Testo e
commento
Capitolo
2
3 4
5 6
7 8
10
13
15 16
17 18
26 28
31
Il primo libro di Samuele narra l’inizio dell’era della
monarchia in Israele. Dopo il tempo dei Giudici, dei quali Samuele è l’ultimo,
si passa all’istituto monarchico per dare compattezza a Israele nella lotta di
liberazione dai Filistei e per completare la conquista della Terra Promessa. Il
tempo della piena autonomia delle singole dodici tribù termina. Ma l’inizio
della monarchia presenta delle difficoltà circa il porsi del re nei riguardi
dell’alleanza del Sinai. Egli non potrà fare come nei popoli vicini da sommo
sacerdote, ma solo da tutore delle
disposizioni di Mosè. In tal modo la monarchia rimane aperta ad un futuro re,
il Messia, una figura trascendente (Cf. Ps 110,1s; Dn 7,13; Mt 22,43s) nel
quale regalità e sacerdozio saranno unti. Saul cadrà in disgrazia davanti a Dio
proprio perché avrà un comportamento ambiguo circa la distinzione tra compito
del re e sacerdozio di Aronne.
La monarchia fece rientrare nella comunione delle tribù
quella di Giuda.
"Ascolta.
Signore, la voce di Giuda" si legge in Dt 33,7: parole che lasciano
intravedere che la tribù di Giuda aveva una qualche ragione da presentare a
Dio; ma anche nello stesso passo si legge: "riconducilo verso il suo popolo", il che vuol dire che Giuda
era in una posizione di separazione sdegnata.
Nulla sappiamo del perché della rottura di Giuda con i
fratelli, ma la separazione si ebbe dopo l'esito felice della vicenda di
Giuseppe venduto dai fratelli (Gn 38,1).
Dio per l'istituzione della monarchia sceglie uno della
tribù di Beniamino, il che vuol dire che la posizione della tribù di Giuda la
rendeva inadatta a dare un re.
Solo dopo l'istituzione della monarchia e la rovinosa
caduta di Saul Dio guarda alla tribù di Giuda e sceglie Davide, uno del casato
di Iesse.
Dopo l’elezione della casa di Davide, l'antica
benedizione-oracolo di Giacobbe (Gn 49,8-9) venne riesumata dalla memoria della
tribù di Giuda e posta nella luce dello
scettro di Davide (49, 10a), e nella composizione
letteraria si aggiunse anche un oracolo relativo al futuro Messia (49,10b-12), dando così alla benedizione-oracolo di Giacobbe la
giusta prospettiva.
Il primo libro di Samuele forma un'unità
storico-narrativa con il secondo Samuele.
Si può dire che i due libri di Samuele hanno a monte dei
cicli di tradizioni costituitesi presso i vari santuari. Il fatto è evidente se
si pensa che circa gli inizi della conoscenza tra Davide e Saul il testo
presenta tre differenti circostanze; la parola di Dio non ha affatto rifiutato
da sé le tracce vive della storia.
I cicli si formarono a ridosso degli eventi e vennero
poi fatti confluire negli attuali testi, nei quali si riconosce l'intervento,
datato durante l'esilio a Babilonia, di una mano deuteronomistica.
Ci si domanda se i cicli scritti che sono a monte dei
due libri furono ispirati, cioè furono "parola di Dio". Si deve
rispondere che non si può affatto escludere che alcuni di loro o parti di loro lo fossero dal momento che vennero
rispettate le "ripetizioni trovate"
dello stesso avvenimento, come quello circa la conoscenza tra Davide e Saul; ma
questi scritti antecedenti ebbero,
sempre sotto l'azione di Dio, degli arricchimenti, delle aggiunte, delle
fusioni tra di loro, e infine una redazione di carattere deuteronomistica, come
detto.
Il processo della formazione delle sacre Scritture fu,
dunque, un processo in cui concorsero molti individui, e che avvenne in lunghi
tempi.
Il
fanciullo Samuele cinto di un efod di lino
(2)
(18-20)
18
Samuele
prestava servizio davanti al Signore come servitore, cinto di efod di lino.
19 Sua
madre gli preparava una piccola veste e gliela portava ogni anno, quando andava
con il marito a offrire il sacrificio annuale. 20 Eli allora benediceva Elkanà e
sua moglie e diceva: <Ti conceda il Signore altra prole da questa donna in
cambio della richiesta fatta per il Signore>.
La tenda del convegno con l’arca, dopo essere stata
collocata prima a Gàlgala nel territorio della tribù di Beniamino, venne
collocata in Silo (Gs 18,1), a nord di Betel; poi venne trasferita per breve
tempo a Betel nel territorio della
tribù di Efraim (Efraim è un figlio di
Giuseppe: Gn 48,5) (Gdc 19,18; 20,27), probabilmente per un fatto teologico
(Gn 28,17: la casa di Dio: Betel, dove El
vuol dire Dio).
Dopo la tenda venne di nuovo collocata nella città di
Silo, sempre nel territorio di Efraim. Già prima a Silo ogni anno gli Israeliti
facevano una festa a Jahvéh (Gdc 21,19-21), che originariamente non era altro
che una festa cananea, fatta poi coincidere con la festa del raccolto (Es
23,16).
A Betel (Gdc 20,27), a servizio della tenda, c’era un
sacerdozio legittimo, quello della tribù di Levi: "Fineès,
figlio di Eleazaro, figlio di Aronne, prestava servizio davanti
ad essa in quel tempo".
Eli e i suoi due figli, Cofni e Pincas, non potevano che
continuare una presenza di sacerdozio legittimo, cioè essere dei leviti (1Sam
1,3); Achimelech figlio di Ebiatar, discendente di Eli, appare accanto a Davide
ed è detto pure lui sacerdote (1Sam
14,3: Achia è esattamente Achimelech;
1Sam 21,9; 22,20; 2Sam 8,17). Il sacerdote Ebiatar parteggiò per Adonia contro
Salomone (1Re 2,22), e per questo fu da Salomone sostituito dal sacerdote Zadòk
(1Re 2,35). Il sacerdote Ebiatar venne mandato in Anatòt, che era una città
levitica (Gs 21,17-18) presso Gerusalemme nel territorio di Beniamino (1Re
2,26): «Vattene in Anatòt, nella tua
campagna»; e questo allontana ogni incertezza sul fatto che Eli fosse un
levita.
Il santuario di Silo, su di una collina, era anche un
luogo di incontro politico di tutte le tribù (Gs 18,1; 21,2; 22,9.12); qui
avvenne l’assegnazione del territorio a sette tribù.
A Silo, la tenda del convegno, indubbiamente curata da
lavori di manutenzione, si dovette arricchire, proprio a Silo, delle fiancate
di pannelli di acacia rivestiti d’oro, a imitazione dell’arca e dell’altare. E’
infatti ben difficile che i pannelli rivestiti di lamine d’oro ci fossero
originariamente nella tenda, poiché non è pensabile che fosse sostenibile il
loro trasporto nel deserto.
A Silo la tenda dovette essere posta dentro un recinto in pietra,
che sostituiva il recinto mobile del deserto.
Le dimensioni del cortile, se prendiamo quelle descritte
in Esodo, erano di cinquanta metri per venticinque circa. Il luogo della tenda
era in fondo al cortile, o atrio. Davanti alla tenda c’era l’altare degli
olocausti e la vasca per le abluzioni. Dentro il cortile si accedeva attraverso
una porta, quella che apriva Samuele la mattina dopo averla chiusa la sera. A
lato di quella porta, su di una panchina, sostava Eli (1Sam 1,9; 4,13).
La casa di Eli doveva essere addossata al recinto dalla parte
interna, come pure l’edificio, che comprendeva spazi per i magazzini, per le
caldaie, per il cambio delle vesti. L’altezza
del recinto doveva essere sufficiente a scoraggiare una
facile scalata. In ogni caso di notte c’era nella tenda, nel santo, dove c’era
l’altare dei profumi, il candelabro dalle sette braccia, e la tavola con i pani
della proposizione, un custode. Già Giosuè stava nel santo quale custode come
si legge in Es 33,11.
La denominazione di "casa
di Jahvéh" è usata probabilmente per comprendere tutto il santuario
(1Sam 1,7). Per la tenda del convegno, così ancora chiamata (2,22), venne usata
la denominazione di "Tempio (palazzo)
di Jahvéh" (1Sam 3,3).
L’abitazione di Eli dava dentro il recinto sacro come si
deduce dal fatto che Samuele credette di essere raggiunto nella notte dalla
voce di Eli; e la tenda doveva essere un venticinque metri distante
dall’abitazione, se Samuele poté prendere lo slancio per una corsa.
La denominazione di «casa
di Jahvéh» di Betel venne usata anche per il santuario di Silo, designato
in tutto l’insieme «Casa di Jahvéh».
Per la tenda del convegno, così ancora chiamata (2,22), venne usata la
denominazione di «Palazzo di Jahvéh»
(1Sam 3,3).
La
chiamata di Samuele
(3)
(1-15)
1 Il
giovane Samuele serviva il Signore alla presenza di Eli. La parola del Signore
era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti. 2 E quel giorno avvenne
che Eli stava dormendo al suo posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e
non riusciva più a vedere. 3 La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele
dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio. 4 Allora il Signore
chiamò: <Samuele!> ed egli rispose: <Eccomi>, 5
poi corse da Eli e gli disse: <Mi
hai chiamato, eccomi!>. Egli rispose: <Non ti ho chiamato, torna a dormire!>.
Tornò e si mise a dormire. 6 Ma il Signore chiamò di nuovo: <Samuele!>; Samuele si
alzò e corse da Eli dicendo: <Mi hai chiamato, eccomi!>. Ma quello rispose di
nuovo: <Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!>.
7 In realtà Samuele
fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora
rivelata la parola del Signore. 8 Il Signore tornò a chiamare: <Samuele!> per la
terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: <Mi hai chiamato,
eccomi!>. Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane.
9 Eli disse a
Samuele: <Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il
tuo servo ti ascolta”>. Samuele andò a dormire al suo posto.
10 Venne il Signore,
stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: <Samuele, Samuele!>.
Samuele rispose subito: <Parla, perché il tuo servo ti ascolta>.
11 Allora il
Signore disse a Samuele: <Ecco, io sto per fare in Israele una cosa che
risuonerà negli orecchi di chiunque l’udrà. 12 In quel giorno compirò contro Eli
quanto ho pronunciato riguardo alla sua casa, da cima a fondo. 13 Gli ho annunciato
che io faccio giustizia della casa di lui per sempre, perché sapeva che i suoi
figli disonoravano Dio e non li ha ammoniti. 14 Per questo io giuro contro la casa
di Eli: non sarà mai espiata la colpa della casa di Eli, né con i sacrifici né
con le offerte!>. 15 Samuele dormì fino al mattino, poi aprì i battenti della casa
del Signore. Samuele però temeva di manifestare la visione a Eli.
Samuele era di discendenza levitica. Il padre era
infatti uno Zufita, cioè un discendente di Zuf (1Sam 1,1; Cf. 1Cr 6,20) detto
l’Efraimita, perché abitante nel territorio di Efraim (Cf. 1Cr 6,46). Zuf era
della stirpe levitica dei Keatiti.
(E’ errato confondere i due saggi di 1Re 5,11, Etan
l’Ezrachita, cioè l’auctoctono, ed Eman, con i cantori Eman, ed Etan della
lista di 1Cr 6,16s).
Samuele era stato poi consacrato dalla madre al culto del
Signore (1Sam 1,11.28).
La parola di Dio si fece udire a Samuele nella notte,
proprio quando tutto è silenzio e l’uomo è solo con se stesso. Samuele dormiva
per terra su di una stuoia. Le sette lampade erano accese perché Samuele non
era negligente: esse dovevano essere accese giorno e notte Es 27,20; 30,7; Lv
24,2-4.
Il testo dice che in quei tempi la parola di Dio non si
faceva udire che raramente e questo perché Israele spesso guardava ai culti
cananei e anche nel santuario di Silo c’era disordine e sopruso (2,12s) con i
fedeli, e anche lussuria (2,22) con le donne di servizio nell’atrio (Cf. Es
38,8), come dice il testo ebraico masoretico e anche la Volgata, al contrario
dei LXX (codice vaticano), del Samaritano e del testo 4Q di Qumran, che
imbarazzati omettono.
Dio prende l’iniziativa chiamando il giovanetto che
indossava un efod di lino, cioè una
veste sacra, che doveva essere una qualche imitazione semplificata dell’efod sacerdotale (Es 28,6s); di certo
non era «un perizoma», poiché un
perizoma non ha nessuna possibilità di essere una veste di qualificazione. Quindi l’efod di lino era una divisa religiosa che Samuele, in servizio
alla tenda, portava sopra la tunica che ogni anno la madre gli portava. L’efod di lino lo portavano anche gli
ottantacinque uomini uccisi da Saul a Nob e che erano chiaramente inservienti
del santuario (1Sam 22,18), dove appare un
efod propriamente sacerdotale, che rigido, per i fili d’oro (Es 28,6s) con
cui era intessuto, nascondeva la spada di Golia (1Sam 21,10).
Viene da immaginare Samuele nella tenda. Fuori la notte
silenziosa. Dentro la luce delle sette lampade. Dietro il velo la presenza
dell’arca.
Il giovanetto è pieno di innocenza, ma attorno a sé ha
il peso dei cattivi esempi dei due figli di Eli, che praticamente hanno
travolto il padre. La parola di Dio annuncia a Samuele che la casa di Eli verrà
punita.
La
notizia dell'arca catturata dai Filistei (La distruzione di Silo)
(4)
(12-18)
12 Uno
della tribù di Beniamino fuggì dallo schieramento e venne a Silo il giorno
stesso, con le vesti stracciate e polvere sul capo. 13 Quando giunse, Eli stava
seduto sul suo seggio presso la porta e scrutava la strada, perché aveva il
cuore in ansia per l’arca di Dio. Venne dunque quell’uomo e diede l’annuncio in
città, e tutta la città alzò lamenti. 14 Eli, sentendo il rumore delle grida, si
chiese: <Che sarà questo rumore tumultuoso?>. Intanto l’uomo avanzò in gran
fretta e portò l’annuncio a Eli. 15 Eli aveva novantotto anni, aveva lo sguardo
fisso e non poteva più vedere. 16 Disse dunque quell’uomo a Eli: <Sono giunto dallo
schieramento. Sono fuggito oggi dallo schieramento>. Eli domandò: <Che è dunque
accaduto, figlio mio?>. 17 Rispose il messaggero: <Israele è fuggito davanti ai
Filistei e nel popolo v’è stata una grande sconfitta; inoltre i tuoi due figli, Ofni e Fineès, sono morti e l’arca di Dio è stata presa!>.
18 Appena quegli ebbe
accennato all’arca di Dio, Eli cadde all’indietro dal seggio sul lato della
porta, si ruppe la nuca e morì, perché era vecchio e pesante. Egli era stato
giudice d’Israele per quarant’anni.
L’arca era stata portata tra i combattenti di Israele
contro i Filistei, ma fu nonostante questo la disfatta. Senza la fede l’arca
non risolveva le lotte di indipendenza di Israele contro i Filistei. Silo venne
di lì a poco (1050 secondo la datazione
degli scavi archeologici) rasa al suolo dall’assalto dei Filistei, come
altre località. La «Casa del Signore» venne data alle fiamme, così la tenda del
deserto venne perduta per sempre. L’arca già presa dai Filistei rimase invece
intatta nelle loro mani. Fu una grande disfatta, e gran parte dei territori già
conquistati da Israele vennero persi, e in quei territori gli Israeliti vennero
disarmati; poche rimasero le armi. Il mestiere del fabbro venne proibito
affinché non venissero costruite armi (Cf. 1Sam 13,19-20).
Non si nominò la distruzione di Silo (1Sam 4,11s), e quindi
della tenda, ma ci pensò Geremia (7,12; 26,6), e anche il salmo (78,60), a
dichiarare il fatto. Le rovine della città di Silo si potevano ancora vedere
al tempo di Geremia (620).
La
vicenda dell'arca
(5)
(1-6)
1
I
Filistei, catturata l’arca di Dio, la portarono da Eben-Ezer ad Asdod.
2 I
Filistei poi presero l’arca di Dio, la introdussero nel tempio di Dagon e la
collocarono a fianco di Dagon. 3 Il giorno dopo i cittadini di Asdod si alzarono,
ed ecco che Dagon era caduto con la faccia a terra davanti all’arca del Signore;
essi presero Dagon e lo rimisero al suo posto. 4 Si alzarono il giorno dopo di
buon mattino, ed ecco che Dagon era caduto con la faccia a terra davanti
all’arca del Signore, mentre la testa di Dagon e le palme delle mani giacevano
staccate sulla soglia; il resto di Dagon era intero. 5 Per questo i sacerdoti di Dagon e quanti entrano nel tempio di Dagon ad Asdod non calpestano la soglia di
Dagon ancora oggi. 6 Allora incominciò a pesare la mano del Signore sugli abitanti
di Asdod, li devastò e li colpì con bubboni, Asdod e il suo territorio.
(6)
(1-3;
10-21) 1
L’arca
del Signore rimase nel territorio dei Filistei sette mesi. 2 Poi i Filistei
convocarono i sacerdoti e gli indovini e dissero: <Che dobbiamo fare dell’arca
del Signore? Indicateci il modo di rimandarla alla sua sede>.
3 Risposero: <Se
intendete rimandare l’arca del Dio d’Israele, non rimandatela vuota, ma pagatele
un tributo di riparazione per la colpa. Allora guarirete e vi sarà noto perché
non si è ritirata da voi la sua mano>".(…)
10 Quegli
uomini fecero in tal modo. Presero due mucche che allattano, le attaccarono al
carro e chiusero nella stalla i loro vitelli. 11 Quindi collocarono l’arca del
Signore, sul carro, con la cesta e i topi d’oro e le figure delle escrescenze.
12 Le mucche andarono diritte per la strada
di Bet-Semes,
percorrendo sicure una sola via e muggendo, ma non piegarono né a destra né a
sinistra. I prìncipi dei Filistei le seguirono sino al confine con Bet-Semes.
13 Gli abitanti di Bet-Semes stavano facendo la mietitura del grano nella
pianura. Alzando gli occhi, scorsero l’arca ed esultarono a quella vista.
14 Il
carro
giunse al campo di Giosuè di Bet-Semes e si fermò là dove era una grossa pietra.
Allora fecero a pezzi i legni del carro e offrirono le mucche in olocausto al
Signore.
15 I leviti avevano deposto l’arca del Signore e la cesta che vi era appesa,
nella quale
stavano gli oggetti d’oro, e l’avevano collocata sulla grossa pietra. In quel
giorno gli
uomini di Bet-Semes offrirono olocausti e fecero sacrifici al Signore.
16 I cinque
principi dei Filistei stettero ad osservare, poi tornarono il giorno stesso a Ekron.
17 Sono queste le escrescenze che i Filistei diedero in tributo di riparazione al
Signore: una per Asdod, una per Gaza, una per Àscalon, una per Gat, una per
Ekron. 18 Invece i topi d’oro erano pari al numero delle città filistee
appartenenti ai
cinque prìncipi, dalle fortezze sino ai villaggi di campagna. Ne è testimonianza
fino
ad oggi nel campo di Giosuè di Bet-Semes la grossa pietra sulla quale avevano
posto l’arca del Signore.
19
Ma il Signore colpì gli uomini di Bet-Semes, perché avevano guardato
nell’arca del Signore; colpì nel popolo settanta persone su cinquantamila e il
popolo fu in lutto, perché il Signore aveva inflitto alla loro gente questo
grave
colpo.
20
Gli uomini di Bet-Semes allora esclamarono: <Chi mai potrà stare al
cospetto del Signore, questo Dio così santo? La manderemo via da noi; ma da
chi?>. Perciò inviarono messaggeri agli abitanti di Kiriat-Iearìm a dire: <I
Filistei
hanno restituito l’arca del Signore. Scendete e portatela presso di voi>.
(7) (1)
1Gli
abitanti di Kiriat-Iearìm vennero a portare via l’arca del Signore e la
introdussero nella casa di Abinadàb, sulla collina; consacrarono suo figlio
Eleàzaro perché custodisse l’arca del Signore.
L’arca del Signore venne difesa direttamente da Dio. Il
simulacro di Dagon cadde a terra in pezzi e Asdon venne colpita dalla peste.
Poi il Signore ridusse a mal partito gli abitanti di Bet-Sèmes, città che era
una delle quattro città dei Gàbaoniti, che avevano ottenuto con l’astuzia,
un’alleanza con Israele (Gs 9,3s). Le altre città erano Chefira, Beerot,
Kiriat-Iearìm e Gàbaon. Bet-Sèmes e Gàbaon erano città levitiche, cioè dove vi
abitavano dei leviti (Cf. Gs 20,16).
A Bet-Sèmes i leviti deposero l’arca sopra una grossa
pietra. Ma poi il popolo organizzò un culto a Dio illegittimo; uomini non leviti
si improvvisarono sacerdoti offrendo olocausti. Così
guardarono l’arca in un quadro cultuale
che apparteneva solo ai sacerdoti e anche essi non la dovevano
guardare se non avvolta dal fumo dell’incenso (Cf. Lv 16,2.13); a Bet-Sèmes
tutto fu irregolare e ne seguì che parecchi morirono.
I leviti di Bet-Sèmes dovettero accompagnare l’arca fino
a Kiriat-Iearìm e collocarla in una stanza, in attesa di eventi. Probabilmente
furono loro che consacrarono, o meglio dedicarono, Eleazaro a custodire
l’accesso della stanza, ma Eleazaro non era un levita (Cf. Gdc 17,5).
Il testo non presenta alcuna azione cultuale e da qui
nessuna azione di castigo.
La
ripresa religiosa sotto la guida di Samuele
(2-11)
2
Era trascorso molto tempo da quando l’arca era rimasta a Kiriat-Iearìm; erano
passati venti anni, quando tutta la casa d’Israele alzò lamenti al Signore.
3
Allora Samuele disse a tutta la casa d’Israele: "Se è proprio di tutto cuore che
voi tornate al Signore, eliminate da voi tutti gli dèi stranieri e le Astarti;
indirizzate il vostro cuore al Signore e servite lui, lui solo, ed egli vi
libererà dalla mano dei Filistei". 4
Subito gli Israeliti eliminarono i Baal e le Astarti e servirono solo il
Signore. 5
Disse poi Samuele: "Radunate tutto Israele a Mispa, perché voglio pregare il
Signore per voi". 6
Si radunarono pertanto a Mispa, attinsero acqua, la versarono davanti al
Signore, digiunarono in quel giorno e là dissero: "Abbiamo peccato contro il
Signore!". A Mispa Samuele fu giudice degli Israeliti.
7 Anche i
Filistei udirono che gli Israeliti si erano radunati a Mispa e i prìncipi
filistei si levarono contro Israele. Quando gli Israeliti lo udirono, ebbero
paura dei Filistei. 8
Dissero allora gli Israeliti a Samuele: "Non cessare di gridare per noi al
Signore, nostro Dio, perché ci salvi dalle mani dei Filistei".
9 Samuele prese
un agnello da latte e lo offrì tutto intero in olocausto al Signore; Samuele
alzò grida al Signore per Israele e il Signore lo esaudì.
10
Mentre Samuele offriva l’olocausto, i Filistei attaccarono battaglia contro
Israele; ma in quel giorno il Signore tuonò con voce potente contro i Filistei,
li terrorizzò ed essi furono sconfitti davanti a Israele. 11Gli Israeliti
uscirono da Mispa per inseguire i Filistei, e li batterono fin sotto Bet-Car.
Samuele, essendo un levita, consacrato al servizio del
Signore in Silo fin dall’infanzia, e avendo un mandato profetico speciale, poté
esercitare le azioni sacerdotali, anche se non ne aveva avuto l’investitura
rituale (Cf. Es 29,1s; 40,12-15; Lv 8,1s). Samuele frequenta tre santuari:
Betel, Mizpa e Gàlgala (1Sam 8,16).
La
richiesta di avere un re
(8)
(1-5)
1 Quando Samuele fu vecchio, stabilì giudici d’Israele i
suoi figli. 2 Il primogenito si chiamava Gioele, il
secondogenito Abia; erano giudici a Bersabea. 3 I figli di
lui però non camminavano sulle sue orme, perché deviavano dietro il guadagno,
accettavano regali e stravolgevano il diritto. 4 Si
radunarono allora tutti gli anziani d’Israele e vennero da Samuele a Rama.
5 Gli dissero: "Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non
camminano sulle tue orme. Stabilisci quindi per noi un re che sia nostro
giudice, come avviene per tutti i popoli.
La scelta del re fu
decisa da Dio che indicò Saul, un Beniaminita. La narrazione presenta come dopo
l’unzione a re Saul venne confermato nella sua missione
attraverso un’esperienza singolare.
L'esperienza
di Saul tra i profeti
(10)
(1-10)
1Samuele prese allora l’ampolla dell’olio e
gliela versò sulla testa, poi lo baciò dicendo: "Non ti ha forse unto il Signore
come capo sulla sua eredità?
2 Oggi, quando sarai partito da me,
troverai due uomini presso la tomba di Rachele, sul confine con Beniamino, a
Selsach. Essi ti diranno: <Sono state ritrovate le asine che sei andato a
cercare, ed ecco che tuo padre non bada più alla faccenda delle asine, ma è
preoccupato di voi e va dicendo: Che cosa devo fare per mio figlio?>.
3 Passerai di là e andrai oltre;
quando arriverai alla Quercia di Tabor, vi troverai tre uomini che salgono a
onorare Dio a Betel: uno porterà tre capretti, l’altro porterà tre pani rotondi,
il terzo porterà un otre di vino.
4 Ti domanderanno se stai bene e ti
daranno due pani, che tu prenderai dalle loro mani.
5 Giungerai poi a Gàbaa di Dio,
dove c’è una guarnigione di Filistei ed entrando in città incontrerai un gruppo
di profeti che scenderanno dall’altura preceduti da arpe, tamburelli, flauti e
cetre, che agiranno da profeti.
6 Lo spirito del Signore irromperà
anche su di te e ti metterai a fare il profeta insieme con loro, e sarai
trasformato in un altro uomo.
7 Quando questi segni che ti
riguardano saranno accaduti, farai quanto vorrai, perché Dio sarà con te.
8 Scenderai a Gàlgala,
precedendomi, ed ecco, io ti raggiungerò per offrire olocausti e immolare
sacrifici di comunione. Sette giorni aspetterai, finché io verrò da te e ti
indicherò quello che dovrai fare".
9
Appena egli ebbe voltato le spalle per partire da
Samuele, Dio gli mutò il cuore e tutti questi segni si verificarono il giorno
stesso.
10
Arrivarono là, a Gàbaa, ed ecco una schiera di profeti di
fronte a loro; lo spirito di Dio irruppe su di lui e si mise a fare il profeta
in mezzo a loro.
Gàbaa di Dio era presieduta da una guarnigione Filistea.
La città era vicino a Betel.
Gàbaa di Dio non può coincidere con la Gàbaa paese di
Saul (10,26), il testo infatti presuppone che Saul non conoscesse la presenza
di una guarnigione Filistea a Gàbaa di Dio; probabilmente i copisti hanno fatto
qui una confusione di nomi.
Il
gruppo che esce da Gàbaa di Dio è un gruppo di preghiera certamente facente
capo a Samuele, che in Rama, sua residenza, ne presiedeva uno (1Sam 19,20). Di
questi gruppi facenti capo a Samuele dovevano essercene molti.
In
un Israele disarmato dai Filistei, tendente allo scoraggiamento di fronte alla
forza dei vincitori, questi gruppi erano, oltre che il segno di una ripresa
della fedeltà a Jahvéh, un invito alla non rassegnazione.
Il gruppo che esce da Gàbaa di Dio è investito in
maniera transeunte dallo spirito di Dio, e ne proclama la grandezza e la
fedeltà.
Il gruppo si distingue dalle analoghe manifestazioni del
mondo cananeo (Cf. 1Re 18,26).
Non è un gruppo gesticolante, in preda ad una frenetica
estasi musicale, ma un gruppo di fede, di nabì,
che armati di preghiera inneggiano alle grandezze di Jahvéh, e profeticamente
ne annunciano la vittoria sui nemici di Israele.
Il gruppo inneggia con esuberanza di fervore, favorito
da strumenti musicali, a Dio, e ritualmente danza secondo il costume orientale
(Ps 149,3; 150,4; 2Sam 6,14) mentre si dirige al santuario di Betel.
Questi gruppi di fervore, dettati dal momento della
dominazione Filistea, si evolveranno in seguito in gruppi più composti e
strutturati; saranno i
"figli dei profeti",
cioè confraternite fondate da profeti che coltivavano una vita insieme
nell’ambito di luoghi ricchi di significato religioso, come Betel, ad esempio
(Cf. 2Re 2,3).
Saul viene investito dallo spirito del Signore e
annuncia anche lui la vittoria di Israele sui Filistei.
Questo contatto con il gruppo dei profeti portò
indubbiamente Saul ad essere appoggiato da tutto il movimento della resistenza
religiosa contro i Filistei.
Dopo quell’esperienza Saul può «fare ciò che vuole» perché il Signore sarà con lui, ma questo non
lo rende autonomo da Samuele, e neppure dal sacerdozio Aronitico (14,18.36):
Saul può agire solo in ordine al governo usuale di Israele, in quanto re. Egli
non è investito da una consacrazione a profeta e non ha prerogative
sacerdotali.
Fu a Gàbaa di Dio (Gàbaa
di Beniamino probabilmente) (13,15-16) che Saul pose il suo centro di
governo. Gli scavi sul Tell el-Ful hanno identificato la Gàbaa dove Saul
edificò la sua reggia. Il luogo è appena a 5 km a nord di Gerusalemme. I resti
della reggia presentano quattro spesse torri angolari di pietra, di aspetto
rustico, collegate da una doppia muraglia. Il complesso in tutto misurava 40
per 25 metri e doveva avere per quei tempi un aspetto imponente.
Il
primo attacco contro i Filistei e la loro reazione
(13)
(1-7a) 1 Saul era nel pieno degli anni quando cominciò a
regnare, e regnò due anni su Israele. 2 Egli si scelse
tremila uomini da Israele: duemila stavano con Saul a Micmas e sul monte di
Betel e mille stavano con Giònata a Gàbaa di Beniamino; rimandò invece il resto
del popolo ciascuno alla sua tenda. 3 Allora Giònata
sconfisse la guarnigione dei Filistei che era a Gàbaa e i Filistei lo seppero.
Ma Saul suonò il corno in tutta la regione gridando: «Ascoltino gli Ebrei!».
4 Tutto Israele udì e corse la voce: «Saul ha battuto la
guarnigione dei Filistei e ormai Israele s’è urtato con i Filistei». Il popolo
si radunò dietro Saul a Gàlgala. 5 I Filistei si
radunarono per combattere Israele, con trentamila carri e seimila cavalieri, e
una moltitudine numerosa come la sabbia che è sulla spiaggia del mare. Così si
levarono e posero il campo a Micmas, a oriente di Bet-Aven. 6
Quando gli Israeliti videro di essere alle strette e che il popolo era
incalzato, cominciarono a
nascondersi nelle grotte, nelle cavità, fra le rocce, nelle fosse e nelle
cisterne. 7 Alcuni Ebrei passarono oltre il Giordano,
nella terra di Gad e di Gàlaad.
La prima mossa contro i Filistei la fece Gionata, figlio
di Saul. Un’impresa ardita se si tiene conto che si o no tutto il gruppo doveva
avere una o due spade, il resto bastoni, zappe e fionde (Cf 1Sam 13,19s). Alla
vittoria sulla guarnigione filistea di Gàbaa seguì una reazione dei Filistei,
tanto imponente che gli Israeliti si nascosero in masse nelle grotte, nelle
macchie, ovunque potesse esserci una possibilità di nascondersi.
La
prima trasgressione di Saul
(7b-15)
Saul restava a Gàlgala, e tutto il popolo
che era con lui s’impaurì.
8
Aspettò tuttavia sette giorni per l’appuntamento fissato da Samuele. Ma Samuele
non
arrivava a Gàlgala e il popolo cominciò a disperdersi lontano da lui.
9
Allora Saul diede ordine: "Portatemi l’olocausto e i sacrifici di comunione".
Quindi offrì l’olocausto.
10
Ed ecco, appena ebbe finito di offrire l’olocausto, giunse Samuele, e Saul gli
uscì incontro per salutarlo. 11
Samuele disse: "Che hai fatto?". Saul rispose: "Vedendo che il popolo si
disperdeva lontano da me e tu non venivi all’appuntamento, mentre i Filistei si
riunivano a Micmas,
12
ho detto: <Ora scenderanno i Filistei contro di me a Gàlgala, mentre io non ho
ancora placato il Signore>. Perciò mi sono fatto ardito e ho offerto
l’olocausto".
13
Rispose Samuele a Saul: «Hai agito da stolto, non osservando il comando che il
Signore, tuo Dio, ti aveva dato, perché in questa occasione il Signore avrebbe
reso stabile il tuo regno su Israele per sempre.
14
Ora invece il tuo regno non durerà. Il Signore si è già scelto un uomo secondo
il suo cuore e gli comanderà di essere capo del suo popolo, perché tu non hai
osservato quanto ti aveva comandato il Signore».
15
Samuele poi si alzò e salì da Gàlgala a Gàbaa di Beniamino; Saul contò la gente
che si trovava con lui: erano seicento uomini.
Saul in Gàlgala aspettava, con un gruppo di armati
spauriti, l’intervento di Samuele, che entro sette giorni aveva detto che
sarebbe andato a Gàlgala a offrire sacrifici a Dio. Passati i sette giorni, e
visto che Samuele non arrivava, Saul pensò di offrire lui l’olocausto per
tenere compattato il gruppo degli armati. Samuele arrivò subito dopo
disapprovando con parole di fuoco l’operato di Saul: assolutamente non avrebbe
dovuto offrire l’olocausto.
A prima vista sembrerebbe che Saul non avesse commesso
nessun grave errore: erano passati i sette giorni fissati da Samuele, e il
gruppo dei suoi stava sfaldandosi. Ma c’era una posta in gioco gravissima, ed
era che Saul mai avrebbe dovuto compiere un’azione sacerdotale.
Saul non poteva essere un sacerdote: era un Beniaminita.
Il peccato di Saul consiste proprio nell’aver compiuto
azioni sacerdotali, il che era gravissimo perché Saul veniva, con tale gesto,
ad introdurre il diritto del re ad essere sacerdote e quindi ne conseguiva
un’emarginazione del sacerdozio levitico. Il re non sarebbe più stato il tutore
(Cf. Gdc 17,6) della Legge, ma il corruttore. Saul veniva a travolgere anche
tutta l’opera di Samuele circa i gruppi di fervore che aveva suscitato e che
aveva indirizzato a Saul.
A volte si dice che
Davide esercitò il servizio sacerdotale al momento
dell’ingresso dell’arca a Gerusalemme, immolando buoi e arieti per l’olocausto
e il sacrificio di comunione, ma Davide immolò le vittime, e questo lo poteva
fare l’offerente (Cf. Lv 1,2s). Si dice che Davide offrì
olocausti e sacrifici di comunione (2Sam 6,17-18), ma questo per mezzo dei
sacerdoti, i quali offrirono il sangue e lo sparsero attorno all’altare, e
disposero sull’altare i pezzi delle vittime. L’offerta dell’olocausto è del
fedele, ma le operazioni, tranne quella dell’uccisione del capo del bestiame,
sono dei sacerdoti. Però in seguito anche l’uccisione dei capi di bestiame venne
affidata ai leviti (Dt 18,6-8; Ez 44,10-11).
Davide portava un efod di
lino, ma come veste di semplice
consacrazione a Dio e non sacerdotale. Neppure la benedizione che Davide diede al popolo
è
l’esproprio di un’azione sacerdotale (Nm 6,22-27), ma una benedizione sul
modello di quella che già diedero i capi tribù (Cf. Dt 27,12) a Israele.
La
seconda trasgressione di Saul
(15)
(12-23)
12 Al mattino prestoSamuele si alzò per andare incontro a
Saul, ma fu annunciato a Samuele: "Saul èandato a Carmel, ed ecco si è fatto
costruire un trofeo, poi è tornato passando altrove ed è sceso a Gàlgala".
13 Samuele raggiunse Saul e Saul gli disse: "Benedetto tu
sia dal Signore; ho eseguito gli ordini del Signore". 14
Rispose Samuele: "Ma che è questo belar di pecore che mi giunge all’orecchio, e
questi muggiti d’armento che odo?". 15 Disse Saul: "Li
hanno condotti qui dagli Amaleciti, come il meglio del bestiame grosso e minuto,
che il popolo ha risparmiato per sacrificarli al Signore, tuo Dio. Il resto
l’abbiamo votato allo sterminio". 16 Rispose Samuele a
Saul: "Lascia che ti annunci ciò che il Signore mi ha detto questa notte". E
Saul gli disse: "Parla!". 17 Samuele continuò: "Non sei tu
capo delle tribù d’Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Il Signore non
ti ha forse unto re d’Israele? 18 Il Signore ti aveva
mandato per una spedizione e aveva detto: <Va’, vota allo sterminio quei
peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti>.
19 Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e
ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?".
20 Saul insisté con Samuele: "Ma io ho obbedito alla
parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho
condotto Agag, re di Amalèk, e ho sterminato gli Amaleciti. 21
Il popolo poi ha preso dal bottino bestiame minuto e grosso, primizie di ciò che
è votato allo sterminio, per sacrificare al Signore, tuo Dio, a Gàlgala".
22 Samuele esclamò:
|
"Il
Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici
quanto l’obbedienza alla voce del Signore?
Ecco, obbedire è meglio del sacrificio,
essere docili è meglio del grasso degli arieti.
23 Sì,
peccato di divinazione è la ribellione,
e colpa e terafìm l’ostinazione.
Poiché hai rigettato la parola del Signore,
egli ti ha rigettato come re".
|
Saul ha disobbedito al Signore che aveva
chiesto lo sterminio degli Amaleciti e di ogni loro cosa, poiché avevano
tentato di annientare Israele durante il cammino verso il Sinai.
Saul non uccide il re per farne uno schiavo
della sua persona, un trofeo. Poi non ha ucciso tutti gli armenti, e li vuole
poi offrire al Signore a Gàlgala come mossa di ripiego vistosi scoperto da
Samuele, il quale non si lascia ingannare. Dio chiede innanzitutto
l’obbedienza. Gli olocausti non sono graditi a Dio se manca l’obbedienza. Del
resto le vittime erano intese come in sostituzione dell’uomo peccatore. Saul
stravolge tutto e Samuele gli dice che il suo agire è equiparabile a quello di
divinazione e del culto degli idoli. I terafim (Gn 31,19.30s; 1Sam 19,13) erano
degli idoli posti a protezione delle case. Saul non avrà nessuna protezione e
nessuna luce da Dio, così come nessuna luce da Dio hanno coloro che si dedicano
alla divinazione, cioè la magia.
Saul cercherà di riavere il favore del
Signore senza dipendere da Samuele. Indisse così un digiuno in piena azione
bellica (14,24), ma tale digiuno non gli dà la vittoria, la vittoria la dà
l’azione di Giònata, che mette in difficoltà decisiva il nemico filisteo
(14,13-15). Giònata, che non sapeva del voto di Saul e aveva consumato un po’
di miele, dovrebbe essere messo a morte, ma il popolo riconosce in lui l’autore
della disfatta filistea e dunque egli ha agito con il Signore (14,45).
Ancora con il digiuno cercherà di riavere il
favore di Dio prima della battaglia nella valle di Esdrelon, ma poi rivelerà
con il suo andare da una negromante come ormai era del tutto entrato nel
cunicolo di una sistematica adulterazione del vero rapporto con Dio.
La fonte documentale dell’avvenimento pone
qui il rigetto di Saul; come l’altra fonte lo pone in 13,13, ma sicuramente
Saul ebbe modo di riscattarsi dopo la prima mancanza, ma non lo fece, e il
rigetto divenne definitivo.
Unzione
di Davide a re
(16)
(1-13)
1 Il Signore disse a Samuele: "Fino a
quando piangerai su Saul, mentre io l’ho ripudiato perché non regni su Israele?
Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi
sono scelto tra i suoi figli un re". 2
Samuele rispose: "Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà". Il
Signore soggiunse: "Prenderai con te una giovenca e dirai: <Sono venuto per
sacrificare al Signore>. 3 Inviterai
quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti farò conoscere quello che dovrai fare e
ungerai per me colui che io ti dirò". 4
Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli
anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: "È pacifica
la tua venuta?". 5 Rispose: "È
pacifica. Sono venuto per sacrificare al Signore. Santificatevi, poi venite con
me al sacrificio". Fece santificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al
sacrificio. 6 Quando furono entrati,
egli vide Eliàb e disse: "Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!".
7 Il Signore replicò a Samuele: "Non
guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non
conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede
il cuore". 8 Iesse chiamò Abinadàb e
lo presentò a Samuele, ma questi disse: "Nemmeno costui il Signore ha scelto".
9 Iesse fece passare Sammà e quegli
disse: "Nemmeno costui il Signore ha scelto".
10
Iesse fece passare davanti a Samuele
i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: "Il Signore non ha scelto nessuno
di questi". 11
Samuele chiese a Iesse: "Sono qui
tutti i giovani?". Rispose Iesse: "Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a
pascolare il gregge". Samuele disse a Iesse: "Manda a prenderlo, perché non ci
metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui".
12
Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di
aspetto. Disse il Signore: "Alzati e ungilo: è lui!".
13
Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo
spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi. Samuele si alzò e
andò a Rama.
Samuele non appare come un acido purista nei
confronti di Saul. Piange Samuele, vuole credere ancora in lui, è in
difficoltà. E’ Dio che sostiene Samuele nella sua posizione di fortezza
profetica di fronte a Saul.
Samuele crede di avere acquisito i parametri della
scelta di Dio circa il regno. Saul era alto e bello, e dunque egli è attirato
da Eliab, ma Dio non guarda all’apparenza. Neppure con Saul aveva guardato
all’apparenza.
Davide poi era bello: “Era fulvo, con begli occhi e
bello di aspetto”.
Davide si presenta a Saul per la sfida contro
Golia
(E’ la seconda delle tre
narrazioni dell’incontro tra Saul e Davide: 1): 16,14-23; 3) 17,55-58; può
essere ritenuta la più probabile perché è difficile che Davide potesse essere
educato alla musica fin tanto che era un pastore, o che potesse entrare nel
campo di Israele e trovare spazio per la sfida contro Golia prima di avere
incontrato Saul, visto anche che gli venne offerta un'armatura di tutto punto).
(17)
(32-39)
32 Davide disse a Saul: "Nessuno si perda d’animo a causa
di costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo".
33 Saul rispose a Davide: "Tu non puoi andare contro questo Filisteo a
combattere con lui: tu sei un ragazzo e costui è uomo d’armi fin dalla sua
adolescenza". 34 Ma Davide disse a Saul: "Il tuo servo
pascolava il gregge di suo padre e veniva talvolta un leone o un orso a portar
via una pecora dal gregge. 35 Allora lo inseguivo, lo
abbattevo e strappavo la pecora dalla sua bocca. Se si rivoltava contro di me,
l’afferravo per le mascelle, l’abbattevo e lo uccidevo. 36
Il tuo servo ha abbattuto il leone e l’orso. Codesto Filisteo non circonciso
farà la stessa fine di quelli, perché ha sfidato le schiere del Dio vivente".
37 Davide aggiunse: «Il Signore che mi ha liberato dalle
unghie del leone e dalle unghie dell’orso, mi libererà anche dalle mani di
questo Filisteo». Saul rispose a Davide: "Ebbene va’ e il Signore sia con te".
38 Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e
lo rivestì della corazza. 39 Poi Davide cinse la spada di
lui sopra l’armatura e cercò invano di camminare, perché non aveva mai provato.
Allora Davide disse a Saul: "Non posso camminare con tutto questo, perché non
sono abituato". E Davide se ne liberò.
Per Davide non c’è l’esperienza del contatto con un
gruppo di profeti come per Saul. Davide prenderà coscienza che lo spirito di
Dio è su di lui, dalla forza che saprà esprimere contro leoni e orsi (17,35).
Davide non avrà subito il consenso dei gruppi di fervore come ebbe Saul. La sua
azione per arrivare al trono sarà difficile, rischiosa, drammatica. La sua
guida in tutto questo sarà il rispetto per Saul, il consacrato del Signore.
Davide farà questo mosso dal fattore religioso, ma non gli fu estraneo il fatto
che uccidendo Saul si sarebbe inimicato parte di Israele e avrebbe fatto di
Saul un martire: avrebbe così fallito la sua missione di essere il re di
Israele.
Davide
prevale su Golia con un sasso lanciato con la fionda
(48-52)
48 Appena il Filisteo si mosse avvicinandosi incontro a
Davide, questi corse a prendere posizione in fretta contro il Filisteo. 49Davide
cacciò la mano nella sacca, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e
colpì il Filisteo in fronte. La pietra s’infisse nella fronte di lui che cadde
con la faccia a terra. 50 Così Davide ebbe il sopravvento
sul Filisteo con la fionda e con la pietra, colpì il Filisteo e l’uccise, benché
Davide non avesse spada. 51Davide fece un salto e fu sopra il Filisteo, prese la
sua spada, la sguainò e lo uccise, poi con quella gli tagliò la testa. I
Filistei videro che il loro eroe era morto e si diedero alla fuga.
52 Si levarono allora gli uomini d’Israele e di Giuda,
alzando il grido di guerra, e inseguirono i Filistei fin presso Gat e fino alle
porte di Ekron. I cadaveri dei Filistei caddero lungo la strada di Saaràim, fino
all’ingresso di Gat e fino a Ekron.
L’arte dei frombolieri era molto nota. L’uso delle fionde
in guerra procurava una vera pioggia di sassi sul nemico. Davide si affidò a
quest’arma che pareva del tutto inefficace rispetto ad un Golia munito di una
corazza che lo rende inattaccabile. Ma il sasso lanciato dalla fionda di Davide
arrivò nell’unico punto vulnerabile di Golia, la fronte. Il Filisteo cadde a
terra tramortito e Davide gli saltò addosso e con la spada del filisteo gli
tagliò la testa. Di fronte ad un fatto del genere, che segnava in maniere
inequivocabile la presenza del Dio di Israele in campo, i Filistei si
sgomentarono e vennero inseguiti dagli Israeliti e fu una strage.
Saul
geloso dei successi di Davide
(18)
(7-14)
7 Le donne cantavano danzando e dicevano:
|
"Ha ucciso Saul i suoi mille
e Davide i suoi diecimila".
|
8 Saul ne fu molto irritato e gli parvero cattive quelle
parole. Diceva: "Hanno dato a Davide diecimila, a me ne hanno dati mille. Non
gli manca altro che il regno". 9 Così da quel giorno in
poi Saul guardava sospettoso Davide. 10 Il giorno dopo, un
cattivo spirito di Dio irruppe su Saul, il quale si mise a fare il profeta in
casa. Davide suonava la cetra come ogni giorno e Saul teneva in mano la lancia.
11 Saul impugnò la lancia, pensando: "Inchioderò Davide al
muro!". Ma Davide gli sfuggì per due volte. 12 Saul
cominciò a sentire timore di fronte a Davide, perché il Signore era con lui,
mentre si era ritirato da Saul. 13 Saul lo allontanò da sé
e lo fece comandante di migliaia e Davide andava e veniva al cospetto del
popolo. 14 Davide riusciva in tutte le sue imprese, poiché
il Signore era con lui.
Davide apparve magnifico davanti agli occhi delle
donne di Israele, che non nascosero il loro favore per lui. E fu la gelosia di
Saul. Abbandonato da Dio per le trasgressione che aveva fatto, Saul si trovò
depresso: “Un
cattivo spirito di Dio irruppe su Saul
”. La depressione, la gelosia, aizzata dal demonio lo portavano
al furore omicida. Due volte Saul lanciò la lancia con tutta forza contro
Davide, che già aveva ricevuto il compito di allietare Saul al suono della
cetra, e ci riusciva; ma dopo l’uscita laudante delle donne di Israele Davide
si trovò di fronte un Saul cupo delirante che lo voleva uccidere.
Davide
risparmia la vita di Saul
(26)
(5-12)
5 Allora Davide si alzò e venne al luogo dove si era
accampato Saul. Davide notò il posto dove dormivano Saul e Abner, figlio di Ner,
capo dell’esercito di lui: Saul dormiva tra i carriaggi e la truppa era
accampata all’intorno. 6 Davide si rivolse ad Achimèlec,
l’Ittita, e ad Abisài, figlio di Seruià, fratello di Ioab, dicendo: "Chi vuol
scendere con me da Saul nell’accampamento?". Rispose Abisài: "Scenderò io con
te". 7 Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte,
ed ecco Saul dormiva profondamente tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a
terra presso il suo capo, mentre Abner con la truppa dormiva all’intorno.
8 Abisài disse a Davide: "Oggi Dio ti ha messo nelle mani
il tuo nemico. Lascia dunque che io l’inchiodi a terra con la lancia in un sol
colpo e non aggiungerò il secondo". 9 Ma Davide disse ad
Abisài: "Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è
rimasto impunito?". 10 Davide soggiunse: "Per la vita del
Signore, solo il Signore lo colpirà o perché arriverà il suo giorno e morirà o
perché scenderà in battaglia e sarà tolto di mezzo. 11 Il
Signore mi guardi dallo stendere la mano sul consacrato del Signore! Ora prendi
la lancia che sta presso il suo capo e la brocca dell’acqua e andiamocene".
12 Così Davide portò via la lancia e la brocca dell’acqua
che era presso il capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide,
nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su
di loro un torpore mandato dal Signore.
Poteva dire ad Abner di colpire Saul nel sonno, ma Davide
se ne guardò. Uccidendo Saul non solo compiva un gesto contro Dio, perché Saul
era il suo consacrato e perciò riservato in tutto a lui, ma avrebbe compromesso
la sua missione di diventare il re riconosciuto di Israele. Uccidendo Saul si
sarebbe comportato come uno che faceva un colpo di Stato e avrebbe dato motivo
ai fedeli di Saul di combatterlo per attuare
la vendetta del sangue. Davide si
affida del tutto al Signore: “Arriverà il
suo giorno e morirà o perché scenderà in battaglia e sarà
tolto di mezzo. Il Signore mi
guardi dallo stendere la mano sul consacrato del Signore!”. La strada di
Davide era tutta in salita, non aveva il minimo spazio per commettere errori.
Ma si affidò al Signore, che l’aveva chiamato ad un’impresa apparentemente
impossibile.
Saul
interpella una negromante
(28)
(3-20)
3 Samuele era morto e tutto Israele aveva fatto il lamento
su di lui; poi l’avevano seppellito a Rama, sua città. Saul aveva bandito dalla
terra i negromanti e gli indovini.
4 I Filistei si radunarono e andarono a porre il campo a
Sunem. Saul radunò tutto Israele e si accampò sul Gèlboe. 5
Quando Saul vide il campo dei Filistei, ebbe
paura e il suo cuore tremò.
6 Saul consultò il Signore e il Signore non gli rispose,
né attraverso i sogni né mediante gli urìm né per mezzo dei profeti.
7 Allora Saul
disse ai suoi ministri: "Cercatemi una negromante, perché voglio andare a
consultarla". I suoi ministri gli risposero: "Vi è una negromante a Endor".
8 Saul si camuffò, si travestì e partì con due uomini.
Arrivò da quella donna di notte. Disse: "Pratica per me la divinazione mediante
uno spirito. Èvocami colui che ti dirò". 9 La donna gli
rispose: "Tu sai bene quello che ha fatto Saul: ha eliminato dalla terra i
negromanti e gli indovini. Perché dunque tendi un tranello alla mia vita per
uccidermi?". 10 Saul le giurò per il Signore: "Per la vita
del Signore, non avrai alcuna colpa per questa faccenda". 11
Ella disse: "Chi devo evocarti?". Rispose: "Evocami Samuele".
12 La donna
vide Samuele e proruppe in un forte grido e disse a Saul: "Perché mi hai
ingannata? Tu sei Saul!". 13 Le rispose il re: "Non aver
paura! Che cosa vedi?". La donna disse a Saul: "Vedo un essere divino che sale
dalla terra". 14 Le domandò: "Che aspetto ha?". Rispose:
"È un uomo anziano che sale ed è avvolto in un mantello". Saul comprese che era
veramente Samuele e s’inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò.
15 Allora Samuele disse a Saul: "Perché mi hai disturbato
evocandomi?". Saul rispose: "Sono in grande angustia. I Filistei mi muovono
guerra e Dio si è allontanato da me: non mi ha più risposto, né attraverso i
profeti né attraverso i sogni; perciò ti ho chiamato, perché tu mi manifesti
quello che devo fare". 16 Samuele rispose: "Perché mi vuoi
consultare, quando il Signore si è allontanato da te ed è divenuto tuo nemico?
17 Il Signore ha fatto quello che ha detto per mezzo mio.
Il Signore ha strappato da te il regno e l’ha dato a un altro, a Davide.
18 Poiché non hai ascoltato la voce del Signore e non hai
dato corso all'ardore della sua ira contro Amalèk, per questo il Signore ti ha
trattato oggi in questo modo. 19 Il Signore metterà
Israele insieme con te nelle mani dei Filistei. Domani tu e i tuoi figli sarete
con me; il Signore metterà anche le schiere d’Israele in mano ai Filistei".
20 All’istante Saul cadde a terra lungo disteso, pieno di
terrore per le parole di Samuele; inoltre era già senza forze perché non aveva
mangiato nulla tutto quel giorno e tutta quella notte.
Gli urim e i tummin coi quali il
sacerdote consultava il Signore erano probabilmente diverse pietre sfaccettate,
sulle cui facce probabilmente c’era scritto U e T. Le piccole pietre sfaccettate
venivano gettate su di un piano. Se davano tutte urim voleva dire una cosa, se
tummin il contrario: un si e un no. Quando alcune pietre davano U e le altre T
voleva dire che il Signore taceva. Le operazioni con gli urim e i
tummin erano lunghe perché si procedeva per singole domande. Gli urim
e tummin erano contenuti nel pettorale dell’efod del sacerdote. Saul vede
che Dio tace. Tace anche coi sogni. Tacciono anche i profeti già entusiasti di
lui, ma che ora non hanno da Dio nessuna parola per lui.
Saul disperato compie l’ultimo suo gesto inconsulto,
contraddicendo l’abolizione da lui fatta dei negromanti e degli indovini in
tutto il paese, va da una negromante. Per giungere ad Indoor deve di notte
passare oltre il monte Moria aggirando il campo filisteo. Possiamo immaginare
Saul travestito, con lo sguardo sconvolto, attanagliato dal digiuno che aveva
indetto per avere Dio propizio, andare di notte dalla negromante.
Bisogna fare attenzione alle parole di Saul: “Pratica
per me la divinazione mediante uno spirito". E’ un rituale magico con il quale si vuole costringere un defunto
a rendersi presente. La negromante ha una visione che viene da Dio e capisce che
si trova di fronte a qualcosa di ben diverso dal suo consueto, tanto che subito
dice che l'uomo che gli ha chiesto quella evocazione è Saul. Le parole di
Samuele sono dure: “Perché mi hai disturbato
evocandomi?”. La pratica della negromanzia, condannata dalla
Scrittura, non raggiunge l'evocato, ma il demonio, che si presenta come il
defunto invocato per ingannare. Nel caso di Samuele l'evocazione raggiunse il
profeta per opera di Dio. Samuele non lascia speranza a Saul: Domani Saul morirà
in battaglia. Di fronte a queste parole Saul cadde per terra, terrorizzato. Poi
il ritorno a Gelboe per una impossibile vittoria.
La
battaglia di Gelboe e la morte di Saul
(31)
(1-5)
1
I Filistei attaccarono Israele, ma gli uomini d’Israele fuggirono davanti ai
Filistei e caddero trafitti sul monte Gèlboe.
2
I Filistei si strinsero attorno a Saul e ai suoi figli e colpirono a morte
Giònata, Abinadàb e Malchisùa, figli di Saul. 3
La battaglia si concentrò intorno a Saul: gli arcieri lo presero di mira con gli
archi ed egli fu ferito gravemente dagli arcieri.
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Allora Saul disse al suo scudiero: "Sfodera la spada e trafiggimi, prima che
vengano quegli incirconcisi a trafiggermi e a schernirmi". Ma lo scudiero non
volle, perché era troppo spaventato. Allora Saul prese la spada e vi si gettò
sopra.
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Quando lo scudiero vide che Saul era morto, si gettò anche lui sulla sua spada e
morì con lui.
Il monte Gelboe è di fronte al monte More,
che si trova a nord. In mezzo Isreèl, un corridoio pianeggiante di un tre km,
che procede, quale braccio orientale, dalla valle di Esdrelon. La valle di
Esdrelon è lunga 30 km e va dal mare (golfo di Haifa, a nord del Monte Carmelo)
fino all’avvallamento del Giordano, con un abbassamento di livello di 300 metri
lungo 20 km. Saul per andare dalla negromante di Endor, che si trova a nord di
More, dovette aggirare il campo Filisteo.
I Filistei si presentarono con forze
imponenti per invadere i territori di Israele. L’esercito di Saul si organizzò
sul monte Gelboe, secondo quanto già fece Gedeone (Gdc 6,33; 7,1), pronto a a
calare con impeto sull’esercito Filisteo.
Saul ordinò l’attacco indubbiamente con la strategia di spezzare a metà
l’esercito avversario, attaccandone poi una parte alle spalle, ma la grande
mobilità dei Filistei, dotati di numerosissimi carri falcati, creò per viceversa
l’accerchiamento di Israele, e fu la disfatta. Gli Israeliti fuggitivi corsero
verso il Gelboe, ma furono inseguiti.
Saul preferì togliersi la vita piuttosto che morire straziato dai Filistei.
I Filistei penetrarono così nella valle del Giordano.
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