Rathakrishnan Velu Raja Gigi (Raja Gigi: re dei denti): L'uomo dai denti di acciaio   
 
     
 

Credere va bene, ma credere quello che non si può credere è insulso.

Un uomo malesiano, di Tampiri, di circa 80 kg di peso corporeo, il 30 agosto del 2007, nella vecchia stazione di Kuala Lumpur, con le gambe puntate sulle traversine dei binari, mani sui binari, e con tra i denti un anello di corda che si innestava in un cavo di acciaio attaccato a sei carrozze di complessive 297,1 tonnellate, cioè 297.000 kg, le ha fatte avanzare per 2,80 metri in un tempo di circa tre minuti. Ciò sarebbe cosa da credere? Un video, tante foto sarebbero la prova inconfutabile che l'uomo ha espresso, per mezzo della concentrazione fisica e mentale e dei denti di acciaio, una forza immane?

Se si da un'occhiata ai risultati di un sollevamento pesi (strappo + slancio) per un peso corporeo di 85 kg si arriva ad un 350/370 kg. Sei carrozze di 297.000 kg da spostare in orizzontale su binario per 2,80 m. richiede una forza motrice immensamente superiore alla forza muscolare delle gambe e delle braccia, con mani ancorate ai binari, e del peso inclinato all'indietro del corpo di un uomo.

Il tutto è cominciato dopo alcuni minuti di concentrazione, più mentale che fisica: mano sinistra sulla fronte. Poi Rathakrishnan Velu Raja Gigi, di religione induista formatosi presso un guru indù, si è messo a sedere sul binario con il cavo in bocca, puntando i piedi sulle traversine e le mani sui binari. Molta gente presente, invitata a vedere, sicuramente oltre 200 persone, e foto e filmati.

Che il fatto sia accaduto non ci sono dubbi, ma quale forza agiva? La concentrazione mentale? La concentrazione mentale avrebbe dovuto sviluppare una sorta di calamita del treno verso l'uomo, ma ciò non è nell'ordine delle possibilità della natura, e del resto è idea scartata dallo stesso evento dal momento che l'uomo aveva tra i denti una fune collegata ai sei vagoni. Dunque, l'ipotesi calamita (impossibile di per sé) cade. Rimane la forza dell'uomo, che per concentrazione avrebbe moltiplicato le sue forze giungendo ad essere un carrello locomotore. Ma, ovviamente la muscolatura di un uomo non può fare questo. I denti di acciaio, si sottolinea. Ma non sono quelli il punto, anche se lo sono; sono solo, infatti, una subordinata immaginativa che è stata messa in primo piano per confondere meglio, perché in primo piano va considerata la muscolatura e il peso corporeo, che mai avrebbero potuto esercitare la forza motrice di un carrello locomotore, anche piccolo.

Come spiegare il fatto? Se mi lascio aiutare da sant'Agostino, che nel suo libro “La città di Dio” esaminava diversi prodigi vantati dai pagani spiegandoli come azione del demonio, arrivo alla stessa conclusione. Per un bel gruppetto di demoni, e il Vangelo mi parla di un branco di porci che finì in fondo al mare, muovere sei carrozze è un gioco facilissimo.

Il demonio rischia grosso quando fa cose eclatanti perché rischia di essere scoperto, e lui vuole rimanere nel buio facendo credere agli uomini di poter raggiungere poteri da semidio.

Io ho questa piccola esperienza e vale che la dica. Una signorina mi disse, anni fa, che quando si concentrava le lancette del suo orologio si mettevano a roteare. Di fronte alla mia perplessità insistette. Allora cominciai a credere che avvenisse, ma avvenisse ad opera del demonio. Chiesi quindi che mi facesse vedere il fatto. Mentre lei si concentrava, io però benedivo l'orologio e pregavo segretamente. Le lancette dell'orologio non si misero in moto. La signorina mi disse allora: “E' perché lei ha benedetto l'orologio”. Appunto: “Benedetto l'orologio”.

Nel caso visto, il soggetto in azione tirava la fune, ma la forza che mancava per spostare le carrozze era data da un gruppo di demoni. Il fenomeno non sorpassa minimamente le capacità dei demoni.

 

Inserito l' 11 Dicembre 2010

 

 

20 novembre 2010: Il libro intervista di Peter Seewald a Benedetto XVI. Il condom

 

 

Prima di tutto va affermato che non si tratta di magistero, ma di una intervista, cioè di risposte date a domande ricevute sul momento.

Di tutto il volume “Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi” (Libreria ed. Vaticana) il passo che ha destato l'attenzione è quello sul condom. Ecco il passo:

Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l'espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé. Perciò anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull'essere umano nella sua totalità. Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole. Tuttavia questo non è il modo vero per vincere l'infezione dell'Hiv. E' veramente necessaria una umanizzazione della sessualità”.

La preoccupazione del Papa è tutta relativa alla diffusione dell'HIV, ma come autorevolmente ha detto il neo-cardinale Elio Sgreccia, ex presidente dell'Accademia della Vita (ANSA 20/11/2010), al proposito delle parole rilasciate dal Papa nell'intervista: “Bisogna accertare se il condom è l'unico modo per salvare una vita”; il che vuol dire che percorrere la strada del condom non porta alla soluzione del problema, ma proprio alla banalizzazione della sessualità, e quindi all'occasionalità, come appunto con una prostituta.

Allora dov'è il punto di Raztinger dal momento che si oppone alla banalizzazione? Infatti tutto il discorso risulta contraddittorio.

Il punto a cui guarda Raztinger è che una prostituta dovrebbe opporsi ad un rapporto senza condom, non cedendo all'offerta maggiore di denaro che viene data per una prestazione senza lo stesso. E' ciò che nei fatti avviene, poiché molti danno un'offerta maggiore per una prestazione senza condom. Se la prostituta non lo concede, non cedendo con ciò alla maggiore offerta di denaro, compie indubbiamente un atto di responsabilità. Ma purtroppo dietro ad una prostituta c'è spesso chi la costringe e vuole ingenti somme di denaro tutti i giorni.

Chiaro che il condom è considerato nell'intervista non come anticoncezionale, ma solo come un argine all'infezione da AIDS. Chiaro anche che, se in una coppia di coniugi uno dei due ha contratto l'AIDS, il condom può essere un aiuto al non contagio; ovviamente non si ha, neppure in questo caso, l'autorizzazione ad abolire l'astinenza nei tempi della fertilità della donna.

Va detto poi che le risposte ad un'intervista molto spesso sono solo un abbozzo, che manca di quella riflessione che soppesa ogni cosa.

 

Inserito il 21 Novembre 2010

 

 
Il Colonnello Gheddafi: predica sulla donna. Lunedì: 30 Agosto, Roma
 
 

 “Le donne sono le rose e l'uomo è il grano. Vanno trattate secondo la loro natura. Se le costringiamo a fare i lavori da uomo come in America o in Europa, se le costringiamo a guidare persino in treni, cosa che da noi sarebbe impensabile, commettiamo un'ingiustizia. E un'ingiustizia non è libertà. Prendete esempio dalla Libia, la terza via (la rivoluzione gheddafiana) tra mondo arabo nel quale le donne sono trattate senza rispetto e l'Occidente che con la scusa di rispettarle ne sottomette la vera natura”.

 

Chiaro che nessuno costringe le donne a guidare i treni, ecc., semplicemente ne sono capaci. Le donne sono le rose, solo bellezza; l'uomo è il grano, perché dà da mangiare alla donna.

 

Ecco il retroterra di Gheddafi circa la donna.

Corano (sura 4,34): “Gli uomini hanno autorità sulle donne, perché Dio ha preferito alcune creature ad altre e perché gli uomini spendono i propri beni per mantenere le donne”.

Nella sociologia familiare cristiana non esiste che Dio ha preferito l'uomo alla donna, ma che c'è solo una diversità di ruoli. Inoltre il mondo non è stato affidato solo al lavoro dell'uomo, ma di entrambi, così non è stabilita la supremazia dell'uomo perché mantiene la donna. Del resto la casalinga islamica non si guadagna forse il pane?

 

(sura 2,223): “Le vostre donne sono per voi come un campo: andate dunque al vostro campo come volete, ma fate precedere qualche atto pio a vostro favore”.

Non esiste il principio di libera compartecipazione sessuale. E' l'uomo che va al suo campo, come proprietario. Non così san Paolo (1Cor 7,4-5) che dice che anche la moglie è proprietaria del corpo del marito.

 

(Sahih-Al-Bukhari, I, pag. 64; raccolta di detti - hadit - e azioni di Maometto: libro che viene immediatamente dopo il Corano. Sahih, vuol dire: autentica sintesi. Muhammad Al Bukhari - 810-70 - ne è l'autore). Maometto dice che la testimonianza della donna vale la metà di quella di un uomo, perché la donna è “naqissat”, meno intelligente dell'uomo ed essa ha meno religione perché durante il tempo del ciclo è dispensata dalla preghiera e dal digiuno.

 

Dietro la poetica immagine delle rose e del grano, c'è dunque tutto questo.

 

Inserito il 31 Agosto 2010

 

 
"E' stata creata la vita artificiale?"
 
 

L'annuncio dei media (21 maggio 2010) non poteva che essere altisonante: “E' stata creata la vita artificiale”.
Lasciando le esclamazioni giornalistiche e guardando meglio le cose non risultano poi così altisonanti.
Craig Venter, il noto genetista che ha decifrato, insieme ad altri, il genoma umano, è dal 1995 che insegue il sogno di creare una cellula artificiale. Ma in che modo? Craig Venter insieme alla sua equipe è partito da due batteri, il Mycoplasma mycoides e il Mycoplasma capricolum. I due batteri sono simili.
Nell'agosto del 2009 il DNA del Mycoplasma mycoides venne prelevato e trapiantato nel Mycoplasma capricolum. Il risultato fu che il batterio risultante continuò a vivere e a duplicarsi. Il DNA del Mycoides ovviamente prese a produrre il set delle proteine da lui codificate. Il risultato fu quello di un'abile manipolazione genetica e di un ibrido che pendeva verso il Mycoides.
L'Equipe è poi passata a sintetizzare il DNA del Mycoplasma mycoides. Con un computer dotato di un software in grado di analizzare il genoma vennero trasferiti i dati su di un sintetizzatore di DNA, munito di quattro bottiglie di composti chimici.
Poiché il DNA prodotto dal sintetizzatore era di tratti molto piccoli, i vari pezzetti furono quindi inseriti in una cellula di lievito affinché si legassero tra di loro, il che è avvenuto con qualche piccola modifica rispetto all'originale. Al DNA ottenuto artificialmente sono stati però tolti 14 geni, quelli responsabili di far attaccare quale parassita (capre, bovini) il batterio: una forma per tranquillizzare l'opinione pubblica.
Questo DNA di laboratorio è stato poi impiantato in un Mycoplasma capricolum superando la più grande difficoltà, quella del rigetto e quindi distruzione del DNA immesso da parte del batterio.
Il genoma immesso ha poi cominciato a produrre il suo set di proteine che sostituivano le precedenti del batterio Capricolum, per cui il risultato è stato chiamato Mycoplasma mycoides JCVI-syn 1.0. Il batterio è in grado di riprodursi.
Attualmente la sintetizzazione del DNA può arrivare a produrre anche sequenze di due milioni di lettere (basi azotate). Il DNA artificiale del Mycoides è di circa un milione di lettere (l'uomo ne ha circa 3,2 miliardi).
Parlare di aver creato la vita artificiale è solo suggestione pubblicitaria. In realtà si è lavorato sulla vita e sui processi della vita, copiando dalla vita.
La conquista è stata presentata come una speranza nel quadro del disastro ecologico del Golfo del Messico: si potrà pensare la fabbricazione di batteri (alghe) in grado di digerire il petrolio, ma speriamo che non ci voglia tanto tempo quanto ne sarà necessario per produrre una tale microscopica alga, senza contare poi se questa alga non farà danni anche maggiori nel Golfo. Si pensa alla formazione di batteri capaci di fornire sostanze utili all'uomo per la medicina, come vaccini. Ma l'ingegneria genetica da tempo ha operato sui batteri per produrre l'insulina, il primo farmaco biotecnologico. Ci possiamo aspettare cose utili per la medicina, ma creatori, come alcuni vogliono credere di essere, proprio non lo siamo.

 

Inserito il 21 Maggio 2010

 

 
L'aborto con la Ru486? Non è una scorciatoia per diminuire l'incidenza psicologica. E' il peggio del peggio. Rossella 41 anni, vive a Livorno (Dal Resto Del Carlino - La Nazione - il Giorno; Domenica 4 aprile 2010)
 
 

“Assumere la Ru486 è peggio, molto peggio, è una lenta presa di coscienza del tuo gesto che ti piomba addosso come un macigno. E sei comunque sola a gestirla”.

Disturbi al cuore ai primi esami (aritmie forse legate allo stress). Il cardiologo le consiglia l'uso della Ru486 per evitare anche una blanda anestesia. Rossella accetta “Perché mi dicono che in quel modo non sentirò dolore, che sarà come avere delle mestruazioni più abbondanti. Ripensando oggi a quanto conforto mi avevano dato quelle parole, mi vengono i brividi”.

“Mi hanno ricoverata alle 7 del mattino e alle 9 ero davanti alla ginecologa che mi porgeva una pillola l'ho guardata solo un attimo, poi l'ho buttata giù. Quando ho preso le altre, non le ho neppure guardate”. Tre giorni passano velocemente, se si ha altro a cui pensare. Ma quando il pensiero è fisso “sulla tua pancia, è un tempo atrocemente lungo”. Ma ancora Rossella non sa cosa l'aspetta. E' quando le fanno assumere le prostaglandine per provocare le contrazioni e consentire l'espulsione del feto che l'aborto “diventa improvvisamente reale e te lo vivi tutto, dalla prima contrazione che somiglia tanto alle prime doglie del parto fino a quando sei costretta a controllare cosa ti è uscito da dentro. E' un tormento che dura troppo, seduta in bagno, la voglia di vomitare, e loro che ti dicono che ormai è fatta, manca poco e invece ce n'è tanto di tempo per pensare, mentre senti che qualcosa di più grande ti si sta staccando di dosso e in mezzo al sangue nero c'è anche un pezzo di te che se ne va e sai che dopo non potrà essere più uguale”. La vita di Rossella oggi sembra quella di prima, ma non è affatto così.

 

Inserito il 4 Aprile 2010

 

 
"L'orca assassina in Florida"
 
 

“Padre; ha sentito di quell'orca che ha ucciso la sua addestratrice?”

“No? Cosa è successo?”.

“E' successo in Florida qualche settimana fa. L'addestratrice è stata uccisa da un'orca con la quale aveva stabilito un rapporto amorevole. La toccava, l'abbracciava. Poi di colpo l’orca l'ha presa tra le fauci e l'ha portata nel fondo della vasca causandone la morte. Ma perché questi cambiamenti improvvisi degli animali con gli addestratori, che hanno con loro dei rapporti di massima amorevolezza durante gli addestramenti?”.

“Io credo che gli animali, se si avvicinano seguendo il loro utile, contrapposto al nocivo, si lasciano addestrare. Ad ogni progresso, anche piccolo, c'è il premio del cibo e delle maniere dolci. Ma quando l'utile non è più dell'animale, si ribellano come di fronte al nocivo. Noi, in fondo, vorremmo che cambiassero la loro natura, vorremmo antropomorfizzarli, e a questo punto scatta la percezione del nocivo, cioè dell'attentato alla loro natura. E' un atto del loro istinto di conservazione.

Quante volte abbiamo sentito di cani tranquilli, coccolati, che di colpo hanno azzannato i loro padroni, visti come nocivi. Qualcosa è successo nel loro cervello? No! E’ successo che hanno percepito uno sconfinamento dell'uomo da ciò che è il loro utile e hanno reagito come davanti ad una realtà nociva. Ecco io penso questo!

Credo che gli animali bisogna rispettarli nella loro identità di animali, altrimenti ad un certo punto scatta l'imprevisto dell'orca che pur abbracciata, nutrita, coccolata, fa fuori con ferocia la sua addestratrice. Ma è capitato anche recentemente con un coccodrillo. L'addestratore gli metteva addirittura con tranquillità il braccio in bocca, ma un giorno le fauci dell'animale gli hanno troncato il braccio. Al circo Orfei una tigre tempo fa ha azzannato il suo domatore nella gabbia d'addestramento. Il domatore deve entrare nel quadro del capobranco e farsi riconoscere come tale, ma non sempre il capobranco è vittorioso: può essere spodestato. Insomma, voglio dire che la natura degli animali ha le sue rivalse. Altre volte l'animale, sempre incitato dal cibo, dai modi amorevoli impara, come avviene ad esempio ad uno scimpanzé, ma poi non sa più stare con i suoi nati. L'istinto di quello scimpanzé è stato piegato dall'addestramento, spesso sofisticato, in una direzione che lo ha privato della perfezione scimmiesca. Un bel morso da quella scimmia l'addestratore se lo deve sempre aspettare, ed è successo: un addestratore ci ha perso un dito allo zoo di San Diego, due anni fa”.

“Ma ci sono anche gli animali buoni. I cani da compagnia. I gatti”.

“Certo. Il cane poi è capace di affezionarsi, ma sempre deve essere trattato secondo la sua natura. Si, ci sono razze di cani selezionati con incroci e addomesticati che abbaiano e basta, paurosi anche, ma ci sono razze che ti azzannano”.

 

Inserito il 10 Marzo 2010

 

 

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