Cieli nuovi e terra nuova  
 
   
     

La caducità
Il peccato originale ha avuto conseguenze non solo sull’uomo, ma anche sul creato immettendovi la caducità (Rm 8,20). Solo il cielo, quello più alto (Mt 21,9; Mc 11,10; Lc 2,14; 19,37), non conobbe l’ingresso della caducità, e serrò le sue porte all’uomo.

L’uomo dopo il peccato è un contaminatore della creazione cercando di appropriarsene, non riconoscendo Dio. L’uomo usa delle cose per fare armi, per i piaceri del senso; profana e disonora il proprio corpo; accumula ricchezze per avere prestigio e potere di oppressione sugli altri; misconosce il messaggio d’amore del Creatore impresso nelle cose, definendo questo o quest’altro divinità; violenta la creazione strappando da essa droghe, esplosivi mortali, veleni micidiali, in opposizione a Dio. L’uomo addirittura vorrebbe ricreare le cose e non essere concreatore con Dio e secondo Dio di realtà buone, mediante la sua vocazione alla conoscenza e al lavoro. L’uomo stesso è colpito dalla caducità della morte.

I Santi del Vecchio Testamento, vedendo la coltre della caducità sulle cose, volevano che esse, scrollandosi da sé la cappa contaminatrice degli idolatri, facessero udire la loro voce glorificatrice di Dio.
Esempio bellissimo lo si ha nel cantico dei tre giovani nella fornace (Dn 3,51s). In terra idolatrica, dove le cose erano considerate divinità, i tre esprimono la loro fede sollecitando le cose create ad apparire alle menti degli idolatri come epifania della gloria dell’unico Creatore (Dn 3,57): “Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli…”. Cosi il salmo (148,3-10): “Lodatelo sole e luna, lodatelo, voi tutte, fulgide stelle. Lodatelo, cieli dei cieli, voi, acque al di sopra dei cieli…”; così il salmo (18/19) “I cieli narrano la gloria di Dio” l’uomo nelle tenebre non vuole vedere nel creato la gloria di Dio.
C’è un ordine di provvidenza nella natura e l’uomo dall’occhio puro lo vede; così nel Salmo (104/103,13s) e nel Siracide (43,13s).

La caducità è stata rimossa da Cristo, ma lo sarà in espressione piena e palese solo nella gloria, dopo che sarò vinto l’ultimo nemico: la morte.
A chi è unito a Dio, in Cristo, la creazione offre amplissimi squarci di bellezza, pagine e pagine di sapienza, Le cose restano sempre lì per essere usate bene, il peccato le opprime, la santità le libera dalla coltre delle menzogne, ed esse si rivelano all’occhio puro in Cristo nella loro bellezza e potenza: “Laudato si mii Signore per frate sole…”. (San Francesco).

Le realtà ultime
L’uomo non era soggetto alla morte e sarebbe entrato nella gloria dell’eternità senza morire, e anche il creato sarebbe entrato, senza il trauma finale che lo aspetta, nella gloria eterna. La dissoluzione del cosmo non coinciderà con la sua morte “naturale”, quale la descrivono i fisici, poiché avverrà per il basta di Dio di fronte agli orrori degli uomini negli ultimi giorni della terra (Ap 20,9).
 
Ecco, prima avverrà l’estinzione di ogni vita sulla terra, quindi di tutti gli uomini. (Sof 1,2): “Tutto farò sparire dalla terra. Oracolo del Signore. Distruggerò uomini e bestie; distruggerò gli uccelli del cielo e i pesci dei mari, farò inciampare i malvagi, eliminerò l’uomo dalla terra”; (1Ts 5,3): “E quando la gente dirà: ‹C’è pace e sicurezza!› allora d’improvviso li colpirà la rovina”; (2Pt 3,7): “Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima Parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina dei malvagi”; (Ap 6,12-13): “Il sole divenne nero come un sacco di crine, la luna diventò tutta simile a sangue, le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come un albero di fichi, sbattuto dalla bufera”.

Seguirà la risurrezione e la manifestazione di Cristo Giudice (Credo): “E di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti (i dannati)”; (Gv 5,28-29): “Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna”;

La risurrezione avverrà da ogni dove della terra (Ap 20,13), per scaglioni e perciò non sarà nello stesso tempo per tutto il genere umano, ma per tutto il genere umano sarà il giudizio universale. Come ciò spazialmente sarà non lo sappiamo, se non che per Dio non sarà un problema..

Dopo il giudizio, i risorti nella gloria saliranno al cielo (1Ts 4,17): “Quindi noi che viviamo (per l’essere in Cristo) e che saremo ancora in vita (perché la Chiesa è un corpo, corpo mistico di Cristo - noi e loro - e sarà viva fino alla fine) verremo rapiti insieme con loro (quelli morti prima, sia giudei sia i pagani, vissuti nella rettitudine: Rm 2,14) nelle nubi”; (Mt 25,): “Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo”. I dannati dopo il giudizio, saranno, con il corpo, di nuovo precipitati nelle fiamme dell’Abisso. (Mt 13,42.50; 25,41): “Via lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per i diavolo e i suoi angeli”.

Poi ci sarà la catastrofe cosmica e la formazione di nuovi cieli e nuova terra (Is 65,17; 66,22; 2Pt 3,13; Ap 21,1), e il più alto dei cieli, quello mai contaminato, diventerà uno con il cosmo plasmato nell’ultima forma, quella gloriosa.

Considerando queste fasi si può dire che la catastrofe del cosmo (2Pt 3,12) non avverrà al momento della distruzione di ogni vita sulla terra. Questo permette di considerare l’esistenza di tempi di purificazione in Purgatorio per coloro che salvi ne avranno bisogno.

La palingenesi di tutte le cose avverrà per mezzo della potenza di Dio e sarà centrata in Cristo. Infatti, “Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono” (Col 1,16). A lui sono ricondotte tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra (Ef 1,10). La creazione è stata compiuta per mezzo di lui, Verbo eterno della gloria, e liberata dal Verbo incarnato dalla caducità, anche se gli empi continuano ad assoggettarla, desidera, nelle doglie del parto, di entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Vinta la morte, ultimo nemico (1Cor 15,26), la creazione verrà rinnovata nella libertà della gloria dei figli di Dio (Rm 8,21).

La pienezza ultima
Cristo è re; re di natura in quanto Dio, re di conquista in quanto vincitore della morte e del peccato.
La creazione è stata compiuta dal Padre per mezzo del Figlio e in vista del Figlio (Col 1,16). Il Figlio ha riconquistato tutte le cose, e a Dio Padre consegnerà il regno, rinnovato e liberato dalla caducità (1Cor 15,28). Tale consegna eleverà gli uomini, nella loro completezza gloriosa di anima e corpo, alla pienezza dell’adozione a figli adottivi del Padre (Rm 8,23), nel sigillo di unione che è lo Spirito Santo.

Infatti, pure Cristo, nella risurrezione, ha raggiunto, quanto alla sua umanità, la pienezza di Figlio, come dice l’apostolo Paolo; (Rm 1,4): “Costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti”.
La consegna del regno al Padre avverrà quando i beati risorti saliranno al cielo (1Ts 4,17). Seguirà la trasformazione del cosmo in cieli e terra nuova, che Dio Padre modellerà nella gloria guardando il Cristo glorioso, e i salvati scenderanno dal cielo, dalla Gerusalemme celeste, a prenderne eterno possesso (Ap 21,1-4), e così Dio sarà visto anche nello splendore dei nuovi cieli e nuova terra, e con ciò “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 15,28),

Cieli e terra nuova
Come saranno i nuovi cieli e terra nuova nessuno lo può sapere, ma sappiamo che essi esprimeranno la grandezza immensa di Dio. I risorti nella gloria vi vedranno, con gli occhi del corpo, la potenza e sapienza di Dio. Non ci sarà più il mare, perché non ha ragione d’essere. Il mare climatizza i continenti, e rende possibili le comunicazioni, nella nuova creazione si avrà un mare di luci, come cielo, e le comunicazioni da un punto ad un altro avverranno nell’agilità dei corpi risorti, e come terra un mare di approdi.
Il mondo vegetale e animale non ci sarà più perché esso è vincolato al tempo, alle stagioni, al cibo, e ciò non può essere nell’eternità; essi esauriscono se stessi nel tempo. Facile convincersene: basta pensare a quante e quante specie sono scomparse dalla terra nei milioni di anni, di esse rimangono solo i fossili..
Ma oltre ciò chi può continuare a dire qualcosa? Nessuno.