La Corte europea per i diritti umani, composta di sette membri e presieduta dal belga Francoise Tulkens, fa capo al Consiglio d'Europa. Essa opera a un livello inferiore (prima istanza) della Grand Chambre, che è l'organo della definitiva istanza. La Corte suprema al suo livello si è già dimostrata più volte luogo di approssimazioni e di ideologia anche per i suoi sistemi di procedura, valga per tutte il caso della rimozione del Crocifisso nelle scuole, che la Grand Chambre ha definito essere competenza dei singoli Stati. Lo stesso concetto la Grand Chambre lo ha espresso il 3 novembre 2011 riguardo alla materia della “procreazione assistita”, riconoscendo agli Stati un ampio margine decisionale.
La Corte, che sa benissimo che deve lasciare la materia alla competenza dei vari Parlamenti degli Stati, ha voluto sferrare l'attacco dichiarando l'incoerenza delle legge 40 (febbraio 2004) con la legge 194 (maggio 1978). Da un lato si vieta l'impianto di embrioni sani, cioè giudicati sani mediante la diagnosi preimpianto (legge 40), dall'altra (legge 194) si autorizza l'aborto dei feti (concepiti naturalmente) che mostrino sintomi di malattie o malformazioni: “La Corte sottolinea l'incongruenza della legge italiana, che nega alla coppia l'accesso alla diagnosi preimpianto, autorizzando poi l'aborto terapeutico” Posta l'incoerenza, la Corte si sente garantita che la Grand Chambre non annulli la sua sentenza. Anzi, ha stabilito che ai due coniugi romani che si sono appellati alla Corte di primo livello di Strasburgo lo Stato Italiano deve 15.000 Euro come risarcimento per i danni non materiali e 2.500 Euro per le spese sostenute.
Ma ecco il caso specifico (da Avvenire 29/08/2012: Giovanni Maria Del Re):
“Quella dei due coniugi romani non è certo una storia felice. Nel 2006 nasce una loro bambina affetta da fibrosi cistica (o mucoviscidosi), una grave malattia genetica quasi sempre mortale. Così i coniugi scoprono di essere portatori sani del gene difettoso all'origine di questo morbo. Nel 2010 la donna resta ancora incinta, ma l'embrione (analisi prenatale) è anch'esso affetto dalla malattia e così viene deciso di abortire. I due vorrebbero a quel punto ricorrere alla fecondazione artificiale per poi effettuare una diagnosi genetica preimpianto. Il 13 gennaio 2010, in via eccezionale (ndr. ma la magistratura non dovrebbe picconare le leggi, o produrle, ma solo applicarle, lasciando l'attività legislativa al Parlamento), il Tribunale di Salerno aveva consentito a un'altra coppia non sterile, portatrice sana dell'atrofia muscolare di effettuare una fecondazione artificiale e la diagnosi (preimpianto) in deroga alla legge 40, (ndr. che vieta lo screening preimpianto). I due coniugi romani non spuntano analoga eccezione ed è così che nel settembre di quell'anno ricorrono ai giudici di Strasburgo. La loro argomentazione è che viene violato l'articolo 8 della Convenzione dei diritti umani (rispetto della vita privata e familiare), in quanto obbligati dalla legge a seguire la via del concepimento naturale e dell'eventuale aborto; e l'articolo 14 (divieto di discriminazione) in quanto alle coppie sterili (o affette da malattie sessualmente trasmissibili) è invece consentita la fecondazione artificiale (ndr. E quindi l'analisi preimpianto). Su quest'ultimo punto la Corte ha dato torto ai due coniugi romani, visto che, almeno per la diagnosi preimpianto, vietata per tutti significa che “le coppie sterili o affette da malattie sessualmente trasmissibili non sono trattate diversamente”, si legge nel comunicato di Strasburgo. Accolta, invece, la prima e la più importante delle due argomentazioni”.
Dobbiamo dare atto alla Corte di aver ben inteso che la legge 40 non concede alle coppie non fertili l'analisi preimpianto al fine di selezionare gli embrioni sani. Su questo punto nella stampa c'è molta confusione. E' vero che la legge 40 nel 2008, in seguito a ricorso al TAR, il divieto per le coppie sterili è scomparso nelle linee guida, ma non sono state aggiunte precisazioni. La legge 40 ha nel suo stesso interno l'impedimento alla pratica eugenetica della diagnosi preimpianto, infatti obbliga all'impianto “unico e contemporaneo” di tutti gli embrioni concepiti in provetta vietando pure la riduzione degli embrioni durante la gravidanza, salvo le disposizioni della legge 194. La legge 40 vieta poi la selezione genetica che non sia finalizzata alla salute dell'embrione, cioè per attuare terapie prenatali e postnatali. Il che vuol dire che l'embrione in ogni caso va impiantato.
Riguardo all'articolo 8, rispetto della vita privata e familiare, bisogna dire che l'embrione dal momento del concepimento fa parte della famiglia, anche se dipende totalmente da essa. La Corte di Strasburgo per i diritti umani ha dimostrato di ignorare la sentenza della Corte di giustizia della UE, la quale il 18 ottobre 2011, interpellata a pronunciarsi sulla brevettabilità relativa all'uso degli embrioni umani per fini industriali o di ricerca, ha escluso tale uso affermando: “Fin dalla fase della sua fecondazione qualsiasi ovulo umano deve essere considerato come un embrione umano” e quindi non valutabile neppure per un attimo come semplice materiale biologico.
La Corte di Strasburgo ha voluto invece dire che non devono essere confuse le “nozioni di embrione” e “bambino”. Ma alla Corte si deve rispondere che è vero ciò in quanto stati di sviluppo (anche un bambino è ancora in sviluppo), ma si tratta dello stesso essere umano. Qua dobbiamo dare atto che la Corte di giustizia dell'UE è più attenta della Corte per i diritti umani.
Riguardo alla “incongruenza della legge italiana” bisogna sottolineare la superficialità della Corte, infatti la legge 194 esclude espressamente la possibilità dell'aborto eugenetico, sia nei primi tre mesi di gravidanza, sia nel tempo successivo. L'esame prenatale (prelievo dei villi coriali, ecografia, amniocentesi) è preso in considerazione dalla legge in ordine all'aborto solo al riguardo della salute psicologica o fisica della donna. Che poi di questo si abusi è un problema che va addebitato alla lealtà di ciascuno con se stesso.
Circa lo screening preimpianto al fine di individuare malattie e quindi la soppressione dell'embrione si hanno oggettive perplessità di attendibilità bisogna dire che è gravato da un significativo coefficiente di errore. Pur con questo significativo coefficiente di errore, nei paesi dove è autorizzato lo screening prenatale a fini eugenetici, si ha un continuo dilatarsi della lista delle patologie per cui l'embrione può essere soppresso, giungendo persino a considerare un tumore che potrebbe colpire in età avanzata, il che vuol dire che si hanno molti embrioni sani destinati ad essere soppressi.
Pure l'analisi prenatale biochimica (villocentesi e l'amniocentesi) lascia spazio ad una percentuale di incertezza, sebbene minore, sulla quale la donna deve pronunciarsi. Va detto poi che i laboratori che fanno gli esami prenatali dichiarano che la villocentesi e amniocentesi presentano una percentuale di rischi di aborto sui quali la donna deve decidere. Dunque su quale certezza ci di vede fondare, quale filosofia di vita può affermarsi se non quella di una concezione della vittoria del più forte sul più debole, che tuttavia esprime il suo desiderio di vita nello sviluppo embrionale.
Va aggiunto che non ci troviamo di fronte a leggi cattoliche, tuttavia i cattolici sono impegnati a difenderne le parti di verità.
Intanto l'Italia farà ricorso alla Grand Chambre.
Inserito il 30 Agosto 2012
Il Bosone di Higgs è noto al grande pubblico con l'errato soprannome di "Particella dio" soprannome, dato da Leon Lederman nel suo libro di fisica "The God Particle: If the Universe Is the Answer, What Is the Question?", pubblicato nel 1993. Tale definizione, tuttavia, derivò da una correzione da parte dell'editore non favorevole al termine "Particella maledetta" scelto dall'autore in riferimento alla difficoltà della sua individuazione. La traduzione dall'inglese all'italiano ha concluso il processo giungendo a "particella di Dio", termine del tutto distante dalla volontà di Leon Lederman. Ma non solo, anche occasione di confusione tra il grande pubblico, che pensa che nella particella ci sia la chiave (impossibile in assoluto) del potere di Dio sull'Universo, e che l'uomo si stia impadronendo di questa chiave.
4 Luglio 2012 da “il POST”
Emanuele Menietti
Oggi al CERN di Ginevra, i responsabili degli esperimenti ATLAS e CMS hanno mostrato i loro ultimi risultati sulla ricerca del bosone di Higgs, la particella del cosiddetto “modello standard” la cui esistenza deve essere ancora dimostrata. Entrambi gli esperimenti hanno osservato l'esistenza di una nuova particella tra i 125 e 126 GeV (gigaelettronvolt, l’unità di misura dell’energia per misurare la massa delle particelle elementari). I nuovi risultati restringono di molto l’intervallo che era stato segnalato lo scorso dicembre, quando i ricercatori avevano comunicato di aver ristretto il campo per il bosone di Higgs tra 116 e 130 GeV. In pratica, la scoperta di un nuovo bosone è quasi del tutto certa, ma serviranno nuovi studi e approfondimenti per capire se si tratti effettivamente del bosone di Higgs. Il direttore del CERN, Rolf Heuer, di solito molto prudente, è stato chiaro: “Penso sia stato trovato”. Per molti, è una conferma più che sufficiente della scoperta.
Per descrivere l’esistenza e il comportamento delle particelle, nel corso degli anni i fisici hanno elaborato il “modello standard”. Il modello non dà però la risposta, al momento, a una domanda fondamentale: perché buona parte delle particelle elementari sono dotate di una massa?
Il problema è che il concetto di massa non si adatta molto al modello standard, le cui equazioni di base sembrano richiedere che tutte le particelle ne siano prive. Nei primi anni Sessanta, Peter Higgs e altri fisici proposero un sistema per integrare le equazioni del modello standard, rendendole compatibili con il fatto che le particelle elementari hanno una massa. Questa integrazione viene chiamata “meccanismo di Higgs” e ha consentito ai ricercatori di approfondire le loro conoscenze sulla materia, formulando diverse previsioni anche sulla massa della particella più pesante fino a ora conosciuta, il top quark. Empiricamente, grazie a una serie di esperimenti, i fisici hanno poi trovato questa particella proprio nella posizione che era stata prevista teoricamente con il meccanismo di Higgs.
Higgs ipotizzò la presenza di una particella mai osservata prima per far funzionare il meccanismo che porta il suo nome. Questa particella ipotetica, che forse ora è sotto il naso dei fisici alla ricerca delle ultime conferme, è il bosone di Higgs e si ipotizza che conferisca la massa alle altre particelle interagendo con loro. Il bosone di Higgs non è però mai stato osservato con certezza in via sperimentale e lo stesso meccanismo di Higss non permette di sapere quale massa debba avere, offrendo solamente alcune ipotesi. Per rilevarlo, i fisici devono quindi cercare le tracce che lascia e da quelle risalire alla caratteristica della sua massa. La ricerca avviene principalmente utilizzando il Large Hadron Collider (LHC), un enorme acceleratore di particelle gestito dal CERN di Ginevra.
Come era già avvenuto a dicembre con il precedente aggiornamento, anche durante il seminario di oggi i ricercatori non hanno affermato di aver trovato il bosone di Higgs, ma le scoperte illustrate sono ugualmente molto importanti perché indicano che ormai manca pochissimo per avere le ultime conferme. Joe Incandela, il portavoce dell’esperimento CMS, ha spiegato che i risultati sono ancora preliminari, ma che il suo team ha comunque scoperto una nuova particella, che con ogni probabilità è il bosone più pesante mai rilevato e che si trova nel “posto” in cui si ipotizza possa esserci il bosone di Higgs. Fabiola Gianotti, la responsabile dell’esperimento concorrente ATLAS, ha confermato la scoperta di una nuova particella, ricordando comunque che servirà ancora un po’ di tempo per mettere insieme tutti i risultati e pubblicare una ricerca scientifica sull’importante novità.
I due esperimenti continueranno a raccogliere dati grazie a LHC nel corso delle prossime settimane. Sulla base dei nuovi dati sarà approfondito lo studio della nuova particella per capire se si tratti o meno del bosone di Higgs. Le cautele ci sono ancora, da parte dei responsabili di ATLAS e CMS, ma a giudicare dalla qualità dei risultati la scoperta della particella sembra essere infine avvenuta dopo decenni di ricerche.
3 luglio 2012 da: Il Sole 24 Ore
Leopoldo Benacchio
Ma perché è così importante questo bosone, la cui caccia è costata 8 miliardi di euro, e di cui a lungo si è addirittura pensato che non esistesse per nulla, e lo pensano ancora fisici del calibro di Stephen Hawcking? Le particelle elementari tali non sono affatto (protone, neutrone, elettrone). Facendo scontrare queste particelle ne sono saltate fuori centinaia. Per “comporle” tutte è stata costruita una eccellente teoria chiamata “modello standard”. In questo puzzle una casella è vuota, quella del bosone di Higgs.
4 luglio 2012 da: Il Fatto Quotidiano
Stefano Pisani
Tuttavia, per quanto questa scoperta sia importante, i ‘problemi’ per la fisica potrebbero non finire con la sua scoperta. “Se si trova il bosone di Higgs ma nient’altro, a questo punto i fisici hanno tutto ma… non hanno niente. Nel senso che, se confermassero la scoperta dell’Higgs, il Modello Standard sarebbe completo, funzionerebbe alla perfezione, ma non avremmo più nessuno spunto per capire dove agire per risolvere i grandi problemi concettuali della fisica moderna, che restano in piedi, come ad esempio l’unificazione fra gravità e fisica quantistica. Si tratta di un problema di consistenza logica: il Modello Standard è una grande sfida per la matematica, perché non ha una logica chiusa, non è una teoria consistente e rigorosa. Finora potevamo pensare di avere nuove indicazioni legate al bosone di Higgs. E ora?” ha spiegato Roberto Longo, direttore del centro di Matematica e Fisica Teorica di Roma dell’Università di Roma Tor Vergata.
Considerazioni
Il ventaglio degli interrogativi si è ampliato, non chiuso. Ad esempio come fa la particella di Higgs, ammesso che sia quella che è stata trovata, a “dare” la massa alle altre particelle?
Si parla che si è sulla strada di scoprire i misteri dell'Universo, ma in realtà chiunque che sia un vero scienziato vede l'imponenza che gli sta di fronte e che lo costringe a nuovi interrogativi di fronte ai quali non sa dove partire per nuove scalate, se non teorizzando, immaginando e alla fine arrivando a negare colui che è testimoniato da tutto quale creatore di tutto.
Inserito il 4 Luglio 2012
Il giornalista Bruno Cancellieri l'undici maggio 2012 ha redatto un articolo sul Resto del Carlino circa "il profumo del Papa". La notizia era però già nota nel Web. I giornalisti hanno avuto una sola tendenza: quella di presentare un Papa che si profuma con un profumo personalizzato, e per far questo hanno omesso dei dati chiave. Una telefonata alla signora Silvana Casoli, che ha il suo laboratorio a Reggio Emilia, ha ridimensionato tutto. Il Papa nel 2010 era andato a san Giacomo in Compostela, dove il santuario era stato leggermente profumato con profumi confezionati da Silvana Casoli, cosa migliore di quell'enorme incensiere che veniva fatto oscillare lungo la navata, per coprire l'odore dei pellegrini sudati.
Subito dopo, giunse alla signora Casoli "una comunicazione verbale" di confezionare una boccetta di profumo da donare al Papa. Si trattò semplicemente di un episodio, di un flash, e non l'inizio di una fornitura per il Papa. Il prodotto non venne quindi rifatto. Fu un dono per il quale la signora Casoli non chiese nessuna cifra. Venne realizzato pensando ad un giardino. Il profumo leggero era fatto con verbena, essenze di agrumi, fiori, e tiglio. La signora Silvana Casoli per tanto tempo si è tenuta la cosa per sé, poi l'ha confidata, e i giornalisti sono "andati di loro". Dunque, l'idea di un profumo per il Papa è nata nella mente di qualcuno presente a Compostela, che intendeva fare una sorpresa singolare a Ratzinger. Nessuno sa se l'abbia usato, certo non è costume di papa Ratzinger usare profumi che non siano quelli che usiamo tutti noi: una saponetta, uno shampoo o un bagnoschiuma. Resta solo il dato che l'ha cortesemente gradito. Tutto "il profumo del Papa" è dunque svaporato, e l'immagine di un Papa tutto profumato rimane solo l'ennesima montatura giornalistica. Alla larga, dunque!
Inserito il 12 Maggio 2012
I fiori di Bach sono un prodotto che sfrutta la suggestione. Il nome deriva dal britannico Edward Bach (1886-1936). Egli affermò che alla radice di un disturbo fisico c'è un disturbo psicologico. Il problema comportamentale-psichico emanerebbe un "fiume di energia" che creerebbe il male fisico. Ora i fiori - sarebbe floriterapia - avrebbero il potere di liberare dal problema psicologico e quindi ricomporre il benessere. I fiori messi in acqua libererebbero precisamente "energia" e questa "energia" sarebbe il principio attivo. A una tabella di 38 tipi comportamentali sono associati 38 fiori: uno per comportamento.
Occorre, dunque, auto diagnosticarsi e quindi operare coi fiori di Bach forniti in bottigliette per immettere l'energia capace di superare il problema. Tutto è affidato alla volontà del soggetto di procedere, cioè di assorbire la dottrina di Bach, da qui la scritta, presente nelle bottigliette, "fiat voluntas tua".
Il tutto non ha nessunissima dimostrazione scientifica e si ricollega a idee taoiste, ma anche buddiste, affermanti una cosmologia panteista e che il corpo è retto da armonica energia, in modo tale che quando qualche realtà turba tale armonia il corpo si trova in distonia con l'energia cosmica. La guarigione è segnata dal superamento della distonia, correggendo lo stato energetico, e quindi dal riaffermarsi dell'equilibrio dell'organismo, ma occorre non porre blocchi all'energia altrimenti si avrebbero nuove cause psicologiche da risolvere. Un pasticcio che neppure chi ci crede saprebbe rendere plausibile, da qui la richiesta di un atto di adesione senza che si possano ottenere vere spiegazioni.
Se ci sono stati risultati coi fiori di Bach questi sono solo unicamente degli effetti placebo.
Il dramma di chi si addentra nella dottrina dei fiori di Bach è che viene a compromettere la sua vera identità per assumerne una illusoria.
Alla larga, dunque!
Il simbolo incollato sulla bottiglietta indica fiori stilizzati a tre punte formanti complessivamente un esagono dentro un cerchio dove è scritto: “fiat voluntas tua”. Nel simbolo c'è la stilizzazione di un calice: l'acqua dove è immessa l'energia dei fiori. Più che simbolo esoterico si tratta di segno suggestivo che vuole cercare di catturare la persona.
Inserito il 1 Maggio 2012
23 febbraio 2012: Il neutrino non è ancora più veloce della luce
Il Team del Gran Sasso, che il 17/18 novembre 2011 aveva lanciato un grido di vittoria sulle critiche piovute sul precedente annuncio del CERN - Gran Sasso sulla maggiore velocità del neutrino rispetto alla luce, ha dovuto ricredersi. Il primo annuncio era stato fatto il 20/21 settembre 2011, poi avanti con l'annuncio del 17/18 novembre, ma ora ha dovuto ammettere che i risultati erano errati. E' stato proprio il Team italiano del Gran Sasso a cogliere gli errori dentro il proprio laboratorio. Due gli errori rilevati. Il primo è una difettosa connessione di un cavo di fibra ottica collegante un computer con il sistema GPS, usato per misurare il tempo. Il secondo è dovuto ad una cattiva calibrazione dell'orologio di riferimento.
La notizia è stata comunicata dalla rivista Science Magazine e ha trovato conferma nel portavoce del CERN, James Gillies. Dunque, si dovranno fare altre misurazioni per arrivare ad una conclusione. Stavano lavorando per verificare i risultati annunciati dal CERN - Gran Sasso il 17/18 novembre 2011 due laboratori: uno giapponese e uno americano. Dopo la dichiarazione del Team italiano questi due laboratori dovranno occuparsi semplicemente di nuove misure, e non di smentire o approvare.
Inserito il 23 Febbraio 2012
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