"Non si muove foglia che Dio non voglia": 10 dicembre 2005   

 

 

"Perché padre Dio non mi aiuta? Gli ho chiesto tanto di avere un affetto, un compagno, ma niente. A volte mi viene da lasciare tutto. Io sono una ragazza a posto, ma vedo che ragazze leggere trovano un compagno dopo essere andate di qua e di là". "Ti capisco, ma Dio non ha colpa di questo". "Dio può tutto, e mi può far incontrare un bravo giovane se lo vuole. Perché permette tutto questo?". "Permettere non è affatto volere. Dio permette perché vuole che rimanga salva la nostra libertà. Se non permettesse dovrebbe distruggerci; oppure renderci degli automi da lui manovrati". "Si, ma perché permette le cose cattive! Lui sa tutto, può impedirle. Da sempre sa quello che mi succederà, e allora perché non ha pensato a me?". "Dio sa quello che liberamente faremo. Vedi, oggi, anche Dio fa fatica ad agire". "Come fa fatica; se è Dio?". "Vedi, se vivessimo nel paradiso terrestre Dio avrebbe dei sì di fronte a sé, ma ora, oggi, in questo tempo, ha tanti e tanti no. Voglio dirti: Un giovane dice no a farsi una famiglia. Un altro, uguale. L'altro dice no ad essere onesto. Allora Dio fa fatica ad agire". "Cosa si deve fare allora?". "Abbiamo Gesù. Dobbiamo seguirlo portando le nostre croci". "Ma io non mi rassegno a rinunciare ad un compagno. Una mia amica l'ha incontrato mentre era a passeggio, poi si sono sposati. Dio può fare lo stesso con me; se vuole può operare l'incontro. E' vero; e io pregherò per questo, ma voglio ripeterti che ne potrai incontrare tanti di giovani, ma, come hai visto, si trova spesso chi non ha la voglia di farsi una famiglia, ma solo la voglia di un'avventura. Tra cento anni, magari, in un mondo diverso da quello di oggi, sarà facile al buon Dio avere dei sì. Sarà facile ad una brava ragazza come te incontrare un bravo giovane. Però, intendimi, non è che oggi non ce ne siano, sarei pessimista, ma le cose non sono ottimali. Poi Dio non programma matrimoni, semmai presenta incontri; sono i due a decidere se accogliersi. L'amore tra i due non nasce per un imperativo di Dio; nasce da un suggerimento, ma non da un imperativo. L'amore non può esserci dove non c'è libertà di scelta". "Ho capito. E allora cosa dobbiamo fare?". "Non dubitare di Dio". "Ma se è vero che non si muove foglia che Dio non voglia, perché non potrebbe...". "Devi un po' ascoltarmi. La rima non fa la verità. Quel detto indica solo che la causa prima di tutto è Dio. Dio ha fatto il vento, ha fatto flessibili le foglie, e dunque il detto si riferisce a questo. Ma Dio lascia operare le cause seconde. Non guida lui direttamente il vento, non rende lui direttamente flessibili le foglie. Dio rispetta le cause seconde; le ha create lui, e lascia che operino. Quindi la rima di quel detto non fa la verità. Ci mancherebbe che le rime facessero la verità!". "Cosa devo fare, allora?". "Andare avanti serena e continuare a pregare, ma senza incolpare Dio di niente. Un domani quando il mondo sarà migliore, e lo sarà per la generosità di quelli che seguono Cristo da vicino e non da lontano; cioè lo seguono portando positivamente la croce, sarà certamente più facile al buon Dio operare incontri felici, sempre rispettando le libertà dei due. Ma ripeto; oggi uno lascia la moglie, e via...Un altro vive di avventure. Un altro è pessimista e non se la sente di fare una famiglia. Tanti no, che Dio non può rimuovere senza che i soggetti lo vogliano, e tante, tante volte non lo vogliono". "Ma allora se crescono i no, come si arriverà ad un mondo migliore?". "Questa domanda che mi fai è terribile, perché devo dire che i no a Dio porteranno l'uomo non alla costruzione di un mondo buono, ma alla dissoluzione. La Chiesa rimarrà presente, continuerà a parlare d'amore, anche in mezzo al furore reciproco degli uomini. La Chiesa si sacrificherà seguendo il suo Signore. Poi gli uomini contusi, laceri, decimati, guarderanno alla Chiesa, ai testimoni di Cristo. Ma non stare a pensare a queste cose. Pensa a lavorare e preghiamo il Signore che tu possa incontrare al più presto un bravo giovane".

 

Inserito il 13 Dicembre 2005

 

In un Ospedale Bolognese, due parole con un'inserviente musulmana: 6 novembre 2005

                                                                                                   

 

Ricoverato per alcuni giorni in ospedale, una mattina un'inserviente si è dichiarata musulmana mentre riassettava alcune cose della mia stanza di degenza. Poi la domanda: “Ma perché non vi sposate? Gesù si è sposato”. “Proprio no; Gesù non si è sposato!”. ”Ma non c'è scritto che Gesù non si sia sposato!”, aggiunge l'inserviente musulmana. (La musulmana si riferiva ovviamente al Corano, ma anche ai Vangeli).

“Guarda, Gesù non si è affatto sposato”. “Ma non c'è scritto”. “Se non c'è scritto, come fai a dire che era sposato? Gesù invece ha parlato dello stato celibatario come di un dono non concesso a tutti (Mt 19,10-12); dunque, chi presenta una realtà molto alta, non concessa a tutti, e poi fa il contrario chi può credere che sia veramente un alto dono? Il fatto è che per il Corano Gesù è solo un uomo, ma i Vangeli parlano ben diversamente. E i Vangeli non sono l'alterazione che i cristiani hanno fatto del messaggio di Gesù, come dice il Corano, e Gesù non ha affatto scritto un libro uguale al Corano (Sura 2,42.79.146; 5,48). Gli apostoli non hanno alterato niente, e neppure i cristiani”. “Ma il Corano non dice che cristiani hanno alterato il Vangelo”, mi risponde la musulmana. “Lo dice, va a leggere bene”. Ci pensa un attimo, e poi: “Sì, lo dice”. La stanza è riassettata e il discorso si conclude con una riprovazione comune del terrorismo. Ecco, il Corano dice che Gesù avrebbe scritto un libro, con lo stesso contenuto del Corano e poi i cristiani l'avrebbero nascosto, adulterato. Ma dove sarebbe poi questo testo scritto da Gesù, uguale al Corano? Possibile che non se ne sia conservata una copia da qualche parte, visto che il Corano presuppone che al tempo di Maometto ci fosse, anche se tenuto nascosto; e visto anche che l'Islam invase ampi territori cristiani.

Ma i cristiani non partono da un libro, partono da Gesù. Prima dei Vangeli esisteva già la Chiesa e il messaggio di Cristo era annunciato dagli apostoli prima di essere scritto. E allora, se gli Apostoli di Gesù sono lodati dal Corano (Sura 3,52; 5,111), come fa a dire che i Vangeli sono stati alterati, visto che Matteo e Giovanni sono, appunto, apostoli, e gli altri due evangelisti ebbero stretti contatti con i Dodici?

Ecco, il Corano non conosce chi è Gesù. Il Vangelo lo conosce. Esso nasce dall'incarnazione del Verbo. Esso non solo è annuncio di ciò che Cristo ha detto, ma anche di ciò che Cristo ha fatto, e di ciò che Cristo è. Che Gesù non si sia sposato lo dice tutto il Vangelo. Il Vangelo dice (Mt 8,20): “Il figlio dell'uomo non ha dove posare il capo”; e Gesù avrebbe moglie e casa? Quando la gente va a chiamare Gesù non dice: “Ecco c'è tua moglie e i tuoi figli...”; ma dice (Mt 13.47): “Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli (cugini) che vogliono parlarti”.

San Paolo (1Cor 7,32) presenta come lo stato celibatario produce un totale orientamento a Dio, e dunque, un amore a Dio senza la divisione prodotta dal dover piacere alla moglie; e dunque, questo amore indiviso ci fu in Cristo.

Però è vero che Gesù si è sposato, ma con la Chiesa. Questo il Vangelo lo dichiara quando dice che Giovanni è (Gv 3,29) “amico dello Sposo”, e quando Gesù stesso dice (Mt 9,15): “Possono essere in lutto quando lo Sposo è con loro?”. Ancora lo presenta la parabola delle dieci vergini (M 25,1), e lo dice san Giovanni nell'Apocalisse (19,7; 21,9), e san Paolo nelle sue lettere (2Cor 11,12; Ef 5,32). Cristo è lo Sposo e la Chiesa è la Sposa.  Da questo sposalizio tra Cristo e la Chiesa tra la sua realtà sacramentale il matrimonio cristiano. Alle nozze di Cana c'era uno sposo e una sposa, ma al centro di tutto e al vertice di tutto c'era il vergine Sposo divino. Proprio così; noi conosciamo chi è Gesù, non il Corano.

 

Inserito il 22 Novembre 2005

 

Preti che si sposano e divorziati che non lo possono.

Una domanda in chiesa a Porretta Terme: 31 Ottobre 2005                                                                   

 

 

“Padre Paolo perché un sacerdote che lascia ha poi l'opportunità di sposarsi, mentre uno che divorzia non l'ha più?”.

“Mi fa una domanda secca, alla quale non si può rispondere con una risposta secca. Comunque, ecco, il matrimonio formando dei due una cosa sola crea, proprio per questo, un vincolo invalicabile. Per questo un divorziato non può risposarsi. Circa un sacerdote che lasci e si sposa, non si trova di fronte ad una seconda opportunità, ma a quella che avrebbe dovuto perseguire fin dall'inizio, cioè non facendosi sacerdote. Un sacerdote che lascia il ministero non può dire al Vescovo che si è innamorato, ma deve dirgli che la sua scelta del celibato non fu sufficientemente meditata, che fin all'inizio gli apparve difficile da assolvere avendo desiderio di una compagna, di una famiglia. Il Vescovo se ha elementi per dire che si tratta di un momento di crisi superabile ha il dovere come Padre di esortarlo alla perseveranza. Ma quel sacerdote non può presentare alla Chiesa il rigetto del suo sacerdozio, ma l'insostenibilità per lui dello stato celibatario. Ecco tutto”.

“Ma una volta sposati perché non possono continuare il ministero?”. “Le Chiese orientali, che hanno preti sposati (i vescovi però non lo sono) conferiscono il sacerdozio solo dopo che il candidato è sposato e ha dimostrato di condurre una esemplare vita coniugale (Cf. Tm 3,2). In questo seguono quanto dice san Paolo nella prima lettera a Timoteo. Ora come si fa a sapere come andrà il nuovo matrimonio? Poi ci sono le ragioni che hanno consigliato la Chiesa a richiedere per i sacerdoti lo stato celibatario. Innanzitutto esso dona un amore indiviso a Cristo; il non sposato non deve piacere alla moglie (Cf.1Cor 8,33). Questo incide nella dedizione al suo gregge, poiché non potrà scavalcare le esigenze di una famiglia, che gli richiedono tempo e anche lavoro per il mantenimento. Quindi la Chiesa ispirata dallo Spirito Santo chiede per accedere al sacerdozio il celibato. E questo ha anche una ragione di conformazione al Cristo vergine, sposo della Chiesa”. “All'inizio però i sacerdoti erano sposati!”. “Non tutti, infatti molti accoglievano lo stato celibatario come grande dono. In seguito finita la testimonianza che i sacerdoti davano di fronte alle persecuzioni si arrivò a chiedere lo stato celibatario”.

“Grazie. Non sapevo come rispondere l'altro giorno ad uno che diceva che era un'ingiustizia che un divorziato non si possa risposare, mentre i preti che lasciano sì”.

“La risposta è centrata sul fatto che il matrimonio, facendo dei due una cosa sola, crea un vincolo che resta davanti a Dio anche se i due sono giunti a non volere più stare insieme. Il prete non contrae questo vincolo e quando lascia l'altare è per lui non passare ad una nuova opportunità, ma a vivere quella che doveva perseguire fin dall'inizio, cioè non facendosi sacerdote, e invece facendosi una famiglia”.

 

Inserito il 14 Novembre 2005

 

Convento di Porretta, festa di san Francesco. La risposta di Benedetto XVI: 4 Ottobre 2005

 

 

“Quest'anno ha portato l'olio ad Assisi Cofferati!”, mi dice un invitato a tavola. “Si ho visto alla televisione. Un atto di omaggio tradizionale, che spettava quest'anno alla regione Emilia-Romagna”.

“Piero Fassino ha detto che è un credente?”, mi dice ancora. “Sì, l'ho letto sul giornale. È stato a scuola dai Gesuiti, prima di laurearsi in scienze politiche. Ora - è già un cinque volte che lo dice - afferma che è un credente, che non è un ateo, né un agnostico. Ma precisa che la fede è un fatto privato”. “Strano! Rendere pubblico un fatto privato?”. “Si, l'ha detto anche per radio. E la risposta gliel'ha data Benedetto XVI, dicendo domenica mattina che l'affermazione che vuole la fede in Dio come un fatto privato, negandogli nel contempo l'incidenza nella vita pubblica, è ipocrisia. Se infatti Dio vale per il privato, non si capisce che non possa valere per la vita pubblica! (Ecco le parole di Benedetto XVI: “O si fa di lui una semplice frase devota o egli viene negato del tutto, bandito dalla vita pubblica, così da perdere ogni significato. La tolleranza che, che ammette per così dire Dio come un'opinione privata, ma gli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e della nostra vita, non è tolleranza, ma ipocrisia”).

Il Presidente del Senato, Marcello Pera dice che non è credente, ma difende i valori che sgorgano dalla fede. Piero Fassino, che ha fatto tutto il percorso dei Radicali, e da solo, come ha detto l'Emma Bonino (Il Regno 16; Quindicinale di attualità e documenti, pag. 505), dice di essere credente, ma non difende i valori dei credenti. Due posizioni opposte e inverse, e parimenti contraddittorie, ma parimenti dirette a eliminare il significato della presenza della Chiesa nella storia, per ridurla a puro fatto sociale umano e quindi senza propria e specifica autorità morale”. Poi si continua con altri argomenti, più belli.

 

Inserito il 4 Ottobre 2005

 

Incontro con Radio p.Pio in diretta da Peschici (Gargano).

Missione in spiaggia: 18-28 Luglio 2005                      

 

 

“Padre Paolo, come sta andando la missione in spiaggia?”. (Mariapia Picciafuoco, giornalista di Teleradio p.Pio).

“Tutto procede molto bene, la gente ci accoglie, si interessa di noi, ci avvicina e noi ci avviciniamo a loro. C’è un clima di gioia. Siamo tre frati, già veterani di tante missioni, con a monte una missione in spiaggia a Cesenatico, lo scorso anno. Posso dire che ci stiamo movendo in mezzo a situazioni belle, a situazioni anche complicate, che vanno lette e interpretate”.

“Quali sono gli ostacoli più difficili che incontrate?”.

“Ma…Noi cerchiamo di muoverci con sapienza, osservando gli sguardi di interesse. Spesso mandiamo un segnale di saluto verso gli ombrelloni, e dove troviamo una risposta lì ci dirigiamo. Quindi non passiamo da ombrellone ad ombrellone, ma percorriamo i sentieri della simpatia e della grazia”.

“Come trovate la gente?”.

“Notiamo una situazione di cristianità con il fiato grosso; cristiani, che hanno bisogno di ‘grinta’, di coraggio nella testimonianza. Spesso vediamo persone trincerate, per paura delle conseguenze”.

“Di sicuro non vi confondete tra i bagnanti”.

“Si, siamo in spiaggia con l’abito e i sandali, e una bella croce al collo che ci ha consegnato il Vescovo. Ma  devo dire che nessuno ci ha guardato in maniera maliziosa; cioè: <Sono venuti per vedere le donne>. A noi poi non ci passa neanche per la mente una cosa del genere, noi siamo in spiaggia per cercare le anime. Quando l’occhio è pulito vede pulito; ed è pulito tutto il corpo come dice il Vangelo”.

“Vi trovate in certi contesti dove è cambiata la soglia del pudore, voi cosa dite…o lasciate correre, e non…”.

“Quando ci si trova a certi livelli di assenza di pudore allora non ci avviciniamo, lì c’è poco da fare, almeno in quel momento e in quel contesto di spiaggia; ma casi del genere sono in percentuale dello 0,1%. Ecco, non si è in una chiesa dove si possa e si debba dire una parola in merito.

Voglio dire, quando le situazioni in spiaggia sono normali…non abbiamo avvertito disagi personali. Vorrei aggiungere che non  pecca  l’occhio che guarda, ma  l’occhio che riguarda”.

“Qualcuno all’improvviso, per la vostra presenza ha dei cambiamenti, degli imbarazzi?”.

“L’abbiamo notato, qualche volta. Ecco, una ragazza si è confessata in spiaggia con me e ha sentito il bisogno di coprirsi con un pareo, con un bellissimo senso di rispetto verso il sacerdote. Ma in genere, non abbiamo notato degli imbarazzi; ci avvicinano con molta semplicità. Anche noi li avviciniamo senza difficoltà. L’anno scorso, a Cesenatico, avevamo esitazione ad andare sulla spiaggia; volevamo lavorare nel retro-spiaggia, ma poi ci siamo decisi: il giorno dopo vi ci siamo recati. Siamo stati accolti in maniera al di sopra delle attese, ma non in maniera equivoca. Nessuno ha detto: <Finalmente uscite!…diventate moderni anche voi!…>. Io credo che uno con un saio marrone addosso, un paio di sandali, sotto il sole cocente non dà un’immagine di ‘modernità’, priva di senso, ma piuttosto di autenticità. Siamo nel mondo, ma non del mondo, e questo lo capiscono molto bene.

Di giovani ne incontriamo tanti; riusciamo a fare capannelli di cinque o sei di loro e li tratteniamo anche per un’ora. <Cosa diciamo loro?>. Noi annunciamo Gesù, cerchiamo di affascinarli di Gesù, li esortiamo a leggere il Vangelo. <Leggetelo per bene, guardate la magnifica personalità di Gesù, il Figlio di Dio>. Spesso presento Gesù che parla alla samaritana, che la sa conquistare, che le dice parole che le toccano il cuore. Bellissimo quando le dice: <Và a chiamare tuo marito>. E lei onestamente risponde: <Non ho marito>.

Poteva mentire, ma dice la verità; dice che è una convivente e ne sente il peso. Gesù la tratta con amore e lei cambia la sua posizione davanti a Dio e va ad annunciare che ha trovato un profeta che le ha detto tutto della sua vita. Gesù ha avuto fiducia verso di lei.

A volte il dialogo diventa difficile.

Ieri, ho trovato uno, molto politicizzato, molto ideologicizzato. Mi ha invitato a prendere un caffè. Siamo stati a parlare e io dicevo…cercavo…E lui alla fine di ogni mia parola la contraddiceva sistematicamente. Io dico, quando c’è un dialogo almeno su qualche punto bisogna concordare, magari su qualche punto di terziaria importanza. Non si pretende…ma uno si aspetta che prima o poi gli si dica: <Ha ragione, su questo punto sono proprio d’accordo con lei>, ma io ho avuto la sensazione che non ci fosse neppure il terreno comune e usuale del buon senso. Alla fine non sapevo come cavarmela, perché andare via in maniera nervosa era impossibile pensarlo, controproducente e del resto poco evangelico. Così ho trovato questo escamotage: <Senti un po’, noi due dobbiamo fare come Abramo ha fatto con Lot. Tu vai dalla parte di Sodoma, ed io invece dalla parte della Palestina. Così con questo escamotage me la sono cavata. Lui sosteneva l’omosessualità, le leggi di Zapatero.

Spesso l’argomento tocca il nuovo Pontefice, messo a confronto con Giovanni Paolo II, e qui è facile rispondere rilevando la continuità tra i due e come Benedetto XVI non fa quanto allo stile il minimo gesto di emulazione di Giovanni Paolo: ognuno deve rimanere se stesso.

“Prima di lasciarci, padre Paolo, volevo chiederti se tra la gente c’è bisogno anche di una parola di conforto in questi tempi in cui molti sono in una soglia di paura un po’ superiore alla media a causa del terrorismo”.

“Il tema dell’Islam…Ma, di solito, abbiamo visto che lo esorcizzano, non lo vogliono affrontare; e quando si parla di queste cose circoscrivono tutto ad un gruppo di fanatici. E magari è anche così. Ma la problematica non si chiude circoscrivendo il terrorismo come un tumore senza causa; in quanto il fenomeno ha cause lontane, che vanno intese. Io credo che quando il Parlamento spagnolo ha votato a favore dei matrimoni gay, addirittura con la possibilità di adottare bambini, si siano decisi per ‘la morte per uccidere’ migliaia di nuovi kamikaze. Ogni volta che diamo un’immagine lontana dalle nostre radici cristiane noi alimentiamo l’aggressività religiosa islamica di tanti. Un uomo che decide di ‘uccidersi per uccidere’ non è il frutto soltanto di un’operazione di potere, ma anche di un fatto religioso, pur se distorto”.

“Immagino che ci saranno sulla spiaggia degli islamici…”.

“Si, i classici ‘vu cumprà’ ci sono, e un frate si è intrattenuto con uno di questi cercando di presentargli Gesù Cristo, senza tanti problemi, senza tante paure. Finora non ci hanno domandato: <E’ normale che le donne vadano vestite così?>. Io direi innanzitutto che cosa ci stanno a fare loro in spiaggia visto che c’è tanto peccato, poi chiederei se per prendere il sole ci vuole il burka o lo chador. Certo in casi estremi, come ho detto, non ci avviciniamo e non avremmo certo speranza di essere ascoltati. Prima di arrivare ad appellaci al pudore ce n’è di strada da far percorrere a tanta gente”.

“Certo…e fin quando vi tratterrete?”.

“Fino al 28”.

“Una settimana abbondante”.

 “Voglio aggiungere che per il vitto non abbiamo problemi: facciamo la questua nei ristoranti e siamo molto accolti”.

“Una vita proprio alla francescana!”.

“Si, alla francescana. Sia lodato Gesù Cristo. Viva la gioia e abbasso la noia!”.

 

Inserito il 25 Agosto 2005

 

Conversazione nel chiostro del convento di Porretta Terme: 4 Luglio 2005

 

 

“L'intervento di Marcello Pera in Spagna sull'omosessualità è stato molto chiaro e forte. Ha parlato di <capricci, che non possono essere elevati a diritti dell'uomo>”. “Vero - mi risponde un sacerdote in cura termale e ospite del convento -. Vero; però, non è che Pera sia un credente”. “Questo lo so. Ma ultimamente fa degli interventi a favore della vita, delle radici cristiane dell'Europa. Denuncia il relativismo, il laicismo. Certo sorprende perché quei valori che difende nascono precisamente da uno che è credente. L'ateismo non porta affatto a quei discorsi”. “Vero! Marcello Pera, nel recente passato ha rimproverato la Chiesa di non essere combattiva. E qui la ragione è tutta nel fatto che lui la vede solo nell'ambito sociale; un organismo umano portatore di valori. E quindi la vorrebbe vedere agire con la forza militante di un partito. E' una lettura che fa della Chiesa una realtà senza trascendenza, senza Cristo, senza preghiera, senza partecipazione alla croce di Cristo. Tutto questo discorso per lui non ha valore. Ha valore la vis politica“. “Credo che lui attinga alla concezione liberale-illuminista che relegava la Chiesa ad un organismo portatore di un filosofia minor, di un pensiero minor, mentre l'alto e illuminato pensiero sarebbe quello della ragione”. “Si, ma l'illuminismo era “deista”, cioè affermava che bastava la ragione per esaurire il discorso su Dio, senza la fede, senza l'adesione a Cristo. Il deismo negava il mistero. Il presidente del Senato che si proclama non credente mi pare che si muova su questa linea, ma la esaspera, da quanto ho capito, concependo Dio come un'invenzione e basta. Lui però si dichiara capace di discernere i valori, di essere lontano dal relativismo, ma dimentica che il relativismo è lo stretto risultato dell'ateismo, pratico o teorico”. “Anch'io ho rilevato la contraddizione. Difende i valori che scaturiscono dalla fede in Dio e nello stesso tempo dichiara di non credere. Dice di essere anche lui figlio del Golgota, ma sul Golgota non vede che un uomo. Ma quell'uomo, come lui afferma, come avrebbe fatto a dare forza ai suoi da morto, visto che se l'erano data a gambe da vivo, e poi, morto, si erano serrati dentro il cenacolo, propensi ad andare a pescare e ritornare alla loro normalità di prima?”. “Si è un caso curioso quello del signor Pera, ma nello stesso tempo facile da capire. Il centro destra vuole essere il banditore dei valori e quindi attrarre l'elettorato cattolico, anzi Pera dice semplicemente quello religioso”. “Dopo il referendum il presidente del Senato ha detto che la vittoria non è stata della Chiesa, ponendosi come un leader primario dell'astensionismo, con il guaio però di essersi espresso dopo l'appello lanciato dal Card. Ruini”. “La lettura della Repubblica o della Stampa, non ricordo quale dei due giornale, dava invece un merito alla Chiesa con la frase umoristica: “Libera Chiesa in libero Staterello”, sottolineando - poco volendolo - proprio la forza dell'intervento della Chiesa”. “Mi fa ridere, lei. Libera Chiesa in libero Stato era il motto di Cavour, che intendeva che la Chiesa era libera, ma sotto la tutela dello Stato (in libero Stato). Però io non credo che l'Italia sia uno Staterello”.

“Siamo in questa situazione. Da una parte si fanno paladini dei valori. Dall'altra parte degli schieramenti si fanno paladini del sociale, ma scalzando i valori. Siamo in questa situazione di grave sfasamento”. “Speriamo in alleanze trasversali circa i valori. Alleanze che superino gli schieramenti per un ascolto della coscienza, dimenticando gli interessi elettorali”.

 

Inserito il 5 Luglio 2005

 

Un Messalino come “interprete”, miniappartamento e baby sitter in casa islamica

 

 

Il tempo è abbastanza buono, ci sono un po’ di nuvole, il terreno è ancora bagnato e sono vicino all’aeroporto di Bologna. Tutto bene, ho incontrato una persona veramente straordinaria che mi piace presentare: un signore di 82 anni, pieno di brio. L’altro giorno è arrivato da Budapest dove ha impiantato una piccola ditta di import-export, con vendita e import di macchinari per il giardinaggio. Ora stava cercando di esportare le bomboniere in Ungheria, prodotto ancora inusuale in quella nazione. Una persona rampante, una macchina 1600 di cilindrata. Alla mattina presto, mi ha detto, quando non ci sono i vigili, viaggia a 190 all’ora insomma veramente un prodigio. Mi ha detto che è credente, cattolico, e che frequenta – in genere – l’Eucaristia domenicale. Una cosa poi mi domanda: “Ma abbiamo poi la certezza che le nostre preghiere siano esaudite? Dov’è il passo del Vangelo dove c’è la certezza che se io prego vengo esaudito?”. Quell'uomo dinamico era arenato su questo punto. Gli ho spiegato che la certezza è perfettamente legata alla fedeltà di Dio e che la preghiera è perfettissimamente sempre esaudita se fatta a determinate condizioni: innanzitutto se è una preghiera fatta nella fede. Ecco, se io non ritengo Dio fedele, se io non ritengo Dio verace, ma lo ritengo un Dio capriccioso, è chiaro che la mia fede è snervata in partenza, e quindi non posso certamente sperare di essere esaudito. Se poi la mia preghiera  è viziata nella domanda, cioè domando delle cose che se Dio me le concedesse mi farebbero del male, non so domandassi l’umiliazione del mio vicino, la morte del mio avversario, Dio non la esaudisce. Dio, poi, non ci esaudisce quando, nella sua previdenza, nella sua lungimiranza, vede che se ci desse certe cose che pur sono giuste, sono pur buone, ci farebbero del male, e quindi ci esaudisce in altra maniera.

Aveva poi una difficoltà circa la partecipazione alla Messa.

“Io ho una certa età e quindi potrei sentirmi esentato dall'andare a Messa…”, mi dice. Gli rispondo: “Guardi che lei non rientra nel caso dei malati. Lei è un uomo che va a 190 all’ora; io la invito a non andare a  tale velocità perché, oltre che andare contro il codice della strada, è un mettere in forse la vita, propria e quella degli altri. Lei non rientra nel caso di chi è nella condizione di non poter andare a Messa, e quindi ricorrere al televisore”.

L’ho invitato ad andare a Messa, dicendogli che un conto è vedere l'interno di un ristorante rimanendo sulla strada, guardandolo quindi dalla vetrina,  e un conto è entrare dentro: “Se lei guarda dall’esterno non mangia, se lei entra dentro il ristorante invece mangia. Mi capisce?”. Lui mi dice: “In Ungheria faccio fatica ad ascoltare la Messa, non la capisco”. “Ho capito, e così cerca un canale italiano. Certo non la intende, ma è pur quella. Le parole sono straniere, ma lei sa quali sono. Indubbiamente le letture non le intende, ma si può attrezzare di un Messalino e così risolvere il problema. Ma in ogni caso vada a Messa anche in Ungheria: Per le altre cose, quelle commerciali, non è riuscito forse ad organizzarsi?”. “Si è vero, mi sono organizzato con un interprete”. “Bene prenda un Messalino in italiano e questo le farà da interprete”.

Gli ho fatto poi una domanda: “Cosa ne pensa del mondo d'oggi?”. “Ma! C’è del bene, c’è del male…, però io adesso non vorrei fare il pessimista. Siamo talmente a lamentarci, e non serve a niente!”. Quell'uomo era un ottimista, ma nel senso di un ottimista realista, non di un ottimista stolto. Non era un pessimista pronto a dire: “Non va bene questo, non va bene quest’altro…”.

L’altro giorno ho incontrato un imprenditore, un costruttore di case, e mi ha sorpreso un fatto. Parlavamo della realtà economica e al solito le lamentele più o meno vere, più o meno motivate, e mi dava questa notizia che c’è una corsa al mini appartamento. Il mini appartamento è fatto di due camere, cucina e bagno, c’è la camera matrimoniale e poi c’è la camera destinata ai bambini, ma voglio dir subito al bambino: è di 9 metri quadrati, forse meno, ci può stare un solo figlio, al massimo due maschietti su due letti a castello, certo non ci può stare la femminuccia e il maschietto. Quindi dei mini appartamenti programmati per un dimezzamento della società, perché da due persone, marito e moglie, è già programmato che ne deriverà un solo figlio, e quelle pareti sono già plasmate per il figlio unico. Veramente le cose così non vanno e  bisogna rifletterci.

Un’altra riflessione ho fatto con questo imprenditore, ed è che tanti giovani in Italia non hanno lavoro. Si rifletteva su questo dato, e lo si è messo in parallelo con il dato che invece è necessaria una certa immigrazione per occupare posti nei cantieri e nelle fabbriche, nei campi. Ora io mi domando: ”Questi giovani che non hanno lavoro, quale tipo di lavoro vogliono? È ancora disposto il nostro giovane ad accettare lavori semplici; quelli che gli immigrati accettano, e  volentieri?”.

Anche il giovane diplomato o laureato, mentre fa i suoi bravi concorsi, dovrebbe accettare i lavori più semplici. Gesù Cristo  non ha fatto l’ingegnere, non ha fatto l’architetto, non ha fatto il magistrato, non si è dato un mestiere da favola, ma ha fatto semplicemente il legnaiolo e in questo non ha perso nessunissima dignità. Il lavoro non è il discriminante di un blasone o meno, il discriminante del censo. Il lavoro e una realtà personale e insieme collettiva nella quale ognuno ha il suo ruolo, che è indispensabile. Cosa farebbero in un ospedale i primari se non ci fossero le donne che fanno la fettina, le patate...? Il primario non farebbe proprio niente se non ci fossero quelli dell’elettricità che stanno tra i macchinari e danno la possibilità di avere la tensione giusta in tutti i punti dell’ospedale. Cosa faremmo se non ci fosse il pastore che tosa la pecorella che ci permette di avere la maglietta di lana extra vergine? Cosa faremmo se non ci fosse quello che semina il grano? Dovremmo riuscire a capire che in attesa di posti di lavoro alti, che sono corrispondenti alle nostre facoltà intellettuali, ai nostri talenti per i quali abbiamo lottato, si deve essere pronti anche a lavori umili, senza per questo sentirsi diminuiti nella propria dignità di persona.

L'imprenditore incontrato alla fine mi ha detto: “Guardi padre che questo incontro io lo reputo un dono immenso di Dio. Ecco io sono partito stamattina. Chi mi ha fatto incontrare un frate che cercava un passaggio? Che aveva bisogno di un passaggio? Chi mi ha dato la possibilità di stare con lei per un’ora e un quarto e arrivare addirittura ad una confessione? Sono molto contento di questo magnifico incontro”.

Poi ho incontrato una persona che mi ha detto che sua moglie si è messa a fare la baby sitter presso una donna musulmana. Lei va a lavorare in fabbrica e mette al mondo figli, e poi prende una baby sitter italiana. Curioso, vero? Quella donna partorisce i figli in Italia, e così sono cittadini Italiani, e mantiene stretti legami con la sua terra alla quale porta soldi, e lo dice dichiaratamente; poi la baby sitter, che non ha voluto più di un figlio, molto probabilmente per non logorarsi…Proprio curioso, vero? Niente da eccepire; se non che la cosa è proprio, ma proprio curiosa. Preoccupante addirittura quando si sa che su tre nuovi nati in Italia, 2 sono di immigrati.

 

Inserito il 1° Luglio 2005

 

Dopo le Lodi, in convento: 18 Giugno 2005

 

 

"Oggi non sono usciti tutti i giornali"; mi dice il mio superiore. "Ho preso <Il Giornale>. Scrive che il presidente del Senato, Marcello Pera, ha detto che la vittoria dell'astensione nel referendum, non è una vittoria della Chiesa, del Card. Ruini, ma dei credenti e dei non credenti. Dice che c'è una diffusa religiosità che si è mobilitata non perché abbia voluto obbedire alla Chiesa”. "Marcello Pera, tira l'acqua al suo mulino, dico io. Lui sostiene quello che ti ho detto", mi dice senza agitarsi il mio superiore. "Io dico diversamente. Se non c'era la Chiesa e l'azione del comitato “Scienza e Vita”, dubito che i cosiddetti laici non credenti avrebbero trovato la via morale dell'astensionismo. Quando hanno visto che l'invito della Chiesa aveva presa sulla gente, si sono fatti avanti, ma solo tempo dopo".

Passo a guardare "Il Giornale" (18 giugno 2005). Leggo che il presidente del Senato riconosce che la Chiesa ha interpretato una diffusa religiosità esistente. Mi blocco. Ma, voglio dire, questa religiosità non è quella del battezzati, dei cristiani; o è forse stata introdotta dai Testimoni di Geova, o dai Buddisti, o altro? Quella diffusa religiosità è fatta di cristiani che si sono allontanati dalla Chiesa per aderire al secolarismo, ma che conservano ancora valori che hanno ricevuto dalla Chiesa, anche se ormai li hanno messi fuori dalla mappatura giusta. Leggo ancora: "Non sono un convertito, ma la mia identità ha origini sul Golgota". Meno male che il signor Marcello Pera mi dà ragione. Quella diffusa religiosità viene da Cristo e dalla Chiesa, che annuncia nei secoli Cristo. Ma se dice questo, perché poi ridurre la Chiesa a interprete di qualcosa che si trova dinanzi e che raccoglie, quasi non fosse suo>? Perché non dire che la Chiesa ha fatto leva a quanto ancora di suo è presente nell'animo di tanti e tanti, che si sono allontanati da lei? Ci sono "giacimenti di verità" nella società che appartengono alla seminagione della Chiesa, appunto al Golgota, come dice il signor Marcello Pera. Perché separare la diffusa religiosità dalla Chiesa, quasi fosse un prodotto sorgivo della laicità secolarizzante? Leggo ancora: "Il partito unico (ndr. quello auspicato dal dibattito nel centro destra) sarà dei moderati e non dei cattolici". Ora capisco il discorso del signor Marcello Pera: la politica, i movimenti di forze, i voti. Ma la lettura vera della vittoria è che le comunità parrocchiali hanno pregato e pregato perché Dio illuminasse gli uomini e le donne a non andare a votare. Istituti religiosi hanno passato notti intere davanti al SS. Sacramento. Molti e molti, a piedi sono andati ai vari santuari a chiedere che la gente ricevesse una corretta informazione. Una corretta informazione perché di sciocchezze giuridiche e scientifiche ne sono state dette molte; tante che un Giuliano Ferrara a confronto con Marco Pannella a Porta Porta, il 13 giugno stesso, ha potuto fare la voce grossa sulle tante "..." (non dico la parola da lui usata), dette dalla propaganda referendaria. Predicatori e omileti non hanno lesinato parole nel presentare dagli altari l'invito del Card Ruini e di Benedetto XVI. Nelle parrocchie sono stati fatti cicli di conferenze sul tema. La preghiera e l'opera di esatta informazione della gente ha vinto. E tutto questo non nasce dall'impegno della Chiesa? Il signor Marcello Pera ha detto che non ha giocato l'obbedienza alla Chiesa. Voglio dire che la Chiesa, annunciatrice di Cristo, quando chiede l'obbedienza la chiede alla verità, che si premura di illuminare. L'obbedienza nella Chiesa non è quella di uomini ottusi, che seguono uomini ottusi. Questo accade ed è accaduto altrove.

Diamo poi merito alla Vergine Santissima, la donna che ha vissuto in maniera più sublime la maternità. La donna che ne conosce, più di ogni altra donna, il meraviglioso incanto.

 

Inserito il 18 Giugno 2005

 

Le cellule staminali. Un incontro con un signore in una via di Porretta: 21 Maggio 2005


 

“Padre, è da tanto che non la vedo! Fa ancora l’autostop?”. “Sì, in scala meno industriale di un tempo, ma continuo a farlo”. “Mi ricordo del libretto sui suoi incontri”. “Adesso ho un sito internet”. “Mi dia l’indirizzo”. “Ho messo qualche incontro sul prossimo referendum. Si cerca di mettere un po’ di luce in giro, in mezzo a tanta propaganda che vuole minare l’embrione”. “Si, io credo che andare a toccare la vita nelle sue origini, non sia una cosa sana, corretta”. “La battaglia è ormai sulla questione delle cellule staminali. Dicono che dall’embrione si possono ricavare cellule staminali molto potenti; ma non dicono che non le sappiamo maneggiare affatto, nel senso che il loro inserimento in un tessuto umano è un’ incognita a 360 gradi, e che può avere un nome poco simpatico: tumore. Gli esperimenti inglesi e coreani (Corea del Sud) aprono degli scenari inquietanti”. “Si ho letto anch’io. Fanno la clonazione dell’embrione umano, per fini terapeutici”. “Per i fini terapeutici abbiamo già le cellule staminali che possono essere tratte dal cordone ombelicale, dalla placenta, dal fegato, dal midollo osseo, ed è da trent’anni che la cosa si presenta con ottimi risultati. Questa è la strada moralmente corretta che deve essere percorsa; non l’umiliazione dell’essere umano. La ricerca genetica anche noi la facciamo. L’ospedale di S.Giovanni Rotondo non è secondo in queste ricerche, e sono moralmente corrette”. “Io mi regolo col vangelo e da lì mi farò il giudizio”. “Guarda che c’è anche l’indicazione   del magistero su cosa fare: non andare a votare”.

 

Inserito il 22 Maggio 2005

 

Dopo il TG1 delle 20.00. Due parole di commento in convento: 15 Maggio 2005

 

 

Dice l’illustre ex ministro della salute Umberto Veronesi, in un’uscita al TG1: “L’embrioneprima dell’impianto in utero (ndr. 15° giorno) è un ammasso di cellule, per cui…”. I miei due confratelli hanno avuto un moto di disgusto, e anch’io l’ho avuto. Sì, di disgusto, perché il Signor Veronesi sa meglio di noi tre frati che dall’ovulo fecondato in poi c’è una rigorosa continuità di sviluppo. Se fosse quanto vuole farci credere lui, dovrebbe spiegarci anche che cosa interviene al 15° giorno perché “l’ammasso” diventi un essere unitario. Poi la parola ammasso va bene per le pietre. Appunto; cosa interviene!? C’è forse nell’ovulo un fantomatico organello che al 15° giorno abbraccia tutte le cellule e le stringe in unità ed esse diventano un uno? Non c’è questo fantomatico organello, e lui lo sa bene. E del resto il fantomatico organello con un codice operante all’ora x,  non produrrebbe mai un uno, ma una saldatura di uni, che restano uni. No, tutto è già iscritto nell’ovulo fecondato, ed è iscritto nel sigillo di una indubitabile unità, di una scientificamente controllabile unità. Proprio il signor Veronesi è nel meccanicismo più completo; in cui un pezzo è unito all’altro da un assemblaggio che non produce nessuna unità sostanziale, come si vede in un computer, in un robot, in un aereo”. I miei due confratelli ribadiscono: “No fin dall’inizio si ha un essere umano. L’altra sera in parrocchia sono venuti due biologi a spiegarcelo per bene”. Proprio così! Anzi, anche l’ootide che è l’ovulo appena fecondato, è già un essere umano. Dico appena fecondato, prima cioè che i due pronuclei, quello dell’ovulo e quello prodotto dallo spermatozoo, entrino in “fusione”. I pronuclei subito entrano in “dialogo”; subito, dimostrando che appena lo spermatozoo è entrato nella membrana pellucida dell’ovulo, si ha già l’unità, e quindi c’è già tutto l’essere umano in partenza per il suo sviluppo. Ora non si ha “ammasso” (Quanto è spregiativa per l’uomo questa parola; tanto più in bocca ad uno scienziato, che dovrebbe cantare le meraviglie della natura, del creato!). Si ha invece un’unità lampante, che solo un’ideologia e una filosofia meccanicistica può negare. Dico ai miei confratelli: “La gente che idee corrette si potrà fare?”. “Ma, vedrai che ci saranno persone che spiegheranno bene”, mi dice un confratello. “Lo spero; non sono pessimista”, dico io.

 

Inserito il 15 Maggio 2005 

 

Una domanda che viene dal Corriere della Sera: 2 Maggio 2005

 

 

“Padre Paolo, un mio amico mi ha riferito che anche un santo avrebbe detto che l’embrione non è ancora un uomo. Io non ho saputo cosa dire. Mi ha detto che l’ha letto sul Corriere della Sera”, mi dice una signorina di Porretta Terme. “Ho visto anch’io quell’articolo dove si citava san Tommaso, se è lo stesso articolo; ma sicuramente è quello, perché non può trattarsi che di san Tommaso (CdS: 16 Aprile 2005). Ma sul Corriere c’è anche un articolo magistrale di mons. Elio Sgreccia, massimo esperto di Bioetica (CdS: 17 Febbraio 2005), che precisa che l’embrione, fin dalla fecondazione, ha un principio unitario e attivo (il genoma), ed è perciò un’unità vitale unificata e unica, cioè un individuo”. “Si, io non ho saputo cosa dire, anche perché mi ha detto che c’era di mezzo un santo, e quindi…”. ”No il problema è quello del momento in cui l’anima, che ha origine da un atto creatore di Dio venga infusa nell’embrione. La questione è nata con Tertulliano, che per spiegare la trasmissione del peccato originale suppose che anche l’anima provenisse dai genitori. Un errore grave al quale ci si oppose e che suscitò il problema del momento dell’infusione dell’anima”. “Io credo che sia fin dall’inizio del concepimento…”. “Ecco, ascoltami. C’è una continuità scientificamente dimostrata che conduce allo sviluppo finale. Già c’è un embrione che è orientato a ricevere l’anima e questa, creata immediatamente da Dio, informerà l’embrione e così si avrà pienamente l’uomo o la donna. Ma intendimi, tutto il processo è già presente nell’embrione il quale, ripeto, ha in sé l’orientamento all’anima, la esige per il suo stesso sviluppo, la sua stessa vita”. “Capisco”. “Ora san Tommaso, che si muoveva con imperfette nozioni sul concepimento, diceva che l’anima è infusa quando c’è il primo abbozzo degli organi, in quanto l’anima è la forma del “corpo”. L’infusione dell’anima per coloro che sostenevano questo pensiero avveniva dopo una trentina o quarantina di giorni in armonia con il tempo di purificazione della donna dopo il parto, come prescriveva la legge dell’Antico Testamento. Essi avevano chiaro che la prima organizzazione del corpo procede dal concepimento, per cui per tutto il tratto antecedente al momento dell’infusione dell’anima ponevano la presenza di un’anima vegetativa e sensitiva, che poi cessava di essere per la presenza dell’anima razionale, che possiede le potenze vegetative e sensitive, che si attuano nel misto (corpo-anima), oltre la potenza intellettiva e volitiva.

Ma lasciando stare san Tommaso, noi sappiamo che c’è un processo di continuità. L’embrione è orientato all’anima, chiede l’anima, che le verrà data da Dio. L’embrione al momento del concepimento ha già dunque in sé tutto quello che lo costituirà nel suo risultato organico finale, che si attuerà senza alcun salto perché l’anima razionale ha in sé le potenze vegetative e sensitive che prima erano sussistenti all’embrione. L’esigenza dell’anima l’embrione l’ha in sé fin dal suo concepimento, perché ne è orientato e la esige per continuare ad essere vivo, perché ciascuno di noi senza l’anima sarebbe cadavere”. “Capisco, anche se il ragionamento mi è difficile. Ne capisco il succo. L’embrione ha in sé tutto ciò che lo farà sviluppare fino alla sua definitiva espressione umana, cioè uno pienamente formato nel corpo”. “Bene. Il fatto del momento in cui Dio infonde l’anima è un problema che non tocca niente. Posso dire che due gemelli monozigoti, che procedono da un unico ovocita fecondato…(il caso riguarda le due prime cellule di suddivisione dello zigote, ed è un’anomalia); ecco, se l’anima fosse infusa subito si avrebbe uno sdoppiamento che richiederebbe la morte dell’ovocita fecondato, e quindi nulla sarebbe, non si avrebbero i due gemelli. La Chiesa non si è mai pronunciata sul momento dell’infusione dell’anima perché la cosa ci sfugge, ma ha sempre condannato l’aborto. Per la Chiesa l’embrione è una realtà da tutelare con rigore. Certo in natura ci sono tanti ovuli fecondati che non raggiungono l’annidamento nell’utero, ma questo per deficienze organiche originali e non perché ad un certo punto un embrione acquista la capacità di annidarsi e l’altro non l’acquista; e del resto non rivela l’embrione, che giunge ad annidarsi, alcuna rottura di continuità di sviluppo ”. “Io non sono capace di tanti ragionamenti; ne ho capito però il succo. E capisco che la Chiesa ha perfettamente ragione nel suo impegno a tutela dell’embrione fin dal suo concepimento, se no siamo veramente all’umiliazione dell’essere umano”. “Ottimo! Dio ti benedica! Proprio non vedo come si possa tirare in ballo san Tommaso, il quale anche lui afferma, pur nella nebulosità della scienza di allora, la continuità dello sviluppo e come l’anima si inserisca in questa continuità, senza spezzarla. No! L’embrione fin dal suo concepimento è un essere umano, un essere umano non in potenza, ma in formazione; l’anima creata da Dio si inserisce in questo processo, non lo spezza, non lo altera. L’anima si inserisce vitalmente nel processo di formazione dell’essere umano, ma senza cambiare minimamente l’embrione”.

 

Inserito il 5 Maggio 2005

 

Adulti” e referendum sulla procreazione artificiale eterologa: 29 Aprile 2005

 

 

“Padre, come dobbiamo regolarci circa il prossimo referendum del 12 Giugno?”, mi dice un uomo di Porretta Terme.

“La Conferenza Episcopale Italiana ci ha detto di non andare a votare, e quindi non ci andiamo”. “Ma non ci mostriamo buoni cittadini, così”. “Guarda, il voto referendario è costituzionalmente diverso dal voto elettorale. Il referendum è uno strumento democratico per rimettere al popolo sovrano una questione che non ha trovato una maggioranza ampia nel Parlamento. Ora, la legge 40/2004 ha trovato tale maggioranza. Noi cattolici non la condividiamo, ma la vediamo come male minore rispetto a quello che i quattro quesiti referendari vogliono introdurre. Noi non andremo a votare, anche perché circa l’istituto referendario da molte parti si è invocata una riforma. Non può un gruppo che raccoglie 500.000 mila firme mettere in moto una macchina che sfiducia di fatto l’operato del Parlamento e costa un milione di Euro.

Se noi andiamo a votare, anche dando scheda bianca contribuiamo a far sì che il referendum passi; la proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto (50%+1), e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi (art.75Cost), quindi un referendum fallisce se manca tale partecipazione”. “Ma se andiamo a votare possiamo far vincere il no contro la procreazione eterologa”. “Se vincesse il no, verremmo ad avallare la legge 40/2004, che non è affatto una legge cattolica. La procreazione in provetta omologa ci è estranea. Quindi anche per questo non andiamo a votare; sono temi che non possono essere messi ai voti; perché il valore della vita, dell’integrità della vita non è suscettibile di essere trascinato sul piano del confronto politico. Te lo immagini un bimbo che non sa chi è il suo padre biologico, e può benissimo venire a sapere che non è quello che ha chiamato sempre padre. Basta l’esame del DNA e tutto è fatto. E per l’esame del DNA non mancano i laboratori che Internet pubblicizza. Così quel giovane viene a sapere che il suo padre biologico è un altro. Lo vorrebbe cercare, ma non lo potrà mai raggiungere: è un oscuro uomo, o donna, che ha venduto, non donato, il suo gamete. La legge inglese dal primo aprile riconosce il diritto dei figli della fecondazione artificiale eterologa di avere informazioni sul padre e sulla madre biologici; ma a che cosa potrà essere utile questo se non ad incontrare un uomo o una donna, che in realtà si sono dimostrati indifferenti a lui, e con lui non vogliono avere a che fare, anche perché i loro gameti possono essere serviti per molti e molti casi. La posizione di quel “donatore”, di quell’uomo o di quella donna è proprio simile a quella di chi abbandona i propri figli“.

“Ma non è poi come se il figlio venisse adottato dalla coppia?”. “L’adozione è un’istituzione che dà dei genitori a chi se ne trova privo. Nell’adozione si guarda al bene del bambino o della bambina; nella provetta si guarda solo all’esperienza dei due, e non al risultato, cioè al figlio o alla figlia.

“Prodi ha detto che è cattolico, ma che andrà a votare”: “Si ha detto che è figlio della Chiesa, ma un figlio adulto e laico; che ha una fede adulta e matura”, ma i figli adulti, maturi, della Chiesa camminano con la Chiesa, non entrano in dissenso con essa. Poi su Famiglia Cristiana del 17 marzo ha detto che sono adulti, maturi, anche quelli che non vanno a votare. Tutti “adulti”, tutti “maturi”; le indicazioni della Chiesa sono solo un optional, ma non è così. Parlo di Prodi in quanto si dice figlio della Chiesa; lascio da parte il fatto politico. Se si dice figlio della Chiesa e adulto e fa così, vuol dire che non è affatto adulto nella Chiesa e non soppesa la posta in gioco.

Il Card. Ratzinger, ora Benedetto XVI nell’omelia della Celebrazione pro eligendo romano pontefice, ha dato una risposta chiara a chi ritiene di essere adulto, mentre si lascia prendere da ogni vento di dottrina. Il Card. Ratzinger è uno che segue i discorsi; è abituato a monitorare i discorsi sulla fede.

(Questo il passo dell’omelia del Cardinale il 18 aprile in san Pietro:

“Soffermiamoci solo su due punti. Il primo è il cammino verso la “maturità di Cristo” (Ef. 4,11-16); così dice, un po’ semplificando, il testo italiano. Più precisamente dovremmo, secondo il testo greco, parlare della “misura della pienezza di Cristo”, cui siamo chiamati ad arrivare per essere realmente adulti nella fede. Non dovremmo rimanere fanciulli nella fede, in stato di minorità. E in che cosa consiste l‘essere fanciulli nella fede? Risponde san Paolo: significa essere “sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…(Ef 4,14). Una descrizione molto attuale! Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode di pensiero…La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice san Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (Cf Ef 4,14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definito e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”).

La fede adulta è una cosa seria. E credo totalmente che la fede adulta si veda proprio nel non andare a votare. Oggi è più che mai “adulto” obbedire; adulto e coraggioso. Poi fosse veramente affidata alla coscienza la cosa; noi abbiamo già visto che c’è una militanza ideologica pronta ad usare il referendum per dilatare la confusione, per creare costume, opinione, e quindi non vera libertà d’ascolto della coscienza. Hanno già cominciato a parlare che la legge 40/2004 è anticostituzionale, nemica della scienza, che porterà a cercare gameti all’estero. Si sta presentando la 40/2004 come il male da abbattere. Noi non la condividiamo la 40/2004, ma se confrontiamo la procreazione artificiale omologa con quella eterologa allora il minor male sta nell’omologa”.

“Ma, mi spieghi, perché la fecondazione in provetta non viene accettata dalla Chiesa?”. Semplice perché un figlio deve scaturire da un atto d’amore, da un’unione d’amore dei coniugi che li coinvolge emotivamente, psicologicamente, affettivamente, e che quindi forma la base di un’autentica accoglienza del nascituro. La procreazione è servizio alla vita che passa attraverso un’esperienza d’amore di due carni che diventano una sola carne e non attraverso i camici bianchi dei laboratori. Poi c’è il problema degli embrioni in sovrannumero messi in frigo. Cosa farne? Buttarli via? Che orrore solo questo pensiero. Conosco una biologa, che lavorava in un centro di fecondazione, che si trovava  a buttare nel water embrioni inutilizzati. Una cosa agghiacciante; e ha preferito licenziarsi e diventare una precaria”.

“Lei è preparato!”. “Quanto lo potrebbe essere lei se seguisse le informazioni giuste. Comunque una qualche infarinatura ce l’ha anche lei. La televisione già lavora…E dietro tante parole ci sono enormi interessi economici. La speculazione farmacologica; il prelievo di cellule staminali da embrioni prodotti come materiale biologico da laboratorio, magari clonati - appunto, per avere cellule staminali - quando si potrebbero prelevare con successo terapeutico ed economico dai cordoni ombelicali. Si parlerà di progresso, di servizio all’uomo, mentre invece lo si umilierà e ferirà nella sua dignità; e si servirà ancora una volta il denaro. Ma io ho grande fiducia che gli uomini ragioneranno”.

 

Inserito il 30 Aprile 2005

 

Benedetto XVI. Incontro al cellulare con una studentessa: 21 Aprile 2005                                      GLOSSARIO

 

 

“Padre Paolo, perché il nuovo papa ha preso in nome di Benedetto XVI?”. “Perché ha voluto fare riferimento a Benedetto XV, il papa che si adoperò per la pace durante la prima guerra mondiale. Benedetto XV, inoltre, portò avanti l’azione contro gli errori del modernismo iniziata da san Pio X, avendo riguardo di denunciare l’ultraecclesialismo, che era il movimento integralista, fondamentalista, specularmente opposto al modernismo. Quindi portò avanti la vera fede cattolica. Rilanciò poi l’azione missionaria nel mondo ed ebbe a cuore contatti con le chiese ortodosse. Il nome di Benedetto è entrato poi nella storia dei Papi a partire da Benedetto I, che lo assunse guardando a san Benedetto da Norcia, grande civilizzatore dell’Europa”. “Ecco; ho capito! Cosa ci dobbiamo aspettare dal Card. Ratzinger, Papa?”. “Intanto non è più Cardinale, ma Papa, e quindi successore di Pietro e in quanto tale investito del carisma dato a Pietro. Il già Cardinal Raztinger avrà una trasformazione dovuta a quella che chiamiamo “grazia di stato”. Intendiamoci Dio lo lascerà se stesso, poiché la grazia non distrugge affatto l’identità individuale, il cammino svolto nella luce di Dio. Voglio dire che sarà se stesso e quindi non scimmiotterà nessuno. Lo abbiamo già visto nelle prime parole pronunciate dal balcone di Piazza san Pietro. Nessun accenno di voler sostenere una competizione con il grande Giovanni Paolo II, suo grande amico”. “Ma Ratzinger si è distinto per posizioni conservatrici”. “Guarda che se tu leggi “Rapporto sulla fede” (1985), che è un libro di interviste a lui fate da Vittorio Messori, vedrai che le cose non stanno così. Egli è fedele alla fede della Chiesa, la professa, è in continuità con la tradizione, ma non chiuso ai segni dei tempi. E’ in piena accoglienza del concilio Vaticano II. Poi, non bisogna credere che le dichiarazione di Ratzinger, quale prefetto della “Congregazione per la dottrina della fede”, non siano state sottoposte prima a Giovanni Paolo. La “macchina vaticana” non ha parti che possano funzionare indipendentemente dal Pontefice. Curiosa proprio l’opinione pubblica. Un vescovo al proposito diceva - certo un po’ scherzosamente- che Paolo VI ha detto 99 si e un no (l’Umanae Vitae) e tutti lo hanno criticato; Giovanni Paolo II ha detto 99 no e un si e tutti lo hanno applaudito”. “Probabilmente per la sua capacità di comunicare con la gente, il suo calore”. “Indubbiamente. Ma non dobbiamo ridurre Giovanni Paolo solamente ad un grande comunicatore, era prima di tutto un uomo di preghiera, di ore di preghiera. Ma vedrai Benedetto XVI sarà un Papa all’altezza dei tempi, nonostante i suoi 78 anni ci farà sentire la continua giovinezza della Chiesa. I Cardinali l’hanno eletto al IV scrutinio e questo vuol dire che c’è stata una rapida convergenza su di lui. Chi si aspettava un Conclave problematico, giocato su schieramenti in mosse tattiche con la conclusione di un uomo di composizione, è rimasto a becco asciutto. L’elezione del Pontefice è un evento di preghiera; è un evento religioso; è un evento fatto di ascolto dello Spirito, e non di tatticismi umani, che li lasciamo ai politici. Il  Grande Elettore del Papa è lo Spirito Santo!”. “Nella Via Crucis il Cardinal Ratzinger ha detto che dentro la Chiesa c’è della sporcizia. Dobbiamo aspettarci qualcosa in merito”. ”Indubbiamente Benedetto XVI conosce bene il “polso della Chiesa” essendo stato Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e quindi confermare i fedeli nella fede di fronte al relativismo. Nel discorso di apertura del Conclave ha addirittura detto che oggi chi professa la vera fede con coerenza corre il rischio di sentirsi dare del “fondamentalista”, tanto ha preso piede la cultura del relativismo, per la quale ogni idea religiosa è uguale e intercambiabile”. “Grazie. A presto”.

 

Inserito il 26 Aprile 2005

 

L’eco di “Porta a Porta”: Angri, 16 Aprile 2005

 

 

Una signorina mi dà questa informazione: “Ho visto l’altra sera a ‘Porta a Porta’ il Card. Ersilio Tonini e Vittorio Messori, che parlavano della beatificazione del papa”. “Non vedo niente di strano; ma le beatificazioni hanno i loro tempi”. “No; è sorta una disputa tra il Card. Tonini e Messori a partire da una frase detta dal Card. Ratzinger (attuale Papa Benedetto XVI) nella Messa esequiale”. “Cosa ha detto Ratzinger?”. “Ha detto queste parole….(ndr. Le riferisco testualmente: “In questa ultima domenica di Pasqua della sua vita, il Santo Padre, segnato dalla sofferenza, si è affacciato ancora una volta alla finestra del Palazzo Apostolico ed un’ultima volta ha dato la benedizione “Urbi et orbi”. Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede e ci benedice”). Queste parole Messori le interpretava come una dichiarazione di santità, dal momento che diceva che era già in Paradiso. Il Card. Tonini si opponeva dicendo che c’è una procedura per giungere ad una canonizzazione, e che quindi quelle parole non potevano essere prese nel senso voluto da Messori. Messori diceva che non sempre nella storia della Chiesa le canonizzazioni hanno aspettato tempi lunghi. Insomma tra i due c’è stato un confronto, nel quale il Card. Tonini è parso molto duro”. “Immagino che non siano arrivati ad una conclusione a “Porta a Porta” è facile vedere polveroni, ma non altrettanto circa conclusioni”. “Io sono rimasta così! Credo che il Card. Ratzinger non abbia sbagliato a pronunciare quelle parole, ma so che una causa di beatificazione ha un suo procedere e poi spetta al Papa pronunciare un decreto di beatificazione”. “Davvero un bell’inghippo!”. “Si io sono rimasta così, e devo dire che la parte migliore l’ha fatta Messori”. “Lasciami pensare. Io credo che Ratzinger non sia l’ultimo arrivato in teologia e in competenza circa le procedure di canonizzazione. Credo che  Messori abbia considerato le parole dei Ratzinger con superficialità, e al Card. Tonini è mancato in quel momento “il guizzo teologico” che avrebbe risolto tutto. Ecco, la Chiesa quando pronuncia un beatificazione riconosce che il beato è salito immediatamente al cielo dopo la sua morte, senza passare per il purgatorio. Ma la Messa esequiale è stata celebrata cinque giorni dopo, dunque il Papa avrebbe potuto passare attraverso il Purgatorio per un giorno o due o tre. Così le parole di Ratzinger non equivalgono affatto ad una dichiarazione di beatificazione”. “Dunque Ratzinger non ha sbagliato?”. “Per nulla. Non si è affatto compromesso, non ha fatto nessuna gaffe, dico gaffe anche perché la cosa avrebbe avuto un effetto nullo”.

“Sono contenta di quello che mi sta dicendo”. “Io credo che a mons Tonini sia mancato il guizzo mentale, di fronte alla verve giornalistica di Messori, il quale però ha dato prova proprio di essere un giornalista”. “Grazie, lo dirò a mia sorella che ci è restata male pure lei”.

 

Inserito il 19 Aprile 2005    

 

Lugo: una preghiera per il mondo           

 

 

Sono già arrivato. Alle 11.20 sono arrivato a Lugo, a destinazione. Tutto quanto si è risolto lì a Bologna, quando ho avuto un colpo di genio, proprio modestia a parte, un colpo di genio: ho cambiato rampa di accesso alla tangenziale quindi mi sono trasferito in un altro punto e subito ho trovato il via. Adesso mi trovo esattamente a Lugo, in provincia di Ravenna, presso il convento dei padri Carmelitani; domani c’è la festa della Madonna del Carmine. Il colpo di genio di cambiare rampa è stato quello che ha deciso tutto quanto ed è andato tutto bene. Ho incontrato diverse persone, tutte e tre cattoliche, dichiaratamente cattoliche, con delle varie età, naturalmente.

La prima era una ragazza giovane, nubile, con una forte carica comunicativa; mi ha detto che recitava il Rosario tutte quante le sere, ma poi ha avanzato tutta una serie di cedimenti: “Ma il Rosario che barba, mi fa venire il sonno, eccetera, eccetera”. Aveva una fede ambientale, una fede di convinzione piuttosto vacillante, e quindi mi ha dato l’opportunità di spiegarle che il Rosario è fatto, sì, di 50 Ave Maria, che son tutte uguali, però tutte e 50 le Ave Maria, se dette bene, partecipano della novità dell’amore; così quando io dico ad una persona “ti amo” e poi ripeto “ti amo”, poi ripeto “ti amo”, se tutte le volte lo dico con autenticità, quella parola “ti amo” è sempre nuova. Le ho fatto anche l’esempio diretto: “se per esempio ti dicessi <ti voglio bene> e poi <ti voglio bene>…”; e lei molto comunicativa e spiritosa mi ha detto: “Che barba che sarebbe!”. “Tutte le volte che si  esprime <ti voglio bene> - riprendo - ha una densità, una carica…”. Poi le ho domandato: ”Che intenzioni esprimi nella preghiera? Tu reciti il Rosario tutte quante le sere in famiglia, quindi trainata dal gruppo familiare. Qual è la tua intenzione?” Lei mi ha detto “Prego per i miei, per me, per i miei, eccetera”. Poi l’ho sollecitata: “Ma non preghi tu per tutto il mondo?” “Sì, sì, prego per tutto il mondo, ma mi viene di pregare innanzitutto per me”. Ecco, quindi, un’accentuazione nella preghiera sulle proprie necessità, sui propri bisogni. Io non ho approfondito, ma probabilmente il bisogno era quello di trovare marito, perché era senza marito; trovare, non so, una sistemazione migliore, mentre vedi il bisogno di fondo, che è amare…ma non ho insistito perché il tragitto non è stato molto lungo; comunque è molto importante che questa ragazza dica il Rosario tutte le sere, accetti di dirlo insieme alla propria famiglia, quindi col sostegno della famiglia. L’altra persona è un fabbricante di scatole per imballaggi, anche questa cattolica. Sentito il mio compito di predicatore mi ha detto: “Oggi predicare dev’essere molto difficile”. “E’ vero, predicare oggi è difficile, ma, voglio dire, è difficile se non si parte dal punto giusto. Innanzitutto bisogna testimoniare e stare vicino, e questo, se si è in Cristo, non è difficile, anzi è dolce. Testimoniare vuol dire amare. Quando uno ha testimoniato: è stato vicino agli altri, e magari si è messo vicino al margine di una strada, per un passaggio, si è reso prossimo. E’ uscito “dal tempio” – il tempio è molto importante ma dobbiamo anche uscire –. Durante la testimonianza, che è sempre dolce da dare, come non possiamo raccontare il nostro amore che è Gesù Cristo? Ogni innamorata racconta del proprio innamorato, noi abbiamo Gesù Cristo, siamo innamorati di Lui, quindi è facile parlare di Lui, stare con Lui. Poi dopo si predica, si annuncia, e le cose vengono bene. Poi, questa persona mi ha detto che ha una figlia di 18 anni che cerca continuamente di stimolare, quella invece legge, rimane lì chiusa, non fa esperienze positive, si lascia andare, è piena di lamenti, eccetera, eccetera; e il discorso è andato sui giovani.

Il terzo incontro è stato con un giovane, l’ho sentito subito vicino, dal modo di porsi ho capito che era un credente, che era cattolico. E’ stato molto gentile, mi ha acceso subito il riscaldamento perché ero bagnato come un pulcino. Gli ho domandato: “Vai a Messa?”. Lui mi ha detto di no, però: “Sento Gesù che mi è vicino”. E allora gli ho risposto: “Guarda, ti sarà vicino Gesù, ma tu non gli sei vicino; tu sei lontano perché non vai dove è Lui”. Poi ha posto questa obiezione, che è abbastanza consueta “Ma in chiesa ci vanno delle persone… ci va tanta gente che fuori si comporta male…” allora gli ho risposto che non sta a me mettermi alla porta della Chiesa e fare il vaglio tra i buoni e i cattivi; in Chiesa ci possono entrare tutti quanti. C’è un’altra porta dove si farà il vaglio tra i buoni e i cattivi e questa porta la incontreremo tutti; è la porta del cielo dove ci sarà questa separazione, questa selezione che ognuno di noi poi ha voluto.

 

Inserito il 5 Aprile2005

 

Incontro con il Card. Giacomo Biffi a villa san Giacomo (Bo): 1° Marzo 2005

 

 

E’ stata una visita d’amicizia, una visita privata, con padre Corrado Corazza e lo scrivente. Non presento delle novità di pensiero del Card. Biffi, per questo ne posso fare il nome.

Il Cardinale, come al solito, era vivace, brillante, capace. Il Cardinale ci ha detto che ha ancora la scorta armata dopo la sua dichiarazione sull’immigrazione degli Islamici. “Io ho fatto un discorso proprio laico, laico. Ho detto che la cultura islamica non è integrabile con la nostra e che, per questo, nell’immigrazione è bene selezionare le provenienze. E’ successo tutta un’alzata di scudi. Poi dopo l’11 settembre hanno cominciato a considerare il mio discorso. Un Cardinale Americano, dopo l’11 settembre, mi ha chiesto: <Ma tu sapevi già qualcosa?>. <No non sapevo niente!>.

Ma Mons. Bernardini vescovo di Smirne ha avuto più coraggio di me con la sua dichiarazione perché poi è tornato a Smirne”. (Ndr. Pare che Mons. Bernardini non abbia avuto fastidi in quanto conoscente di Bill Clinton al tempo della sua visita in Turchia).

(Mons. Bernardini Germano, al Secondo Sinodo di Vescovi d’Europa (1999), fece, il 13 ottobre, un intervento scritto consegnato alla segreteria sul problema dell’Islam. Egli rendeva noto che c’è un piano di conquista per via democratica dell’Occidente. Questo il testo integrale:

 

Santo Padre, Eminenze, Eccellenze,

           vivo da 42 anni in Turchia, paese musulmano al 99,9%, e sono arcivescovo di Izmir - Asia Minore - da 16 anni. L’argomento dl mio intervento è quindi scontato: il problema dell’Islam in Europa ora e nel prossimo futuro. Ringrazio Mons. Pelatre e chi ha già parlato sull’argomento in questo prestigioso consesso, dispensandomi così da lunghi esami e dalle relative interpretazioni.

           Il mio intervento è fatto soprattutto per rivolgere al S. Padre un’umile richiesta. Per essere breve e chiaro, prima riferirò tre casi che, data la loro provenienza, reputo realmente accaduti.

               - Durante un incontro ufficiale sul dialogo islamo-cristiano, un autorevole personaggio musulmano (ndr. Fonti attendibili parlano di Sadat Anwar (1918-1981), presidente della repubblica egiziana dopo la morte di Nasser-1970. Sadat venne assassinato dalla corrente integralista dei Fratelli musulmani, che pensavano invece ad una lotta armata), rivolgendosi ai partecipanti cristiani, disse ad un certo punto con calma e sicurezza: <Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo>.

          C’è da crederci perché il “dominio” è già cominciato con i petrodollari, usati non per creare lavoro nei paesi poveri del Nord Africa o del Medio Oriente, ma per costruire moschee e centri culturali nei paesi cristiani dell’immigrazione islamica, compresa Roma, centro della cristianità. Come non vedere in tutto questo un chiaro programma di espansione e di riconquista?

          2°      - In occasione di un altro incontro islamo-cristiano, organizzato come sempre dai cristiani, un partecipante cristiano chiese pubblicamente ai musulmani presenti perché non organizzassero almeno una volta anche loro incontri del genere. L’immancabile autorevole musulmano presente rispose testualmente: <Perché dovremmo farlo? Voi non avete nulla da insegnarci e noi non abbiamo nulla da imparare>.

          Un dialogo tra sordi? E’ un fatto che termini come “dialogo”, “giustizia”, “reciprocità”, o concetti come “diritto dell’uomo”, “democrazia”, hanno per i musulmani un significato completamente diverso dal nostro.

          Ma questo credo che sia ormai riconosciuto e ammesso da tutti.

          3°       - In un monastero cattolico di Gerusalemme c’era - e forse c’è ancora – un domestico arabo musulmano. Persona gentile e onesta, egli era molto stimato dai religiosi che ne erano ricambiati. Un giorno con aria triste egli dice loro: <I nostri capi si sono riuniti e hanno deciso che tutti gli “infedeli” debbono essere assassinati, ma voi non abbiate paura, perché vi ucciderò io senza farvi soffrire>.

          Sappiamo tutti che bisogna distinguere la minoranza fanatica e violenta dalla maggioranza tranquilla e onesta, ma questa, a un ordine dato in nome di Allah o del Corano, marcerà sempre compatta e senza esitazioni.Del resto la storia ci insegna che le minoranze decise riescono sempre a imporsi alle maggioranze rinunciatarie e silenziose.

         Sarebbe ingenuo sottovalutare o, peggio ancora, sorridere sui tre esempi che ho riferito; a me pare che si dovrebbe riflettere seriamente sul loro drammatico insegnamento.

         Non è pessimismo il mio, nonostante l’apparenza. Il cristiano non può essere pessimista perché Cristo risorto e vivente; Egli è Dio, a differenza di ogni altro profeta o preteso tale.La vittoria finale sarà di Cristo, ma i tempi di Dio possono essere molto lunghi, e di solito lo sono. Egli è paziente e aspetta la conversione dei peccatori: nel frattempo invita però la Chiesa a organizzarsi e a lavorare per affrettare l’avvento del suo Regno.

        E ora vorrei fare al Santo Padre una proposta seria: organizzare quanto prima se non un Sinodo, almeno un Simposio di vescovi e operatori della pastorale fra gli immigrati, con particolare riferimento agli islamici, allargandolo ai rappresentanti della chiesa riformata e agli ortodossi. La sua organizzazione potrebbe essere affidata alla CCEE che ha in materia una lunga e collaudata esperienza, in collaborazione con la KEK.

       Il Simposio dovrebbe servire per approfondire insieme il problema degli islamici nei paesi cristiani, e trovare così una strategia comune per affrontarlo e risolverlo in maniera cristiana e obiettiva. E’ indispensabile trovarsi d’accordo sui principi, ance se poi la loro applicazione varierà secondo i luoghi e le persone. Nulla è dannoso come il disaccordo sui principi!

      Termino con un’esortazione che mi è suggerita dall’esperienza: non si conceda mai ai musulmani una chiesa cattolica per il loro culto, perché questo ai loro occhi è la prova più certa della nostra apostasia.

      Grazie. Dixi."

  

Tutti sappiamo che l’11 settembre i moderati islamici non l’hanno guardato di cattivo occhio. In molte canoniche, che avevano dato ospitalità agli islamici, i preti hanno visto fare festa per le due torri gemelle crollate a terra.

Più coraggioso di lui Mons. Bernardini Germano, ha detto il Cardinale, perché poi è tornato a Smirne, mentre lui ha parlato non dovendo ritornare in un paese islamico. Poi ha parlato della pittura quattrocentesca su Maometto all’inferno, che è presente in san Petronio a Bologna. Gli islamici hanno chiesto che venga distrutto, ma anche un’organizzazione culturale ha chiesto questo. “Capisco che gli islamici dicano di toglierlo, ma il guaio è che in nome dell’incontro, del dialogo, anche tanti cristiani sono del parere di toglierlo, dimenticando che esiste una cultura. All’associazione culturale che mi ha invitato a farlo togliere ho detto: <Voi che siete nella cultura, dovete ordinare prima la soppressione di tutte le copie della Divina Commedia, perché quel dipinto riprende proprio il passo di Dante che mette all’inferno Maometto>. Sentito questo, non hanno più detto niente”. Il Cardinale non ce l’ha accennato, ma proprio lui ha messo in evidenza il principio di reciprocità. Se noi accogliamo gli islamici dovremmo avere da loro le garanzie che i cristiani possano avere i medesimi diritti religiosi. (E' noto che in Arabia Saudita c’è circa un milione di cristiani, presenti per lavoro, che non possono esprimere minimamente la loro fede, e al contrario devono ricevere la propaganda islamica. In paesi come l’Iran ti sono rivoltate le tasche alle frontiere per vedere se porti Bibbie o altro, e si deve fare una dichiarazione di stima dell’Islam e di Maometto. Ufficialmente libertà di religione, ma in pratica le cose stanno diversamente. In Iran se un cristiano comincia ad annunciare il Vangelo, non è affatto l’autorità pubblica che lo blocca, ma si costituiscono gruppi per eliminarlo e l’autorità giudiziaria non muove un dito contro quei gruppi. In Turchia le cose vanno nello stesso modo, stando a quanto mi ha detto un missionario che in Turchia c’è stato di recente per 10 anni consecutivi. Io credo che ci sono ormai queste due idee in campo: da una parte l’idea dell’Occidente di secolarizzare l’Islam, dall’altra la volontà di giungere al potere per via d’aumento demografico e democraticamente per imporre la legge coranica, e ciò tenendo simpatia, in pratica, per i gruppi d’eliminazione, che sono poi il terrorismo. Certo è che l’Islam non è affatto unitario come vediamo in Iraq, ma non credo affatto che si debba attendere la pace facendo leva su questo, e neppure dal pensiero che la secolarizzazione eroderà l’Islam, perché ne uscirebbe una situazione ancora peggiore. Comunque per noi la strada rimane sempre una e va percorsa: testimoniare il Vangelo).

Si è poi parlato di don Giussani. Con lui è stato in seminario. Lo ricorda come uno che lavorava tanto non concedendosi ferie. Alcune volte lui e un altro sacerdote lo hanno portato con loro alla Maddalena perché facesse un po’ di ferie anche lui. Aneddoti di conversazione. Comunione e liberazione, ha sottolineato il Cardinale, ha lottato fortemente nelle università. Hanno anche preso botte i Ciellini.

L’incontro con il Cardinale è poi terminato. Siamo rimasti contentissimi.

 

Inserito l’8 Marzo 2005

 

Sotto la pioggia

      

 

Mi sto recando a Lugo dove sto predicando. Qui a Bologna c’è una pioggia adorabile,

sorella acqua sta scendendo e mi ha quasi inzuppato. L’ombrello che ho acquistato

da pochi minuti riesce a fare una funzione piuttosto parziale, comunque benedetta sorella acqua. Il traffico sull’autostrada che riesco a vedere è piuttosto intenso, c’è un forte flusso che porta a Rimini, come di solito in questo tratto. Ho già fatto alcuni incontri di autostop e sono stati molto significativi. Innanzitutto devo dire che la gente della strada è estremamente al corrente, estremamente aggiornata. Seguono le trasmissioni del telegiornale, ascoltano la radio e leggono i giornali per cui sono dialoghi molto vivaci e interessanti.

Ieri sera mi sono recato a Bologna per una trasmissione. Io faccio parte del GRIS - Gruppo ricerche informazioni socio-religiose - c’era una trasmissione su p.Pio da Pietrelcina, condotta da Giuseppe Ferrari, un laico che conduce queste ‘tavole’ a Radio Maria e mi ha invitato non avendo trovato nessun personaggio a San Giovanni Rotondo, ha cercato p.Gerardo da Flumeri e altri, ma non ha trovato nessuno a causa delle ferie o per altri motivi quindi son capitato io e ho accettato. Stamattina nel primo incontro ho commentato questo fatto, c’erano dei personaggi come l’attore Placido che ha interpretato p.Pio e sono emerse delle realtà come ad esempio che si tratta di fiction da loro ammesse, certi personaggi non sono stati curati sufficientemente ed è chiaro che hanno tutta quanta la parzialità, ed io commentavo anche perché sono emersi certi personaggi che hanno presentato p.Pio, sono stati in alcune trasmissioni, non dico il nome per non avere complicazioni, ma la documentazione l’abbiamo, e poi alla fine salta fuori che cantano l’inno a satana  oppure su Internet si fanno vedere mezze nude o addirittura nude. Allora parlavo con questa persona lamentandomi di questo fatto che in prima persona hanno diritto di parlare innanzitutto coloro che ne sono confratelli, ne hanno diritto di parlare coloro che hanno creduto in lui fino in fondo, ma non ha diritto di parlare in prima persona il mondo cercando di farlo diventare un fatto commerciale. Questa persona mi dava ragione manifestava anche un’enorme sorpresa di questa presentatrice che a un certo momento ha cantato, non so in quale occasione, ma certamente la documentazione su Radio Maria ieri sera era presentata, un inno a satana “Lucifero portami nelle tue fiamme, portami con te all’inferno” insomma delle cose veramente terribili. La documentazione è tutta presso il GRIS in via Del Monte numero 8 qui a Bologna, presso Giuseppe Ferrari. Il GRIS ha questo compito di ricerca, di tallonare qualsiasi fenomeno settario, pseudo-religioso  o anche correttamente religioso che possa interessare la Chiesa, è un’associazione approvata dalla CEI, ha uno statuto proprio, quindi la documentazione c’è e la potete sempre recepire anche voi, per poter dire una parola in questo momento. La trasmissione ieri è durata due ore ed è stata molto bella, molto vivace e mi ha dato anche l’opportunità di chiarire certi punti che i mass media presentavano non correttamente di p.Pio, per esempio quella certa ‘scorbuticità’. P.Pio non era scorbutico, ma di fronte a quelle persone che andavano lì per curiosità o per andare a cercare dal profeta come erano messe davanti a Dio aveva delle parole  conseguenti, cioè non ingannava nessuno, se uno davanti a Dio era un ipocrita se lo sentiva dire con parole forti e quasi avevano anche un valore pedagogico, come ieri sera abbiamo messo in chiaro, per scuotere una coscienza, ma queste cose le poteva fare lui, non ha mai raccomandato di farle ai frati, anzi ai frati raccomandava “Non fate quello che faccio io” infatti dopo alcune parole che uno si sentiva dire da p.Pio andava a cercare il primo confessore, cercava di mettersi a posto davanti al Signore oppure reiteratamente tornava da p.Pio fintanto che non era esaudito nella sua richiesta di essere confessato. Stamattina è stato questo il primo discorso.

L’altro giorno mi ha preso un islamico ed è stato molto bello che abbia sentito l’esigenza di un confronto. Era del Marocco, un interprete che lavora nell’area faentina, è qui da una ventina di anni e conosce molto bene l’italiano, è integrato, mi parlava della necessità di un incontro tra le religioni, di un dialogo, di una comprensione. L’incontro è stato molto limitato nel tempo, è stato  un tragitto breve però molto intenso, di scambio anche di idee diciamo geo-politiche, a lui non andava assolutamente bene la legge sull’immigrazione che è stata recentemente votata in senato, diceva che si tratta di una legge xenofoba poi se la prendeva a non finire con Bush che vuol portare via il petrolio agli arabi, vuole distruggere Saddam Hussein. Io ho avanzato un’ipotesi nei suoi confronti e l’ipotesi è questa: tutto sommato sarebbe anche una buona cosa che Saddam cadesse, non dico che è una buona cosa che l’Iraq venga rasa al suolo, per carità di Dio,  ma che il rais di Bagdad venga messo da parte è certamente una buona cosa perché così le basi americane nell’Arabia Saudita che è considerata una moschea quindi un luogo sacro dove non ci può essere nulla di contaminato, voglio ricordare che se uno dice la Messa in Arabia Saudita viene processato e poi viene sottoposto alla pena capitale, così le basi americane se ne vanno via e quindi è chiaro che viene tolta l’egida, la motivazione di Al Kaida di poter fare…, eccetera. Lui questo ragionamento non lo ha accettato  “No, perché Bush vuole il petrolio per forza, non se ne andrà,eccetera”. Ho notato che c’era una certa animosità, aveva già dei passi molto avanti nel dialogo, in una capacità di accogliere, di avvicinare tuttavia la sua lettura geo-politica era ancora parziale, non era ancora serena, non riusciva ancora a sganciarsi dal suo credo, voi sapete che il credo islamico salda pesantemente fatto civile, fatto sociale, fatto politico a fatto religioso.

Un’altra cosa molto simpatica mi è capitata  l’altra mattina con una persona molto in gamba che è a capo di un collegamento di supermarket , anzi li gestisce in proprio, sono suoi, paga l’affitto dei locali,e mi diceva che quando va in montagna si sente molto vicino a Dio e poi aggiungeva queste parole “Però non voglio fare della retorica con questo discorso” e io gli ho detto “Guarda che non stai facendo della retorica, stai dicendo esattamente. La retorica è l’arte di persuadere le persone, ma quando è arte che ha come base la verità ben venga, tutti quanti la usano, quando invece diventa veicolo di frottole, veicolo di menzogne, ecco che decade e diventa vuota, diventa ampollosa. Appunto gli comunicavo che quello che diceva è un fatto sacrosanto, è un fatto estremamente vero, non lo deve bollare di retorica, perché qui  soltanto le cose quantizzate, le cose numerate, le cose computerizzate pare che abbiano valore, non ha più valore il sentimento, non ha più valore l’emozione pura. La retorica è inevitabile fa parte della realtà comunicativa umana e quindi è ineliminabile.

Sono in mezzo alla strada, sotto un ombrello, accarezzato abbondantemente in varie parti da sorella acqua che sia la benedetta, che continua a venire giù, e anche se mi inzupperò per bene per bene , niente di male.

Sto andando verso Faenza.

Con l’ultimo autostoppista che mi ha dato accoglienza abbiamo parlato dell’incidente sulla A14 quando un camionista ha tamponato un pulmino che ha causato  diversi lutti, certo non basta mai la prudenza, quando uno crede di poter avere tutta quanta la sicurezza di muoversi a proprio agio deve pensare che non ce l’ha del tutto, che ha soltanto il 90%. E’ una strada molto frequentata, a tre corsie, con delle code, per esempio stamattina ci sono code e addensamenti come annunciato  fino a Rimini. E’ una strada veramente difficile, quindi non basta la prudenza, ci vuole una super prudenza. In quell’incidente ci sono stati dei morti della provincia di Torino e proprio il parroco è andato presso i genitori a portare la dolorosa notizia. In queste occasioni le parole non si trovano e, vorrei dire di più, non di debbono trovare, rimane soltanto l’annuncio, il volto di dolore che noi non possiamo non presentare. Le parole in quel momento sono delle parole che disturberebbero, cha farebbero violenza, che impedirebbero forse successivamente un cammino di luce nella fede, si sentirebbero tormentati nei propri sentimenti, nel proprio dolore, quindi l’unica cosa da fare in quei casi lì è annunciare il fatto con molta discrezione e poi  lasciare da parte ogni parola.

 

Inserito il 23 Febbraio 2005

 

Incontro con un finanziere:  Angri 27 dicembre 2004              

                                                                                                                            

 

“Io padre sono un credente!”                                                                       

“Sono contento!”

“Ho una domanda da farle. È da tempo che ho un problema”.                                                                           

“Mi dica”.

“Ecco i dinosauri, erano prima dell’uomo, questo mi fa pensare che non tutto nella creazione era centrato sull’uomo come si legge nei racconti della Genesi nella Bibbia”.

“Ho capito. Giusta la tua osservazione. Per risponderti bisogna dire che Dio è creatore e che ha potuto benissimo fare animali che poi l’uomo non ha visto se non nei reperti di paleoantropologia. Dio creatore ha espresso se stesso in molte forme vegetali e animali prima di arrivare a formare l’uomo. Prima di formare sulla terra l’ambiente adatto a che l’uomo potesse vivere. Vedi questa tua domanda si connette strettamente con l’esistenza di altre vite in altri pianeti dell’universo. Cosa diciamo noi? Diciamo che Dio sarebbe un ben piccolo creatore se avesse creato solo la vita su questa terra. Davvero un ben modesto creatore. Dunque in altri pianeti ci sono vite e vite, ma dico subito che l’uomo è solo sulla terra”

"E perché lei giunge a questa conclusione, che l’uomo sia solo sulla terra? Dio non avrebbe potuto fare altri esseri razionali in altri pianeti?”.

“Lo avrebbe potuto fare, ma c’è che il Figlio di Dio si è incarnato su questa terra, il Figlio di Dio che è il re dell’universo è venuto qua; ha assunto una natura umana, è diventato Figlio dell’uomo. E dunque Cristo è l’espressione suprema dell’amore di Dio per gli uomini. Noi dovremmo pensare che gli altri ipotetici esseri razionali non abbiano avuto tanto amore. Infatti non lo potrebbero avere perché Cristo ha assunto la natura umana di Adamo, e quindi egli non si troverebbe in relazione, come lo è con noi, con altre ipotetiche nature razionali presenti nell'universo. C’era un tale teologo che diceva che gli uomini avrebbero preso in futuro missili e satelliti per portare la salvezza ad altri pianeti; ma costui dimenticava che Cristo è il nuovo Adamo e rimane in relazione con la razza di Adamo.

Padre Pio trattò con una battuta questo argomento, ad un interrogativo di Cleonice Morcaldi che gli disse - è il testo autentico di Cleonice (La mia vita vicino a padre Pio. Ed. Dehoniane Roma, 1997, pag 59) - :"Quando mi hanno detto che i pianeti sono abitati la mia fede si è scossa". Padre Pio le disse: "Eh, che non vorresti che ci fossero altri esseri, che l'onnipotenza di Dio si fosse limitata a questo nostro piccolo pianeta?". Dunque "esseri viventi", animali e piante, e non "esseri razionali". In quegli anni circolava anche l'idea che gli esseri di altri pianeti fossero come noi, ma che non avevano peccato e che perciò non avevano bisogno di salvezza, ma il lato debole di questa idea è, oltre al fatto dell'improbabilità del pensiero di essere noi "i soli peccatori" dell'universo, che l’incarnazione si sarebbe realizzata anche in assenza del peccato degli uomini: infatti, san Paolo dice che Adamo è figura di colui che doveva venire. Poi col peccato l’incarnazione è avvenuta anche in ragione dell’espiazione dei peccati. Ma poi dovremmo ammettere un poligenismo cosmico, in parole povere dovremmo ammettere più Adami nell'universo, e ciò urta contro la verità rivelata che dice che Cristo è il nuovo Adamo e Adamo è figura di Cristo".

“Ma i dischi volanti: si danno segnalazioni frequenti, e quindi ci sono esseri razionali in altri pianeti, più evoluti di noi”.

“Ecco nella NASA era stato aperto un ufficio per l’intercettazione di segnali provenienti dallo spazio che segnalassero modulazioni rivelatrici di emissioni radiofoniche nello spazio, ma l’ufficio è stato chiuso. Restano tutte le foto degli UFO, ma non sono credibili. Ogni tanto si parla che i servizi segreti americani e britannici sanno e però tengono nascosto; ma io dico con tutta la letteratura che parla di avvistamenti c’è proprio bisogno dei servizi segreti americani e britannici? Io ho visto una rivista di ufologia, ma ho visto solo macchie luminose, certo cose curiose, ma possibile che nessun extraterrestre sia mai andato ad una trasmissione tv, non si sia mai fatto vedere? Possibile che noi dobbiamo credere alle panzane che sotto la base aeronautica di Aviano ci sia una città sotterranea fatta dagli extraterrestri?” Dico che il diavolo, visto che non può più parlare ad un mondo ateo di dei, parla di extraterrestri. Una foto Satana la può sempre fare creando una luminescenza in una camera fotografica, la cosa è assodata. Aggiungo che ogni tanto salta fuori un'ammissione sull'esistenza degli UFO (Unidentified Flying Objects) da parte di qualcuno dei "Servizi segreti inglesi"; una bella bufala! Se gli ufologi riempiono il mondo si avvistamenti, che c'è bisogno delle dichiarazioni segrete dei Servizi segreti inglesi!? Chiaro...; tutto per creare "la pania" per invischiare la testa dei creduloni".

“Comunque, neanche io credo agli Ufo”.

“Meno male. Ma tornando ai dinosauri Dio si è divertito a fare tanti animali, che poi si sono estinti per immani catastrofi cosmiche. I dinosauri sono finiti per una pioggia di asteroidi.  Poi Dio ha fatto subentrare altre forme. Quando gli uomini sbarcano in altri pianeti per vedere se c’è la vita noi rimaniamo perfettamente tranquilli; noi crediamo che il creatore sia stato veramente tale e abbia tratto vite e vite dai vari pianeti passibili di riceverla. Quando poi ci dicono che vanno sui pianeti per vedere come si è formata eventualmente la vita, ci fanno ridere; chi beve queste panzane. Non sono riusciti a formarla sulla terra dove si dispone di laboratori che possono produrre svariatissime condizioni di atmosfere planetarie, di radiazioni ultraviolette. E con tanti laboratori sono riusciti a fare qualche aminoacido, sono riusciti a fare anche in sintesi dei piccoli DNA, ma il DNA non è per niente una cellula viva”.

“Mi piace ascoltarla, veramente!”.

“Io dico che Dio prima ha creato la materia caotica dalla quale sono emerse stelle. Pianeti, galassie; poi ha posto la vita in svariatissime forme su pianeti e pianeti, poi ne ha scelto uno, la terra, per porvi il suo capolavoro: l’uomo. Ecco tutto!”.

“Grazie padre! Mi ha fatto bene parlare con lei”.

“Bene lodiamo il Signore!”.

 

Inserito il 27 Dicembre 2004

 

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