I santi non
basta riconoscerli e portarli agli onori degli altari, bisogna anche
tutelarne l'autenticità di fronte alle indebite appropriazioni dei
male intenzionati. Infatti si danno casi dove all'ombra della
notorietà del santo vengono fatti passare per autentici prodotti
falsi e altamente inquinanti.
Il santo ha
un'autorità di ortodossia riconosciuta dalla Chiesa e dunque il
sistema di far risalire ad esso l'approvazione delle falsità crea
una situazione devastante.
Esamino il
caso di Luigi Gaspari riguardo a padre Pio.
Caso Luigi Gaspari
Luigi Gaspari è
nato a San Felice sul Panaro il 9 aprile 1926 ed è morto a
Cesenatico il 15 marzo 1940. Scorrendo con attenzione la storia
degli incontri che Luigi Gaspari ebbe con padre Pio la si vede
divisa in due tronconi: gli incontri effettivamente avvenuti a S.
Giovanni Rotondo e quelli invece avuti a Decima a Chianciano con
padre Pio in apparizione.
Il suo primo
incontro effettivo con padre Pio Luigi Gaspari lo ebbe da ragazzo il
15 marzo 1940. In quella data padre Pio lo cacciò ma poi lo prese
quale figlio spirituale: “Sì, ti accetto come figlio spirituale,
e tu portati bene”. Un mese e mezzo dopo (5 maggio 1940) Olimpia
Pia Cristallini che aveva ospitato il ragazzo a S. Giovanni gli
scrive dicendogli che padre Pio non era contento di lui quanto allo
studio e al poco fervore nel fare la comunione.
Questa lettera
Luigi Gaspari la perse e la ritrovò nel settembre del 1954 nella
soffitta. Il ritrovamento fece si che Luigi Gaspari ritornasse a S.
Giovanni Rotondo: “Figlio mio, sei qui finalmente. Perché hai
pianto? Lo sai che non mi piacciono i pianti”.
Da questo
momento i viaggi di Luigi Gaspari a S. Giovanni diventano frequenti.
Il 6 giugno 1956
incontrò padre Pio in sagrestia: “Che fai qui? Non perdere tempo,
vai a casa subito”. La ragione è che la madre stava morendo.
Dopo la morte
della madre Luigi Gaspari ritornò a S. Giovanni.
Tra la fine del
1967 e l'inizio del 1968 si confessò nuovamente da padre Pio. Luigi
Gaspari riferisce queste parole senza fornire il contesto generale
del discorso: “Nell'anno 1968 dovremo lavorare molto. Non abbiamo
tempo da perdere”. Queste parole hanno l'ovvia interpretazione dei
sani propositi di fine d'anno, ma Luigi Gaspari vi vide qualcosa di
misterioso.
Agli inizi di
aprile Luigi Gaspari cominciò ad udire una voce, che interpretò come
ispirazione di padre Pio, probabilmente perché padre Pio in visione
lo iniziò ad udire una voce che nella lettera è quella di Cristo.
Alla fine
d'aprile fu pronto un manoscritto e una copia dello stesso che venne
inviata a padre Pio. Luigi Gaspari non presenta nessuna lettera di
approvazione da S. Giovanni Rotondo, ma dice che padre Pio definì il
quaderno “Testamento promessa di grazia”: “Mi raccomandò di
pubblicarlo al più presto e di farlo giungere al santo Padre, alla
gerarchia ecclesiastica e al mondo”. “Il papa capirà tutto”,
aggiunse. Non essendoci nessuna visita a S. Giovanni Rotondo si deve
concludere che padre Pio apparve in visione.
Il 25 maggio si
doveva celebrare a St. Louis negli USA la festa del Sacro Cuore e
padre Pio, anche qui non vi è nessun viaggio a S. Giovanni Rotondo,
chiese che vi fosse inviato il Quaderno, ma la cosa non ebbe
seguito. Padre Pio, riferisce Gaspari “ne fu molto addolorato”. Si
noti subito la contraddizione da una parte si fa riferimento alla
gerarchia ecclesiastica e dall'altra la si scavalca completamente non
attendendone il giudizio.
Nel giugno 1968
si ebbe la prima edizione a stampa a cura di Michele Famiglietti di
Roma. Luigi Gaspari dice che “Nel frattempo avevo insistito presso
padre Pio di togliere alcune parole e stampare il testo in anonimo:
<Non devi togliere parola alcuna e poi perché stampare anonimo? Devi
stampare a tuo nome, mettere le fotografie e la prefazione>”.
Nell'agosto 1968
uscì una nuova edizione presso le arti grafiche di Rovigo, a cura di
Primo Capponcelli di Decima di S. Giovanni in Persiceto (Bo). Padre
Pio lo avrebbe sollecitato nel maggio del 1968 a pubblicare il
libretto, ma anche qui la mancanza della menzione di una visita a S.
Giovanni Rotondo fa ritenere che tutto sia in visione. Già si sta
formando un gruppo attorno a Luigi Gaspari.
Primo
Capponcelli andò a S. Giovanni Rotondo sicuro del fatto suo e
cominciò a divulgare il volumetto, ma la distribuzione gli venne
bloccata e gli venne impedito di parlarne. In questa azione di fermo
del volumetto compaiono come si vedrà subito nientemeno che i figli
spirituali di padre Pio, il che lascia pensare ad una direttiva
proveniente direttamente da padre Pio.
Contemporaneamente a questo fatto Luigi Gaspari si trovava a
Chianciano Terme e il 20 settembre, nelle terme di sant'Elena alle
ore 18 gli “apparve” padre Pio: “Devo anticipare la mia partenza al
Cielo per salvare il salvabile. Qui sulla terra non mi ascoltano
più, neppure molti che si proclamano a me fedelissimi. Non piangere!
Io ti seguirò dal Cielo; la fede non c'è stata nelle parole a te
date, parole che io ti dissi di chiamare “Testamento promessa di
grazia”. Quello che si poteva salvare per mezzo del “Testamento
Promessa” nel mese di giugno, ora non si può più salvare. Gli
scritti serviranno ugualmente a beneficio dei singoli”.
Il 22 settembre
verso le 17 un sogno definito “profetico”. “Nel sogno mi apparve
padre Pio in mezzo ad un esercito di angeli bellissimi. Egli era
tutto splendente di luce e di amore. Si avvicinò e mi abbracciò
affettuosamente dicendo: Figlio, figlio, figlio mio! Non devi
piangere per la mia morte che ti ho annunciato ieri, rimani forte e
coraggioso e sereno nella mia gioia: io metterò a disposizione il
mio esercito di angeli, essi ti obbediranno in tutto! Io, padre Pio,
sarò sempre vicino a te, ti dirò quello che dovrai fare e dire per
il bene tuo e di tutti coloro che vorranno accogliere le parole tue
e mie. Porterò in cielo il pensiero tuo, lascerò in terra il
pensiero mio! Nel dire queste ultime parole, mi strinse forte la
testa fra le mani avvicinandola alla sua; a quel contatto il mio
cervello sembrò svuotarsi per riempirsi di una sostanza nuova”.
Nottetempo:
“Sentivo nel mio cuore la voce dolcissima del Padre che mi chiedeva
di leggergli il Quaderno ed io lo lessi e lo rilessi fino all'alba”.
Verso le sette mi chiamarono da Roma per dirmi che il grande cuore
di padre Pio aveva cessato di battere”.
Il 17 ottobre
1968 Luigi Gaspari cercò di far giungere a Paolo VI il Quaderno
usando di mons. V. D'Andrea. Dieci giorni dopo il monsignore gli
disse che Paolo VI gli avrebbe detto: “E' alta mistica. Che bello questo incontro tra Padre e
figlio. Non c'è nessuna parola da togliere”. Nessuna lettera da
parte di Paolo VI, e le parole a lui attribuite indicano chiaramente
che mons. D'Andrea aveva risolto con una fiction i quesiti di Luigi Gaspari, senza leggere il quaderno. Infatti nel Quaderno non c'è
dialogo tra padre Pio e Luigi Gaspari, ma dettati che sarebbero di
Cristo. Paolo VI, prima di esprimere un giudizio, non poteva
tralasciare di sottoporre alla competenza della Congregazione per la
Dottrina della Fede il testo.
Il volumetto è
stato tradotto in francese, tedesco, spagnolo, inglese, polacco,
russo, portoghese, greco, croato, rumeno, arabo, braille, fiammingo,
cinese, albanese, ungherese, armeno e olandese.
Quello che
emerge da questo excursus è che Luigi Gaspari dalla fine del 1967
non andò più a S. Giovanni Rotondo avendo comunicazioni via
apparizione con padre Pio (ma era tutt'altro che padre Pio).
L'ESAME DEL TESTO
Il
procedere del discorso appare immediatamente un torciglione di cose,
per cui è necessario estrarre di volta in volta singoli punti, ma
basterà estrarne solo alcuni per formulare il giudizio di difformità
dalla dottrina cattolica. Il libretto è saturo di errori.
Da
punto di vista del linguaggio è costante il ricorso al passaggio, in
uno stesso discorso, dal linguaggio mistico a quello che traccia
cose fisiche.
(pag. 20-21)
“Il vostro cuore
non è mai tutto per me. Una parte lo date spesso a me, ma ne tenete
di riserva per le vostre brame, per le vostre ricerche al di fuori
di me (...) In quell'angolo che mi serbate io spesso mi nascondo.
Sto a guardare. Che vedo? Vi vedo affamati, stanchi delusi e
scontenti (...) io vi guardo e aspetto un segnale da voi, un
richiamo per uscire dal mio nascondiglio dove mi avete collocato
voi. Sono presente se mi chiamate, ma ancora più quando mi amate”.
Si
ha confusione tra il concetto di onnipotenza divina e quello di
energia fisica, e confusione tra calore mistico e calore fisico.
(pag. 24)
“La vita non
sarebbe senza il mio calore. Il calore mio supplisce al gelo dei
vostri cuori aridi. Ogni cuore vostro dovrebbe tenere in vita una
particella del creato. Quando il vostro cuore è arido, spento,
quella parte del creato dovrebbe scomparire, perché è l'amore del
cuore che regge tutto. E io che faccio? Io col mio calore riscaldo
per voi. Supplisco col mio Cuore l'aridità del vostro. Vi mantengo e
mantengo la vita col calore del mio Cuore (...). io sono la riserva
di energia che interviene a evitare il disastro dovuto allo spreco
fatto dalla vostra, di quello che vi diedi”.
L'unione nella carità presuppone la libertà, ma tale unione viene
fatta diventare un diritto sugli altri che hanno aderito, un diritto
da difendere.
(pag. 27)
“Io difendo i
vostri diritti su coloro che avete amato e tentano di sfuggirvi”.
L'amicizia non è incontro di carità reciproca tra due persone
libere, ma è coartazione di una libertà di fronte ad un altra.
(pag. 31)
“Ritorno al
ricordo di chi non mi fu amico. Ora che ho l'amicizia sua, sento in
me la certezza di ottenere le amicizie che voglio. Le otterrò
certamente tutte; tutte quelle che vorrò per dividerle con lui
(...). e' lui che guida ogni passo e non vorrà più che quelli che
lui scelse per sé, scappino col pretesto di allontanarsi da me. Sarà
un ritorno di tutti coloro che lui chiamò. Ora ci sarà l'appello e
guai a chi non risponde”.
Si
trova chiuso in un cerchio di massima difensiva. Nessuno potrà
emettere giudizio alcuno. Il giudizio della Chiesa viene oscurato.
(pag. 37)
“Non permetterò
a nessuno di giudicare quello che farai. Già è venuto il momento di
parlare chiaro con autorità. E' necessario che io ti renda
autorevole”.
L'onnipotenza divina non si esprime con la potenza della Parola, ma
per mezzo di energia di emanazione.
(pag. 44)
“L'energia mia
ha formato la carne che è servita a dare un volto al vostro
spirito”.
Si
professa la preesistenza dell'anima alla formazione del corpo.
(pag. 44)
“Il vostro
spirito era prima che si rivestisse della vostra carne”.
Si
professa l'esistenza di un'anima universale comune a tutti gli
uomini (Averroè) trasmessa per generazione (traducianesimo).
(pag. 44)
“Il vostro
essere è lo spirito mio infuso nel primo uomo; è quello stesso
spirito mio che dando vita ad Adamo, per canali diversi è giunto a
voi. Sono i canali che hanno contaminato lo spirito che era mio”.
Si
confonde la presenza per immensità e la presenza per inabitazione.
(pag. 60)
“Io sono già
presente negli atei, sono là ad attendere voi, attendo la preghiera
vostra di unione. Sarà questa la preghiera che vi farà scoprire la
mia costante presenza, laddove si nega la mia esistenza. Sono io che
mi nascondo proprio in quegli uomini”.
San Giovanni Rotondo, 18/19 aprile 2009 |