, si trattò di una gastroenterite che colpì gli
ingordi, non più abituati alla carne e all’abbondanza.
12
(16)
16 Poi il popolo partì da Caseròt, e si accampò nel
deserto di Paran
(a Kades; Cf. 13,25).
Il
disfattismo degli esploratori
13
(1-3.21-33)
1 Il Signore parlò a Mosè e
disse: 2 "Manda uomini a esplorare la terra di Canaan che
sto per dare agli Israeliti. Manderete un uomo per ogni tribù dei suoi padri:
tutti siano prìncipi fra loro". 3 Mosè li mandò dal
deserto di Paran, secondo il comando del Signore; quegli uomini erano tutti capi
degli Israeliti.
21
Salirono dunque ed esplorarono la terra dal deserto di Sin
fino a Recob, all’ingresso di Camat.
22 Salirono
attraverso il Negheb e arrivarono fino a Ebron, dove erano Achimàn, Sesài e
Talmài, discendenti di Anak. Ebron era stata edificata sette anni prima di Tanis
d’Egitto. 23
Giunsero fino alla valle di Escol e là tagliarono un tralcio con un grappolo
d’uva, che portarono in due con una stanga, e presero anche melagrane e fichi.
24
Quel luogo fu chiamato valle di Escol a causa del grappolo d’uva che gli
Israeliti vi avevano tagliato.
25
Al termine di quaranta giorni tornarono dall’esplorazione della terra
26 e
andarono da Mosè e Aronne e da tutta la comunità degli Israeliti nel deserto di
Paran, verso Kades; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la comunità e
mostrarono loro i frutti della terra.
27 Raccontarono:
"Siamo andati nella terra alla quale tu ci avevi mandato; vi scorrono davvero
latte e miele e questi sono i suoi frutti.
28 Ma il popolo che
abita quella terra è potente, le città sono fortificate e assai grandi e vi
abbiamo anche visto i discendenti di Anak.
29 Gli Amaleciti
abitano la regione del Negheb; gli Ittiti, i Gebusei e gli Amorrei le montagne;
i Cananei abitano presso il mare e lungo la riva del Giordano".
30
Caleb fece tacere il popolo davanti a Mosè e disse: "Dobbiamo salire e
conquistarla, perché certo vi riusciremo".
31 Ma gli uomini che vi erano andati con lui
dissero: "Non riusciremo ad andare contro questo popolo, perché è più forte di
noi". 32
E diffusero tra gli Israeliti il discredito sulla terra che avevano esplorato,
dicendo: "La terra che abbiamo attraversato per esplorarla è una terra che
divora i suoi abitanti; tutto il popolo che vi abbiamo visto è gente di alta
statura. 33
Vi abbiamo visto i giganti, discendenti di Anak, della
razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste, e così
dovevamo sembrare a loro".
Il disfattismo degli esploratori è il segno della
continuità di un ostracismo mai sopito.
La
testimonianza di Giosuè e di Caleb
14
(1-10)
1 Allora tutta la comunità alzò la voce e diede in alte
grida; quella notte il popolo pianse. 2 Tutti gli
Israeliti mormorarono contro Mosè e contro Aronne e tutta la comunità disse
loro: "Fossimo morti in terra d’Egitto o fossimo morti in questo deserto!
3 E perché il Signore ci fa entrare in questa terra per
cadere di spada? Le nostre mogli e i nostri bambini saranno preda. Non sarebbe
meglio per noi tornare in Egitto?". 4 Si dissero l’un
l’altro: "Su, diamoci un capo e torniamo in Egitto".
5 Allora Mosè e Aronne si prostrarono con la faccia a
terra dinanzi a tutta l’assemblea della comunità degli Israeliti.
6 Giosuè, figlio di Nun, e Caleb, figlio di Iefunnè, che erano stati tra
gli esploratori della terra, si stracciarono le vesti 7 e
dissero a tutta la comunità degli Israeliti: "La terra che abbiamo attraversato
per esplorarla è una terra molto, molto buona. 8 Se il
Signore ci sarà favorevole, ci
introdurrà in quella terra e ce la darà: è una
terra dove scorrono latte e miele.
9 Soltanto, non vi ribellate al Signore e
non abbiate paura del popolo della terra, perché ne faremo un boccone; la loro
difesa li ha abbandonati, mentre il Signore è con noi. Non ne abbiate paura".
10 Allora tutta la comunità parlò di
lapidarli; ma la gloria del Signore apparve sulla tenda del convegno a tutti gli
Israeliti.
La sommossa arrivò al punto di lapidare i due onesti
esploratori, come fomentatori di rovina. La gloria di Jahwe che scese sulla
tenda intimorì il popolo e impedì il linciaggio.
L’intercessione
di Mosè
(11-25)
11 Il Signore disse a
Mosè: "Fino a quando mi tratterà senza rispetto questo popolo? E fino a quando
non crederanno in me, dopo tutti i segni che ho compiuto in mezzo a loro?
12 Io lo colpirò con la peste e lo escluderò dall’eredità,
ma farò di te una nazione più grande e più potente di lui".
13 Mosè disse al Signore: "Gli Egiziani hanno saputo che
tu hai fatto uscire di là questo popolo con la tua potenza 14
e lo hanno detto agli abitanti di questa terra. Essi hanno udito che tu,
Signore, sei in mezzo a questo popolo, che tu, Signore, ti mostri loro faccia a
faccia, che la tua nube si ferma sopra di loro e che cammini davanti a loro di
giorno in una colonna di nube e di notte in una colonna di fuoco.
15 Ora, se fai perire questo popolo come un solo uomo, le nazioni che
hanno udito la tua fama, diranno: 16 <Siccome il Signore
non riusciva a condurre questo popolo nella terra che aveva giurato di dargli,
li ha massacrati nel deserto>. 17 Ora si mostri grande la
potenza del mio Signore, secondo quello che hai detto: 18
<Il Signore è lento all’ira e grande nell’amore, perdona la colpa e la
ribellione, ma non lascia senza punizione; castiga la colpa dei padri nei figli
fino alla terza e alla quarta generazione>. 19 Perdona, ti
prego, la colpa di questo popolo, secondo la grandezza del tuo amore, così come
hai perdonato a questo popolo dall’Egitto fin qui".
20 Il Signore
disse: «Io perdono come tu hai chiesto; 21 ma, come è vero
che io vivo e che la gloria del Signore riempirà tutta la terra,
22 tutti gli uomini che hanno visto la mia gloria e i segni compiuti da
me in Egitto e nel deserto e tuttavia mi hanno messo alla prova già dieci volte
e non hanno dato ascolto alla mia voce, 23 certo non
vedranno la terra che ho giurato di dare ai loro padri, e tutti quelli che mi
trattano senza rispetto non la vedranno. 24 Ma il mio
servo Caleb, che è stato animato da un altro spirito e mi ha seguito fedelmente,
io lo introdurrò nella terra dove già è stato; la sua stirpe la possederà.
25 Gli Amaleciti e i Cananei abitano nella valle; domani
incamminatevi e tornate indietro verso il deserto, in direzione del Mar Rosso".
Mosè presenta ancora (Cf. Es 32,11s) che le genti
avrebbero interpretato l’annientamento di Israele come il frutto
dell’incapacità di Jahwe di condurre il suo popolo alla conquista della terra
promessa.
Quarant’anni
nel deserto
(26-35) 26 Il
Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: 27 "Fino a
quando sopporterò questa comunità malvagia che mormora contro di me? Ho udito le
mormorazioni degli Israeliti contro di me. 28 Riferisci
loro: “Come è vero che io vivo, oracolo del Signore, così come avete parlato
alle mie orecchie io farò a voi! 29 I vostri cadaveri
cadranno in questo deserto. Nessun censito tra voi, di quanti siete stati
registrati dai venti anni in su e avete mormorato contro di me,
30 potrà entrare nella terra nella quale ho giurato a mano alzata di
farvi abitare, a eccezione di Caleb, figlio di Iefunnè, e di Giosuè, figlio di
Nun. 31 Proprio i vostri bambini, dei quali avete detto
che sarebbero diventati una preda di guerra, quelli ve li farò entrare; essi
conosceranno la terra che voi avete rifiutato. 32 Quanto a
voi, i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. 33 I
vostri figli saranno nomadi nel deserto per quarant’anni e porteranno il peso
delle vostre infedeltà, finché i vostri cadaveri siano tutti quanti nel deserto.
34 Secondo il numero dei giorni che avete impiegato per esplorare la
terra, quaranta giorni, per ogni giorno un anno, porterete le vostre colpe per
quarant’anni e saprete che cosa comporta ribellarsi a me”. 35
Io, il Signore, ho parlato. Così agirò con tutta questa comunità malvagia, con
coloro che si sono coalizzati contro di me: in questo deserto saranno annientati
e qui moriranno".
Il popolo in quelle condizioni di chiusura a Dio non
avrebbe potuto conquistare la Terra Promessa, per cui dovette essere purificato
dalla generazione che aveva consumato tante ribellioni.
Il
popolo vuole forzare una postazione nemica a dispetto di Dio
(39-45) 39 Mosè
riferì quelle parole a tutti gli Israeliti e il popolo ne fu molto afflitto.
40 Si alzarono di buon mattino per salire sulla cima del
monte, dicendo: "Eccoci pronti a salire verso il luogo a proposito del quale il
Signore ha detto che noi abbiamo peccato". 41 Ma Mosè
disse: "Perché trasgredite l’ordine del Signore? La cosa non vi riuscirà.
42 Non salite, perché il Signore non è in mezzo a voi; altrimenti sarete
sconfitti dai vostri nemici! 43 Infatti di fronte a voi
stanno gli Amaleciti e i Cananei e voi cadrete di spada, perché avete
abbandonato il Signore e il Signore non sarà con voi".
44 Si ostinarono a salire verso la cima del monte, ma
l’arca dell’alleanza del Signore e Mosè non si mossero dall’accampamento.
45 Allora gli Amaleciti e i Cananei che abitavano su quel monte discesero
e li percossero e li fecero a pezzi fino a Corma.
Israele tentò di entrare nella terra di Canaan, ma il
tentativo di annullare una fortificazione Amalecita e Cananea posta su di un
monte finì in una disfatta. Gli inseguitori di Israele si fermarono a livello
della città Cananea di Corma. La città verrà conquistata solo dopo il passaggio
del Giordano (Gdc 1,17) dalle tribù di Giuda e di Simone, che la raggiunsero
dal deserto di Giuda: l’episodio della presa di Corma è riportato fuori posizione
in Nm 21,1-2.
.
La
ribellione di Core, Datan e Abiram
16
(1-19)
1 Ora Core, figlio di Isar, figlio di Keat, figlio di
Levi, con Datan e Abiràm, figli di Eliàb, e On, figlio di Pelet, figli di Ruben,
presero altra gente 2 e insorsero contro Mosè, con
duecentocinquanta uomini tra gli Israeliti, prìncipi della comunità, membri del
consiglio, uomini stimati; 3 si radunarono contro Mosè e
contro Aronne e dissero loro: "Basta con voi! Tutta la comunità, tutti sono
santi e il Signore è in mezzo a loro; perché dunque vi innalzate sopra
l’assemblea del Signore?".
4 Quando Mosè ebbe udito questo, si prostrò con la faccia
a terra; 5 poi parlò a Core e a tutta la gente che era con
lui, dicendo: "Domani mattina il Signore farà conoscere chi è suo e chi è santo
e se lo farà avvicinare: farà avvicinare a sé colui che egli avrà scelto.
6 Fate questo: prendetevi gli incensieri tu, Core, e tutta la gente che è
con te; 7 domani vi metterete il fuoco e porrete incenso
davanti al Signore; colui che il Signore avrà scelto sarà santo. Basta con voi,
figli di Levi!". 8 Mosè disse poi a Core: "Ora ascoltate,
figli di Levi! 9 È forse poco per voi che il Dio d’Israele
vi abbia separato dalla comunità d’Israele, facendovi avvicinare a sé per
prestare servizio nella Dimora del Signore e stare davanti alla comunità,
esercitando per essa il vostro ministero? 10 Egli ha fatto
avvicinare a sé te e, con te, tutti i tuoi fratelli, figli di Levi, e ora voi
pretendete anche il sacerdozio? 11 Per questo tu e tutta
la gente che è con te siete convenuti contro il Signore! E chi è Aronne, perché
vi mettiate a mormorare contro di lui?".
12 Mosè mandò a chiamare Datan e Abiràm, figli di Eliàb;
ma essi dissero: "Noi non verremo. 13 È troppo poco per te
l’averci fatto salire da una terra dove scorrono latte e miele per farci morire
nel deserto, perché tu voglia elevarti anche sopra di noi ed erigerti a capo?
14 Non ci hai affatto condotto in una terra dove scorrono
latte e miele, né ci hai dato in eredità campi e vigne! Credi tu di poter
privare degli occhi questa gente? Noi non verremo". 15
Allora Mosè si adirò molto e disse al Signore: «Non gradire la loro oblazione;
io non ho preso da costoro neppure un asino e non ho fatto torto ad alcuno di
loro».
16 Mosè disse a Core: "Tu e tutta la tua gente trovatevi
domani davanti al Signore: tu e loro con Aronne; 17
ciascuno di voi prenda il suo incensiere, vi metta l’incenso e porti ciascuno il
suo incensiere davanti al Signore: duecentocinquanta incensieri. Anche tu e
Aronne avrete ciascuno il vostro". 18 Essi dunque presero
ciascuno un incensiere, vi misero il fuoco, vi posero l’incenso e si fermarono
all’ingresso della tenda del convegno, come pure Mosè e Aronne.
19 Core convocò contro di loro tutta la comunità
all’ingresso della tenda del convegno. E la gloria del Signore apparve a tutta
la comunità.
La ribellione fu di carattere religioso e partì dal levita
Core e dai laici Datan e Abiran. Si volle togliere il comando
a Mosè attraverso una secessione religiosa: è il massimo dell’astuzia
dell’ostracismo.
La
fine dei ribelli
(20-35) 20 Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne dicendo:
21
"Allontanatevi da questa comunità e io li consumerò in un istante". 22 Essi si
prostrarono con la faccia a terra, e dissero: "Dio, Dio degli spiriti di ogni
essere vivente! Un uomo solo ha peccato, e vorresti adirarti contro tutta la
comunità?". 23 Il Signore parlò a Mosè dicendo:
24 "Parla alla comunità e
ordinale: <Ritiratevi dalle vicinanze della dimora di Core, Datan e Abiràm>".
25 Mosè si alzò e andò verso Datan e Abiràm;
gli anziani d’Israele lo seguirono.
26 Egli parlò alla comunità dicendo:
"Allontanatevi dalle tende di questi uomini malvagi e non toccate nulla di
quanto loro appartiene, perché non periate a causa di tutti i loro peccati".
27 Così quelli si ritirarono dal
luogo dove stavano Core, Datan e Abiràm. Datan e Abiràm uscirono e si fermarono
all’ingresso delle loro tende con le mogli, i figli e i bambini.
28 Mosè disse: "Da questo saprete
che il Signore mi ha mandato per fare tutte
queste opere e che io non ho agito di mia
iniziativa. 29 Se questa gente muore come muoiono tutti
gli uomini, se la loro sorte è la sorte comune a tutti gli uomini, il Signore
non mi ha mandato. 30 Ma se il Signore opera un prodigio,
e se la terra spalanca la bocca e li ingoia con quanto appartiene loro, di modo
che essi scendano vivi agli inferi, allora saprete che questi uomini hanno
disprezzato il Signore". 31 Come egli ebbe finito di
pronunciare tutte queste parole, il suolo si squarciò sotto i loro piedi,
32 la terra spalancò la bocca e li inghiottì: essi e le
loro famiglie, con tutta la gente che apparteneva a Core e tutti i loro beni.
33 Scesero vivi agli inferi essi e quanto loro
apparteneva; la terra li ricoprì ed essi scomparvero dall’assemblea.
34 Tutto Israele che era attorno a loro fuggì alle loro
grida, perché dicevano: "La terra non inghiottisca anche noi!".
35 Un fuoco uscì dal Signore e divorò i duecentocinquanta
uomini che offrivano l’incenso.
Lo sprofondamento del terreno fu dovuto al crollo di una
cavità sotterranea; questo per intervento di Dio, il quale fece separare dal
posto il popolo. Il segno dello sprofondamento di uomini vivi nelle profondità
della terra era quanto di più impressionante poteva accadere.
Dio è infinitamente misericordioso, ma c’è una misura, conosciuta da lui solo, oltre la quale
la sua tolleranza diventerebbe la rovina del suo popolo. E’ quanto afferma il
Salmo 124/125 “Non resterà lo scettro dei malvagi sull'eredità dei
giusti, perché i giusti non tendano le mani a compiere il male".
Tutto il casato dei ribelli è coinvolto nella rovina,
perché solidale nell’aderire alla ribellione dei capi clan. Certo ognuno aveva
una responsabilità personale.
Il fuoco che esce dalla presenza del Signore e colpisce
gli uomini con l’incensiere sul quale c’è un fuoco illegittimo (Cf. Lv 10,1-2)
dimostra che il loro omaggio a Dio è falso. La realtà di quel fuoco è pensabile
in una fuga ed esplosione di gas dal sottosuolo in concomitanza col terremoto
che fece crollare la cavità sotterranea.
L’immagine della terra che inghiottisce vivi gli avversari
di Dio è ripresa nell’Apocalisse a proposito dell’annientamento dell’Anticristo
(Ap 20,20).
L'impulsività di Mosè e Aronne
20
(1-13) 1 Ora
tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin il primo mese, e il
popolo si fermò a Kades. Qui morì e fu sepolta Maria.
2 Mancava l’acqua per la comunità: ci fu un assembramento
contro Mosè e contro Aronne. 3 Il popolo ebbe una lite con
Mosè, dicendo: "Magari fossimo morti quando morirono i nostri fratelli davanti
al Signore! 4 Perché avete condotto l’assemblea del
Signore in questo deserto per far morire noi e il nostro bestiame?
5 E perché ci avete fatto uscire dall’Egitto per condurci in questo luogo
inospitale? Non è un luogo dove si possa seminare, non ci sono fichi, non vigne,
non melograni, e non c’è acqua da bere".
6
Allora Mosè e Aronne si allontanarono dall’assemblea per recarsi all’ingresso
della tenda del convegno; si prostrarono con la faccia a terra e la gloria del
Signore apparve loro. 7
Il Signore parlò a Mosè dicendo:
8 «Prendi il bastone; tu e tuo fratello
Aronne convocate la comunità e parlate alla roccia sotto i loro occhi, ed essa
darà la sua acqua; tu farai uscire per loro l’acqua dalla roccia e darai da bere
alla comunità e al loro bestiame».
9 Mosè dunque prese il bastone che era
davanti al Signore, come il Signore gli aveva ordinato.
10
Mosè e Aronne radunarono l’assemblea davanti alla roccia e Mosè disse loro:
"Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?".
11
Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua
in abbondanza; ne bevvero la comunità e il bestiame.
12
Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: "Poiché non avete creduto in me, in modo
che manifestassi la mia santità agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete
quest’assemblea nella terra che io le do".
13 Queste sono le
acque di Merìba, dove gli Israeliti litigarono con il Signore e dove egli si
dimostrò santo in mezzo a loro.
C’è differenza con l’episodio di Es 14,11 ed è nel
comportamento di Mosè ed Aronne di fronte al popolo. Mosè invece di edificare
il popolo manifestandosi servo della gloria di Dio si lasciò prendere dalla
rabbia verso il popolo. Mosè doveva rivolgersi alla roccia con una parola di
imperio in nome di Dio. E invece ecco parole dure, di sfida al popolo, e due colpi
- non uno - di bastone contro la
roccia. Il Salmo 105,32-33 così esprime la mancanza di Mosè: “Lo irritarono anche alle acque di Meriba
e Mosè fu punito per causa loro: poiché avevano amareggiato il suo spirito ed
egli aveva parlato senza riflettere"
(14-28)
Mosè chiese poi di attraversare il territorio di Edom, ma
gli venne rifiutato. Israele si mise così in cammino per aggirare il territorio
di Edom. Giunse al monte Cor dove Aronne morì. Al suo posto subentrò Eleazaro,
figlio di Aronne.
I
serpenti velenosi
21
(4-9)
4 Gli Israeliti si mossero dal monte Or per la via del Mar
Rosso, per aggirare il territorio di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio.
5 Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: "Perché ci
avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui
non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero".
6 Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti
i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. 7
Il popolo venne da Mosè e disse: "Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro
il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi
serpenti". Mosè pregò per il popolo. 8 Il Signore disse a
Mosè: "Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo
guarderà, resterà in vita". 9 Mosè allora fece un serpente
di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se
questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
Non si deve pensare che il deserto fosse una distesa di
sabbia, era invece una steppa con radi cespugli. L’acqua era di difficile
approvvigionamento, ma esisteva; ma certo tutto era difficile, disagevole. Il
popolo ancora se la prese con Dio e con Mosè, con la conseguenza di optare per
un ritorno all’Egitto, finendo alla fine in una zona infestata da serpenti
velenosi: un dramma. Il popolo si vide perduto e ricorse a Mosè dichiarando di
avere peccato.
Siamo nell’area delle miniere di rame dell’Araba,
nell’avvallamento che continua quello del golfo di Aqaba fino al Mar Morto.
Mosè su indicazione del Signore fece un serpente di rame e
lo mise sopra un’asta.
Nella zona mineraria sono stati rinvenuti parecchi piccoli
serpenti di rame, di poco più di una decina di centimetri, che sicuramente
erano stati usati da minatori egizi quale idolatrica protezione dai serpenti.
Comunque, il serpente di rame innalzato da Mosè su comando
di Dio, aveva una sua netta autonomia di significato, poiché era l’eco della
vittoria del bastone di Aronne diventato serpente e sui i bastoni del maghi
d’Egitto diventati serpenti per le loro magie. Il serpente di rame sull’asta
era il segno della potenza del Dio d’Israele, che salvava; che liberava dal
morso dei serpenti, come già aveva liberato dal morso del faraone.
In
cammino verso la Transgiordania
(10-15) 10 Gli
Israeliti si mossero e si accamparono a Obot; 11 partiti
da Obot si accamparono a Iie-Abarìm, nel deserto che sta di fronte a Moab, dal
lato dove sorge il sole. 12 Di là si mossero e si
accamparono nella valle di Zered. 13 Si mossero di là e si
accamparono sull’altra riva dell’Arnon, che scorre nel deserto e proviene dal
territorio degli Amorrei; l’Arnon infatti è la frontiera di Moab, fra Moab e gli
Amorrei. 14 Per questo si dice nel libro delle Guerre del
Signore:
|
«Vaèb in Sufa e i torrenti,
l’Arnon 15 e il pendio dei torrenti,
che declina verso la sede di Ar
e si appoggia alla frontiera di Moab».
|
Il
terzo episodio dell'acqua
(16-20)
“Di là andarono a Beer. Questo è il pozzo di cui il Signore
disse a Mosè: <Raduna il popolo e io gli darò l’acqua>. Allora Israele
cantò questo canto:
|
<Sgorga,
o pozzo: cantatelo!
Pozzo
che i principi hanno scavato,
Che
i nobili del popolo hanno perforato
Con
lo scettro, con i loro bastoni>.
|
Poi dal deserto andarono a
Mattana, da Mattana a Nacaliel, da Nacaliel a Bamot e da Bamot alla valle che
si trova nelle steppe di Moab presso la cima del Pisga, che è di fronte al
deserto”.
Il pozzo venne scavato dai capitribù in territorio Amorreo. Da quanto si può dedurre lo scavo del pozzo non andò a buon esito, non
trovando alcuna falda acquifera. L’intervento di Dio avvenne a quel punto:
“Sgorga, o pozzo: cantatelo!”.
Beer, significa pozzo: la località prese nome dal pozzo
scavato.
Il deserto è quello di Giuda nel lato nord-occidentale del
Mar Morto.
(21-35) Conquista della
Transgiordania.
L’asina
di Balaam
22
(27-33) “L’asina vide l’angelo
del Signore e si accovacciò sotto Balaam; l’ira di Balaam si accese ed egli
percosse l’asina con il bastone. Allora il Signore aprì la bocca all’asina ed
essa disse a Balaam: <Che ti ho fatto perché tu mi percuota per la terza
volta?>. Balaam rispose all’asina: <Perché ti sei beffata di me! Se
avessi una spada in mano, ti ammazzerei subito>. L’asina disse a Balaam:
<Non sono io la tua asina sulla quale hai sempre cavalcato fino ad oggi? Sono
forse abituata ad agire così?>. Ed egli rispose: <No>. Allora il
Signore aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l’angelo del Signore, che stava
sulla strada con la spada sguainata. Balaam si inginocchiò e si prostrò con la
faccia a terra. L’angelo del Signore gli disse: <Perché hai percosso la tua asina già tre volte? Ecco io sono
uscito ad ostacolarti il cammino, perché il cammino davanti a me va in
precipizio. Tre volte l’asina mi ha visto ed è uscita di strada davanti a me;
se non fosse uscita di strada davanti a me, certo io avrei già ucciso te e
lasciato in vita lei>”.
L’episodio dell’asina di Balaam giunse allo scrittore
sacro carico di interpretazione popolare. Le cose infatti non dovettero andare
proprio così, cioè che l’asina si fermasse perché aveva visto un angelo; ma
perché un angelo la fece fermare agendo su di lei. Poi circa l’asina che si
mise a parlare, le cose vanno viste come il riflettere personale di Balaam sul
suo infierire sulla bestia. Resta però autentica l’apparizione dell’angelo a
Balaam.
Non è impossibile poi che Dio possa far sembrare che un
animale pronunci parole; questo lo può fare anche una natura angelica.
Balaam non può non benedire Israele
23
(20-24)“Ecco di
benedire ho ricevuto il comando e la benedizione io non potrò revocare. Non si
scorge iniquità in Giacobbe, non si vede affanno in Israele. Il Signore suo Dio
è con lui e in lui risuona l’acclamazione per il re. Dio, che lo ha fatto uscire
dall’Egitto, è per lui come le corna del bufalo. Perché non vi è sortilegio
contro Giacobbe e non vi è magia contro Israele: a suo tempo vien detto a
Giacobbe e a Israele che cosa opera Dio. Ecco un popolo che si leva
come leonessa e si erge come un leone; non si accovaccia, finché non abbia
divorato la preda e bevuto il sangue degli uccisi”.
24
(5-7) “Come sono belle le tue
tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele! Sono come torrenti che si diramano,
come giardini lungo un fiume, come àloe, che il Signore ha piantati, come cedri
lungo le acque. Fluirà l’acqua dalle sue secchie e il suo seme come acqua
copiosa.
(9b.17) Chi ti benedice
sia benedetti e chi ti maledice sia maledetto!”. “Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella
spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele, spezza le tempie di Moab e
il cranio dei figli di Set”.
Balaam viene chiamato dal re di Moab come “un esperto” in maledizioni e
benedizioni; quello che benedice prospera, quello che maledice si dissolve. Ma
le arti di Balaam di fronte ad Israele sono inoperanti, e deve benedire
nonostante che fosse stato incaricato di maledire.
L’arte di Balaam consisteva nel piegare a sé una divinità,
trarla dalla propria parte attraverso offerte, sacrifici, formule, e una volta
avutala in proprio potere, in nome della divinità particolare, catturata e poi obbedita, maledire.
Dentro la magia c’è un obbedienza totalmente assorbita dalla magia: maledire in
nome della divinità. Balaam doveva dunque trarre dalla propria parte il Dio di
Israele, di cui è venuto a saperne nome, cosa questa necessaria alla magia per
influire sulla divinità, e poi nel nome di Jahvéh maledire Israele. Ma il nome
di Jahvéh vuol dire “Egli è”; è cioè
che Egli è l’Essere eterno che non dipende da nessun essere: Egli è sufficiente
in se stesso, beatissimo in se stesso, luce a se stesso, e dunque non bisognoso
di un olocausto, di un’offerta. Egli è colui che si dona liberissimamente. Egli
è colui che non è catturabile. Per
Balaam conoscere il nome Jahvéh era il primo invito a desistere. E le magie
rigorosamente non funzionano per Balaam, e, nel momento dell’obbedienza all’impulso della divinità, si trova a dover
benedire e non maledire. Dio interviene sovrano e Balaam vede che le sue magie
non possono nulla su Dio, sul vero Dio. Dio non cambia il suo amore per il suo
popolo. Dio non è comprabile con un
olocausto. La sua iniziativa non può mai essere depotenziata nella sua assoluta
libertà.
E’ chiaro che l’efficacia delle arti magiche di Balaam era
dovuta ai demoni, al culto reso ai demoni, celati dietro l’idolatria. Ma Israele
è del tutto al riparo da queste magie: Israele ha stretto alleanza con Colui
che di sua sovrana e assoluta libertà ha voluto l’alleanza.
L’infedeltà
a Peor
25
(1-9)
“Israele si stabilì a Sittim e il popolo cominciò a
trescare con le figlie di Moab. Esse
invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dei; il popolo mangiò e si
prostrò davanti ai loro dei. Israele aderì al culto di Baal-Peor e l’ira del
Signore si accese contro Israele.
Il Signore disse a Mosè:
<Prendi tutti i capi del popolo e fa appendere al palo i colpevoli, davanti
al Signore, al sole, perché l’ira ardente del Signore si allontani da
Israele>. Mosè disse ai giudici d’Israele: <Ognuno di voi uccida dei suoi
uomini coloro che hanno aderito al culto di Baal-Peor>.
Ed ecco uno degli Israeliti venne
e condusse ai suoi fratelli una donna madianita, sotto gli occhi di Mosè e di
tutta la comunità degli Israeliti, mentre essi stavano piangendo all’ingresso
della tenda del convegno. Vedendo ciò, Pincas figlio di Eleazaro, figlio del sacerdote
Aronne, si alzò in mezzo alla comunità, prese in mano una lancia, seguì
quell’uomo di Israele nella tenda e li trafisse tutti e due, l’uomo di Israele
e la donna, nel basso ventre. E il flagello cessò tra gli Israeliti. Di quel
flagello morirono ventiquattromila persone”.
Balaam poi cercò di portare lontano da Dio Israele, e
suggerì alle prostitute sacre di Peor, certamente numerose, (Cf. Nm 31 16) di
corrompere con la lussuria gli Israeliti.
Il popolo cadde nel peccato e così si scatenò l’ira del
Signore. Quale fosse il flagello che portò il popolo a piangere all’ingresso
della tenda del convegno, non viene detto, ma è logico pensare a malattie a
trasmissione sessuale dilaganti in breve.
L’ordine di Mosè fu quello di mettere a morte per impiccagione
quei capi che avevano aderito all’idolatria e permettendo al popolo di
seguirla.
Di fronte a questo provvedimento ci fu un Israelita che se
ne volle far beffa, portando una donna dentro la sua tenda, davanti a tutti.
Una sfida che si concluse con la morte dell’uomo e della donna trafitti dalla
lancia di Pincas.
I morti dell’epidemia furono 24.000, ma certamente la
cifra è gonfiata in armonia con quella
sul numero degli Israeliti al momento dell’Uscita dall’Egitto.
Sittim è la base di
partenza dalla quale Giosuè mandò gli esploratori a Gerico (Gs 2,1).
La
vendetta contro Madian
31
(1-12)
“Il Signore disse a Mosè: <Compi la vendetta degli
Israeliti contro i Madianiti, poi sarai riunito ai tuoi antenati<: Mosè
disse la popolo: <Mobilitate fra di voi uomini per la guerra e marcino
contro Madian per eseguire la vendetta del Signore su Madian. Manderete in
guerra mille uomini per tribù di tutte
le tribù d’Israele>.Così furono forniti, dalle migliaia d’Israele, mille
uomini per tribù, cioè dodicimila uomini armati per la guerra. Mosè mandò in
guerra quei mille uomini per tribù e con loro Pincas, figlio del sacerdote
Eleazaro, il quale portava gli oggetti sacri e aveva in mano le trombe
dell’acclamazione. Marciarono dunque contro Madian come il Signore aveva
ordinato a Mosè, e uccisero tutti i maschi. Uccisero anche, oltre ai loro
caduti, i re di Madian Evi, Rehem, Sur, Ur e Reba cioè cinque re di Madian;
uccisero anche di spada Balaam figlio di Beor. Gli Israeliti fecero prigioniere
le donne di Madian e i loro fanciulli e depredarono tutto il loro bestiame,
tutti i loro greggi e ogni loro bene; appiccarono il fuoco a tutte le città che
quelli abitavano e a tutti i loro attendamenti e presero tutto il bottino e
tutta la preda, gente e bestiame. Poi condussero i prigionieri, la preda e il
bottino a Mosè, al sacerdote Eleazaro e alla comunità degli Israeliti,
accampati nelle steppe di Moab, presso il Giordano di fronte a Gerico”.
Madian si era reso colpevole di avere indotto, mediante le
proprie prostitute sacre, Israele al culto di Baal-Peor. Balaam venne ucciso di
spada (Nm 31,8).
Dopo la spedizione Israele continuò a sostare a Sittim,
fino al momento in cui Giosuè, dopo la morte di Mosè, prese il comando
organizzando l’ingresso nella Terra Promessa.
Mosè morì sul monte Nebo da dove vide il paese di Canaan
(Dt 32,48s). Il monte Nebo non è distante dal punto in cui Israele attraversò
il Giordano.
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