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E' molto
importante stabilire quando la scrittura si rese presente in India, perché ciò
segna il dato che separa la trasmissione orale da quella scritta, e fornisce un
dato base necessario per la datazione degli scritti sacri dell'induismo.
In India sono
state ritrovate molte iscrizioni su roccia, rame, bronzo, ferro, argilla, oro.
Queste iscrizioni sono in varie lingue ma possono tutte ricondursi a due tipi.
Il primo è la cosiddetta scrittura di Brahma, il secondo è la
scrittura kharoshthi. Di Brahma, perché i miti la farebbero risalire a
Brahma; kharoshthi (presente nell'Afganistan orientale e nel Punjah
settentrionale) scaturita dalla somma delle parole in sanscrito khara +
ustra, cioè asino e cammello; ciò testimonierebbe gli antichissimi
scambi commerciali tra India e Medio Oriente.
La prima
scrittura è destrorsa la seconda è sinistrorsa. La prima è testimoniata fin dal
V sec. a.C., la seconda a partire dal IV-III sec. a.C.
Per queste
scritture gli studiosi pensano a derivazioni dall'alfabeto semitico-meridionale,
prototipo di quelli arabo-meridionali, ma anche dall'aramaico che ebbe una
grande espansione nel VII secolo a.C.
Gli studiosi
sono concordi nel dire che nel VII secolo la scrittura fu già presente in India.
I Testi sacri
La
shruti
(ciò che è stato rivelato) è costituita dai Veda. I Veda, che contengono tre
ampie e successive stratificazioni culturali, furono suddivisi in quattro
raccolte (Samhita):
RigVeda:
sapienza (veda) delle strofe (Rg).
Samaveda:
sapienza dei canti.
Yajurveda:
Sapienza delle formule.
Atharvaveda:
Sapienza degli incantesimi (magia).
Attorno a
queste samhita vennero formandosi opere di accompagnamento che servivano
di spiegazione e commento:
Brahmana:
libri delle scienze sacrificali.
Aranyaka:
libri delle foreste.
Upanisad:
“sedersi vicino”, ad un maestro; testi filosofici o arcani. Le
Upanisad nel loro complesso costituiscono i Vedanta, cioè la fine
(anta) del Veda.
A questi testi
sono connessi i Vedanga o membra (anga) del Veda, che non
sono libri ritenuti sacri. Sono manuali con regole per i riti, con norme
giuridiche, indicazioni fonetiche, metriche, grammaticali, etimologiche e
astronomiche.
La
Smriti
(ciò che è
ricordato) costituisce il gruppo degli scritture post-vediche:
Itihasa:
“Ciò che accadde realmente”; le epopee del Ramayana e del
Mahabharata (quest'ultimo contiene il poemetto di 700 versi
Bhagavad-Gita),
Purana:
”antico racconto”, divisi in 18 maggiori (maha) e 18 minori (upa),
Agama:
“ciò che è stato tramandato”; 28 composizioni di carattere dottrinale,
con l'aggiunta degli Upagama,
Darsana:
“punti di vista”, contiene punti di vista delle sei scuole di pensiero
riconosciute valide (Nyaya: “principi, norme”, Vaisheshika:
“differenze”, Yoga, Mimamsa: “indagine”, Vedanta).
Dharmashastra:
libri della legge (dharma).
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