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Michelangelo Merisi (Milano 29 settembre 1571, Porto Ercole 18 luglio 1610) venne detto il Caravaggio dal paese nativo dei genitori e nel quale abito' nella sua infanzia. Il suo capolavoro e' il quadro "La vocazione di Matteo", collocato nella Cappella Contarelli nella chiesa di san Luigi dei Francesi a Roma.
Gli venne commissionato dal card. Francesco Maria del Monte, e venne eseguito tra il 1599 e il 1600. |
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Michelangelo Merisi a 13 anni venne avviato alla pittura presso la bottega di Simone Peterzano, gia' allievo di Tiziano a Venezia. La madre - il padre era morto durante la peste del 1577 - del Caravaggio pago' una retta affinche' potesse lavorare come apprendista, poco piu' di quaranta scudi d’oro. Qualche impennata disciplinare il promettente allievo la fece, ma non piu' di tanto. Il Caravaggio, dopo i quattro anni da apprendista presso la bottega del Peterzano, aggiunse alla sua formazione le sollecitazioni delle pitture del Foppa, del Bergognone, del Savoldo, del Moretto, del Romanico, come pure echi del Tiziano e del Giorgione. Il Caravaggio rimase in Lombardia fino al 1952.
Ritroviamo il Caravaggio nel settembre-ottobre del 1595 a Roma, risulta intatti che era presente all’adorazione Eucaristica delle Quarant’ore presso la chiesa del Pantheon, e qui si confesso' e comunico'. Era il tempo in cui Roma era animata dalla presenza di san Filippo Neri fondatore degli Oratoriani, morto a Roma il 26 maggio 1695. San Filippo a Roma aveva vissuto poveramente, nei primi tempi come un eremita, fra le strade, dormendo in luoghi di fortuna e nello stesso tempo occupandosi degli infermi. Il Caravaggio guardo' con molta simpatia san Filippo Neri e la congregazione da lui fondata, tutta orientata ai poveri. Roma poi si ricordava benissimo di san Felice da Cantalice, questuante cappuccino nella citta' dal 1547 fino alla sua morte 18 maggio 1587. Amico di san Filippo Neri, non solo si preoccupava per il sostentamento dei suoi confratelli, ma per molti poveri e nobili decaduti.
Il Caravaggio, accanto a questi momenti di sentita fede, ebbe momenti di cedimento. Non nell’ambiente nobile che lo ricercava per la sua pittura, ma in quello delle osterie, delle zone degli “illi pantani” e dei malfamati "ortacci", vicino al mausoleo di Augusto. Il Caravaggio aveva contratto un rifiuto rabbioso per l’ipocrisia di parecchi della nobilta' romana, ufficialmente cristiani, ma nei fatti pagani. Per lui abolire l’ipocrisia era seguire l’istinto; ma non approdava a nulla, perche' non era vero con se stesso. Con cio' frequentava ambienti dove la prostituzione era presente, in maniera clandestina per paura degli arresti e delle punizioni inflitte a prostitute e clienti. Dimentico' spesso che Filippo Neri, di cui ammirava gli esempi e anche la sua fondazione, si recava nei luoghi dei poveri per soccorrerli, per proteggere le giovani. Il Caravaggio divenne pronto anche ad essere armato di spada
e venne arrestato nel 1598, per porto abusivo di armi.
Ma non mancavano momenti in cui avvertiva in pieno le sue contraddizioni, come quando dipinse il quadro “la vocazione di Matteo” su commissione del Card. Francesco Maria del Monte. Quel tema gli entro' profondamente nel cuore, e lo si puo' vedere con tutta evidenza nel dipinto.
In quel tempo abito' anche a palazzo Madama, che allora era solo un palazzotto di proprieta' dei granduchi di Firenze, che accoglieva oltre il cardinale anche l’ambasciatore francese con i suoi addetti.
Ma di nuovo nel 1601 fu arrestato per porto abusivo di armi, e forse fu questo che segno' la fine della sua presenza nel palazzo Madama. (Il palazzo deve questo nome a Madama Margherita d'Austria, che con la sua carita' conquisto' il popolo romano).
Il Caravaggio ebbe poi la fiducia del Card. Girolamo Mattei, che nel giugno del 1601 gli diede ospitalita', ma si presento' ancora sotto la protezione del Card Del Monte quando nell’ottobre dello stesso anno venne di nuovo arrestato per porto abusivo di armi.
Rimase presso il Cardinal Girolamo Mattei fino al 1603/1604, scontando pero' un tempo di arresti domiciliari per avere diffamato nel 1603 il pittore Giovanni Baglione. Collerico, il 24 aprile 1604 nell'Osteria del Moro in via della Lupa lancio' contro un garzone un piatto di carciofi.
Non ebbe piu' l'ospitalita' del Card. Girolamo Mattei e l'8 maggio del 1604 Caravaggio passo' in una casa in affitto nel vicolo San Biagio, oggi vicolo del Divino Amore.
Nel 1606 in una rissa durante una partita a pallacorda si scontro', non solo per ragioni di gioco, ma anche per passati screzi, con Ranuccio Tomassoni. Il primo colpo lo diede Tomassoni, ma ebbe la peggio per un colpo di spada inferto dal Caravaggio. Michelangelo Merisi subito fuggi' da Roma, perche' condannato a morte per decapitazione.
Riparo' a Napoli, ben protetto presso una famiglia di ramo cadetto dei Colonna, i Carafa-Colonna. A Napoli conobbe alcuni Cavalieri di Malta. Cosi' decise di entrare nell’Ordine, andando nell’isola. Il gran Maestro dell’Ordine, convinto delle buone intenzioni del Caravaggio, indubbiamente sincere, chiese e ottenne dal Pontefice la dispensa per accoglierlo, poiche' omicida. Ma sei mesi dopo per una rissa con un membro dell’Ordine, probabilmente causata dal fatto che quel Cavaliere era venuto a sapere del suo passato e glielo aveva duramente rimarcato, venne rinchiuso nella prigione dell’Ordine. Il Caravaggio riusci' avventurosamente a fuggire. Segui' il 6 dicembre l’espulsione dall’Ordine. Con cio' terminava il beneficio dell’immunita' monastica e di nuovo cadeva sotto la condanna a morte, eseguibile ovunque. Il Caravaggio, dopo essersi rifugiato a Siracusa, ospite di un suo antico amico, ritorno' a Napoli, presso la contessa Costanza Colonna. Ma alcuni armati, probabilmente su segnalazione di Malta, aggredirono Michelangelo Merisi alla porta dell'osteria
del Cerriglio per eseguire la condanna a morte; ne segui' una lotta e il pittore venne lasciato a terra creduto morto.
Intanto a Roma il Card. Ferdinando Gonzaga e il Card. Scipione Borghese, nipote del Pontefice, ottennero da Paolo V la grazia della revoca della condanna a morte e la possibilita' di ritornare a Roma.
Il Caravaggio si diresse via mare verso Roma, puntando a Palo, che faceva parte del feudo degli Orsini, suoi protettori, a 40 km da Roma. Sbarcato, fu arrestato per scambio di persona. Nel frattempo la nave era partita verso Porto Ercole nella Toscana coi dipinti che
egli aveva portato con se'. Il pittore insegui' la nave con un'imbarcazione provveduta dagli Orsini, ma giunto a Porto Ercole la nave era gia' ripartita per Napoli. A Porto Ercole Michelangelo Merisi cadde ammalato di infezioni intestinali. Venne ricoverato nell’Ospedale di Maria Ausiliatrice e accudito dalla omologa Confraternita. Mori' il 18 luglio 1619 a soli 39 anni,
a Porto Ercole. Nel maggio del 2010 sono state ritrovate, con buona
probabilita' di identificazione, le sue ossa nel cimitero di san
Sebastiano a Porto Ercole. Non sappiamo nulla dei suoi ultimi istanti. Ma indubbiamente senti' che ormai doveva lasciare tutto. Non la mondanita' come Matteo, ma tutto, perche' tutto lo lasciava, e certo quella mano tesa di Cristo, che con tanta intuizione di fede traccio' nel quadro “la vocazione di Matteo”, era li' per afferralo.
Non per nulla Papa Francesco e' rimasto sempre in meditazione davanti al quadro della ”vocazione di Matteo”, rilevando che di fronte alla miseria umana c’e' sempre la misericordia di Cristo che salva ed eleva, chi decide di fidarsi di lui.
Papa Francesco, quando da cardinale si recava a Roma, abitava in via della Scrofa dove c'e' la chiesa di San Luigi dei Francesi.
Il suo motto pontificale e' “Miserando atque eligendo” (ebbe misericordia e lo chiamo'),
e' tratto dalle omelie di San Beda il Venerabile, sacerdote, il quale, commentando l’episodio della vocazione di San Matteo, scrisse: “Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me”.
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