Commemorazione di tutti i fedeli defunti

Si possono celebrare tre Messe. Il lezionario prevede tre gruppi di letture:


1° gruppo   Gb 19, 1.23-27; Io lo so che il mio Redentore è vivo. 
Sal 26 Rit. Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi.
Rm 5, 5-11; Giustificati per il suo sangue saremo salvati per lui.
Gv 6, 37-46; Chi crede nel Figlio ha la vita eterna.
     
2° gruppo   Is 25, 6a.7-9; Il Signore eliminerà la morte per sempre.
Sal 24 Rit. Chi spera in te, Signore, non resta deluso.               
Rm 8, 14-23; Aspettiamo la redenzione del nostro corpo.                
Mt 25, 31-46; Venite benedetti del Padre mio.  
     
3° gruppo   Sap 3, 1-9; Il Signore li ha graditi come un olocausto.
Sal 41 Rit. L'anima mia ha sete del Dio vivente.
Ap 21, 1-5a.6b-7; Non ci sarà più la morte.
Mat 5, 1-12a; Rallegratevi, grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Omelia  

Sapere perché si muore è una grande conoscenza perché permette di porsi dinanzi alla morte vivendone il significato. Quando non se ne conosce il significato vero, l'inevitabile relazione con l'evento morte rimane oscura, sbilanciata verso superbi disprezzi o verso smarriti sensi di impotenza, di resa.
Quante le posizioni dell'uomo nei confronti della morte! Qualcuno la vede come una liberazione dai suoi guai; altri la considerano senza paura preparandosi ad affrontarla con sprezzante coraggio, per misurare il proprio coraggio; altri la vogliono fuggire fino a non volerla pensare, ma la morte arriverà; altri la considerano come la conclusione assoluta a cui non corrisponderà nessuna giustizia, illudendosi così di non dover rendere conto a nessuno dei propri comportamenti in terra; altri la considerano come un invito a spremere le possibilità della giovinezza; altri la considerano come "un evento orribile" e si rivoltano contro di essa. Insomma, tutti gli uomini fanno i conti col dover morire, ma se non si conosce il perché, i pensieri rimangono bui, senza soluzione, consolatori magari, ma non utili a ben vivere e a ben morire.
In questo giorno dedicato a tutti i defunti, noi proclamiamo che la morte ci è stata data per ridimensionarci continuamente e ricordarci che siamo delle creature e non degli dei. Essa è fonte di umiltà, poiché ci attesta che siamo stati tratti dalla polvere e che torneremo alla polvere (Gn 3,19). Ma insieme a queste verità, noi, in questo giorno dedicato a tutti i fedeli defunti, proclamiamo che oltre i confini della morte l'uomo non cessa di essere, poiché l'anima rimane, e che un giorno si ricongiungerà con il corpo nella risurrezione.
Ma non solo, nell'odierna commemorazione, noi affermiamo anche che la nostra relazione con la morte è ricca di vita. San Paolo ci ha detto che la sua esperienza di Cristo non solo ha toccato il suo vivere, ma anche il suo morire (Fil 1,21): "Per me vivere è Cristo e il morire un guadagno". "Morire un guadagno", parole che non vogliono dire che Paolo volesse fuggire la vita, ma che sapeva che la morte in Cristo non poteva essere più giudicata l'evento finale in cui l'uomo è sconfitto. No, c'è un guadagno, ed è quello di vivere l'evento morte con Cristo. La morte si trasforma così in un guadagno. Un guadagno in santità. Nessun superbo disprezzo si deve avere, nessun senso di resa, poiché il vivere l'evento morte in Cristo è occasione di vita, di fede, nel desiderio di vedere lui, di possedere eternamente lui. La morte, da evento distruttore, è diventata in Cristo evento costruttore. Per questo Paolo può dire (1Cor 3,22): "Il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo...". Ma attenzione, qui non voglio insinuare alcuna esaltazione della morte. L'uomo, l'uomo naturale, di fronte alla morte prova realmente tristezza, e solo in Cristo giunge a quanto Paolo esprime. Non viene abolita la reazione della carne, ma essa è vinta dalla fede, dall'amore e dalla speranza.
Molto giustamente il primo prefazio proposto per la liturgia delle esequie dice: "E se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell'immortalità futura".
Ma oggi non vogliamo di certo pensare soltanto a relazionarci con l'evento morte, che ormai per noi è diventato evento di vita.
Oggi ci rivolgiamo col pensiero ai nostri cari defunti. Oggi si fa silenzio, si va oranti nei cimiteri. Si riflette. Ma su questo silenzio, che si ripete di generazione in generazione, si prepara l'exultet glorioso dei risorti in Cristo.
Quel giorno verrà!
Ogni tomba ha conosciuto lacrime. Nessun luogo è imbevuto di lacrime come un camposanto, ma su tutte le tombe sarà pronunciata un giorno la parola potente della risurrezione.
Lacrime! Giuste le lacrime. Giuste quelle di Maria davanti alla tomba del Figlio. Giuste le nostre.
Di fronte alle tombe gli alleluia, le grida di festa, i battimani, sono inadatti, sono strani, fuori luogo, cerebrali, irrispettosi del dolore. Certo la fede asciuga le lacrime, così pure la speranza, ma l'amore le fa versare. Sono lacrime senza disperazione, senza smarrimento; lacrime composte, lacrime di pace, lacrime d'amore, lacrime che amano la vita e per questo piangono le separazioni date dalla morte.
Ma sono lacrime contenute dalla speranza che un giorno ci sarà l'osanna trionfale dei risorti. Lacrime anche di emozione perché non siamo più soli di fronte alla morte: Cristo infatti l’ha condivisa con noi e ci ha dato di condividere con lui la sua risurrezione gloriosa.
Oggi, preghiamo, fratelli e sorelle, per i nostri defunti, per tutti i defunti che sono in purgatorio. Oggi è giorno di suffragi per loro. Amen. Ave Maria. Vieni, Signore Gesù.

Nuova omelia in video (Eremo Fonte Avellana – provincia di Pesaro e Urbino)