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La storia dei
Tarocchi Non si hanno fondamenti o indizi per pensare ad altre origini che non siano l’Italia del nord. Particolarmente malsano è il pensiero di attribuirne l’origine alla terra d’Egitto per essere poi accolti da Maria Maddalena e da un suo gruppo di gnostici. I Tarocchi sarebbero poi stati trasmessi in Europa da san Giovanni Cassiano che sostò nel deserto egiziano, allora grande centro di ascesi monastica, dal 370 al 399. Il pensiero di mettere in campo la Maddalena si collega con il vangelo apocrifo gnostico della metà del II sec. detto di Maria Maddalena. In tale vangelo eretico Gesù avrebbe iniziato la Maddalena ad una conoscenza superiore, non data agli apostoli. Ovviamente nessuna parola sui Tarocchi, ma tanto basta. La sapienza arcana data da Gesù, grande iniziato (Edouard Schuré), alla Maddalena sarebbe stata quella esoterica egizia, la quale, secondo i Teosofi è quella raggiunta dai grandi iniziati, ed è universale, a cui tutti gli iniziati alla teosofia possono accedere. La Maddalena avrebbe avuto conoscenza e accesso al sapere nascosto nei Tarocchi egizi, i quali in seguito avrebbero avuto mutamenti nell’iconografia e nel numero delle carte. La divulgazione dei Tarocchi si avvale di cose del genere rivelando i suoi intenti esoterici. San Giovanni Cassiano è stato messo in campo perché nell’Abbazia di san Vittore a Marsiglia, da lui fondata, è stata ritrovata un’ordinanza del 1337 che vietava ai monaci l’uso delle carte da gioco, non sappiamo come esse fossero, giudicato mondano. Immaginiamoci come lo avrebbe giudicato lui, il fondatore.
In due inventari dell'anno 1442 del ducato Estense di Ferrara si parla del pagamento di carte da trionfi, che potrebbero essere i Tarocchi, ma c’erano altri giochi chiamati trionfi. Il documento più antico dei Tarocchi giunto a noi,
datato prima del 1447, è quello del duca milanese Filippo Maria Visconti. Segue il mazzo di Francesco Sforza, datato al 1450, il più completo pervenuto a noi da quell’epoca.
Famose nell’800 le carte che prendevano il nome da Mile Lenormand (nata nel 1768, ma lei vantava di essere nata nel 1772, e morta nel 1843) una cartomante resasi famosa per il rapporto - giudicato millantato - con Josephine Beauharnais, moglie di Napoleone, così come risulta millantato che Napoleone la consultò. Ebbe la previsione sensazionale della morte di Luigi XVI, rivelatasi poi una millanteria post eventum. Il primo mazzo, del 1828, fu quello titolato “La Sybille des Salons”, fatto di 52 carte, furono rimesse in commercio ridisegnate nel 1840. Nel 1850 si ebbe una nuova edizione con 32 carte in una completa rielaborazione rispetto all’originale. Il titolo dato era: “Le livre du Destin”. Nel 1870 ci fu una nuova edizione con 36 carte col titolo, “Le Petit Cartomacièn”. Nel 1850 venne prodotto il mazzo chiamato “Petit Lenormand”, rimasto il più famoso e divulgato, con 36 carte. Svariati modelli “Lenormand” nel 1900 ne sono stati prodotti molti. La moda dei mazzi “Lenormand” non si è ancora estinta. Molti altri mazzi di diversi autori sono in commercio, e ognuno porta le sue istruzioni di uso.
Ma si hanno pure i mazzi di Oswald Virth (1860 - 1943), di Artur Waite 1857 - 1942), di Aleister Crowley (1875 - 1947) divulgate sotto il titolo di “Libro di Thot”, con chiari accenti egiziani. Questo mazzo si basa sul mondo dell’astrologia, della magia, della cabala, della mitologia dell’antico Egitto. Come si vede ci cerca sempre di inglobare nei Tarocchi le più varie culture per dare ai mazzi un aspetto universale.
Ci sono pure i Tarocchi di Dario Fo.
Comunque, possono essere usate le comunissime carte da briscola e da poker. Già da questa varietà si può dedurre che le carte sono una realtà relativa nella cartomanzia, producendo solo suggestioni e introducendo alla medianità, che è il vero punto della cartomanzia.
Significato del termine Tarocchi
Quanto al significato della parola Tarocchi gli storici non sono giunti ad un approdo sicuro. Alcuni propongono che il termine giusto sia Tarot, carte da gioco usate nel passato in Francia, Italia, Germania, fino a tempi recenti. Il termine Tarot esotericamente decodificato in Rota, cioè ruota, sarebbe in riferimento alla ruota astrologica. Altri la fanno derivare da Torah, la legge secondo la lingua ebraica, per il fatto che 22 sono le lettere dell’alfabeto ebraico e 22 gli Arcani Maggiori. Ma su tale derivazione, che sarebbe stata fatta tramite la cabala, non si insiste.
Altra origine del termine Tarocco la si vede nelle parole greche tarichos, tarichon, taricheuo, che significano mettere un alimento (carne, pesce) sotto sale. Questa supposta origine immetterebbe subito la parola nell’esoterico. Infatti, le carte dei Tarocchi sarebbero come il sale che preserva il sapere occulto da coloro che non sono iniziati, cioè da coloro che non hanno accesso al potere di scrutare il futuro, l’occulto, mediante la stimolazione delle carte. Tutto ciò pare molto in armonia con la terminologia corrente dove per taroccare si intende contraffare, schermare, depistare dalla verità. La traduzione in latino è tarichus, carne sotto sale.
Ma nel XV sec. tharocus aveva il significato di imbecille, idiota, sciocco. Oggi taroccare significa correntemente mistificare, contraffare con abilità la verità, dei dati. Nel dialetto ferrarese tarocar significa sia arrabbiarsi, sia falsificare. Nell’accezione di imbecille, idiota, sciocco, possiamo vedere la corrente popolare di riprovazione della cartomanzia.
Altri vogliono far derivare Tarocco da tara, cioè la decorazione delle carte. Tarare, decorare.
Altri puntando sul fatto che agli inizi il Tarocco era un gioco a carte, come le Naibi, dall’arabo na’ib, del XIV sec. Vogliono vedere l’origine del termine nel latino altercari (altercare), per l’animazione accesa del gioco.
Altri si rivolgono all’arabo tariq: cammino, strada. Oppure a taraqqi: salita, ascesa, sviluppo.
L’interpretazione comune afferma che i Tarocchi sarebbero stati all’inizio un gioco. Ben presto però acquisirono la veste esoterica, nascondendola sotto il gioco. Tuttavia, il fatto che le carte raffigurassero angeli, papi, virtù, Dio, nell’ambito profano non poteva passare inosservato, come attesta la documentazione che san Bernardino da Siena, in una predica tenuta a Bologna nel 1423, condannò questo fatto. Dopo la predica del santo si fece un gran fuoco dove vennero bruciati mazzi di carte da gioco, dadi, e altro.
I Tarocchi come iniziazione all'esoterismo e all'occulto
I Tarocchi si presentano come un cammino di iniziazione verso una conoscenza superiore, esoterica, verso un potere di accesso all’occulto, per una missione di trasformazione della vita delle persone. Ad esempio la carta detta il Matto, rappresenta l’uomo in cerca di saggezza, di conoscenza. Il Matto entra poi in contatto per mezzo dei segni delle carte con la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco, la ricchezza. Il Bagatto
(Il Mago), è colui che ha trovato.
Le carte, nella versione più consueta derivata dal Tarocco Marsigliese, sono 78. Suddivise in Arcani Maggiori, 22 carte, e in Arcani Minori, 56 carte. L’apparato iconografico è un insieme di figure pagane, colte e popolari, cristiane anche, con l’intento di rappresentare la totalità dell’universo. Chi ha davanti i Tarocchi e ne ha studiato la simbologia ha la suggestione di trovarsi di fronte alle chiavi di accesso all’universale. Egli viene a sentirsi in grado di varcare i confini del presente per accedere al futuro, e di superare i diaframmi dell’occulto.
Possono essere necessari diversi anni di studio, poi ecco che l’assiduo e desideroso iniziando avverte la spinta a varcare il confini del futuro e dell’occulto, non per forza propria, ma per una medianità che lo congiunge al mondo dell’occulto. La medianità acquisita è unita ad una concezione della vita alla quale verrà indirizzato, più o meno velatamente, colui che consulta il/la cartomante.
Il/la cartomante non dà semplici responsi, o oracoli, ma indirizza anche
a una concezione della vita e del cosmo. Può essere la Teosofia, l’Induismo, il Buddhismo, la filosofia di Freud, un’ideologia atea, il superuomo di Nietzsche, un cristianesimo svuotato della realtà della divinità di Cristo e della Chiesa, lo spiritismo con il suo corredo reincarnazionista per conoscere, ad esempio, le inesistenti vite (la vita è infatti una sola: Cf. Ebrei 9,27) passate di un soggetto. Nel caso della coniugazione dello spiritismo con la cartomanzia si ha un esplicito spirito guida, Anche l’astrologia che fa degli astri, delle loro congiunzioni, la fonte degli eventi umani, viene coniugata con la cartomanzia, con il risultato di una astro-cartomanzia. Se imbevuta
di orientalismo la cartomanzia seguirà la dottrina della reincarnazione e affermerà che c’è un debito di karma contratto in vite precedenti che non può essere abolito, tuttavia una parte del karma può essere modificato dalla consultazione cartomantica, evitando così di subire passivamente gli eventi. La cartomanzia decifra la scrittura cosmica stellare e permette un’azione attiva per la diminuzione del karma.
Altri orientalisti vogliono collegare il Tarocco ai chakra, armonizzando la tradizione occidentale con la concezione dell’energia universale che si inserisce nell’uomo mediante i chakra, cioè i fantomatici imbuti energetici dai quali l’energia cosmica entra nel corpo determinando il benessere psicofisico.
Può essere la New Age, che raccoglie un po’ di tutto.
Una testimonianza
Il percorso alla medianità può non essere lungo, potendo investire una persona che tuttavia abbia aspirazioni a questa realtà pur non essendosi dedicata ad essa, mossa da una sollecitazione. Mi riferisco al noto caso dell’ex cartomante Zita Michielin che lavorava in un call center dove c’era una linea telefonica per la consulenza cartomantica. Mancando l’addetta, il direttore del call center le disse di rispondere al telefono dandole un mazzo di carte. Riporto il nucleo della relazione che si trova nel web (Agenzia stampa Italia): “Un giorno mi venne detto di sostituire una collega cartomante e mi passarono una telefonata; non lo volevo fare perché non ne sapevo nulla di carte e tarocchi. Pensavo che per fare l’indovina si dovesse studiare molto e io non lo avevo mai fatto in vita mia. Non ho avuto scelta e ho dovuto rispondere al telefono, da quel momento sono diventata una cartomante. E’ stato sorprendente! Io che non conoscevo il mondo esoterico mi sono trovata a guardare ai tarocchi sparsi casualmente davanti a me e incomprensibilmente ho cominciato a raccontare ai clienti all’altro capo della cornetta particolari sulla loro vita che non potevo sapere. La cosa strana è che tutto ciò che dicevo veniva immediatamente confermato! Ero allibita, spaventata, ma nello stesso tempo eccitata per quello che stava accadendo”. Seguì che subito comprò un mazzo di carte, ne lesse le istruzioni che puntavano su di un “risveglio interiore” e si buttò negli studi esoterici in maniera insaziabile, immergendosi nelle filosofie orientali, e nella New Age. Questa insaziabilità è una caratteristica dell’esoterismo. Il soggetto vuole sapere, vuole sapere…
Zita Michielin arrivò anche a sentire la cartomanzia come una missione e cessò di chiedere denaro.
Contattata per telefono la signora Zita Michielin mi ha dato ulteriori dettagli sulla fenomenologia di quell’iniziazione così repentina. Va premesso che Zita da anni e anni era lontana dalla Chiesa, e con un’infanzia non felice, una vita che cercava l’uso delle persone per colmare i vuoti, vivendo come se fosse al centro del mondo. Insieme a ciò una grinta sviluppata per superare gli ostacoli.
La conversazione è stata molto rispettosa da parte mia. I punti che ne ho ricavato sono in queste frasi: “I pensieri venivano da soli…non che decidessi di mio… Quelle prime carte erano da briscola, con un pennarello sotto era scritto qualcosa…Poi, in seguito, non avevo più bisogno delle carte, mi bastava la voce della persona… Ho comprato le carte, studiando ho collegato ogni carta ad un valore…Guardi le carte… Le stendi quando ti sembra, non con un impulso schietto e chiaro… Quando ti sembra e basta. Ne stendevo 4 file da dieci, ma ogni tipo di mazzo ha istruzioni in proposito… Non ho conservato nulla. Ho messo i libri dentro un sacco e li ho bruciati in un campo. E’ il demonio che agisce…”.
La signora Zita Michielin è ritornata a Cristo e alla Chiesa.
La medianità
La medianità pone l’esigenza di una fonte a cui si attinge l’informazione, l’attitudine a riceverla (medianità), la trasmissione dell’informazione. Va tenuto presente che il/la cartomante non sente voci, ma guardando le carte si sente preso/a da un pensiero e lo trasmette. La sua sorpresa iniziale, che segna l’inizio della medianità, è il riscontro che quando detto corrisponde al vero: è immediatamente costatabile, per quanto concerne il presente.
Non è la cosiddetta “Lettura a freddo” (Cold reading), che si basa su domande fatte con abilità esaminando le risposte ottenute, e la globalità del soggetto: gli atteggiamenti del corpo, l’abbigliamento se ricercato o meno, il livello di istruzione, la sua reattività. La comunicazione conseguente della “Lettura a freddo” presenta cose generiche riguardanti la persona, con buone probabilità; e poi dalle reazioni dell’utente, si corregge immediatamente il tiro, sottolineando gli aspetti centrati. Molti cartomanti, è risaputo, ricorrono alla “Lettura a freddo”, e anche alla “Lettura a caldo”. La “Lettura a caldo” (Hot reading) fa leva sulla confidenzialità offerta prima di passare ai Tarocchi: “Hai un problema affettivo, vero?”; “Hai un problema di eredità, vero?”.
Tre i punti della cartomanzia, e in generale di ogni processo di divinazione: la fonte da cui proviene l’informazione, la medianità, cioè la capacità di ricevere l’informazione, la comunicazione al soggetto.
Occorre avere ben chiaro che chi ricorre ad un/una cartomante vuole sapere ciò a cui le sue capacità non possono accedere. Ad esempio, chiederà se un determinato investimento sarà produttivo. Chiederà se il matrimonio che sta per intraprendere è giusto. Domanderà se troverà una persona con la quale formare una famiglia. Se un viaggio risulterà opportuno. Se avrà successo in quell’impresa, se la deve avviare. Cosa accadrà nel mercato azionario. Cosa accadrà se fa quel determinato acquisto. Se la sua vita sarà bella, e se non bella che cosa dovrà fare. Le persone di cui ci si può fidare o meno, e anche questo contiene i risultati futuri. Vorrà sapere magari di se stesso per porsi adeguatamente nella vita per un esito futuro positivo. Come si vede sono tutte domande che includono il futuro. Non si va da un/una cartomante per sentirsi dire: “Forse potrà avvenire così”. “Io la penso così”. “Mi pare di poter dire questo”.
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La
fonte
Quale sarà la fonte del chiromante? Le carte? Assolutamente no! Non sono le carte, esse forniscono solo un ambiente di stimolazione di coinvolgimento, ma non danno il risultato. Il pensiero che si formula nella mente del chiromante non è letto nelle carte, ma ricevuto da altra fonte, la quale è il demonio.
E' attendibile un/una
cartomante?
Riguardo al futuro a volte sì e a volte no, dato che ci si trova di fronte alla complessità delle relazioni umane segnate dal libero arbitrio; e questo futuro il demonio non lo conosce, pur potendo fare congetture, ma, appunto, congetture. Se si tratta di una malattia non ancora evidente, ma colta dal demonio, il cartomante può presentarla. Potrebbe al limite presentare l’imminenza di un terremoto, visto che il demonio ha amplissime conoscenze. Quello che accadrà in ogni caso con certezza, di necessità, il demonio lo conosce.
Poiché nelle consultazioni entra in gioco il futuro di situazioni specifiche, che coinvolgono la libertà dell’uomo, e quindi la possibilità che accada il contrario di quanto detto, il cartomante deve convincersi di poterlo prevedere. In ciò compie l’atto di credere di poter conoscere il futuro. O meglio vuole che Dio gli sia soggetto nel dargli la conoscenza del futuro. Questa è voler asservire Dio a sé. In questo il peccato, oltre al male fatto al prossimo.
San Tommaso (Summa Teologica II-II, q. 95, a. 1) afferma: “Perciò non si ha divinazione (fare una cosa divina) nel preannunciare cose che avvengono per necessità (previsioni astronomiche di un’eclissi) o nella maggior parte dei casi (previsioni metereologiche ad es. o le azioni di uomini attualmente corrotti di fronte a certe circostanze), e che si possono conoscere con la ragione umana (…). Si parla di divinare (fare cosa divina), o indovinare, quando usurpa ingiustamente la facoltà di predire il futuro”. “L’uomo non è in grado di predire il futuro senza una rivelazione di Dio”. “Solo Dio nella sua eternità vede il futuro come il presente”. Con ciò la cartomanzia viene a rivestire un carattere religioso,
che è negativo.
Il condizionamento
Colui che ha consultato un/una cartomante deve esaminare attentamente quanto udito e creduto, e ciò lo affatica e lo condiziona. È costretto a vedere se quello che ha detto il cartomante si avvera, e non sa se si avvererà in una circostanza o in un’altra, e questo è stressante. E’ costretto a credere al cartomante che ormai gli ha preso in mano la vita, e molto spesso il portafoglio.
Cartomanzia atea? Un/una cartomante può essere un ateo/a, ma in tal caso deve pensare di essere in medianità con un cosmo in cui ci sono energie intelligenti, reazioni energetiche intelligenti. Con un cosmo che registra gli squilibri degli uomini e reclama il ristabilimento degli equilibri cosmici con comportamenti diversi. In definitiva attingerà al dio cosmo, perché per quanto impersonale lo voglia pensare, rimane sempre la necessità di doverlo pensare come una realtà misterica, che agisce e reagisce secondo occulte leggi.
L’ateo - bisogna dirlo - non esiste, esiste solo il negatore e l’idolatra.
L’ateo farà ricorso alla medianità quale attivazione di poteri dell’inconscio. Ma, l’inconscio è il mondo degli istinti, e non della facoltà delle previsioni. Farà ricorso alla sensitività, alle affermazioni del paranormale, ma quello che viene definito sensitivo, cioè che ha la medianità, non trae da sé il suo conoscere, ma lo deve ricevere da una fonte, che l’ateo dirà occulta, ultra cosmica, mistericamente cosmica, con sede in un fantomatico
metauniverso; e così si giunge all’irrealtà.
Giova sapere che il paranormale, in sede atea e non, poggia grandemente sul mito che il cervello sia utilizzato solo per il 10%, mentre è assodato che è tutto operante secondo i ruoli conosciuti di ogni area (Cf. Wikipedia: sfruttamento del 10% del cervello…).
La medianità, cioè la capacità di ricevere informazioni dalla sfera dell’occulto, non è un “risveglio interiore”, ma il frutto di una voluta abdicazione dalla verità fomentata da suggestioni e consolidata da razionalizzazioni giustificatorie, e confermata dall’inizio di risultati. La medianità non è un “risveglio interiore”, ma l’esatto contrario, cioè l’assopimento, il sistematico smantellamento delle risorse dell’anima, di per sé orientata alla verità e all’esame critico. Quando le risorse dell’anima, vengono fatte tacere, selciate addirittura, dalla menzogna, si ha la medianità: il diavolo può lavorare liberamente, avviluppando sempre di più il soggetto. La medianità resta fin tanto che il soggetto vorrà restarvi, ma non gli sarà poi facile liberarsi dai ritorni del demonio, e dovrà essere molto aiutato dalla preghiera di tanti (Mt 12,43; Lc 11,24).
Gli Urim e i Tummim
Gli Urim e i Tummim
(Es 28,30; Nm 27,21; ecc.) restano degli oggetti misteriosi , ma si può dire che il sommo sacerdote li usava per interpellare Dio, mediante il sistema del sorteggio.
Urim (אוּרִים) e Tummin (תוּמִים) hanno una traduzione incerta. Nel passato ci si riferiva all’accadico Urtu e Tamitu, che significano “oracolo” e “comando”; ma i due termini in sostanza sono equivalenti perché l’oracolo contiene già la forza di un comando. Molti studiosi oggi fanno derivare
Urim dall’ebraico Arrim (אּרּרִים) nel significato di maledizione, maledetto.
Tummin viene tradotto con “innocente”. Si avrebbe così “colpevole” o “innocente”, ciò per ricercare i colpevoli. In pratica
Urim e Tummin dovevano essere NO e SI. Il sistema dava di volta in volta un si o un no rispetto all’iniziativa che il popolo o il re si proponeva di prendere. Era un sorteggio fatto nella preghiera e nell’umiltà, non considerando il sistema come potere divinatorio per rendere Dio soggetto all’uomo. Gli
Urim e i Tummin vennero abbandonati dopo Davide, molto probabilmente perché la loro pratica aveva subito deviazioni in senso divinatorio, cioè di un tentativo di esercizio di potere su Dio (Lv 19,26; 20,27; Dt 18,10), a seguito delle defezioni idolatriche di Israele. Dio non rispose più attraverso gli
Urim e i Tummin (Cf. 1Sm 28,6). A Israele rimase la possente azione dei profeti.
Il sorteggio non venne però abbandonato del tutto in Israele, se anche Pietro usò questo sistema per designare, davanti a tutti, colui che doveva occupare il posto di Giuda (At 1,26). Ma fu un’eccezione, come dimostra l’elezione dei sette diaconi (At 6,3). L’elezione, in vari modi (per acclamazione del popolo o per votazione) fu la regola della Chiesa.
La coppa di Giuseppe La coppa di Giuseppe, viceré in Egitto, si presenta come uno strumento per bere a tavola e non usato da Giuseppe per la divinazione, anche se Giuseppe disse questo ai servi (Gn 44,5). Nel liquido si potevano porre delle gocce di olio e poi esaminare le loro configurazioni. Tuttavia, Giuseppe non aveva affatto bisogno di strumenti divinatori, che ricadevano nella superstizione, avendo luce dal Signore (Gn 40,8; 41,16). Quella coppa risulta così, in realtà, solo una coppa per bere, usata anche come un mezzo per crearsi un alone di prestigio presso il popolo egiziano: lui era un uomo che sapeva indovinare, e questo lo fece pesare anche ai suoi fratelli (Gn 44, 15).
Papa Francesco: una
calda preoccupazione
Papa Francesco nell’omelia del 5 aprile durante la celebrazione Eucaristica nella cappella della Casa di Santa Marta ha detto, sulla scia della costante condanna della Chiesa, con parole pastorali: “In molti per risolvere i loro problemi ricorrono ai maghi o ai tarocchi. Ma solo Gesù salva e dobbiamo dare testimonianza di questo”.
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