Il presepe dei Cappuccini di Porretta Terme (BO) - 2008/2009  
     
 

Il presepe di Porretta Terme (BO) non esprime alcuna esitazione nel mettersi dalla parte dei semplici. I costruttori del presepio non  rincorrono gli esempi dei presepi impegnati, intellettuali, dotti, li rispettano, li ammirano, ma non li rincorrono. E' questa una scelta di campo che ha consentito loro di incontrare i percorsi di una poetica figurativa ricca di comunicazione. Poco importa se il visitatore noti che il lago di Genesareth è stato collocato in Giudea e non nella Galilea. L'importante è che in fondo alla città di Gerusalemme ci sia il mare. Il mare assunto a segno dell'apertura al mondo intero, “poiché da Gerusalemme uscirà la parola”. Che importa se il visitatore nota che Gerico dovrebbe essere alla sinistra di Gerusalemme e invece è alla destra di Betlemme? Poco importa perché la comunicazione vuole presentare Gerico come simbolo del potere di Erode: accanto a Betlemme, accanto al Portatore e Re del regno dei cieli, è posto il cupo potere del primo persecutore del Principe della pace. Poco importa se Nazareth e la casa dell'Annunciazione e il laboratorio di Giuseppe sono vicini a Gerusalemme, cioè nella Giudea e non nella Galilea. Poco importa, perché l'Annunciazione viene prima di tutto. E' l'antecedente della Natività. A destra, come ultimo quadro, ci sono le alture del Goland con il grande Hermon ricoperto di neve. I monti che sono segno del silenzio, delle ascensioni a Dio nella preghiera. Le prime impressioni di un impianto geografico errato alla fine cadono, perché non è errato sul piano della comunicazione.

Non ci sono scene di violenza nel presepe di Porretta, come in nessun presepe. Tutto è pace, perché c'era pace in quella notte. C'era pace nell'impero di Roma. Ma oltre la pax romana c'era la pace dei giusti di Israele, e a livello ancora più alto, immensamente più alto, c'era già una pace che voleva essere accolta, quella donata dal Principe della pace, quella che viene dalla riconciliazione con Dio, con gli uomini e tra gli uomini, con la natura; la pace di un regno che viene da Dio e non dalle forze terra, la pace del regno dei cieli. Su tutto il presepe, su tutti i presepi, si stende il canto di pace degli angeli: “Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Tutto è pace, ed ecco allora i pastori che hanno la pace data dall'osservanza della legge e dall'attesa del Messia, sostare davanti alla capanna. Ecco i re magi che, sapienti d'oriente, sono giunti alla capanna avendo nel cuore la pace di chi è giusto, la pace del dovere compiuto. Non c'è posto per i perversi in un presepe, ma pur sono accennati. C'è il palazzo di Erode e questo basta per evocare il male che avvolgeva il suo potere di re. C'è il mercato, cosa necessaria, bella nella sua animazione di voci e di scambi, ma tale mercato il presepe di Porretta lo pone in primo piano, dando così uno spunto a considerare il dramma della centralità della ricchezza, dell'avido guadagno, nella vita di tanti. L'indifferenza è presentata nel cosiddetto “dormiglione”, una figura costante nei presepi. E' un personaggio simbolico preciso. Il Vangelo invita a restare svegli e lui dorme. Il tempio è tracciato con imponenza, ma è assediato dal mercato e così si dà spazio al pensiero delle ramificazioni del mercato dentro al tempio, ramificazioni che sdegnarono Gesù. Il presepe lascia vedere come la  missione salvifica di Gesù sarà difficile. Quella capanna, quella dura mangiatoia, quel pungente freddo, già parlano, con voce sommessa, ma percepibile dell'inospitale cima del Calvario, della durezza della croce, del gelo della futura morte. Il presepio di Porretta Terme è più ricco di teologia di quello che immediatamente possa sembrare. Sembrerebbe che prevalga la scena, la preziosità dei particolari, la volontà di stupire, di creare emozione, e invece genera riflessione.

In quella notte il Verbo venne tra di noi non con apparato glorioso, scioccante, venne nel silenzio, nell'umiltà. Il regno del cieli con il suo re venne con grande umiltà, senza apparato. Non scosse con terremoto la terra, non abbacinò con segni nel cielo, questo avverrà quando Gesù ritornerà alla fine del mondo a giudicare i vivi e i morti. Cristo venne invece nella debolezza. E' il senso della parabola del granellino di senapa, che più piccolo di tutti i semi produce un bell'alberello attirando sotto l'ombra protettiva dei suoi rami gli uccelli del cielo, cioè coloro che cercano di salire in alto, lontano dal fango della terra, dal peccato. Si librano in alto cercando riposo poi in un'oasi di pace, ed ecco un'oasi di pace c'è, e li invita e dona loro la forza per salite ben più alte, per librasi verso gli azzurri sempre più tersi e intensi.

Gli autori sono: Leonardo Antonelli e Francesco Mascagni. Il presepe è aperto al pubblico ogni giorno del mese di Gennaio, e il pomeriggio di ogni domenica successiva, fino alla fine di Agosto.

 
     
 

“Allora Isaia disse: <Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele>” (Is 7, 14).

 
 

 
 

“Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto” (Dt 18, 15).

“Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra molti popoli e arbitro fra genti potenti, fino alle più lontane” (Mi 4, 2-3).

“Annuncerà la pace alle nazioni, il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume fino ai confini della terra” (Zc 9, 10).

 
 

 
 

“In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano il quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio” (Lc 2, 1. 4-7).

 
 

 
 

“C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: <Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia. E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: <Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”  (Lc 2, 8-14).

“I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2, 16-18).

“Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” (Mt 2, 9-11).

 
 

 
 

“Un germoglio uscirà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. La giustizia sarà fascia ai suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo li guiderà. La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso” (Is 11, 5-8).