II Stazione: Gesù è caricato della croce

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum

La Parola  (Mt 27,31; Ps 21): Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo”. “Ma io sono verme, non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo. Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono l capo: “Si è affidato al Signore, lui lo liberi, se è suo amico”. Sei tu che mi hai tratto dal grembo di mia madre. Al mio nascere tu mi hai raccolto, dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. Da me non stare lontano, poiché l'angoscia è vicina e nessuno mi aiuta”.

 

 

 

Meditazione

 

L'agonia della crocifissione cominciava dal momento in cui il condannato veniva caricato della croce. Era un inizio che sgomentava, umiliava, feriva psicologicamente, sia per il peso da portare fino al luogo della crocifissione, sia per la pubblicità dell'esecuzione.

La crocifissione era stata selezionata tra i supplizi come quello più semplice, ma nello stesso tempo più feroce. Per primi l'avevano pensata i Persiani, poi fu la volta dei Cartaginesi, infine era stata scelta dai Romani che, al palo verticale (stauros), avevano aggiunto la traversa orizzontale.

La punizione del ribelle a Roma doveva essere esemplare, cosicché, di fronte alla sconfitta del condannato, stare dalla parte del più forte diventava una via di fuga per chi aveva sperato nel condannato: c'era la paura che il vincente si vendicasse anche sui seguaci del colpevole. Gerusalemme era uscita dalle mura per vedere l'esecuzione condotta dai Romani, anche se a Gerusalemme ben pochi erano solidali con loro.

La folla diventò ancor più urlante vedendo Gesù curvo sotto la croce. Molti avevano ricevuti benefici da Gesù. Le moltitudini l'avevano applaudito all'ingresso di Gerusalemme pochi giorni prima; e ora un folle bisogno di trasformare quegli applausi in insulti. Ora un agitato bisogno di farsi perdonare dai potenti: da Roma e dal Tempio.

Per il Sinedrio a nessuno doveva venire più in mente di opporsi al suo discernimento in fatto di Messia. Per Roma era, ancora una volta, l'ammonizione esemplare di come finiva ogni ribelle.

Ma sopra il Sinedrio e sopra Roma c'era la volontà del Padre. 1Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto”, disse Gesù a Pilato. Gesù poteva atterrare tutti, fulminare Pilato, ma volle invece morire per la salvezza di tutti. La debolezza di Gesù era dettata dalla sua misericordia.

Il Sinedrio credette di aver vinto, ma dava spazio alla dimostrazione della potenza punitiva di Roma. L'illusione di poter gestire il potere romano, avviava Gerusalemme in una fatale illusione.

Quella folla urlante contro Gesù stava gettando le basi della sua futura rovina, che comincerà con vari attacchi ai Romani, fino ad una vasta ribellione nel 66 che si concluse nel 70 con la distruzione di Gerusalemme e il terribile spettacolo di 4000 crocifissi fuori della città.

Gesù cominciò a camminare portando la croce, e presero corpo le parole che un giorno aveva detto: 2Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”.

 

1(Gv 19,11); 2(Mt 16,24)  

 

Preghiera

 

Signore Gesù, Satana, bugiardo, ti aveva offerto i regni della terra chiedendoti in cambio di diventare un suo servo, ma tu al contrario hai indirizzato te stesso al Padre, accettando di sopportare il furore di Satana e l'ostilità di coloro che lo seguono. Aiutaci Signore, Re universale, a rifiutare le buie prospettive del mondo, pronti a sostenere incomprensioni e urti, rimanendo al tuo servizio per l'avvento della civiltà dell'amore sulla terra, per poi ricevere il premio della gioia eterna nel cielo.

 

 

Cuius animam gementem,
contristatam et dolentem
pertransivit gladius.

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