Testo e
commento
Capitolo
1 2
3 4 5
San Paolo andò a
Tessalonica durante il suo secondo viaggio missionario, che fece dopo il
Concilio di Gerusalemme, verso la fine del 50 d.C. Tessalonica sorgeva nella
punta nord del bellissimo Golfo Termaico. La città venne in seguito chiamata
Salonicco, ma poi nel 1937 si ritornò a chiamarla Thessaloniki.
La città era la
capitale della provincia romana di Macedonia e costituiva un vivacissimo centro
commerciale. La sua popolazione era cosmopolita anche perché la città era
costruita sulla Via Egnatia che congiungeva l'Oriente con Roma passando per
Durazzo. Il numero dei suoi abitanti al tempo di Paolo era di circa 150.000
unità. La comunità fondata da Paolo doveva avere, nel momento della sua
fondazione, non più di alcune centinaia
di persone.
I cristiani si
riunivano in giorni fissati (il giorno dopo il sabato) in varie case
private (At 2,46; 4,31; Rm 16,5.10.11; 1Cor 16,19; Fil 4,22; Col 4,15) per la
preghiera, poco prima dell'alba, poi si riunivano di nuovo per la cena (Plinio
il giovane “Epistola a Traiano X,96,1-9”). Dopo la cena, una volta stabilita l’ordinazione di presbiteri, c'era la celebrazione Eucaristica. Non mancavano riunioni programmate di tutti i membri della comunità.
Paolo iniziò la sua
predicazione partendo dalla sinagoga, ma venne rifiutato, così al terzo sabato
decise di passare ai pagani (At 17,1-4), e vi ebbe successo. Paolo restò a
Tessalonica per tre o quattro mesi.
I Giudei, vedendo
che i pagani si aprivano al messaggio di Paolo, agitarono la gente sfaccendata
per sopprimerlo insieme al suo compagno Sila.
Durante la notte
Paolo e Sila poterono fuggire da Tessalonica e andare a Berea, dove trovarono
Timoteo. I Giudei raggiunsero il gruppo missionario anche a Berea, per cui
Paolo dovette raggiungere Atene, mentre Sila (alias, Silvano) e Timoteo rimasero
a Berea, con il proposito di ricongiungersi con Paolo ad Atene.
La comunità dei
Tessalonicesi aveva avuto una prima catechesi per l'accesso ai sacramenti, ma
non aveva ancora superato le difficoltà che si affacciavano nella loro mente di
cristiani convertiti dal paganesimo. Paolo tentò per ben due volte di ritornare
a Tessalonica, ma difficoltà improvvise glielo impedirono (At
17,5-9.13-15;18,1). Paolo da Atene mandò a Tessalonica Timoteo
(3,1-5), che poi raggiunse Paolo a Corinto, rassicurandolo sulla vitalità della
comunità dei Tessalonicesi. C'erano tuttavia difficoltà nel credere alla
risurrezione dei morti al momento del ritorno del Signore e qualche propensione
di alcuni verso le licenziosità pagane.
Dopo le notizie
riportate da Timoteo, Paolo inviò da Corinto una lettera ai Tessalonicesi, che
è, in ordine di tempo, la prima scrittura del Nuovo Testamento. A distanza di
due o tre mesi Paolo scrisse alla comunità di Tessalonica una seconda lettera.
Il tono della
lettera è molto dolce. Paolo non aveva di fronte a sé delle situazioni gravi, ma
delle persone che avevano bisogno di completare la loro formazione cristiana.
Indirizzo
1
1
Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio
Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
“Silvano”
si identifica con Sila.
Ringraziamento e compiacimento
2
Rendiamo
sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere
3
e tenendo
continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra
carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo,
davanti a Dio e Padre nostro.
4
Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui.
5 Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto
per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con
profonda convinzione: ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il
vostro bene.
“Siete
stati scelti da lui”.
Paolo
attesta che la chiamata dei pagani di Tessalonica alla fede in Cristo viene
dall'iniziativa di Dio. Di ciò l'apostolo ne ha profonda convinzione,
accompagnata dalla constatazione della potenza dello Spirito Santo che ha
raggiunto i Tessalonicesi. La scelta non ha in sé la dichiarazione di
predestinazione certa alla gloria, poiché coloro che sono stati scelti
dall'iniziativa di Dio, possono cadere dal loro stato di grazia e Paolo non
manca di dirlo (3,5; 4,6; 5,6-9.24; 2Tes 2,13s.16s).La scelta non vuol
dire che qualche uomo sia escluso dalla salvezza in Cristo, ma che i fedeli di
Tessalonica sono stati scelti poiché in loro c'era quel desiderio di verità, pur
nei peccati e nell'idolatria, senza il quale non esiste la disponibilità
all'incontro con il messaggio di Cristo. Altri non furono scelti non perché la
salvezza non sia per tutti, ma perché nel loro cuore c'era, per colpa propria,
l'ostilità verso la verità (Cf. At 13,48). Ma nella scelta dei Tessalonicesi c'è
anche la scelta di Dio per una comunità che fosse un punto forte per la
diffusione del Vangelo e Paolo nella sua azione missionaria puntava proprio sui
centri strategici.
6
E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la
Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo,
7 così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia
e dell’Acaia. 8
Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia
e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non
abbiamo bisogno di parlarne.
9
Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi
siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero
10
e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il
quale ci libera dall’ira che viene.
“Sono essi infatti”; sono i fedeli che sono al corrente della
conversione dei pagani a Tessalonica e delle loro virtù in mezzo alle prove,
così che Paolo e Timoteo e Silvano non hanno bisogno di parlarne.
I Tessalonicesi
hanno corrisposto alla grazia del Signore assumendosi con gioia il compito di
essere missionari del Vangelo nella Macedonia e nell'Acaia diventando in tal
modo modello di missionarietà ai credenti di quelle regioni. La coraggiosa
conversione dei Tessalonicesi era diventata testimonianza della potenza di
Cristo.
La venuta di
Paolo a Tessalonica
2
1
Voi stessi infatti, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in
mezzo a voi non è stata inutile.
2 Ma, dopo aver sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come
sapete, abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di annunciarvi il vangelo di
Dio in mezzo a molte lotte.
3 E il nostro invito alla fede non nasce da menzogna, né da disoneste
intenzioni e neppure da inganno;
4 ma, come Dio ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così
noi lo annunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i
nostri cuori. 5
Mai infatti abbiamo usato parole di adulazione, come sapete, né abbiamo avuto
intenzioni di cupidigia: Dio ne è testimone.
6 E
neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri,
7
pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo. Invece siamo
stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli.
8
Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di
Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
9
Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica:
lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo
annunciato il vangelo di Dio.
10
Voi siete testimoni, e lo è anche Dio, che il nostro comportamento verso di voi,
che credete, è stato santo, giusto e irreprensibile.
11
Sapete pure che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato
ciascuno di voi,
12
vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di Dio,
che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.
Rendimento di
grazie per la perseveranza dei Tessalonicesi
13
Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché,
ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non
come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi
credenti. 14
Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Cristo
Gesù che sono in Giudea, perché anche voi avete sofferto le stesse cose da parte
dei vostri connazionali, come loro da parte dei Giudei.
15 Costoro hanno ucciso il Signore Gesù e i profeti,
hanno perseguitato noi, non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini.
16
Essi impediscono a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In
tal modo essi colmano sempre di più la misura dei loro peccati!
Ma su di loro l’ira è
giunta al colmo.
Le Chiese della
Giudea subivano persecuzione da parte dei Giudei, che anche ostacolavano la
diffusione del Vangelo tra i pagani I fedeli di Tessalonica, similmente,
soffrivano le ostilità dei pagani loro connazionali.
Desiderio di una
visita impedita
17
Quanto a noi, fratelli, per poco tempo privati della vostra presenza di persona
ma non con il cuore, speravamo ardentemente, con vivo desiderio, di rivedere il
vostro volto.
18 Perciò io,
Paolo, più di una volta ho desiderato venire da voi, ma Satana ce lo ha
impedito. 19
Infatti chi, se non proprio voi, è la nostra speranza, la nostra gioia e la
corona di cui vantarci davanti al Signore nostro Gesù, nel momento della sua
venuta? 20
Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia!
“Satana
ce lo ha impedito”;
Paolo si riferisce all'azione di Satana per mezzo di quei Giudei che da
Tessalonica lo inseguivano per compromettere la sua predicazione e portarlo
davanti ad un tribunale romano con l'accusa di sovvertitore dell'ordine
pubblico, con l'astuzia di creare una previa agitazione tra la popolazione
mediante degli impostori (At 17,6.13).
Timoteo
inviato a Tessalonica
3
1
Per questo, non potendo più resistere, abbiamo deciso di restare soli
ad Atene 2
e abbiamo
inviato Timòteo, nostro fratello e collaboratore di Dio nel vangelo di Cristo,
per confermarvi ed esortarvi nella vostra fede,
3 perché nessuno si lasci turbare in queste prove.
Voi stessi, infatti, sapete che questa è la nostra sorte;
4
infatti, quando
eravamo tra voi, dicevamo già che avremmo subito delle prove, come in realtà è
accaduto e voi ben sapete.
L'annuncio delle
imminenti prove di Paolo era rivolto a far conoscere quale genere di vita era
quella apostolica - “questa è la nostra sorte”
-, e per dare forza ai Tessalonicesi affinché non rimanessero
sgomenti di fronte alle prove.
Notizie felici
riportate da Timoteo
5
Per questo, non potendo più resistere, mandai a prendere notizie della vostra
fede, temendo che il tentatore vi avesse messi alla prova e che la nostra fatica
non fosse servita a nulla.
6
Ma, ora che Timoteo è tornato, ci ha portato buone notizie della vostra fede,
della vostra carità e del ricordo sempre vivo che conservate di noi, desiderosi
di vederci, come noi lo siamo di vedere voi.
7 E
perciò, fratelli, in mezzo a tutte le nostre necessità e tribolazioni, ci
sentiamo consolati a vostro riguardo, a motivo della vostra fede.
8
Ora, sì, ci sentiamo rivivere, se rimanete saldi nel Signore.
Paolo si sente
rivivere per le notizie ricevute da Timoteo, ma ancora ci saranno lotte da
sostenere e perciò esorta alla perseveranza: “Se rimanete saldi nel Signore”.
Preghiera per
potere ritornare a Tessalonica
9
Quale ringraziamento possiamo rendere a Dio riguardo a voi, per tutta la gioia
che proviamo a causa vostra davanti al nostro Dio,
10 noi che con viva insistenza, notte e giorno, chiediamo di poter
vedere il vostro volto e completare ciò che manca alla vostra fede?
11
Voglia Dio stesso, Padre nostro, e il Signore nostro Gesù guidare il nostro
cammino verso di voi!
12
Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti,
come sovrabbonda il nostro per voi,
13
per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e
Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.
“Alla
venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi”, il tema escatologico del ritorno del Signore
Paolo lo aveva presentato con forza. Si discute se “tutti
i suoi santi”,
siano gli angeli oppure i beati, oppure angeli e beati insieme, ma considerando
i vangeli di Marco (8,38; 13,27) e di Matteo (25,31) che parlano del ritorno di
Cristo con le schiere angeliche, si devono intendere gli angeli.
Invito alla
santificazione
4
1 Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù
affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio -
e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più.
2
Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.
3
Questa infatti è
volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità,
4
che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto,
5
senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio;
6
che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il
Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito.
7
Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione.
8
Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio
stesso, che vi dona il suo santo Spirito.
9
Riguardo all’amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva; voi stessi
infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri,
10 e questo lo fate verso tutti i fratelli dell’intera Macedonia.
Ma vi esortiamo, fratelli, a progredire ancora di più
11
e a fare tutto il possibile per vivere in pace, occuparvi delle vostre cose e
lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato,
12 e così condurre una vita decorosa di fronte agli estranei e
non avere bisogno di nessuno.
I morti e i vivi
al momento del ritorno del Signore
13
Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono
morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza.
14 Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto,
così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
15
Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che
saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su
quelli che sono morti.
16
Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della
tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo;
17
quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con
loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre
saremo con il Signore.
18
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.
I Tessalonicesi erano ancora nell’ignoranza circa la loro risurrezione, e così erano come i pagani senza speranza, la morte era una catastrofe definitiva. Paolo li illumina affermando che, se Cristo è risorto, anche quelli che sono morti in Cristo risorgeranno. Pensavano pure a un imminente ritorno del Signore, come si ricava dalla seconda lettera ai Tessalonicesi e anche che solo quelli che sarebbero stati in vita allora sarebbero stati presi dal Signore senza conoscere la morte.
“Sulla parola del Signore”, Paolo fa riferimento alla parola di Cristo (Mt 24,31; 25,31; Gv 6,43).
“Noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore”. Queste parole non dicono che Paolo credeva che il ritorno del Signore fosse imminente. Il “noi che viviamo” si riferisce non alla vita del corpo, ma alla vita in Cristo, nell'unità della Chiesa, chiamata ad accogliere tutte le genti. “Che saremo ancora in vita”, poiché la Chiesa resterà fino alla fine del mondo. Le persecuzioni, delle quali avevano già fatto saggio i Tessalonicesi (1,6), non l’avrebbero abbattuta.
“Non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti”. “Non avremo”; è ancora il pensiero dell'unità del corpo mistico di Cristo: i viventi in Cristo ci saranno fino alla fine. “Alcuna precedenza”; così i morti risorgeranno e i vivi e vivi in Cristo, allora, non avranno il vantaggio di non morire, come tutti gli uomini.
“Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo”. L'ordine viene dal Padre, al quale appartengono i tempi e i momenti (At 1,7). La voce dell'arcangelo segnerà la convocazione delle schiere angeliche. Il suono della tromba di Dio, è il suono della convocazione degli eletti da parte delle schiere angeliche (Mt 24,31; 1Cor 15,52) nel giorno della risurrezione.
“E prima risorgeranno i morti in Cristo”; sono i giusti che non hanno conosciuto Cristo, ma l’hanno atteso vivendo i comandamenti, e sono i giusti del paganesimo, che pur non avendo sentito parlare di lui, l’hanno servito nei poveri, negli ammalati (Mt 25, 35s).
Ma, veramente non moriranno quelli che vedranno il ritorno del Signore? Moriranno, poiché Paolo afferma che la morte tocca tutti gli uomini (Rm 5,12; 1Cor 15,51).
Coloro che si troveranno in vita, e in Cristo, saranno rapiti sulle nubi. Paolo specifica (1Cor 51) che non tutti moriranno negli eventi finali contro la Chiesa, ma “tutti saremo trasformati”. Allora la morte verrà per il giubilo incontenibile, e tutti entreranno nel cielo quali risorti.
Questa visione di Paolo è solo in contrasto formale, non di sostanza, con la visione che prima del ritorno del Signore tutto morirà sulla terra, e quindi tutti gli uomini (2Pt 3,10; Ap 20,11s).
“Verremo rapiti insieme con loro nelle nubi”; l'immagine è di grande efficacia anche se a noi, abituati a vedere le nubi in basso dagli oblò degli aerei, non dà l'emozione che ne dovettero avere i Tessalonicesi.
Posta la risurrezione di tutti i credenti cadeva la precedenza che i vivi, al momento della Parusia, avrebbero avuto sui morti.
Rimanere
vigilanti
5
1 Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che
ve ne scriva; 2
infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte.
3
E quando la gente dirà: “C’è pace e sicurezza!”, allora d’improvviso la rovina
li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire.
Paolo non fornisce
alcuna indicazione circa il tempo che passerà prima che venga il giorno del
Signore (Cf. At 1,7), e ciò conferma che il “noi che viviamo e che saremo ancora in vita
alla venuta del Signore”, non vuole suggerire alcuno spunto di calcolo di quel
tempo.
4
Ma voi, fratelli, non
siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro.
5 Infatti
siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla
notte, né alle tenebre.
6 Non dormiamo
dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.
7
Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, di
notte si ubriacano.
8
Noi invece, che apparteniamo al giorno, siamo sobri, vestiti con la corazza
della fede e della carità, e avendo come elmo la speranza della salvezza.
9 Dio infatti
non ci ha destinati alla sua ira, ma ad ottenere la salvezza per mezzo del
Signore nostro Gesù Cristo.
10
Egli è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme
con lui. 11
Perciò confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri, come già
fate.
Non conoscendo il
tempo della venuta del Signore bisogna essere in continua attesa del ritorno del
Signore, e perciò vigilanti e sobri, corazzati di fede, carità e speranza, per
non essere trovati come quelli che appartengono alle tenebre.
Avvisi per la
vita comunitaria
12
Vi preghiamo, fratelli, di avere riguardo per quelli che faticano tra voi, che
vi fanno da guida nel Signore e vi ammoniscono;
13
trattateli con molto rispetto e amore, a motivo del loro lavoro.
Paolo aveva
istituito alcuni cristiani a guida della comunità. Non sono ancora dei
presbiteri, cioè dei sacerdoti, che venivano istituiti dopo un certo grado di
preparazione che a Tessalonica non era ancora stato raggiunto (Cf. At 14,22,
1Cor 9,13; 11,23-24; Tt 1,5). Probabilmente i presbiteri vennero istituiti da
Timoteo.
Vivete in pace tra
voi. 14
Vi esortiamo, fratelli: ammonite chi è indisciplinato, fate coraggio a chi è
scoraggiato, sostenete chi è debole, siate magnanimi con tutti.
15 Badate che nessuno renda male per male ad alcuno, ma cercate
sempre il bene tra voi e con tutti.
16 Siate sempre lieti,
17
pregate ininterrottamente,
18
in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù
verso di voi.
19 Non
spegnete lo Spirito,
20
non disprezzate le profezie.
21
Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono.
22
Astenetevi da ogni specie di male.
“Non
spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie”. Nelle prime comunità cristiane i carismi straordinari
erano effusi con abbondanza, trattandosi di comunità che non avevano alle spalle
delle forti tradizioni, una teologia, una catechesi approfondita, e soprattutto
dovevano reggere all'urto del paganesimo.
“Non
spegnete lo Spirito”,
indica che il messaggio cristiano non può essere ridotto a gnosi filosofica
essendo incontro personale con Cristo, vero Dio e vero uomo; incontro sigillato
e animato dall'azione dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo è fuoco (Cf.
At 2,3); spegnere lo Spirito Santo, è spegnere quel fuoco che scalda il
cuore, che illumina la mente, che brucia le imperfezioni, che guizza verso
l'alto e quindi orienta a Dio i cuori e le menti, e alita nel fedeli la
preghiera. Spegnere lo Spirito Santo è smarrire Cristo.
“Disprezzare le profezie”, è pensare che esse non abbiano un
contenuto di orientamento dei cristiani nelle vicende della storia. Un caso di
disprezzo delle profezie è quello del re Sedecia con il profeta Geremia (Ger
38,20s; 39,4s). Il dono straordinario della profezia è dato a qualcuno come
servizio alla comunità cristiana. L'avere questo carisma richiede continua
unione con il Signore, puntuale obbedienza alla sua Parola, grande rinnegamento
di sé affinché non ci sia sviluppo di vanagloria che subito spegnerebbe lo
Spirito, rigorosa capacità di discernimento accogliendo anche il discernimento
dei fratelli: “Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono”.
La Chiesa ha, però,
le profezie che sono nelle Sacre Scritture e queste sono le profezie primarie.
Va detto poi che il
popolo di Dio è regale, sacerdotale e profetico, e così è veggente, sulla
scorta delle profezie dei testi sacri. Poi, come criterio generalissimo, si ha
che se ci sono tempi di abbandono della fede, di sistematica schiavitù al
peccato, non c'è proprio da pensare a momenti di pace, che non siano il frutto
di grandi purificazioni.
Preghiera
finale e saluti
23
Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito,
anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù
Cristo. 24
Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!
25
Fratelli, pregate anche per noi.
26
Salutate tutti i fratelli con il bacio santo.
27
Vi scongiuro, per il Signore, che questa lettera sia letta a tutti i fratelli.
28 La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi.
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