Il cardinale tedesco Gerhard Ludwing Müller si dice sorpreso, ma non irritato di non essere stato confermato per un ulteriore quinquennio alla guida della Congregazione per la Dottrina delle fede. Decisione che il Papa gli ha comunicato venerdì, ed è stata pubblicamente annunciata sabato dal Vaticano. Il Papa, riferisce Müller, in un colloquio con la
Allgemeine Zeitung, gli ha detto che non intende prolungare i ruoli di Curia oltre i cinque anni “ed io sono stato il primo a cui questa prassi si è applicata”. Ma “non c’erano divergenze tra me e il Papa” sostiene il porporato tedesco, secondo il quale non ci sono stati conflitti neppure sulla esortazione apostolica del Pontefice sulla famiglia,
Amoris Laetitia. Müller obietta, però, sulla recente decisione di papa Francesco di allontanare tre officiali della Congregazione per la Dottrina della fede: “Erano persone competenti”. Ad ogni modo, “tutti devono lasciare” e quindi ora Müller, che compirà 70 anni a dicembre si prepara alla pensione “anticipata”. Il porporato tedesco non specifica se e quale incarico alternativo gli sia stato proposto. Ma puntualizza che rimarrà a Roma e non tornerà quindi nella sua Germania, da dove Benedetto XVI lo chiamò per l’incarico vaticano quando era vescovo di Ratisbona. Il cardinale annuncia che intende rimanere in Vaticano: “Condurrò lavoro scientifico, svolgerò la mia funzione di cardinale, sarò attivo nella cura delle anime. Ho abbastanza da fare a Roma”. Le dichiarazioni del cardinale Müller costituiscono l’unica spiegazione pubblica della sua imprevista, fino a pochi giorni fa, uscita di scena. Una spiegazione che, come motivo della mancata conferma, escluderebbe esplicitamente difformità di vedute sull’interpretazione dell’Amoris laetitia e, implicitamente, questioni riguardanti i procedimenti contro i chierici accusati di abusi nei confronti di minori.
Sta di fatto che il porporato tedesco, che il 2 luglio 2012 fu nominato da Benedetto XVI prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede (Cdf)
- nonché presidente della pontificia Commissione biblica, della Commissione teologica internazionale e della Commissione “Ecclesia Dei”
- da ieri non è più alla guida di questi organismi. Mentre non si sa se, alla fine dei rispettivi mandati, verrà “ringraziato” o “confermato” come membro dei dicasteri di cui fa parte e cioè: tre Congregazioni (per le chiese Orientali, per i religiosi e per l’educazione cattolica) e tre Pontifici consigli (per la promozione per l’unità dei cristiani, per i testi legislativi e della cultura). Müller, al contrario dei precedenti prefetti del Cdf, non è stato chiamato a far parte della Congregazione per i vescovi.
Nuovo prefetto della Cdf è quindi l’arcivescovo spagnolo Luis Francisco Ladaria Ferrer, 73 anni compiuti ad aprile, che nel 2008 papa Ratzinger pescò dalla Gregoriana per nominarlo segretario del medesimo dicastero in sostituzione del salesiano Angelo Amato (promosso a prefetto della Congregazione delle cause dei santi e poi creato cardinale). Papa Francesco il 10 settembre 2014 ha già scelto come promotore di giustizia della Cdf il gesuita statunitense Robert J. Geisinger, 59 anni, e il 27 ottobre 2015 ha nominato sottosegretario del dicastero monsignor Giacomo Morandi (modenese, 52 anni). Ora dopo la promozione di Ladaria Ferrer a prefetto, dovrà designare anche il nuovo segretario. (Gianni Cardinale)
IInserito il 6 Luglio 2017 |
L’attacco a papa Francesco con i manifesti affissi, soprattutto nel centro di Roma, è un atto inaccettabile e pericoloso. Nel senso che i giornali vogliono vedervi un’espressione di dissidio tra i conservatori e i progressisti. Distinzione artificiosa per la Chiesa, di sorgente politica, poiché nella Chiesa c’è la legge della continuità e non della discontinuità. Uno scriba trae dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie, dice il Signore (Mt 13,52). Ora ci saranno i tradizionalisti, e questi ci sono sempre stati, e ci saranno quelli che vogliono rinfrescare l’aria ecclesiale e lo fanno, quando sono autentici, con l’esempio della vita e
anche con le parole.
Quel manifesto, che presenta un’istantanea di papa Francesco con il volto oscuro, e chi non si è trovato a essere sorpreso per un attimo, che poi una foto fa diventare espressione eterna, con il volto oscuro per tanti disgusti, è pericoloso non perché manifesti l’esistenza di contrasti
sostanziali nel clero, ma perché vuole tentare di produrli. Ogni prete sa che il magistero del pontefice è infallibile quando parla
ex cathedra, e quando non lo fa a quel livello si ha il “magistero autentico”, cioè un magistero che non aggiunge nessuna nuova definizione, ma ha un’indole esortativa, pastorale, meditativa, orante, di denuncia anche dei vizi. Il clero di tutto il mondo lo sa e se ha delle riserve su qualcosa di non infallibile le sa gestire con serenità e fede e permanente amore per il Pontefice.
Dunque, quel manifesto finisce per servire a chi vuole incuneare nella Chiesa la distinzione tra progressisti e conservatori. Chi vuole questa spaccatura, inesistente nell’essere della Chiesa, oltre il solito intellettuale laicismo, sono persone, in questo caso, dure, violente. Si tratta di persone organizzate, che hanno saputo trovare una tipografia (magari uno di essi ne è il proprietario), che hanno saputo trovare il coraggio dell’affissione. Tutto fa pensare che dietro tutto ciò ci sia qualche gruppo influenzato da false apparizioni: internet è pieno di rivelazioni catastrofiche sulla Chiesa. Un gruppo radicalizzato, che non va cercato tra il clero, ma tra il laicato, magari con il coinvolgimento di qualche prete o frate. Personalmente ne ho incontrato uno di questi gruppi arroccato su rivelazioni, in una contestazione al pontefice, e pronti a partire per
la salvezza, di più anime possibili, con strutture di base in tutta Italia. La loro è una contestazione non solo contro il Papa, ma anche contro la dottrina vera della transustanziazione, affermando che la transustanziazione non conserva gli accidenti (apparenze mantenute nell’essere prodigiosamente da Dio), mancando la sostanza trasformata nel corpo di Cristo. Tutto per loro è carne come a Lanciano. E a Lanciano, va detto, una volta compiutosi il miracolo non ci fu più la presenza reale di Cristo, ma solo una parte del tessuto del miocardio, quale segno della verità della presenza reale. La persona - un capo col quale ho parlato - era un radicalizzato.
Basta aprire le rivelazioni della Madonna di Anguera (Bahia) per rimanere impietriti, e con questa tante altre apparizioni. Un gruppo di
attacchini così radicalizzato, violento nelle sue espressioni, non può assolutamente provenire dai cosiddetti conservatori. Facendo parte del Gris posso dire che ci sono gruppi che preferiscono Putin a Papa Francesco, perché secondo loro
il Papa si è espresso verso i gay approvandoli, al contrario di Putin.
Affermazioni assurde, che alimentate dall’impeto catastrofista di
rivelazioni che vengono dall’abisso, danno un senso di crociata
sacrosanta, che deve essere inarrestabile. Stanno cercando di trovare
quelli che hanno affisso il manifesto che conosciamo, ma certo il gruppo
ha agito con la massima velocità e pianificazione. Non si sa se verranno
trovati attraverso i risultati delle telecamere, ma se avevano il volto
coperto, non sarà possibile ricercarli tra i noti alla polizia. Anche la
ricerca sui manifesti offensivi affissi a Roma contro la ministra Valeria Fedeli è andata a vuoto.
Ma certo questi attacchini non vanno rapportati ai cosiddetti conservatori (categoria per nulla ecclesiale), come amano dire i giornali, circa questioni teologiche. Le questioni, i dibattiti, si fanno a viso aperto, in pieno sole, come san Paolo con Pietro (Gal 2,14), non nella viltà dell’ombra, come gli offensori attacchini del nostro papa Francesco.
Scopo degli attacchini di papa Francesco? Creare spaccature dentro la Chiesa, denigrando papa Francesco, usando dell’eco dei mass media; infatti ben sapevano che i manifesti era stati affissi illegalmente e perciò ben presto sarebbero stati rimossi.
Padre Paolo Berti, cappuccino, membro del GRIS
Inserito il 15 Febbraio 2017 |