La missione ha voluto soddisfare il bisogno della gente di essere raggiunta, di vedersi compresa nel loro tempo di vacanza, nel tempo della cura del sole, del bagno, dello svago. Il bisogno di vederci “uscire dal tempio”, dai luoghi della nostra sicurezza, dai luoghi dove sono impostate le nostre difese. Si voleva comunicare che la nostra identità di consacrati non ha bisogno, per essere tale, di separazioni murarie, di clausure, di occhi bassi - certo prudenti - ma si esprime per convinzione profonda in un dono che viene dall’alto. Il nostro occhio era vigilante, non solo per noi stessi, ma perché la direzione dell’occhio viene sempre osservata, valutata. Il nostro non è stato un “appiattimento” alla spiaggia; ci siamo mostrati nella nostra identità di fede, e proprio per questo siamo stati “novità” gradita; quando il sale non ha più sapore, perché inquinato, viene gettato via e calpestato. Eravamo consapevoli di essere sotto gli occhi di tutti, ma innanzitutto sotto “l’occhio di Dio”.

Siamo andati incontro alle persone con simpatia e ricevendo simpatia, e questa è stata la nota fondante di tutta la nostra presenza.

 

                   

 

Ogni gruppo aveva un bel grappolo di palloncini gonfiati sui quali incollare dei post-it, dove chi lo desiderava poteva scrivere preghiere personali. Alle 11,3/4 c'era il via dei palloncini verso il cielo, con la promessa che nella celebrazione Eucaristica pomeridiana avremmo fatto nostre tutte quelle preghiere.

I palloncini con le preghiere non sono stati niente di nuovo; tutti noi ne abbiamo lanciati, da ragazzi, nelle feste patronali, e proprio con le preghiere attaccate; ma per questo, i palloncini segnavano un ripartire della preghiera: un gesto semplice che ricuciva delle storie, come tante volte si è notato. Uomini che scrivevano una preghiera appoggiandosi sulle spalle delle mogli, e viceversa.

Una volta costituito il piccolo nucleo iniziale del girotondo, si cominciava a pregare con l'aiuto di appositi pieghevoli, che venivano distribuiti; contemporaneamente veniva offerta “la mano alla mano” di chi passeggiava, per aggregarlo al girotondo. Poi tutto avveniva con facilità: il girotondo si dilatava, per forza propria. Tutta la fatica era all’inizio, poi lo stesso girotondo diventava attrazione al girotondo. Al termine, una catechesi; padre Paolo la impostava sulla “pace dono del Signore”, pace che è riconciliazione con Dio, con gli altri, con se stessi e con la natura. Terminato un girotondo, i ragazzi si trattenevano con le persone.