X Stazione:
Gesù è spogliato delle sue vesti
V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus
tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti
mundum.
La Parola (Gv 19,23-24): “I soldati poi quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue
vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora
quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo.
Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così
si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia
tunica han gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così”.
Meditazione
Il
condannato doveva essere spogliato delle vesti. Era un'umiliazione rivolta a
vulnerarlo psicologicamente, a farlo
sentire senza risorse, senza dignità, alla mercé dello sguardo di tutti in
mezzo alle sofferenze. Solo un perizoma restava al condannato, e questo per
un'attenzione di pudore degli Israeliti, perché nell'impero il denudamento dei
crocifissi era completo.
A
Gesù venne tolta la veste, che gli era stata ridata dopo la
flagellazione. Una vesta tessuta tutta d'un pezzo, come doveva essere quella del
sommo sacerdote. Il significato di quella veste è profondo, così che quella
veste non poteva
essere stata intessuta che da una persona ricca di luce
su Gesù, cioè Maria.
Il
tessuto di lana aveva aderito al coagulo delle ferite della flagellazione, così
il tessuto strappò i coaguli e le ferite ricominciarono a sanguinare. “Il re è
nudo”, è il grido costante dei vincitori su di un re vinto; eppure quel sangue
era una porpora regale, ed era anche veste nuziale per il rito di eterno
congiungimento della Chiesa con il Cristo.
Ma il mondo non sapeva.
L'avevano spogliato per segregarlo nell'infamia e nella sfera del dolore.
Senza nessuna procedura, senza nessuna formula giuridica,
cominciò il terzo processo a Gesù. I sommi sacerdoti erano tutti sulla piazzola del Calvario,
ad aspettare la prova finale della colpevolezza di Gesù: una
bestemmia, una maledizione, un'invettiva.
L'avevano
sempre avuta questa speranza, fin dal momento in cui l'avevano consegnato a
Pilato.
E del
resto il loro pensiero era scritto: 1“Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti, per conoscere la
mitezza del suo carattere e saggiarne la sua rassegnazione”.
Cominciava
l'ultimo processo, nel quale la prova di colpevolezza doveva essere fornita
dallo stesso condannato.
Le
provocazioni, gli insulti si infittirono.
Per la
folla quella nudità, non vista prima, perché Pilato l'aveva presentato ricoperto
da uno straccio, era già una prova: era
solo un uomo. Aveva detto di essere Figlio di Dio, ma era solo un uomo. Certo
un uomo, ma anche Dio, vero Uomo e vero Dio. Quell'umanità era stata assunta
per misericordia verso l'uomo, affinché l'uomo non dubitasse più dell'amore di
Dio. Ma la turba urlante si era tagliata la strada per capire. 2"Avete
occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?", disse un giorno Gesù, e più che mai
sul Calvario ci furono occhi che non vedevano e orecchi che non udivano.
1(Sap
2,19); 2(Mc 8
Preghiera
Signore
Gesù, tu sei stato spogliato, ma la porpora del tuo sangue ti ha rivestito di
gloria davanti al Padre. Tu hai avuto un momento di smarrimento quando ti tolsero
la veste, noi non ne abbiamo quando col peccato ci spogliamo delle vesti
preziose del battesimo. Noi crediamo di rivestirci di abiti preziosi quando
assecondiamo i vizi, mentre invece diventiamo spogli di vita e disadorni,
rivestiti di cenci sporchi. Aiutaci, Signore, a rigettare gli abiti neri del
mondo, per rivestirci degli abiti magnifici delle virtù.
Fac ut ardeat cor meum
in amando Christum Deum,
ut sibi complaceam.
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