Spiegazione del quadro Guernica di Pablo Picasso (audio)
 
 
 
                                                                    
Pablo Picasso (Malaga, 25 ottobre 1881 - Mougins, 8 aprile 1973) nacque da Jose' Ruiz Blasco e da Maria Picasso Lopez. Adotto' nel 1901, come nome d'arte, il cognome materno Picasso, cio' per la sua presa fonetica e perche' con le sue due esse si avvicinava ai pittori Henri' Matisse, Nicolas Poussin, Henri' Rousseau. Il padre era un pittore figurativo, specie di uccelli, e un insegnante., e da lui prese la passione per la pittura rivelando un gran talento. Picasso si stabili' a Parigi nel 1904, rimanendo sempre cittadino spagnolo. Picasso con Georges Braque sono considerati i primi due pittori cubisti, tuttavia il cubismo non puo' essere ascritto in specifico a loro due quali fondatori. Il nome “cubismo” risale a Matisse che nel 1908 di fronte a dei quadri di Braque disse che erano fatto di “piccoli cubi”. A rafforzare questa osservazione nel 1909 Louis Vauxcelles, grande critico d’arte francese, guardando le opere di Braque le defini' “bizarrie cubiste”.
Picasso, nel gennaio del 1937, ebbe dal governo repubblicano di Spagna la commissione, con cospicuo pagamento in anticipo, di un quadro murale per l’Esposizione Mondiale a Parigi inaugurata il 25 maggio 1937 e terminata il 25 novembre 1937. Prima di comporre Guernica per l'Expo di Parigi, Picasso aveva in mente un soggetto diverso, ma le cose cambiarono dopo il bombardamento della citta'' basca di Guernica, avvenuto il 26 aprile 1937, e Picasso si decise per Guernica.
Picasso apprese la notizia il 28 aprile dal giornale L’Umanite', contemporaneamente a Le Matin; Le Petit Journal; Le Petit Parisienne; Le Journal - il Ce Soir il 29 aprile con servizi fotografici. In campo internazionale la notizia apparve sul New York Time di Londra, il 28 aprile, con un servizio di George Steer, corrispondete di guerra a Bilbao, che subito si reco' a Guernica bombardata e incendiata.
Picasso comincio' a dedicarsi al quadro il primo maggio, come lui stesso dichiaro', dopo avere visto i servizi fotografici su Guernica.
L’Expo apri' i battenti il 25 maggio, ma Picasso vi colloco' la sua opera solo il 13 luglio. Trascorse quindi due mesi di lavoro febbrile per comporre il quadro ad olio alto 349,3 cm. e largo 776,6 cm.
Come fonte ispiratrice Picasso attinse alla documentazione fotografica della citta' devastata, ma ancor piu' alla memoria di un rapido turbillon di immagini raffiguranti un bombardamento notturno contro una colonna di soldati e civili in fuga presente nel film “Addio alle Armi”, ispirato al libro di Ernest Hemingway. Il film, del regista Frank Borzage, venne infatti proiettato a Parigi fin dal 1933, e Picasso indubbiamente lo vide, anche per l’amicizia che lo legava al pacifista Hemingway.
Il quadro Guernica ha l’intenzione di presentare gli orrori della guerra, per sollecitare a fuggirla.
E la guerra in Spagna si era ormai internazionalizzata, con la presenza aerea di potenze interessate al dominio, quali la Germania, l’Italia e la Russia, nonche' con decine di migliaia di volontari combattenti, che venivano dall’Europa e anche dall’America, cosi' il futuro appariva denso di nubi.
Picasso pose lui stesso al dipinto il nome “Guernica”.
La composizione risulta il capolavoro di Picasso.
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Per comprendere il quadro di Picasso Guernica e' necessario percorrere la tragedia della citta' di Guernica.
Poco prima delle 16,30 del lunedi' 26 aprile una sentinella posta sul Monte Kosnoaga (Aixerrota) comincio' a sventolare una bandiera segnalando l’avvicinarsi di formazioni aeree. Subito la campana della chiesa parrocchiale comincio' mandare rintocchi di allarme, mentre le sirene delle fabbriche cominciarono a suonare. Un attacco dal cielo non era previsto, tuttavia nell’eventualita' erano stati costruiti sette rifugi per la popolazioni. Altri rifugi privati erano realizzati dalla gente negli scantinati. Il mercato, che si teneva il lunedi', era stato vietato per prudenza. Con cio' non si puo' dire che l’ordinanza fosse in tutto osservata e quel lunedi' pomeriggio non ci fosse qualcuno che avesse avuto l’ardire di sfidare l’ordinanza e il rischio. Alcuni dissero, infatti, che quel pomeriggio c’era il mercato - si suppone in maniera molto ridotta -, di bestiame, viveri, ecc..
Gli aerei tedeschi partirono dalla base spagnola di Burgos, dove era presente la Legione Condor della Luftwaffe (arma dell’aria), quelli italiani dalla base spagnola di Vittoria.
Su Guernica apparve subito un bombardiere tedesco Dornier-17 E, che sgancio' 15 bombe da 50 chili, fallendo il ponte di Reinteria sul fiume Oca. Seguirono poi tre bombardieri leggeri italiani, i velocissimi Savoia Marchetti SM-79 con 36 bombe da 50 chili, sganciate da 3800 m., colpirono la ferrovia, ma fallirono la distruzione del ponte. Seguirono tre bombardieri tedeschi Heinkel 111, scortati da due caccia tedeschi Heinkel 51. Poi, scortati da cinque caccia Fiat CR-32 italiani, giunsero 18 bombardieri tedeschi, Junkers 52, che agirono in fila indiana con la sequenza di tre aerei, su corridoi di volo larghi 130-150 metri. Il bombardamento termino' alle 19,30. Le bombe vennero lanciate da alta quota tra i 1500 m. e 3500 m. La caccia opero' i mitragliamenti a bassa quota. In tutto vennero sganciate 24 tonnellate di bombe deflagranti e 10 tonnellate di spezzoni incendiari a base di termite ciascuno del peso di un kg. In tutto circa 3000 bombe deflagranti, comprendenti ordigni da 250 kg, fino a 50 kg. e circa 10.000 spezzoni incendiari.
Le bombe deflagranti sventrarono numerose case e gli spezzoni incendiari ridussero, favoriti dal vento, la cittadina ad un enorme rogo.
Da telegrammi tra Hitler e Wolfram von Richthofen, comandante delle forze aeree in Spagna si ricava che il bombardamento fu ritenuto un deterrente per demoralizzare i difensori della vicina Bilbao. Hugo Speerle, comandante della Legione Condor, si vanto' del bombardamento.
Wolfram von Richthofen telefono' a Hermann Goring, comandante generale delle forze aeree tedesche, ricevendo personali complimenti per il bombardamento, come poi li ricevette da Hitler. Goring al processo di Norimberga (1946), prima di suicidarsi, disse (non sono registrate nei verbali del processo) che “Guernica fu per la Luftwaffe un terreno di prova”. “Non conoscevamo un luogo piu' adatto per un test coi nostri bombardieri”.
Nelle corrispondenze successive, pubblicate dal New York Times di Londra, George Steer non seppe gestire le cifre che il bollettino del governo autonomo basco, schierato allora con i Repubblicani, riportava sul numero dei caduti il 26 aprile sul fronte nord, e attribui' tali cifre al numero dei morti e dei feriti di Guernica. Cosi' il corrispondente diffuse la notizia che ci furono a Guernica 1654 morti e 889 feriti. La notizia divento' la dimensione dell’orrore della distruzione di Guernica. Certo, George Steer, che alle due di mattina del 27 giunse davanti alla citta' in fiamme, credette quella cifra compatibile con il selvaggio bombardamento della citta' che doveva contare 4000/5000 persone piu' un numero imprecisato di sfollati e un contingente militare dotato di una contraerea, che risulto' inefficace, ma nulla sapeva della prevenzione difensiva e dell’andamento dei bombardamenti che si susseguirono a intervalli di tempo, creando spazi di fuga. I Franchisti giunsero due giorni dopo a Guernica. La chiesa parrocchiale non era andata distrutta, tranne la zona della sala capitolare colpita da spezzoni incendiari. Anche la sede dell’Assemblea Basca risulto' non colpita. Si affermo' che i registri parrocchiali erano rimasti intatti e che qualche ufficiale franchista li fece bruciare affinche' non si risalisse all’entita' dell’eccidio, ma e' piu' probabile che i registri andarono alle fiamme per gli spezzoni incendiari, anche perche' dai registri si poteva solo sapere quanti erano gli abitanti, e non i morti. Il conto dei morti sotto le macerie non venne fatto. Tra i capi baschi si parlo' di 200/250 vittime, ma non vennero forniti dati ufficiali. Cosi' i dati divulgati da Steer ebbero libero corso, anzi vennero maggiorati, se nel quotidiano l'Unita' del 18 luglio 1956 Riccardo Longone scrisse di 4000 morti su 6000 abitanti. Da parte Franchista la propaganda arrivo' al massimo del minimalismo, negando l’eccidio e attribuendo l’incendio di Guernica a soldati in ritirata da Bilbao. Da parte Repubblicana si fece risalire l’ordine del bombardamento a Francisco Franco, mentre risale direttamente a Hitler.
Comunque indagini recenti, assegnate al giudice spagnolo Baltasar Garzon nell’ambito della Legge sulla Memoria, si attestano, sulla base di documentazioni di archivio e di numerosi studi storici, su circa 200 morti. Nella catastrofe di Guernica non bisogna pero' dimenticare i feriti.
Molti si salvarono nei sette rifugi, ma uno dei sette cedette. Molti fuggirono nelle campagne. Quando alle due di notte giunse George Steer vide che la strada verso Bilbao era ingombrata da carri trainati da bestiame, con sopra persone e quanto era stato potuto salvare dagli incendi. Altri superstiti erano evacuati su camion del governo basco che cercava di portare soccorsi, mentre molti restavano nei dintorni della citta' in fiamme, alla ricerca di parenti dispersi e bambini. Il nucleo di fuoco prodotto dagli spezzoni investi' il 40% delle case, le fiamme poi giunsero a distruggere il 70% della cittadina. I pompieri arrivarono da Bilbao in forte ritardo e ripartirono alle tre di notte quando ancora tutto divampava. Risulto' impossibile tentare di spegnere gli incendi perche' fin dall’inizio vennero bombardate le riserve di acqua, come si legge nel rapporto del tenente colonnello Wolfram von Richthofen. Il bombardamento non fu a tappeto, cioe' con una formazione numerosa di aerei che lanciavano nello stesso tempo le bombe.
Quell’atto di terrorismo aereo purtroppo divenne poi, da ogni parte bellica, cinicamente comune nella seconda guerra mondiale. Il quadro di Picasso va oltre i confini di Guernica (in basco Gernika) quale universale denuncia degli orrori della guerra