Meditazioni sui Vangeli feriali
Questo servizio alla Parola vuole avvicinare alla quotidianità delle persone i Vangeli feriali. La scelta comunicativa è stata quella di presentare in forma scritta i vari testi, seguiti da meditazioni in video. L’oratore, padre Paolo Berti, non assume l’esclusività visiva, lasciando ampiamente il campo alle bellezze della natura e dell’arte.
     TRENTATREESIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO  
Le riprese video sono state effettuate a Recanati (MC)                         
 

LUNEDI'   (Lc 18,35-43)              

 

Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: "Passa Gesù, il Nazareno!".

Allora gridò dicendo: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!". Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".

Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: "Che cosa vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io veda di nuovo!". E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato".

Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

  
       
     
     

 

MARTEDI'   (Lc 19,1-10)     

 

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.

Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È entrato in casa di un peccatore!".

Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto".

Gesù gli rispose: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".

  
       
     
     

 

MERCOLEDI'   (Lc 19,11-28)      Loreto (AN)

 

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.

Disse dunque: "Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: ‹Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi›. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.

Si presentò il primo e disse:‹“Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci›. Gli disse: ‹Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città›.

Poi si presentò il secondo e disse: ‹Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque›. Anche a questo disse: ‹Tu pure sarai a capo di cinque città›.

Venne poi anche un altro e disse: ‹Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato›. Gli rispose: ‹Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi›. Disse poi ai presenti: ‹Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci›. Gli risposero: ‹Signore, ne ha già dieci!›. ‹Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me›".

Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

  
       
     
     

 

GIOVEDI'   (Lc 19,41-44)        

 

In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:

"Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.

Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata".

  
 
     

 

VENERDI'   (Lc 19,45-48)                     

 

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: "Sta scritto: ‹La mia casa sarà casa di preghiera›. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri".

Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

  
       
     
     

 

SABATO   (Lc 20,27-40)                          


In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: "Maestro, Mosè ci ha prescritto: ‹Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello›. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie".

Gesù rispose loro: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: ‹Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe›. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui".

Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene". E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

  
       
     
     
 
OMELIE DOMENICALI Anno B     
 
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