LEFEVRE

Porretta Terme - Bologna. Una signora.

 

“Posso rivolgere una domanda?”.

“Certo”.

“Il motivo della scomunica di Lefevre è per la Messa in latino? Se ne parla in questi giorni, e c’è chi dice che è stato per la Messa in latino.”

“Non è per la Messa in latino, ma per l'errore di contrapporre il messale di Pio V al nuovo, che è anche in edizione latina. La scomunica lo ha colpito perché ha ordinato dei vescovi senza l’approvazione di Roma, così come prescrive il diritto canonico. E’ stato scomunicato perché ha compiuto un atto scismatico. Vede, Lefevre si è dimostrato un uomo contraddittorio. Prima ha firmato tutti i documenti del Vaticano II, poi si è messo a contestarli in nome di nulla, proprio di nulla. Fattosi un gruppo, si è contrapposto a Paolo VI, il quale l’ha sempre trattato con carità; purtroppo fu costretto a sospenderlo a divinis poi la cosa è andata avanti fino alla scomunica. Giovanni Paolo II aveva comandato che si facessero tutti gli sforzi per mantenere l’unità, si era arrivati a considerare la legittimazione canonica della fraternità di Econe, si erano pure precisate le sue possibilità di apostolato. Il vincolo era riconoscere il Vaticano II come documento secondo la tradizione, e ordinare un vescovo della fraternità stessa dopo che questa avesse accettato di riconoscere il Vaticano II, ciò in comunione con Roma. La cosa era giunta in porto ed era stata firmata da Lefevre, ma il giorno dopo si era rimangiato tutto ed ha proceduto con sfida contro Roma alle ordinazioni episcopali. Il Papa gli ha mandato una lettera, poi il monito finale, poi ancora un invito. Si pensava che fosse vittima di quello che aveva creato e che perciò fosse influenzato dai suoi, così, la sera prima dell’ordinazione scismatica, gli è giunto un ultimo messaggio del Papa e c’era anche una macchina che avrebbe potuto utilizzare se avesse voluto andare a Roma, sottraendosi così ad ogni influenza. Niente, ha voluto precipitare nello scisma.

Poi è tristissimo come abbia svisato il messaggio della Madonna delle Salette e di Quito in Ecuador (quest’ultima apparizione è di secoli fa e non ha alcuna portata per i giorni nostri, così neppure quella della Salette se non per la validità eterna del richiamo alla preghiera e alla penitenza). Li ha svisati per comparire lui, niente di meno che il Salvatore del sacerdozio cattolico. Io so solo che S. Francesco era certo migliore dei papi che conobbe, ma non gli venne mai in mente di reputarsi superiore".

“Grazie, padre.”

 

CHE DIFFERENZA C’E’?

Bologna - Firenze. Un signore sui 55 anni.

 

“Pace e bene, a mani piene!”.

“Grazie! Ne ho bisogno”.

“Il Signore è vicino, coraggio”.

“Senta, mi dice chi sono i Testimoni di Geova? Che differenza c’è tra voi e loro?”.

“La differenza è completa”.

“Ma, anche loro leggono la Bibbia!”.

“Più che la Bibbia, leggono la Torre di Guardia, che è una loro rivista; sulla base di quella imparano a memoria passi della Bibbia. Chi dirige la rivista, in tutto e per tutto, è il “Corpo direttivo” che ha sede in un grattacelo di Brooklyn. Ecco, noi crediamo nella Trinità loro no, noi crediamo nella divinità di Cristo, loro no, noi crediamo nel primato di Pietro, loro lo detestano, e via dicendo.

Loro dicono che tutti i governi sono di Satana, così tutte le religioni, tranne la loro ovviamente, così tutte le strutture economiche delle nazioni. Loro dicono che l’ ONU è un invenzione di Satana e che lo Stato italiano è la settima testa della bestia di cui parla l’Apocalisse al cap. 17.

Scelgono l’obiezione di coscienza circa il servizio militare, ma ciò non tanto per il fatto bellico, ma perché dicono che non possono entrare in contatto con le strutture di Satana; così , non vanno a votare, perché sarebbe un entrare in contatto con il sistema malvagio di Satana.”

“Ma, come hanno fatto ad arrivare a queste idee?”.

“Per capirlo bisogna pensare che vengono dal mondo protestante americano. Il mondo protestante trae le proprie idee da Lutero, Calvino, Zuiglio, che avevano negato il magistero e la tradizione, aprendo così ad una lettura della Bibbia fondata sul soggettivismo, cioè ognuno la può, in definitiva, leggere come gli pare. Un certo Russel, che è l’origine dei Testimoni di Geova, si unì con un gruppo d’Avventisti; gli Avventisti aspettavano come prossima la seconda venuta di Cristo, così Russel, per proprio conto, arrivò a congetturare delle sue date sul ritorno di Cristo e, avendo un buon patrimonio ereditato dal padre, diede vita ad una società editrice, da lì i testimoni di Geova. Fissato sulla ricerca delle date, Russel lesse la Bibbia da un punto di vista falso. Insofferente del mistero di Dio, volendo tutto scoprire con le sole risorse del raziocinio, negò il mistero Trinitario.

Il risultato di tutto è che Dio presso i Testimoni di Geova si riduce a ben poco, sia per la negazione del mistero Trinitario sia per la carenza di ciò che fornisce la ragione. Geova, secondo loro, ha un corpo, dei sensi e abita in un luogo particolare. Ora tutto questo non è altro - e il guaio è che non se ne avvedono - che un Dio concepito in termini pagani, un idolo dell’immaginazione, risultato della doppia negazione del mistero e di ciò che dà la ragione”.

“Dicono che il Natale non è il 25 dicembre?”.

“Nessuno tra i cattolici e tra i cristiani d’altre confessioni, dice che la data del Natale sia il 25 dicembre, e ciò anche prima che esistessero i Testimoni di Geova. La festa venne istituita sulla data di una festività pagana: quella del sole nascente; quando la Chiesa ebbe l’ufficializzazione, con Costantino e poi Teodosio, la festa pagana venne sostituita con la celebrazione della nascita di Cristo, vero sole nascente. L’immagine del sole nascente è nel cantico di Zaccaria. Alcuni tuttavia, recentemente, parlano che la data del 25 dicembre potrebbe essere corretta, questo in base a complicati calcoli astronomici e di calendario. Comunque, il Natale non è un 'genetliaco', ma la celebrazione della venuta del Figlio di Dio, nel mistero dell’Incarnazione.  I Testimoni di Geova hanno fatto del 25 dicembre un'arma che non colpisce altro che chi è lontano dalla vita ecclesiale, e che perciò è lontano da ogni corretta informazione. Poi, tirano fuori che Gesù non fu crocifisso su una croce, ma inchiodato ad un palo e su questa loro 'novità' cercano di sorprendere i cristiani”.

“Che cosa li fa dire che fu crocifisso ad un palo?”.

“E’ tutta una cosa campata in aria. Il termine greco che designa la croce nei Vangeli è 'stauros', che letteralmente significa palo;  così loro dicono che la croce fu un palo. Ma i romani non usavano un palo, bensì una croce. La croce era composta dal palum e dal patibulum.

Il palum era la parte verticale che si trovava fissata sul luogo del supplizio, il patibulum era la parte orizzontale: veniva posta sulle spalle del condannato durante il tragitto. Sul luogo del supplizio il condannato veniva inchiodato al patibulum ai polsi, poi elevato e infine si inchiodavano i piedi al palum. Così si aveva la croce. Con questo non si esclude in assoluto che Gesù portasse tutta intera la croce, lo si può sostenere a partire dal fatto che la crudeltà del carnefice poteva anche esercitarsi con maggiore crudezza, e che proprio dato il grande peso venne costretto il Cireneo a portare la croce. Dunque, Gesù fu inchiodato alla croce. In antico il condannato veniva legato ad un palo ed inchiodato ad esso da qui la parola stauros, ma ciò non presso i romani. I romani usavano la croce come è docuemntato. Nelle catacombe romane si ritrova il segno della croce e fin dall’inizio i cristiani si facevano il segno della croce; così quella dei Testimoni di Geova è una sparata che va contro la documentazione storica. Tale sparata la fece Rutherford, che voleva far dimenticare il suo predecessore Russel, il quale nella Torre di Guardia metteva la croce”.

“Ma che cosa cambierebbe se Cristo fosse stato inchiodato ad un palo?”.

“In sé e per sé niente; ma si avrebbe un falso archeologico, storico, e noi i falsi non li vogliamo.

Del segno della croce ne parla il profeta Ezechiele con il Tau”.

"Certo che delle storie ne hanno per la testa!".

“Altro punto in cui sbagliano in pieno è sull’esistenza dell’anima.

Rutherford leggendo Ezechiele (18,4-10) lesse: <L’anima che pecca sarà quella che morrà>, e così disse che l’anima non è immortale. Ma la sua traduzione è errata, nel senso che nefesh in questo caso significa persona; ciò in diversi punti della Bibbia. Ezechiele parla a proposito delle colpe dei padri che non ricadono sui figli: sarà il responsabile a morire. Morirà in quanto sarà in disgrazia di Dio. A partire dalla sua errata interpretazione Rutherford è partito in quarta appoggiandosi anche al libretto di Qoelet. Ma in (12,8) del libro di Qoelet, si afferma chiarissimamente l’esistenza dell’anima immortale. Dice: <e ritorni la polvere alla terra, com’era prima, e lo spirito ritorni a Dio che l’ha dato>.

Sempre nel libro di Qoelet, si legge (11,5): <come ignori per qual via lo spirito entra nelle ossa dentro il seno di una donna incinta>; si vede bene come l’anima venga da Dio. In Qoelet si parla che l’anima scende nello scheol. Lo scheol è l’aldilà nella concezione degli antichi.

Il passo di Qoelet (3,21), che dice: <Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?>, è relativo al fiato. Qoelet dice che una distinzione, a partire dalla semplice vita fisica, non si può fare tra l’uomo e l’animale, dicendo magari che il fiato dell'uomo sale in alto e quello della bestia scende in basso.

La differenza sostanziale tra l’uomo e l’animale sta perciò nell’anima. Al vers. 17 dice che vi sarà un giudizio e questo sarà dopo la morte fisica. Qoelet vede che in questa vita l’empio ha spesso prosperità e il giusto dolore, invece; così tutto avrà la sua sentenza dopo la morte.

La Bibbia parla chiaramente dell’esistenza dell’anima immortale. Nel libro della Genesi, ad esempio, viene presentato un immenso abisso tra la creazione degli animali e degli uomini. Gli animali non ricevano la neshamah (l’alito di vita soffiato da Dio nell’uomo). Anche l’uomo è detto nefesh chayyah, cioè un essere vivente come gli animali, anche loro detti nefesh chayyah ma solo l’uomo ha ricevuto la neshamah. Solo l’uomo è detto essere fatto ad immagine e somiglianza con Dio, e ciò per l’esistenza dell’anima immortale. Ma tanti sono i passi nella Bibbia dove si vede l’immortalità dell’anima. Basta ricordare la parabola di Lazzaro e del ricco Epulone. S. Paolo dice nella lettera ai Filippesi che per lui vivere è Cristo e morire un guadagno, e che desiderava essere con Cristo in cielo. Ma tanti sono i passi; ecco, nell’Apocalisse si legge che il tormento dei dannati sarà per sempre: <il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli>. Alla verità dell'esistenza dell'anima ci si può arrivare anche per via filosofica.

Per i Testimoni di Geova l'Inferno non esiste. Con questo pensiero molti potrebbero dire: <Meglio un uovo oggi che una gallina domani>, dal momento che c’è annientamento e non condanna eterna”.

“Ha studiato bene la cosa”.

“Se vogliamo aiutare la gente non possiamo che fare così. Ecco, la loro fine del mondo non è come la pensiamo noi; loro pensano, che tra poco scenderà dal cielo Cristo, come feld-maresciallo, e ucciderà tutti, tranne che loro.

I sopravvissuti faranno sulla terra un società di Geova pian piano, a scaglioni risorgeranno tutti i Testimoni di Geova; anche quelli che non hanno conosciuto Geova risorgeranno, e poiché non ci sarà più il sistema malvagio con facilità aderiranno a Geova. Però non tutti lo faranno, ed ecco che verrà la fine dove i malvagi verranno annientati. Tutti questi loro discorsi nascono da una lettura distorta dell’Apocalisse, prendendo per letterale verità quello che è solo linguaggio figurato e simbolo.”

“Sto pensando che in Italia i Testimoni di Geova stanno crescendo; ma perché la gente aderisce a cose del genere?”.

“Tutto il guaio sta nel fatto che molti cristiani vivono lontani dalla Chiesa e così, quando ad uno si presenta il Testimone di Geova dicendo che non farà altro che leggere la Bibbia, questi comincia ad avventurarsi nella lettura; poi ci pensano i conduttori della lettura introdurre i loro errori.

Ecco, tornando agli errori, loro non credono nella divinità di Cristo; durante lo studio della Bibbia con l’incauto cattolico presentano alcuni passi per portarli a non credere alla divinità di Gesù. Il passo dove Gesù dice che gli angeli e neppure il Figlio conoscono la data della fine del mondo (Mt 24,36); il passo in cui Gesù dice (Gv 14,28): <Il Padre è più grande di me>; il passo dove dice (Gv 5,19): <Il Figlio da sè non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre>. In tali passi però si afferma come il Figlio si sia abbassato, pur restando Dio, al livello degli uomini; egli si è fatto, per la natura umana assunta, servo.

Tutto questo è ben espresso nella lettera ai Filippesi dove si dice che: <Cristo Gesù pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce>. Riguardo alla conoscenza della data della fine del mondo il fatto non tocca minimamente la divinità di Cristo, infatti come uomo poteva non sapere la data della fine del mondo mentre la sapeva come Dio; cioè la sua natura umana ignorava quella data. Tuttavia i teologi dicono che anche l’umanità di Gesù sapeva quella data, e fanno risalire le parole di Gesù al fatto che non faceva parte della missione ricevuta dal Padre il rivelare quella data. Gesù rispose così per troncare ogni curiosità dei discepoli, non solo di quelli che aveva dinnanzi ma di tutti i fedeli fino alla fine del mondo; così, se uno avesse un’apparizione di Gesù che gli rivelasse la data della fine del mondo, può dire che è una falsa visione. Bene credo di avere detto tutto. Ah, poi, circa il primato di Pietro va detto che è attestato dal Vangelo: <Tu sei Pietro… ecc...>; Pietro andò a Roma, nessun protestante assennato nega più questo fatto storico. Pietro si chiamava Simone, Gesù gli cambiò nome a significare il suo ruolo nella Chiesa. I Vangeli, nell’elenco dei 12, lo mettono sempre per primo; bene! Avanti con il Signore, stai sempre con la Chiesa”.

“Grazie delle delucidazioni”.

“Poi c’è la questione della trasfusione del sangue”.

“Sì! Loro non fanno la trasfusione del sangue. Se non se la fanno loro, il male è per loro; ma è che vorrebbero che non venisse praticata ai loro bambini, e questa è l’ingiustizia.

La faccenda della trasfusione del sangue nasce da un’errata comprensione di un antico divieto di non mangiare sangue. Nel libro della Genesi si legge (9,4): <non mangerete la carne con la sua vita , cioè il suo sangue>; nel Levitico (17,11): <La vita della carne è nel sangue>.

Questi passi, per capirli inequivocabilmente, bisogna intenderli a partire dalle macellazioni rituali degli animali; in esse il sangue si separa dalla carne e la carne perde così la vita: infatti l’animale muore. Risulta così ovvio, da questa esperienza  cultuale,  dire che la vita della carne è nel sangue. Il sangue veniva ad essere il segno della vita, e come tale non poteva essere che di Dio, cioè non poteva essere consumato dall’uomo. Questa norma, formulata in campo cultuale, era poi estesa ad ogni macellazione per sottolineare che la vita è di Dio. Questo discorso del non mangiare sangue decadde in pieno con il cristianesimo, rimase per un po’ di tempo con il solo valore di compromesso tra i cristiani che venivano dal mondo giudaico e quelli provenienti dal mondo pagano: questo è nel libro degli Atti degli Apostoli.

Nel libro degli Atti si parla dell’astensione dagli animali soffocati in ragione del sangue che rimaneva nell'animale. Se propriamente in tal caso la vita doveva dirsi nel fiato, rimaneva il fatto che il sangue era assunto in generale, a partire dal quadro cultuale, a segno della vita, e come tale riservato a Dio, come le dicevo prima”.

“Grazie padre, mi ha chiarito un sacco di cose.”.

“Un’ultima cosa! Il nome Geova dato a Dio non è esatto, la più provabile pronuncia è Jhavéh. Poi nel Nuovo Testamento non è mai usato il nome Jhawè, e ciò risulta contro la loro idea che per avere garanzia di salvezza bisogna pronunciare questo nome. Il 'nome' poi, ad es.: <Sia santificato il tuo nome>, sta ad indicare la persona e non il nome in se stesso: tutta la Scrittura presenta questo. Bene! Arrivederci.” 

 

L’UNICA VERA SAPIENZA

Bologna - Imola. Un signore sui 50 anni.

 

“Pace bene, fratello! Come andiamo?”.

“Come Dio vuole! E’ fatica andare avanti”.

“Dai, che non è vero! Hai pure una bella guscia!”.

“Che frate allegro!”.

“Bisogna essere allegri; allegri, non allegrotti, però”.

“Il mondo cambia, padre e cambia in peggio! Qua, prima o poi, ci viene addosso un castigo”.

“Non prenderla in questa maniera tragica. Ci vuole speranza”.

“Tutto cambia. Con tutte le cose che abbiamo fatto abbiamo anche cambiato le stagioni”.

“Certo che dovremmo avere molto più criterio nel salvaguardare l’ambiente. Se invece di tante opere belliche costruissimo una vera situazione per l’uomo sulla terra, ci sarebbe un’umanità più serena. Stiamo lì a fare scoperte ad oltranza, ma non per l’uomo, ma o per la guerra o per uno sfrenato epicureismo”.

“Se non fosse per il Signore!”.

“Davvero! Sappiamo, sappiamo, ma non sappiamo niente, poiché l’unica vera sapienza è come andare a Dio, cioè Gesù. Conosciamo cose astronomiche, facciamo ipotesi mirabolanti, ma misconosciamo l’Autore di tutto”.

“Lei ha studiato”.

“Mica tanto. Io cerco di guardare l’universo non con l’occhio di chi vorrebbe sapere tutto, ma con l’occhio di chi vuol essere unito all’Autore. Non che sia contrario alla scienza, ma voglio dire che la virtù prima della scienza deve essere l’umiltà.

Lo scienziato autentico vede bene la potenza di ciò che gli sta dinanzi; invece il divulgatore da rotocalco spara a non finire volendo dar da intendere che ormai tutto o quasi tutto, o in un prossimo futuro, è nella testa dell’uomo”.

“Adesso con tutti gli inquinamenti atmosferici chissà dove andremo”.

“Dovremmo usare dei motori elettrici nelle macchine; ce ne sono già. Tempo fa’ mi ha dato un passaggio uno che lancerà quest’estate un furgoncino a motore elettrico: andrà a 50 all’ora. Le batterie si caricano con la 220 familiare. Mi ha detto che è stata approntata una macchina con motore elettrico, che va ai 110.”

“Speriamo che si diffondano in fretta, perché se no va male”.

“Sono arrivato. Vuoi un segreto? Tieni sempre lontana da te la tristezza, quella che deriva dall’insoffribilità delle circostanze, quella che deriva da una coscienza non pulita; l’unica buona tristezza è quella di vedere tanti uomini lontani da Dio, e Iddio offeso; ma anche qui bisogna reagire pregando il Signore per la loro salvezza. Dio ti darà la gioia di sapere veramente amare”.

“Arrivederci, padre”.

 

IL CORANO

Autostrada Modena - Bologna.

 

“Ho parlato con una signora musulmana e ha cercato di convincermi”.

Il signore sui 50 anni che mi ha dato il passaggio mi dice questo con il tono di far capire che obiettava come tutti dicono di aver la religione vera..., e allora?

“E’ giusto che quella musulmana abbia cercato di convincerla, se non lo avesse fatto non potrebbe dire di essere credente. Ciò però, non vuol dire che posta a contatto vitale con il Vangelo lo possa rifiutare senza penalità davanti a Dio”.

“Ma non credono in Dio?”.

“Quanto al monoteismo non c’è nulla da dire. Il problema è che i musulmani dicono di avere la rivelazione giusta e piena. Ora ciò non è. E lo si può ben dire perché il Corano è organizzato a partire da un'errata documentazione sulla nostra fede cristiana.

Il Corano dice che la nostra Trinità è un’associazione di tre dei, ma ciò non è minimamente vero. E ancora, il Corano dice che noi facciamo di Dio, Gesù e Maria tre dei, e ciò non è minimamente vero: Maria non è una divinità. La Trinità non è affatto un’associazione di tre dei, ma rigorosamente Dio unico, in tre Persone uguali e distinte. L’Essenza divina è rigorosamente una e le tre Persone non sono distinte dall’Essenza, ma solo tra di loro, per via di relazione: il Padre che genera il Figlio da tutta l'eternità, senza cominciamento, lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio, tramite tra i due, conseguenza dei due.

La Trinità è un mistero rivelato che ci dice che in Dio c’è una vita d’amore. Dio è amore e quest’amore 'ab intra' si riversa ad 'extra' sul creato.

Poi, diverse dottrine di Maometto sono antecedenti a lui e appartengono a gruppi cristiani eretici.

Altro punto in cui il pensiero coranico erra, è che dice che la Bibbia sia un’alterazione di antecedenti rivelazioni date da Dio agli ebrei e ai cristiani: una manipolazione fatta dagli ebrei e dai cristiani. Ora una manipolazione non può essere così universale da coinvolgere tutti i codici biblici, senza lasciare traccia di memoria storica del gravissimo avvenimento, che avrebbe dovuto trovare fortissime opposizioni. Ora, tutti i codici conosciuti e non sono pochi, del Vecchio Testamento sono concordi anche se possono esistere differenze, non di dottrina però, dovuti ai copisti; poi, non c’è la minima traccia storica di un così macroscopico fatto in Israele, così per il Nuovo Testamento: tutti i codici concordano. La Chiesa non ha mai conosciuto adulterazioni di verità; il messaggio di Cristo non è mai stato svisato, ciò per dogma di assistenza divina e per verifica storica; solo gli eretici hanno adulterato.

La Chiesa prese le Scritture veterotestamentarie, convalidate dalla testimonianza di Gesù, come si vede nel vangelo di Giovanni (10,35), e in altri punti, e le fece proprie, perché le appartenevano. Ma che stranezza, gli ebrei non adulterarono i passi usati dai cristiani per dimostrare il Cristo, e se non adulterarono quelli, come poterono adulterare gli altri!?

Non c’è la minima possibilità di affermare che la Bibbia conosca manipolazioni. All’uomo d’oggi, che esige dati storici, una roba del genere non la si può far credere.

Altro non c’è da dire e ne consegue che il libro di Maometto, nel quale è misconosciuta la divinità di Cristo e vi si trova quello che dicevo prima, non è affatto parola di Dio, cioè rivelazione, ma unicamente un libro religioso.

Cosa si deve dire allora?

Alcuni nel passato hanno detto che il Corano fu scritto sotto influsso demoniaco; altri, più recentemente, affermano che Maometto fu affetto da stati patologici; altri dicono che usò la finzione di dirsi profeta per i suoi scopi di grandezza.

Io penso ad un’iniziale sincerità religiosa di Maometto, su questa sincerità s’innestò il guaio di entrare in contatto con un cristianesimo adulterato: quello dei gruppi ereticali. Poi s’innestò il cedimento di credersi il Profeta. Dunque il Corano è unicamente opera di una mente vivida, colta, ma eccitata da sogni di grandezza.

Il Corano è presentato come dettato di Dio, e perciò i musulmani non hanno la dottrina dell’ispirazione biblica come l’abbiamo noi, in cui c’è lo Spirito Santo che agiva in un individuo in pieno possesso delle sue facoltà, ma in modo tale che risultasse solo e unicamente la parola di Dio. Certo anche noi abbiamo il concetto di parola udita, come si vede circa i profeti biblici, ma poi quando il materiale raccolto dai discepoli o dallo stesso profeta veniva fissato nel libro biblico c'era il carisma scribendum in opera.

“Preghi per me!”.

“La ricorderò, ma lei si dia da fare. E’ cristiano, faccia i Sacramenti. Riceva Gesù, che nella Comunione viene nel nostro cuore. Dalla bocca al cuore come dicono i padri della Chiesa. Non si chiuda alla Chiesa. Preghi. A questa verità ci si può arrivare anche per via filosofica".

 

DAMMI UN ACCENDINO

Milano - Bologna. Un signore sui 40 anni.

 

“Pace e bene, fratello!”.

“Oh, un uomo allegro!”.

“Io sono contento, ho fatto dei buoni investimenti, sono arrivato a costruire qualcosa”.

“Bene”.

“Certo uno però non è mai contento. Io ho un guaio: mi sono innamorato di un'altra donna, ma sono sposato ed ho una bambina”.

“Ah, bel lavoro! Non è lecito fare così”.

“Ma noi ci amiamo!”.

“L’amore vuole giustizia, legittimità, onestà, per porsi; se no diciamo che è solo fuga sentimentale”.

“Io ho avuto un’educazione cristiana, servivo alla Messa; sento il peso di questo, ma non ce la faccio”.

“Certo che se ha lasciato che le cose la prendessero per bene adesso le risulta difficile, ma volere è potere. E poi guardi che lei corre il rischio di finire a friggere all’Inferno, se va avanti così”.

“Io non ho paura dell’Inferno”.

“Domattina! Sei in grado di tenere un dito fermo su una fiamma?”.

“Io sì!”.

“Dammi mò un accendino. Ce l’ hai?”.

“Sì! Ecco”.

Accendo l’accendino.

“Metti qua il dito”.

Lo mette, ma gli fa fare il pendolo, velocemente, per non scottarsi.

“Tienilo fermo”.

“Ma brucia!”.

“E’ proprio quello che ti dicevo. Non sei in grado. Cerca un po’ di vederti, perché mica ti vedi, sai?”.

“Cosa devo fare?”.

“Devi stare con tua moglie e tua figlia, e piantare quell'altra. Questo devi fare”.

“Ci proverò”.

“Bene. Il Signore ti stia vicino”.

 

IL VECCHIO TESTAMENTO

Porretta Terme - Bologna. Un signore sui 45 anni.

 

“Padre, ma questo Dio!? Lo sento lontano. Se si legge il Vecchio Testamento si vede un Dio che colpisce. Io sto perdendo la fede. Ho tanti guai in famiglia, ma Dio non mi aiuta”.

“Coraggio. Non pensare male del Signore. Vedi, Dio è Amore. Questa è la rivelazione piena che Dio ha dato di se stesso. Nel Vecchio Testamento Dio ha dovuto comportarsi conseguentemente alla nostra rozzezza. Eravamo involuti, pronti all’odio e agli idoli. Dio ha dovuto, per elevare il suo popolo, dare norme forti. Nel Vecchio Testamento è però presente il Dio che perdona, che usa misericordia, che è provvido. Sconcerta che gli Israeliti avessero l’ordine di distruggere le città cananee, ma questo va visto alla luce dell'embrionalità spirituale degli Israeliti. Se non avessero distrutto le città, e purtroppo anche gli abitanti, si sarebbero lasciati prendere dai costumi cananei e dagli idoli, come avvenne, appunto, perché non sempre osservarono di fare questo. Giocò poi la componente del castigo; gli Israeliti divennero strumento di castigo contro genti la cui morale era fortemente pervertita. Questo castigo, poi, avviene rigorosamente in connessione con la conquista di una terra per insediare il popolo di Israele. Certo, nel Nuovo Testamento siamo in un clima diverso, ma ciò perché abbiamo Cristo. Non dubiti del Signore. Lo lodi, piuttosto, perché ci ha usato e ci usa moltissima misericordia. Non pensi male di Dio. Gesù Cristo è morto per noi sulla croce. Non ci basta questo per allontanare ogni cupo pensiero su Dio?”.

“Grazie, pregherò”.

“Bene! Non si lasci prendere dallo sconforto: è una brutta bestia”.

 

LE INDULGENZE

Porretta terme - Pistoia. Una signorina sui 35 anni.

 

“Senta, mi spiega il discorso delle indulgenze?”.

“L’indulgenza è la remissione totale o parziale della pena che uno dovrebbe scontare in purgatorio a causa dei propri peccati. Essa, poi, può essere applicata ai defunti. L’indulgenza attinge ai meriti dei Santi e agli infiniti meriti di Cristo.

Il discorso delle indulgenze discende a modo di corollario, mi capisca bene, da tre dogmi: dal valore infinito dell’espiazione di Cristo, dalla podestà delle chiavi che Cristo ha dato alla Chiesa e dalla comunione dei Santi. La Chiesa può, così, stabilire delle opere che favoriscono la conversione, che siano per il bene della Chiesa, e a queste annettere un’indulgenza. Bisogna però confessarsi, comunicarsi, e decidersi a vera vita cristiana, se no non si ha affatto l’indulgenza.

Quindi vede che non è un giochetto: uno fa alcune cose, qualche preghiera, qualche elemosina, e tutto è fatto. No! Occorre che tutto sia accompagnato da vera decisione al bene.”

“Grazie e arrivederci”.

“Bene”.

 

NON CAPISCO LA DISTINZIONE

Porretta Terme - Bologna. Un signore sui 40 anni.

 

“Io non capisco la distinzione tra metodi naturali e non naturali. Tutti e due non hanno lo stesso fine: quello di non avere figli?”.

“E’ vero, ma è differente l’aspetto morale”.

“Non capisco”.

“Vede, la Chiesa vuole sempre che sia salvata la connessione tra aspetto procreativo e aspetto unitivo; sono due anelli che devono rimanere uniti. Se si separano succede come sta succedendo: l’aspetto procreativo va a finire nelle provette e l’aspetto unitivo nelle porcherie. I due anelli devono restare uniti. Ora, è chiaro che uno non può mettere al mondo più di tanti figli, e così ad un certo momento bisognerà sospendere la natalità. Ed ecco perché quelli naturali: perché permettono che, a livello psicologico morale, rimanga la connessione tra i due anelli, anche se, giocoforza, non si possono più avere figli.

La coppia già si è incontrata nella gioia di essere padre e madre, e, in questa apertura alla vita, i due si sono riconosciuti e hanno plasmato se stessi.

Ora, il metodo naturale non ponendo nulla di artificiale permette che la plasmazione della coppia non venga alterata.

Dunque, il metodo naturale si comprende all’interno di quest'ottica. Se la coppia non ha mai osservato questo e si converte, deve porsi in linea, e il metodo naturale ha anche per essa la capacità di plasmarsi in una verità d’incontro”.

“Bisognerebbe saperle certe cose; perché non vengono dette?”.

“Sono dette. Le coppie vengono informate prima del matrimonio”.

“Grazie”.

 

NON STARA’ IN UNO STATO “ASSOPITO”

Ligorzano - Serramazzoni. Un signore sui 60 anni.

 

“Pace e bene! Vado a Serra”.

“Venga. Io devo averla vista da qualche parte”.

“Può darsi”.

“Senta, posso farle una domanda?”.

“Dica pure”.

“Come vedremo nel cielo, se non avremmo gli occhi?”

“Vedo che ha lei piacciono le cose sottili. Vede l’anima, una volta lasciato il corpo, riceverà da Dio la capacità di vedere che hanno le creature angeliche. Questa capacità sarà infusa in noi, ciò non ha difficoltà filosofiche e si trova nella Scrittura sulla base del fatto che l’anima non sarà in uno stato 'assopito' fino al giorno della risurrezione (Cf. Lc 23,43; 2Cor 5,8; Ef 4,8; Fil 1,23)”.

“Ma ci riconosceremo tra di noi?”.

“Perfettamente! Lei sarà lei e io sarò io. Chiaro?”.

“Anche in Purgatorio ci riconosceremo?”.

“Anche in Purgatorio, e anche all'Inferno, quelli che ci andranno”.

“Senta, visto che ci siamo, come ha fatto a soffrire Gesù se era Dio? Dio non può soffrire.”.

“Gesù è vero Dio e vero uomo. Le due nature, non mescolate, sono unite nell’unica persona del Verbo. E’ il mistero dell’unione ipostatica. Ora, Gesù ha sofferto nella natura umana e non in quella divina. Chiaro?”.

“Grazie, padre, mi ci voleva quest’incontro”.

“E in Paradiso ci arriveremo in fretta, in pochi istanti, accompagnati dagli angeli. Come faccio a dire questo? Nella Bibbia si parla che Giacobbe in sogno vide una scala che collegava cielo e terra e su quella scala salivano e scendevano angeli. I nostri angeli custodi quando sono scesi accanto a noi non sono scesi piano, ma a velocità immensamente superiore a quella della luce. Se fossero andati piano non sarebbero arrivati, anzi arriverebbero quando noi siamo morti da un bel pezzo, da milioni di anni. Che misteri! Bene! Arrivederci.”

 

BISOGNA ESSERE CREDENTI E NON CREDULONI

Firenze - Bologna. Una signora sui 55 anni.

 

“Pace e bene! A mani piene!”.

“Oh! Com’è bello vedere un uomo contento”.

“Per essere contenti bisogna stare con il Signore mettendo in pratica la sua Parola”.

“E’ vero! Ma, quanti oggi non credono in Dio?”.

“Beh! C’è una percentuale di negatori veri e propri, e c’è una percentuale di trascinati dai negatori; questi ultimi avrebbero solo bisogno di chi li aiuti a vederci chiaro.

L’esigenza di Dio è inscritta nel cuore dell’uomo. L’uomo non è mica un animale evoluto, ha un’anima, e questa è immortale, perché spirituale”.

“Dicono che l’uomo deriva dalla scimmia. Cosa si deve dire?”.

“Si deve dire che bisogna essere credenti e non creduloni, perché molti credono in ciò che non è minimamente vero. L’anima esiste ed è facile arrivare a dire, per esperienza d’ogni istante, che l’uomo è un essere autocosciente, che conosce sé, che ha coscienza di sé, che il suo pensare e il suo agire non lo chiudono nel determinismo della materia, ma gli danno di trascenderla, conoscendola e dominandola. L’abisso tra l’uomo e l’animale s'impone, e solo un negatore e dei plagiati possono misconoscerlo. Per quanto un animale venga addestrato in laboratorio, nel senso di fargli acquisire operazioni somiglianti a quelle umane, non arriva mai a sviluppare un processo di conoscenza intellettuale. Hanno addestrato in maniera spinta delle scimmie, scimpanzé e gorilla, ma il risultato è stato che si sono avute solo delle imitazioni di comportamenti, innestate nel processo normale dell’animale, che ha ricevuto un’influenza che ha compromesso la sua complessiva naturale perfezione, quella impressagli da Dio. L’animale è addestrato sfruttando l’istinto del cibo o della libertà dalla gabbia, e anche l’istintiva capacità dell’animale di un certo relazionarsi con l’uomo; se lei ha un cane, lo sa benissimo”.

“Non ce l’ ho, ma conosco bene che ha una certa capacità di relazione”.

“Ecco; non so se le interessa quanto sto dicendo".

“M’interessa”.

“Comportamenti industriosi se ne hanno anche fuori del laboratorio, in natura. La lontra marina rompe i gusci dei molluschi con un sasso. Il fringuello delle Galapagos usa delle spine di cactus per fare uscire gli insetti che si trovano sotto la corteccia degli alberi. Un uccello australiano detto 'Giardiniere' usa un pezzetto di corteccia come pennello e tinge il suo nido con una poltiglia di bacche triturate; lo fa per attirare la femmina.

Ma anche un topo, quando vede un recipiente con olio usa la coda come strumento intingendola nell’olio altrimenti non raggiungibile, e poi la coda se la porta alla bocca. Lo scimpanzé usa dei sassi per rompere le noci di cocco; così anche il babbuino e il cebo. Lo scimpanzé usa un bastoncino sottile per tirare fuori da un termitaio delle formiche, per cibarsene. E’ questa un’operazione casuale, ma che gli può diventare solita.

Dove sta la differenza con l’uomo, il confine in questi comportamenti sia naturali che di laboratorio?

Il confine è stato bene constatato dai ricercatori. Wolfang Kohler, nelle isole Canarie, a Tenerife, nel 1917, in laboratorio, vide che lo scimpanzé non poteva costruire un utensile con un altro utensile. Kohler prese un tubo e dentro vi mise del cibo non raggiungibile dallo scimpanzé, vicino, però gli mise un bastoncino. Dopo qualche tempo l’animale azzeccò di mettere il bastone dentro il tubo e così spinse fuori il cibo. L’operazione dopo gli riuscì benissimo. Kohler fece vedere allo scimpanzé una tavoletta di legno e presentò all’animale la possibilità di assottigliarla con i denti per ottenere il bastone capace di fare uscire il cibo dal tubo. Dopo parecchio tempo l’animale riuscì. Kohler cercò poi di dare all’animale un utensile di pietra scheggiata come quelle del paleolitico, e cercò con lungo impegno che l’animale arrivasse a sbozzarsi il bastone per il cibo da una tavoletta di legno, ma non vi riuscì. Dunque, un animale non può costruire un utensile con un altro utensile.

La cosa è stata anche constatata dagli sperimentatori dell’Università di medicina di Mosca: non può un animale prendere un sasso per scheggiarne un altro, come l’uomo nell’età della pietra.

Altro confine è che non si dà trasmissione intenzionale d’ammaestramento tra un animale ammaestrato e un altro animale. Quando poi cessa la situazione di laboratorio con l’istruttore, gli animali perdono quanto hanno imparato. Tutti sanno che un animale addestrato, se lasciato, inselvatichisce di nuovo.

Inoltre, e finisco, l’addestramento ha limiti quantitativi. Di segni-parola l’animale non ne impara molti; attenzione però per l'animale non sono mai parole, ma solo segni che egli usa, in connessione all'ottenere cibo o meno, libertà o meno, carezza o meno. Se l'animale è addestrato fin da piccolino, in molti anni, arriva ad un 350 - 370 segni-parola, come nel caso di un gorilla. Questa notizia, che ho letto, va probabilmente dimensionata, perché scimpanzé addestrati hanno dato un 200 gesti, cifra suscettibile d’aumento, ma non di tanto. Se si pensa a quello che giunge a compiere l’uomo, si ha l’evidenza palpabile dell’abisso che c’è tra lui e l’animale più addestrato.  E' stato fatto, poi, un accurato esperimento su di un scimpanzé per farlo parlare, ma non è arrivato a parlare. Poche parole, per di più storpiate, dopo un sacco di paziente addestramento, senza alcuna espressione di concetti. Quando si parla di parola, si parla di linguaggio razionale, e questo nessun animale, neppure il più addestrato, l'ha raggiunto, né lo può raggiungere. La parola, il fraseggiare è proprio dell’uomo, e con esso egli esprime il suo pensiero. Concludendo, il più addestrato degli scimpanzé o gorilla, non si avvicina neppure lontanamente alle capacità di un puero di uomo, come da tutti gli specialisti viene detto; me l’ha detto uno specialista in linguaggio per sordomuti. Voglio aggiungere che l’animale, in pieno regime d’addestramento, ha percentuali d’errori del 20-25%. Poi, purtroppo, gli sperimentatori, come è stato notato guardando le videoregistrazioni degli esperimenti, si sono fatti guidare dalle loro idee, perché hanno interpretato a modo loro i gesti dell'animale, che agiva in realtà ripetendo lo stesso modulo gestuale e niente di più. La conclusione di tutto è che lo scimpanzé, il gorilla e via dicendo, non hanno il pensiero, questo poi lo si sapeva anche prima, senza bisogno di tante fatiche”.

“Grazie, padre”.

“Viva Gesù. Tieni questo libretto (Mi dai un passaggio)”.

 

UN SANTONE

Bologna - Imola. Un giovane sui 30 anni.

 

Pace e bene, A mani piene!”.

“Grazie”.

“Senta, c’è un santone indiano, Sai Baba, che materializza la materia!”.

“Quel santone è un imbroglione! La polverina che dice di materializzare è stata esaminata e non è altro che farina fossile di diatomee, che viene usata per esplosivi, o per altro.

Ma, poi, dico, non basta un attimo di riflessione per capire che sono panzane! Io dico che oggi la gente ha perso il buon senso”.

“E i miracoli?”.

“I miracoli sono toccabili con mano; un morto che risuscita, c’è poco da fare, risuscita, un fegato spappolato che di colpo si aggiusta, c’è poco da fare, si è aggiustato e la Chiesa guardi che con i miracoli è severa. Perché la Chiesa affermi l’esistenza di un miracolo occorre che, per prima cosa, sia documentato con esami medici un male, con organo compromesso talmente che la diagnosi sia infausta; poi la guarigione deve essere istantanea e duratura. Va da sé che occorre l’attestazione che ci fu la preghiera, ma dove c’è vero miracolo c’è la preghiera, perché il miracolo lo può fare solo Dio. Una volta che ci siano i punti che le ho detto, la cosa passa nelle mani di una commissione di medici di fama internazionale, e se tutti dicono che il fatto esorbita ogni conoscenza e possibilità della natura, la cosa procede e alla fine c’è la dichiarazione che ci fu miracolo. Dunque, tanta gente che dice, miracolo qui e miracolo là, dovrebbe cambiare modo di fare”.

“Grazie fratello”.

“Di niente. Sta con il Signore”.

 

IMMORTALITA’

Bologna - Porretta Terme. Un signore sui 50 anni.

 

“Senta non è presunzione dire di avere l’anima?”.

“E lei come fa a porsi una tale domanda? Si può, infatti, dire subito che se la pone, anche se distorta e alienata, perché ha, appunto, l’anima”.

"L'ho sentita dire".

"Ha il completo marchio di fabbrica dei Testimoni di Geova. La Bibbia parla, però, altrimenti".

“La loro Bibbia non è come la nostra?”.

“La loro Bibbia è come la nostra, nel senso che sanno bene qual è la Bibbia, ma loro divulgano un libro che è una Bibbia parafrasata, un libro che non è altro che una raccolta sintetica dei loro commenti sulla Bibbia. Recentemente hanno pubblicato una Bibbia in greco con traduzione interlineare in inglese, nella pagina a fianco c’era il testo che divulgavano loro. Gli esperti che tallonano i Testimoni di Geova hanno cominciato a metterli alle strette domandando perché mettono in giro quella loro parafrasi, mentre il testo greco con la traduzione interlineare in inglese, che pur loro presentano è corretto. Appena si sono accorti di avere fatto un passo falso, hanno ritirato quella pubblicazione”.

“A parte i Testimoni di Geova, come si dimostra che abbiamo un’anima?”.

“Basta leggersi un momento. Partiamo dal discorso dei materialisti. Essi dicono che l’organo della conoscenza intellettiva è il cervello; ma, ecco, sarebbe impossibile l’autocoscienza, perché bisognerebbe pensare ad un organo che desse l'autocoscienza; infatti, poiché il primo, il cervello, è già impegnato, bisogna pensarne un altro per l'autocoscienza, e questo non c’è. 

Io ho delle nozioni che sono universali, cioè non legate all'adesso e all'essere qui, quindi esse non sono vincolate dalla corporietà. 

Io posso considerare una cosa in se stessa, cioè contemplarla, io cioè posso filosofare. Per filosofare, ho bisogno di distacco dagli stimoli della corporeità, di ozio, nel senso più nobile del termine. Io, poi, sono consapevole dei miei atti istintivi, connessi alla mia corporeità, e questo mi dice che non sono dominato dall’istintività, pur avendola. L’uomo, poi, nelle sue attività tecniche non è mosso solo dal bisogno, dall’utile materiale, ma soprattutto dall’interesse teorico; un tecnico si lascia assorbire dall’interesse che ha per la cosa in sé; dunque, l’uomo, non agisce nel solo orizzonte del vitale come l’animale".

“Ho seguito bene. Mi spieghi la posizione dei Testimoni di Geova sull’immortalità dell’anima”.

“La posizione è che dicono che la tentazione di essere come Dio si traduce nel credere immortale l’anima; ora questa è una balordaggine perché Dio è ben più che immortale: è eterno. L’anima ha avuto inizio, è stata creata; Dio no! Poi, ancora, l’anima potrebbe essere fatta ripiombare nel nulla da Dio, quindi in assoluto non possiede essere eterno, solo Dio lo possiede di per sé, non avendolo ricevuto da un altro. La Bibbia dice proprio altrimenti di quello che dicono i Testimoni di Geova. La tentazione di voler essere come Dio si esercitò nell’orizzonte del potere, dell’avere, del godere, avendo come unico principio morale la propria illusione di diventare illimitati, onnipotenti e onniscienti;  poi videro bene che avevano abbracciato la menzogna.

Ecco, l’uomo è una realtà corporale e spirituale; ha un'anima, che ha le potenze intellettiva e volitiva; con memoria intellettiva, oltre che memoria sensitiva. Ha potenze sensitive, che attingono il loro costituirsi nel misto anima corpo; e potenze vegetative che presiedono alla vita del corpo, nel senso che fanno sì che il corpo, capace di avere vita, sia vivo. Senza l'anima l'uomo sarebbe così cadavere; e l'anima si separa dal corpo quando questo non ha più la capacità di essere vitale, perché corrotto da malattia o da ferite mortali.

L’anima è tutta in ogni parte del corpo, tuttavia applica le sue virtù a seconda delle varie parti del corpo. La potenza intellettiva e quella volitiva hanno però indipendenza perché, appunto, spirituali. L’anima è così, per usare un paragone, come un nuotatore, che per una parte è immerso nell’acqua e per una parte no. L'anima è la forma sostanziale del corpo. Ma qui il linguaggio forse le diventa difficile.

Bisognerebbe fare un po’ di filosofia”.

“Grazie padre. Io in Dio ci credo”.

“Benissimo. Avanti allora”.

 

CAMPA CAVALLO CHE L’ERBA CRESCE

Modena - Carpi. Un signore sui 50 anni.

 

“Viva il Signore! Com’è grande Dio”.

“Ma, l’universo si espande, la vita si evolve. Cosa andate dicendo?”.

“Ah, ho capito. Senta che l’universo si espande lo dice lei perché è un’ipotesi; e se alla fin fine fosse poi vera, non toccherebbe proprio l’esistenza di Dio e il Vangelo. Se mai la difficoltà sta in tutto il bailamme di discorsi che volentieri si fanno”.

“Ma noi non siamo al centro dell’universo”.

Il fatto di essere dei nulla perché non si è al centro fisico dell'universo è una fantasia, perché l’uomo è invece al centro, in quanto essere intelligente, razionale. E c’è di più; il più piccolo atto d’amore a Dio vale più presso Dio di tutta la materia che egli ha creato. Un atto d’amore è un atto di riconoscimento di una creatura libera che dà il suo omaggio al Creatore. Il più piccolo atto d’amore vale presso Dio più di tutto l’universo.

Poi, che la vita si evolva me lo deve dimostrare con i fatti; e i discorsi degli evoluzionisti lasciano proprio il tempo che trovano”.

“Ma noi siamo riusciti a sintetizzare le proteine, un gene. Riusciremo a fabbricare la vita”.

“Campa cavallo che l’erba cresce! Niente, può stare tranquillo: la vita la crea solo Dio”.

 

SI E’ FATTO IL SUO ALTARINO

Bologna - Parma. Un signore sui 60 anni.

 

“Grazie! E’ stato proprio bravo a prendere su il frate!”.

“E’ la prima volta che ne prendo su uno”.

“Ce ne sono altri che lo fanno, l’autostop. Per me è un’occasione d’incontro. Lei va a Messa?”

“No, ma credo in Dio. Io ho come punto di riferimento Gesù che butta fuori i disonesti dal tempio”.

“Guardi che quel gesto di Gesù è più simbolico che altro. Non è altro che l’affermazione che egli era il padrone del tempio, cioè era un'affermazione della sua divinità. Il gesto di Gesù non giustifica perciò le nostre rabbie, i nostri sdegni violenti contro le cose che non tornano. Certo occorre disapprovare anche con forza, ma, proprio, l’ira  Gesù non ce l’ha predicata”.

“Io, insisto: guardo a Gesù con la frusta in mano”.

“Faccia quello che vuole, ma da quell’episodio lei non può trarre giustificazione alle sue rabbie”.

“Io una volta andavo a Messa. Non ci vado più dal ’48, quando un frate mi ha mandato via dal confessionale perché non gli ho detto per chi avrei votato”.

“E così lei ha fatto di ogni erba un fascio. Quel frate ha sbagliato perché la scomunica era rivolta ai soli militanti l’ateismo. Comunque la disapprovazione della Chiesa per il comunismo era giustificata, e ai giorni nostri lo si vede quanto”.

“Va bene, ma io torno a dire che io guardo a Gesù con la frusta.”

“Se mai con alcune funicelle; poi, se vuole un consiglio, guardi a Gesù crocifisso. Lei, vede, ho paura che si sia fatto il suo altarino, un Dio fatto a modo suo, la sua morale”.

“Ma io credo che Dio mi voglia bene”.

“Va bene; ma lei deve corrispondere a quest’amore. Se lei non accoglie la parola di Dio, come può dire di essere gradito a Dio?”.

“Io qualche volta prego”.

“E questo va bene, ma bisogna vivere quanto ci dice il Signore. Mi dia retta, adesso diciamoci un’Ave Maria”. 

La recitiamo. 

“Comunque ce ne fossero come me!”, mi dice.

“Vuole un segreto? Non si dia del bravo pensando a quelli che sono peggiori, cerchi invece di diventare sempre più coerente. La saluto, mi riprenda su la prossima volta”.

“Va bene”.

 

IL SENTIRE

Roma - Isernia. Un giovane sui 30 anni.

 

“Grazie del passaggio, vado verso Campobasso”.

“Va bene l’accompagno fino a Isernia”.

“Questo è proprio un bel colpo”.

“Io non sono uno che frequenta la Chiesa, ma credo in Dio”.

“E’ molto strano quello che mi dice, visto che lei è un cristiano, perché chi crede in Dio come fa a non vivere la Chiesa che è opera di Dio nella storia?”.

“Io ho letto dei libri induisti e mi ci sono ritrovato. Ho sentito Dio”.

“Forse lei non avrà avuto una catechesi adeguata. Guardi che nella vita spirituale prima di tutto bisogna credere e non cercare di sentire. Se uno si lascia prendere dalla voglia del sentire non va molto in là. A volte Dio ti potrà dare qualche consolazione sensibile, ma poi vuole che tu cammini in pieno nella fede, anche senza nulla sentire. Si ricorda cosa disse Gesù a Tommaso? <Beato tu Tommaso perché hai creduto perché hai visto, ma più beati saranno coloro che crederanno senza avere visto>. Chi rimane attaccato al sentire, al vedere, al gustare, finisce per essere vittima delle sue suggestioni.”

“Lei, dunque, mi dice che ho avuto delle suggestioni”.

“E tu, dimmi che cosa? Se ti sei basato su quei libri io non posso dire diversamente”.

“Ma anche i santi hanno avuto delle esperienze di Dio”.

“Verissimo, ma le hanno usate subito per più credere, non abbarbicati nel sentire, e andando avanti anche quando non sentivano, e per questo crescevano nella fede, che è vincolo, con la speranza e la carità, di unione con Dio. La religione induista è sovraccarica di sentire, di ricerca delle emozioni, ma sono cose che vengono dall'uomo. Con questo non voglio escludere che tra gli induisti, tra coloro che camminano in buona fede, non si abbia una qualche esperienza del divino, naturalmente nonostante la dottrina erronea, e non mediante.”

“Ho capito”.

“Lei è un battezzato, un comunicato, un cresimato, un evangelizzato, anche se magari non in profondità, non passi all’induismo appunto per un sentire che scarta la fede come atto d’adesione a Dio, che è trascendente, distinto dal creato, e non, come dice il panteismo, unito all’universo come l’anima al corpo. Così, infatti, dice l’induismo. Se lei si considera una parte del tutto, tutta la sua  “salita” è quella di estinguere ciò che  la singolarizza come un tu; vuole essere appunto, una parte del tutto. Un bell’imbroglio. E questo imbroglio viene a ledere la sua identità di persona”.

“Comunque io sto ritornando alla fede cattolica; è stato per mezzo di un sacerdote quando ero in ospedale.”

“Ci ritorni in pieno, se veramente vuole stare con Dio. Bene! Arrivederci”.

 

LA RADICE DI TUTTI I MALI

Bologna - Rimini. Un signore sui 50 anni.

 

“Grazie, che ha preso su il frate!”.

“Niente. Come pensa che stia andando il mondo, padre?”.

“Ehi, ci sono molte cose che non funzionano; e la radice di tutti i mali è che gli uomini vogliono sempre più misconoscere il Signore, e si rivolgono a leader pensandoli in termini di Dio. Ma, l’uomo non può avere alcun sovrano, capo assoluto, supremo, che non sia Dio; e quando come capo assoluto ci si dà un uomo, si idolatra una creatura. Idolatrare una creatura, un uomo, è un errore tragico che abbassa l’uomo al livello degli animali, e al di sotto anche. Solo Dio può essere re supremo dell’uomo. Non che non occorra l’autorità, essa è indispensabile, ma non bisogna mai dimenticarsi che l’autorità, come dice la Bibbia, è un servizio che discende da Dio e va svolto alla luce di Dio. Quando gli uomini hanno eletto le loro autorità a dei sono saltati fuori tempi di orrore. Dunque, si deve obbedire, rispettare l’autorità terrena, ma guai se, rinnegando Dio, noi facessimo degli uomini degli dei e ci credessimo anche noi degli dei; saremmo solo dei bruti, perché non useremmo l’intelletto e faremmo quello che ad ogni intelletto moralmente sano ripugna. Adorando un uomo e negando Dio, saltano fuori tutte le dottrine più nefaste”.

“E’ vero”.

“E se non ci fosse la Provvidenza che agisce nel mondo, poveri noi!. La Provvidenza dà luce, apre le porte all’autentico progresso, che non coincide precisamente con l’evoluzione materiale della tecnica. Se Dio viene rifiutato, Dio ci lascia toccare con mano che senza di lui non possiamo costruire un’autentica società; Dio ci lascia così in preda al nostro consiglio, visto che di lui non ne vogliamo più sapere.

Non ci lascia però quanto alla salvezza dell’anima. Ci lascia solo per quello che riguarda le scelte che dovrebbero portare pace e prosperità e che invece portano orrore, ma ciò per colpa nostra”.

“Lei dunque pensa il peggio per l'oggi. Non sia pessimista!”.

“Il pessimista è uno che dice che le cose vanno male e che invariabilmente andranno male. Io non sono un pessimista perché, anche se dico che le cose non vanno bene, credo fermamente che potrebbero e potranno andare bene; e dico che bisogna aprirsi a Dio, e andranno bene".

“Lei è un sacerdote o un frate semplice?”.

“Sono un frate e un sacerdote”.

“Non mi è mai capitato di prendere su un frate!”.

“Bene! Allora alla prossima volta”.

 

FIN DAGLI INIZI

Pistoia - Porretta Terme. Una signora sui 45 anni.

 

“Senta, padre, un Testimone di Geova mi ha detto che non è giusto battezzare i bimbi perché il Vangelo dice di insegnare e poi battezzare, ora ad un bimbo non si può insegnare. Mi spieghi la cosa”.

“Per i bimbi al Battesimo deve seguire sempre l’istruzione, il catechismo. Ora il Vangelo parla di ammaestrare prima perché, evidentemente, la Chiesa non poteva che rivolgersi agli adulti nella sua evangelizzazione dei pagani, ma fin dagli inizi, una volta che si avevano famiglie cristiane, i bambini venivano battezzati.

Poi, nel Vecchio Testamento, non si compiva ai neonati un rito d’appartenenza al popolo ebraico: quella della circoncisione!? Dunque, pace!”.

“Grazie”.

“Poi, i bimbi vengono battezzati nella fede della Chiesa, appunto perché non possono ancora esprimere un atto di fede”.

“Questo lo so bene”.

“Arrivederci.”

 

COME LA METTE QUESTA COSA?

Firenze - Bologna. Un giovane mussulmano.

 

“Buongiorno! Per tutto il giorno! E anche un po’ per la notte!”.

“Grazie”.

“Lei di che nazione è? Perché il volto non è di queste parti”.

“Sono del Marocco”.

“Mi pareva bene. E’ cattolico o musulmano?”.

“Sono musulmano, ma la pratica del Corano non ce l’ho”.

“Che lavoro fai?”.

“Lavoro al tornio in una fabbrica”.

“Bel lavoro”.

“Lei ha letto il Corano?”.

“Diversi passi. Tutto non l’ho letto”.

“Voi credete in Maometto?”.

“No! La vostra professione di fede è: <Allah il solo Dio e Maometto il suo profeta>; la nostra è incentrata nella fede della Trinità e nel mistero dell’incarnazione del Verbo”.

“Mi ascolti. Quando Gesù è andato al Giordano non si è fatto battezzare? E allora come la mette questa cosa?”.

“Ho capito! Lei dice: <Poiché si è fatto battezzare era un uomo e non Dio>. Ecco, la cosa si risolve leggendo la Scrittura stessa. Giovanni Battista disse: <Io ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?> ; e ancora: <Io battezzo con acqua, egli battezzerà in Spirito Santo e fuoco>. Nella Scrittura si legge poi, esplicitamente, che il battesimo di Giovanni era una battesimo di penitenza e perciò non il sacramento del Battesimo. Ora, i re in Israele erano spesso presentati al popolo dai profeti. Era il profeta che faceva da garante che il re, l’unto era scelto da Dio. Così il Messia viene presentato a Israele da un profeta: Giovanni. Gesù, nel battesimo di Giovanni, si mostra sottomesso alla volontà del Padre che richiede a lui il sacrifico di sé per la redenzione del mondo. Così Gesù non fu sottoposto a Giovanni, ma al Padre, che decise per il Figlio il percorso di manifestazione della sua identità di Figlio di Dio in Israele. Si udirono, infatti, dal cielo queste parole: <Questi è il mio Figlio prediletto del quale mi sono compiaciuto>; compiaciuto, perché sempre ubbidiente al Padre”.

“Io mi sono sposato con una cattolica. Ho fatto un matrimonio misto”.

“Bene”.

“Come le dicevo vivo poco il Corano; ma io ci credo: il Corano è letteralmente inarrivabile e Maometto era analfabeta, e così è opera di Dio”.

“Che sia letteralmente inarrivabile lo sarà per uno che fin da piccolo ha avuto come orizzonte culturale solo il Corano, ma se passiamo in rassegna la letteratura mondiale, di opere, letterariamente parlando, che stanno alla pari o sono migliori del Corano ce ne sono. Poi, Maometto non era analfabeta. Da un passo del Corano che riferisce un discorso di paesani di Maometto, può intendere che Maometto non era un analfabeta. Questo passo è citato da esperti del Corano (Sura…). E poi il Corano ha passi belli e non belli. Comunque, noi apprezziamo lo sforzo religioso di tanti musulmani, che sinceramente si sforzano di amare Dio; diciamo però che essi si salvano in virtù del sacrificio di Cristo. Noi crediamo poi che il Vangelo trionferà sulla terra”.

“Trionferà con le armi”.

“Niente affatto! Trionferà con la potenza di Dio. Noi di guerre sante non ne abbiamo codificate nel Vangelo. Nel Corano sono invece codificate”.

“E’ vero; sì, la guerra santa… ma io non ho una grande formazione. Sono cose che mi hanno detto da bambino”.

“Abbiamo fatto un bel viaggio assieme. Mi ha fatto piacere incontrarti. Saluta tua moglie. Pace e bene!”

 

DIVORZIATI E RISPOSATI

Bologna - Roma.

 

“Noi siamo tutti e due divorziati e risposati”.

“Io nono so cosa dirvi. Vi dico però che voi davanti a Dio avete un marito e una moglie e questo resta.”

“Ma voi con la Sacra Rota li sciogliete i matrimoni! E, allora, perché dite così?”.

“La Chiesa non scioglie il matrimonio: dichiara la nullità di un matrimonio. Se uno ha escluso la prole, ha scelto l’abuso del matrimonio come programma, così il matrimonio non è mai stato celebrato. Bisogna però dimostrarlo al Tribunale Ecclesiastico. Se uno si è sposato sotto il timore di venir ucciso dal partner, ha detto un sì non libero, perciò il matrimonio è nullo. Se uno era poi irresponsabile, non comprendendo perciò il passo che faceva è evidente che il suo sì è nullo. Così, se uno ha ingannato il partner nascondendo stati nevrotici è evidente che il matrimonio non è valido, proprio per il dolo. Così se uno si è sposato sotto la pressione dei familiari. Insomma, la Chiesa valuta la nullità”.

“Ma ci vogliono dei soldi! Solo chi li ha va avanti”.

“Ci vogliono anche per il divorzio, comunque il Tribunale Ecclesiastico arriva anche alla gratuità, nel caso di persone veramente povere. E non ci vuole poi molto tempo.”

“Però, noi vorremmo andare in Chiesa e voi non volete”.

“Questo non è vero, quello che è vero è che per fedeltà al Signore non possiamo darvi i Sacramenti, ma in Chiesa, anzi, vi invitiamo e ciò per riflettere e per essere aiutati nelle difficoltà, e per maturare una soluzione che porti al superamento della situazione”.

“E quando uno non ha colpa nella divisione?”.

“Se uno non ha colpa può accedere all’Eucaristia”.

“Ma noi non possiamo tornare indietro. Abbiamo già un figlio”.

“Voi potete vivere da fratello e sorella, rinunciando alla comunanza del letto, vivendo da amici. In questo caso la Comunione è però bene che la facciate non nella chiesa parrocchiale, dove vi conoscono per uniti non secondo Dio, ma in altra chiesa. Questo per evitare che si pensi che il sacerdote che vi dà la Comunione approvi la vostra situazione. Il sacerdote dovrebbe, infatti, dire dall’altare la vostra reale condizione di vita come fratello e sorella, e ciò non è il caso, anche perché non tutti i parrocchiani udrebbero la spiegazione. Potreste fare la Comunione dopo la Messa, in sagrestia, senza perciò essere visti".

“Abbiamo capito. Ma noi non abbiamo voglia di dividerci, per ora almeno”.

“Cosa volete che vi dica di più di quello che vi ho detto ? Se mi rincontrate, prendetemi su”.

 

AGNOSTICI

Bologna - Porretta Terme. Un signore sui 50 anni.

 

“Io vorrei la dimostrazione scientifica che Dio c’è!”.

“Stia attento; se si potesse raggiungere Dio con il vedere degli occhi, il toccare, il gustare, Dio non sarebbe più Dio, ma solo un fatto corporeo. Sono i materialisti, che vorrebbero arrivare a Dio con un esperimento fisico o chimico”.

“Non è che io sia contrario a Dio, ma vorrei una dimostrazione”.

“Lei, magari, vorrebbe un miracolo per sé; ma stiamo attenti che di miracoli Dio ne ha fatti e fatti. La realtà è che non vogliamo credere”.

“Ci sono dei pensatori che hanno detto che Dio non lo si può conoscere”.

“Guardi quei positivisti, agnostici, atei, sono facilissimi da cogliere per quello che sono. Essi vedendo che non possono conoscere Dio, come se fossero Dio, dicono che non lo si può conoscere. Ma il loro errore è lampante, e sta tutto nella superbia, da qui sono presi: quella di voler essere infiniti come l’infinito. Il fatto è che l’uomo è un essere finito e non può pretendere che Dio sia finito come lui. I pagani avevano reso, con pieno errore, Dio in termini finiti, in termini di Giove, Mercurio ecc…. Questo errore è stato abbattuto, ed ecco che ancora si vorrebbe che la realtà divina fosse 'finita'. Per gli agnostici negare Dio, fortemente, sarebbe un impegnarsi che renderebbe viva la negazione e perciò il problema Dio, così negano in maniera morbida, con fare addirittura serio .E così si suicidano intellettualmente, anche se sono dei pensatori. Se poi si vogliono degli esperimenti, Dio nei miracoli ci ha dato degli 'esperimenti' della sua onnipotenza. Più di così! Ma se non si vuol credere si continua a negare. Mi prenda su, un'altra volta. Pace e bene, a mani piene.”.

“La riprenderò su”.

 

SCELTA DELL'ESOTERISMO

Bologna - Porretta Terme. Un giovane sui 25 anni. Va in diversa direzione. Non salgo, ma parliamo ugualmente.

 

“Bravo giovanotto! Ci vai a Messa?”.

“No, io ho fatto la scelta dell’esoterismo”.

“Sei, per caso, uno di quelli di Sai Baba?”.

“Sì”.

“Ma, guarda che quello ha per la testa delle favole e della voglia di prendere in giro”.

“Come fa a dirlo?”.

“Dice, o dicono per lui, che la terra promessa d’Israele sarebbe una regione del Kasmir! Vallo a dire agli Ebrei che hanno sbagliato terra promessa! Poi, tira fuori la storia che Gesù è morto nel Kasmir, una storia che l’ho sentita da un musulmano e forse l’hanno coniata proprio i musulmani. Gesù è morto in croce dopo tre ore d’agonia. Qualcuno dice, appunto quelli che vogliono Gesù morto nel Kasmir, che tre ore sono troppo poche e che perciò il Vangelo non raccoglie la verità. Ma, anche il Vangelo manifesta la sorpresa che ebbe Pilato nel saperlo morto, solo dopo tre ore. Allora bisogna dire che Gesù morì affrettatamente perché ha amato senza limiti, e il suo cuore ha ceduto innanzitutto per l’amore, per lo sforzo d’amore nel perdonare, nel vincere l’odio degli uomini. Gesù è morto in croce ed è risorto. E i discepoli non sono stati così grulli da farsi ammazzare per uno che, dopo aver detto tante parole, li ha lasciati fuggendo da un tentativo di crocifissione. Poi quello che fu crocifisso non era un sosia di Gesù. Un sosia non si fa crocifiggere, si fa riconoscere. La Madonna e i discepoli non si sono ingannati su di un sosia acquiescente nel farsi crocifiggere. Gesù, proprio non è morto di vecchiaia nel Kasmir. I discepoli sono morti testimoniando la risurrezione di Cristo, e la Chiesa ha sempre annunciato la morte e la risurrezione di Cristo”.

“Ma c’è la tomba nel Kasmir”.

“Sì, bella storia. Ci sarebbe anche quella di Mosè. Sono favolette locali buttate in giro da qualche satanasso. Gesù è morto e risorto, altro che frottole. Lascia perdere Sai Baba”.

“Ci rifletterò su”.

“Fa ridere, quando dice di materializzare la materia. Il suo è un gioco di prestigio; la polvere che tira furori dalla mano è farina fossile di diatomee, ben esistente in natura. La roba che si dice faccia comparire non è altro che artificio d’illusione o anche trucchi del Demonio, che è immensamente più prestigiatore del migliore dei prestigiatori.

Ho letto che tira fuori dalla sabbia dei frutti. Sono capace anch’io: prima li metto sotto la sabbia e poi li tiro fuori. E potrebbe anche essere il Diavolo che prima nasconde sotto la sabbia un frutto e poi suggerisce a quel guru di tirare fuori qualcosa da sotto la sabbia. Per la polvere può essere anche che una parte sia apparenza fatta dal Demonio. Certo è che la polvere esaminata è farina fossile di diatomee. I miracoli li fa solo Dio. Non li fanno, i miracoli, i potentissimi macchinari della fisica nucleare, li farebbe, poi, la mano di un uomo come te e come me!?”.

“Ci penserò su; sul serio”.

“Non c’è da pensarci. C’è da lasciare tutto e subito. Ti saluto”.

 

NON E’ MUSICA DA FRATE

Bari - Bologna. Un tir. Al volante un camionista sui 40 anni.

 

“Grazie del passaggio”.

“Lei è un frate? Perché se ne sentono tante!”.

“Sì, sono un frate vero. Sono di Bologna. Ho il convento a Porretta Terme”.

“Ma, non avete i soldi per il treno?”.

“Se non vado in treno e invece in autostop i soldi li risparmio e poi incontro gente”.

“Non avete uno stipendio dal Vaticano?”.

“Proprio, lei è fuori strada. Il Vaticano ha la sua economia; ogni diocesi la sua; ogni ordine religioso la sua; ogni convento la sua”.

“Ho capito. Senta; ho letto che tra poco i preti si sposeranno. Ho letto che in America Latina è stato dato il sacerdozio a degli sposati”.

“I giornalisti amano fare del can can deviante. Il fatto è che si tratta di due coppie che hanno deciso di vivere da fratello e sorella: uno in una stanza, uno in un'altra, entrambi sono stati consenzienti di fare questo e hanno dimostrato di avere la maturità per farlo. Dunque, vede che la legge sul celibato non è toccata in nulla!”.

“Certo che i giornalisti fanno un sacco di confusione”.

“Ehi, di disinformazione oggi in giro ce n'è”.

Accende la radio. Si va avanti. Musica sensuale, concetti contorti. Ad un certo punto:

“Ohi! Questa non è musica da frate”.

Mi sorride: “E’ vero”.

“Io non voglio dare dei fastidi. Se vuole ascoltare, mi lasci alla prossima area di servizio”.

“No, spengo; ma sono cose che ci sono”.

“Sì, ci sono, e creano un’atmosfera morale morbosa. Questo mondo condanna, e giustamente, uno che ammazza un altro, ma non condanna tutta una cultura di morte che ha premuto, istigato, deviato quel tale. Molti super uomini credono che si possa conoscere il bene e il male senza che il male li tocchi. Bell'illusione! Dobbiamo stare attenti a non cadere nel male, a non fare il male, altroché; e non c’è superuomo che tenga. Gesù ci ha ben avvisati: <Pregate e vigilate per non cadere in tentazione perché lo spirito è pronto, ma la carne è debole>. Purtroppo oggi c’è una morale egoistica, che non è poi morale. Vedono in terra un portafoglio e dicono: <Se non lo prendo io lo prende un altro>, invece di portarlo alla polizia”.

E’ giunto il tempo della partita: è domenica. Accende la radio. Accetto.